chango ha scritto:[mi pare che questa passione sui numeri da citare nel programma così come il "come" si fanno le cose sia un po' figlia dell'idea dell'uome forte, che controlla a bacchetta la sua maggioranza e che impone il suo programma/visione andando oltre qualsiasi "ostacolo" incontri.
poi la realtà, in Italia come altrove, è che l'azione della politica e del governo è spesso mediazione, ricerca del consenso, all'interno di un mondo mutevole.
alla fine ci si trova a valutare ex-post l'operato di un governo cercando di stabilire se quello che fatto è da 3 o da 9 e quanto sia responsabile/colpevolo per i risultati ottenuti.
i "troppo poco", "ha fatto tanto", "ha fatto il possibile date le condizioni", il 9 in vece che il 3 non scaturiscono certo da una valutazione puramente matematica dei numeri messi in un programma, ma sono giudizi politici e per questo valutazioni assolutamente personali e soggettivi.
E' interessante questa discussione sui numeri perché mette il rilievo la malattia del sistema politico italiano: la mancanza della categoria della responsabilità.
Usare termini confrontabli, come i numeri, fare un programma dove ci sono alcune scelte precise, è vista come la politica dell'"uomo forte", invece che come il tentativo di fare una politica onesta, un patto chiaro con gli elettori, infine, un'assunzione di responsabilità. Perché la responsabilità attiene a chi governa - qualunque siano le condizioni che deve affrontare - ed è proprio questa assunzione che è sempre venuta meno da noi: così che i politici passano indenni attraverso tutte le stagioni, tanto la colpa è sempre di qualcun/qualcos'altro: la crisi, l'Europa, il governo, l'opposizione, gli alleati, gli avversari, il clima o l'oroscopo, tanto è lo stesso.
E la responsabilità è in parte anche degli elettori - e faccio un'autocritica anche personale - perché troppe volte hanno giustificato un sistema privo di responsabilità, continuando a votarlo, sia pure "turandosi il naso".