Purtroppo si torna al vizio di origine, sempre secondo la mia opinione: la voluta confusione tra aspirazioni di nuovo partito (di chi non aveva partito) e le esigenze di governo (e perciò di politiche quali la legge sul conflitto d'interessi etc etc); la confusione tra discussioni sull'architettura istituzionale dello stato (con connessa legge elettorale e coalizioni accluse) ed esigenza di porre in essere politiche autenticamente riformiste e non inciuciste.
Perfettamente d'accordo. Questa "voluta confusione" è stata più che mai evidente, perchè portata alle estreme conseguenze, dalla visione veltroniana del riformismo, tutta incentrata su nuovi meccanismi elettorali e parlamentari di tipo presidenzialista e sulla pretesa "aspirazione maggioritaria" di un partito unico che inglobasse chiunque volesse candidarsi al governo del paese.
Va tuttavia osservato che l'Ulivo delle origini non era per la verità solo questo. Vi era anche il tentativo di proporre al paese ed alle altre forze politiche (ricordiamo che l'Unione è stata un'invenzione successiva) un progetto di trasformazione e modernizzazione del paese.
Le nostre divergenze riguardano forse le valutazioni circa la possibilità di raccogliere, anche al di fuori di un rigido schema bipolare, i consensi necessari a "emanare i provvedimenti cardine di un paese liberale e democratico (abrogare le leggi vergogna, riformare il sistema televisivo, la politica fiscale, limitare le lobby che condizionano economia e mercato del lavoro etc etc)".
Molto probabilmente tali provvedimenti non sono stati fatti per motivi più profondi che la sola volontà di "preservare quel personaggio utile alla propria idea di partito e di bipolarismo".