Caro Pianogrande, effettivamente hai rilevato una contraddizione.
I dati oggettivi di cui disponiamo sono questi:
1- L'euro garantisce potere d'acquisto e bassa inflazione
2- Il potere d'acquisto dei redditi da lavoro e delle pensioni si è ridotto a favore dei profitti
Per cui è evidente che per difendere i redditi fissi (che immagino tu intendi come redditi da lavoro dipendente e simili) non basta una valuta forte. Forse un'altra classe politica, più illuminata, raggiunto l'obiettivo della moneta unica, avrebbe iniziato a lavorare sulle politiche socioeconomiche comunitarie in modo da garantire il punto 2, dopo aver raggiunto il punto 1.
Forse invece, secondo altri economisti, si sarebbe dovuto procedere all'inverso, cioè prima armonizzare le politiche sociali (a favore del ceto medio) e quelle fiscali, poi adottare la moneta unica.
Possiamo quindi dire che l'euro è stata una grande occasione per difendere i redditi fissi, ma non ha funzionato in presenza di politiche liberiste, classiste, a favore del grande capitale e a sfavore del mondo del lavoro.
Questo processo è iniziato ben prima dell'euro, ma come vediamo non è stato minimamente intaccato o frenato dalla moneta unica.
Ad esempio, il grafico mostra un parallelo impressionante tra Germania e Giappone dopo il 2000: segno che la presenza o meno dell'euro è irrilevante.
http://temi.repubblica.it/micromega-onl ... =undefined
Il lavoro sempre più poveroLa quota dei redditi da lavoro sul Pil nei principali paesi industrializzati è diminuita tra i cinque e i dieci punti rispetto agli anni '70. In Italia, Francia, Giappone, Germania e USA i redditi da lavoro in percentuale del Pil sono anche al di sotto del livello al quale si trovavano negli anni '60.
di Antonella Stirati, economiaepolitica.it