pianogrande ha scritto:Una volta accettato il concetto dello stato regolatore credo che quello sia il problema principale.
Il fatto di averlo evidenziato rafforza il concetto che l'interesse privato non può coincidere con l'interesse pubblico e quindi la necessità di qualcuno che regoli il traffico stando al disopra delle parti.
Non possono coincidere perfettamente due concetti (interesse) riferiti a livelli diversi.
L'interesse privato infatti è dei singoli. Come risultante della volontà di decine di milioni di singoli, anzi di tutti (risultante = concetto della fisica di somma vettoriale di forze che agiscono in direzione diverse) potrebbe essere anche zero o qualsiasi altro valore, non certo la somma. Si veda risultante = forza netta qui: https://en.wikipedia.org/wiki/Net_force
L'interesse pubblico è di per se' invece una cosa che non puo' essere zero, altrimenti non attirerebbe milioni di elettori. Deve essere anzi bel "colorato" e delineato. Ed è la risultante di una maggioranza, non di tutti. Per esempio in Francia una maggioranza di contribuenti, che è anche elettore, non paga le tasse in quanto esente (per via di come è impostato il quoziente familiare) ma le fa pagare alla minoranza. In compenso riceve una grande quantità di servizi di welfare (almeno li riceve, in Italia neppure quello). Questo è molto lontano dalla risultante (forza netta) degli interessi di tutti i privati. Il tutto tenderebbe a indicare che se l'interesse pubblico è determinato a maggioranza semplice è molto lontano dall'ottimalità. Buchahan (padre della public choice, basata in gran parte sulla teoria dei giochi) sosteneva (qui: http://www.recensionifilosofiche.it/swi ... ullock.htm ) che la maggioranza dovesse essere piu' qualificata (es: 75%) e che in campo economico dovesse coincidere con l'unanimità. Questo per evitare che una maggioranza semplice possa decidere di espropriare una minoranza.
Piu' una maggioranza è qualificata, piu' coincide con l'interesse di tutti (la risultante degli interessi privati).