Manuela ha aggiunto un aspetto che spesso abbiamo trascurato - almeno, io l'ho fatto - probabilmente perché lo ritenevamo erroneamente scontato.
L'aspetto "verticistico" di questo problema si somma ad altri calcoli sbagliati, astratti, ad altri postulati sui quali la sinistra ulivista e il PD hanno fondato le proprie strategie politiche ed elettorali.
Parallelamente a questa utilissima precisazione di Manuela, ne faccio anche io una, circa i miei contatti con le persone di fede musulmana di cui parlavo.
Contrariamente ai nostri cattolici, così come li descrive realisticamente Manuela, gli islamici sono molto più ortodossi e molto più osservanti delle prescrizioni coraniche, e ne fanno una dottrina di vita con riflessi politici molto più fermamente di quanto faccia la gente comune cattolica.
Per qualcuno - ricordo tra gli altri Baget Bozzo che lo disse esplicitamente - questa è una virtù da invidiare ai musulmani.
Per quello che mi risulta è un grave limite, nel momento in cui si approfondisce un minimo di discorso politico, impostato secondo i criteri liberali e democratici.
La verità è che i "cattolici" del PD sono altrettanto poco rappresentativi del popolo cattolico nel suo insieme, quanto lo sono quelli ragguppati nelle fazioni politiche canoniche, in primis l'UDC, le quali rispecchiano nulla di più che quella parte di elettorato che più strettamnte ama fare dell'apartenenza religiosa un criterio di scelta politica.
Insieme con questi, ci sono poi coloro - tra i dirigenti e i parlamentari - che guardano non tanto (anzi, forse per niente) ad un più o meno ipotetico elettorato, ma alle gerarchie cattoliche e vaticane come fonte di legittimazione personale, oltre che al mondo delle parrocchie come scaturigine di voti. Non facciamo nomi, per pietà, ma certe conversioni inducono alle illazioni più maliziose a riguardo.