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17 gennaio 1998
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SCUOLA E FORMAZIONE

Ma vi è un’altra grande questione nazionale che deve essere affrontata con grandissima lungimiranza e fortissimo impegno: la scuola.

Un Paese, una Nazione, una comunità vivono del futuro che sanno prepararsi.

Un Paese moderno, una Nazione consapevole, una comunità forte vivono della scuola che hanno, perché è attraverso la scuola che preparano i figli al domani e dunque costruiscono il futuro.

Proprio nella scuola e nel sistema formativo italiano io vedo oggi una nuova grande questione nazionale.

Noi abbiamo ereditato dalle generazioni precedenti un sistema scolastico che per decenni ci è stato invidiato da molti Paesi.

Siamo stati capaci di conservarlo ma non di adeguarlo al mutare della realtà che ci circonda.

Anno dopo anno, il differenziale fra noi e gli altri Paesi nostri concorrenti è cresciuto non solo per i difetti della nostra società politica, per i limiti della nostra amministrazione, per i ritardi del nostro sviluppo, per il perdurare di fenomeni di criminalità organizzata.

Il differenziale fra noi e gli altri Paesi nostri concorrenti è cresciuto anche perché noi non abbiamo saputo pensare al nostro sistema scolastico in termini moderni.

Il nostro Paese è privo di un sistema permanente di formazione all’altezza dei tempi.

E’ privo di un sistema di scuole tecniche in grado di garantire con flessibilità e con tempestività le professionalità necessarie a sostenere i moderni processi produttivi.

Il nostro sistema universitario fatica ad aprirsi al resto del mondo e non sviluppa quindi tutte le capacità e le potenzialità che pure avrebbe.

La nostra scuola dell’obbligo, che tanto bene ha fatto nel passato, quando si trattava di alfabetizzare e unificare culturalmente il Paese, accusa oggi una crisi profonda nei suoi moduli organizzativi e nelle sue strutture organizzative.

Per questo l’altro grande settore sul quale ci stiamo impegnando a fondo è la scuola.

Guardate amici:

se mettete in fila una dopo l’altra le strategie che abbiamo messo a punto in questi venti mesi vedete che la scuola e la riforma del sistema scolastico completano un quadro di governo che individua le sue grandi linee-guida: nel risanamento di conti pubblici; nella lotta alla disoccupazione; nella ripresa della diffusione dello sviluppo; nella riforma dell’amministrazione pubblica e nel riordino del sistema scolastico.

Di tutto questo la scuola, insieme alla riforma della Pubblica Amministrazione, è l’impegno più importante in termini strategici.

Riformare l’amministrazione pubblica (cambiando la cultura di fondo che ha legato finora in un rapporto perverso cittadino e potere) e cambiare la nostra scuola (aprendola al mondo e legandola fortemente alla realtà culturale ed economica in cui opera) sonogli obbiettivi storici che abbiamo scritto nella nostra agenda.

Creare un sistema formativo ed educativo moderno, aperto al continuo scambio culturale e informativo col resto del mondo, stimolo per i nostri giovani ad affrontare in modo dinamico e consapevole le loro opportunità di vita, questa è la ambizione più forte che dobbiamo avere.

E parlo di cose vere, concrete. Gli accenti un poco retorici che si usano in questi casi non vi confondano.

La scuola e la formazione sono cose vere, reali, che condizionano davvero la vita dei nostri giovani, che determinano davvero le potenzialità di una società.

E dobbiamo intervenire subito, recuperando con un impegno straordinario il molto tempo perduto.

Costruire una rete di venti grandi scuole tecniche di formazione professionale nelle diverse realtà del paese può fare di più per il nostro sviluppo di cento e cento opere pubbliche.

E anche qui è all’Europa e al mondo che dobbiamo guardare. Nessun sistema scolastico e formativo oggi può essere chiuso dentro i confini nazionali.

Dobbiamo aprirci all’Europa e al mondo. Dobbiamo mettere i nostri insegnanti, i nostri studenti, i nostri istituti "in rete" con l’Europa e col mondo.

So che tutto questo sembra un modo per eludere i problemi della realtà.

So che alcuni di voi penseranno alle scuole e agli istituti che conoscono, alle aule invecchiate, agli arredi scadenti, alle strutture fatiscenti.

So bene che questa è la realtà di oggi.

So, l’ho detto, che abbiamo accumulato ritardi immensi.

Ma so anche che tutto questo deve finire.

Un Paese che in nemmeno due anni ha risanato i suoi conti pubblici non può rinunciare a cambiare con altrettanto impegno le sue strutture invecchiate, specialmente dove queste sono di importanza strategica.

So bene che è molto più rapido risanare i conti che formare una nuova generazione di docenti e di studenti.

Ma proprio per questo dobbiamo affrontare subito e fino in fondo questa questione.

Amiche e amici dell’Ulivo: la scuola è la nostra emergenza nazionale. Diciamolo con forza e non perdiamo più un minuto.


 

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