annalu ha scritto:Sì, mi sembra che questo punto vada sottolineato.
Il generalizzare, il considerare corrotta e collulsa tutta la politica, non può che favorire chi corrotto o colluso lo è davvero, impedendo agli onesti di fare pulizia.
Il problema vero è trovare indicatori credibili ed anche facili da riconoscere per distinguere i buoni dai cattivi, e questo non è certo facile, eppure va fatto a qualsiasi costo.
Mai generalizzare, questo è chiaro. Favorisce solo chi cerca di intorbidire le acque (sono tutti ladri) ed è chiaro che per primo sono i ladri a voler fare confusione per nascondersi meglio.
Sugli indicatori credibili (quindi oggettivi e condivisi) credo si possa discutere molto ma mi chiedo se servano poi tanto in presenza di una politica che gioca sull'appartenenza ideologica (quindi pregiudiziale e a prescindere) per mantenere il consenso? Votami, perché io ti prometto A (mari e monti) e gli altri sono peggio di noi (sono fascisti, sono berlusconiani, sono comunisti, sono ladri, sono XYXYX). Se questo è il contesto vincente del marketing politico usato da tutti, pochi indicatori credibili saranno ignorati, soprattutto in presenza (come sempre) di toni da "ultima spiaggia" (dopo di noi il diluvio).
Vale la pena comunque di studiarli.
Personalmente ritengo che il contesto in cui tali indicatori si realizzano sia importante.
Se io ad esempio sono ladro ma posso attingere ad un abbondante bottino che viene da altre rapine, allora posso premiare all'infinito i miei elettori e loro mi voteranno volentieri. Se io realizzo malversazioni per mezzo miliardo e non ho in cantina una stamperia, è chiaro che questi soldi da qualche parte devono arrivare. Se io sono bravo a garantire questo flusso nel tempo, gli elettori mi voteranno (ed oggettivamente possiamo dire che fanno bene).
Un contesto in cui gli indicatori oggettivi funzionano è quindi solo quello in cui ogni colletitvità politica vive del suo, senza attingere a regali o trasferimenti "non virtuosi".