Italia in deflazione a febbraio, si complica discesa debitolunedì 29 febbraio 2016 13:34
di Elvira Pollina e Antonella Cinelli
MILANO/ROMA (Reuters) - L'Italia non fa eccezione al resto della zona euro e scivola in
deflazione a febbraio, complicando ulteriormente il percorso di discesa del debito pubblico che dovrebbe avviarsi quest'anno, obiettivo su cui già grava una prospettiva di crescita che si sta rivelando meno brillante di quanto messo in conto dal governo.
Secondo i dati provvisori resi noti da Istat, su base annua l'indice nazionale dei prezzi al consumo si è contratto di 0,3% su base annua da +0,3% di gennaio, a fronte di attese per una variazione nulla.
L'inflazione acquisita per il 2016 è -0,6%.In negativo anche l'indice armonizzato ai parametri europei, che scende a -0,2% da +0,4%, a fronte, anche in questo caso, di attese per una variazione nulla.
Come anticipato dal presidente della Banca centrale europea Mario Draghi, a seguito della netta flessione dei
prezzi del greggio e del deterioramento delle prospettive di crescita globale, anche nella zona euro l'indice dei prezzi al consumo è scivolato in territorio negativo.
Per febbraio Eurostat ha certificato una flessione di 0,2% dopo +0,3% di gennaio, rafforzando le attese per il varo di nuove musure da parte di Francoforte per scongiurare una deriva deflattiva.
Tornando al dato italiano, Istat sottolinea come la forte flessione tendenziale dei prezzi al consumo sia frutto di una dinamica mensile caratterizzata da cali diffusi in tutte le tipologie di prodotto.
Lo scenario con cui deve fare i conti il governo è dunque meno rassicurante di quanto previsto dall'ultimo aggiornamento del quadro macroeconomico inserito nella legge di Stabilità.
Lì si presupponeva una crescita del Pil di 1,6% in termini reali e di 2,6% in termini nominali, cioè considerando l'inflazione, che avrebbe portato a una discesa del debito al 131,4% dal 132,8 del 2015.
Ora gli economisti si aspettano che il Pil, che è tornato ad espandersi ma sotto le attese nel 2015, cresca appena oltre l'1% quest'anno, mentre l'inflazione è con buona probilità destinata a restare poco oltre lo zero, dopo aver segnato una variazione positiva di 0,1% nel 2015.
"E' chiaro che la discesa del rapporto debito/Pil si complica, sia per quest'anno che per il 2017", dice Loredana Federico, economista di UniCredit, che vede il rischio di uno scenario di sostanziale stabilizzazione.
Proprio l'elevato livello del debito pubblico italiano,
reduce da 8 anni di crescita ininterrotta, é l'elemento che porta la Commissione europea a monitorare da vicino i conti pubblici italiani, tenendo in sospeso il giudizio sulla legge di Stabilità per quest'anno.
Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, al G20 finanziario di Shanghai, ha ribadito che il debito scenderà.
Il suo vice Enrico Morando, intervistato stamane dal Corriere della Sera, ha riconosciuto tuttavia come anche a causa della bassa inflazione, oltre che delle mutate prospetttive di crescita e del
rinvio della privatizzazione di Ferrovie dello Stato, il governo sia a caccia di 7-8 miliardi per onorare gli impegni sul calo del debito presi con Bruxelles, "assolutamente da mantenere".
http://it.reuters.com/article/topNews/i ... dChannel=0
Nota. Se la pressione fiscale 2015 è aumentata (+25 miliardi, pari a circa 1.5% del PIL) piu' della nostra capacità di produrre (+0.8%) è chiaro che le persone hanno meno soldi da spendere e ... spendono forzatamente di meno. Quindi ci sono due fattori che si congiungono: da un lato alcuni prezzi internazionali scendono (greggio, materie prime) e dall'altro malgrado questo le persone hanno meno soldi da spendere perché devono pagare piu' tasse. Questo spinge i prezzi al ribasso. Ottima cosa per noi consumatori ma pessima cosa per chi si è fatto prestare soldi per tirare avanti e deve pagare gli interessi. Naturalmente per i debiti futuri ci sarà un aggiustamento dei tassi (in caso di inflazione i tassi salgono per ricuperare quello che si perde, in caso di deflazione devono scendere) ma qui abbiamo uno stock notevole di debito, emesso negli ultimi anni a tassi piu' elevati (in periodi inflattivi) di quando valgono oggi.
Una cosa pero' non mi è chiara. Inflazione o deflazione, quello che conta è il PIL reale (al netto dei fenomeni inflattivi e deflattivi).
E' quello che cresce poco. E se cala allora devono calare in termini reali anche le spese dello stato.
Quindi devono calare i prezzi dei consumi intermedi. devono calare gli stipendi pubblici, devono calare i costi degli investimenti.
Solo cosi' possono calare le tasse e le persone avranno piu' soldi intasca da spendere. MI sbaglio?
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
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