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Rallentamento dell'economia e conti pubblici italiani

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Rallentamento dell'economia e conti pubblici italiani

Messaggioda flaviomob il 22/02/2016, 17:40

Sui debiti arretrati ha fatto bene Renzi, altrimenti avremmo avuto altre imprese al collasso, come con Monti. Tuttavia questo implica che il modo in cui viene tenuta la contabilità fa acqua ed incentiva gli amministratori a NON pagare, determinando fallimenti a catena.


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Re: Rallentamento dell'economia e conti pubblici italiani

Messaggioda franz il 22/02/2016, 18:19

trilogy ha scritto:Una fetta consistente sono i debiti commerciali arretrati della Pubblica Ammnistrazione. Non sono debiti per la contabilità, finchè non li pagano. :mrgreen: Ora hanno ridotto l'arretrato, e pagano un po' più in fretta, e questo incide sull'indebitamento. La cifra stanziata era 56 mld, anche se dovrebbero aver relamente speso meno di 40 mld. Quindi 10 sono gli 80 euro, 38 i debiti commerciali arretrati, 4 spese varie, e i conti tornano.

Grazie dell'informazione. Dai conti di prima è fuori il capitolo INPS. Considera che comunque il saldo tra spesa ed entrate è negativo per 87.337 (pagina 6 del rapp BDI) e quindi forse anche sul fronte INPS co sono stati rabbochi da fare.
Sul fronte del debito poi interessante notare che le amministrazioni locali (regioni, province, comuni) sono state piu' parche, risparmiando circa 6,5 miliardi. Hanno speso meno di quanto incassato e quindi hanno ridotto i debiti.
Senza questa riduzione, il debito pubblico italiano invece di 33.8 sarebbe aumentato di 40.3 miliardi.

Comunque è buona cosa pagare i debiti, ma questo non dovrebbe certo comportare una riduzione dei finaziamento per i casi tipo SLA. Ah, altra spesa: i 500 euro agli insegnanti. Poi se non ricordo male era in progetto di dare un tot ai giovani (diciottenni) per la spesa in cultura.
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Re: Rallentamento dell'economia e conti pubblici italiani

Messaggioda mariok il 24/02/2016, 15:22

In verità qualche sospetto che qualcuno, come al solito, ci marciasse l'ho sempre avuto.


Allarme esodati, in 10 anni i costi superano 11 miliardi
L’Ufficio parlamentare di bilancio: la platea allargata brucia il 13% dei risparmi


24/02/2016
stefano lepri
roma

All’inizio c’erano gli esodati veri. Erano persone drammaticamente rimaste senza stipendio e senza pensione dopo la riforma Fornero delle pensioni, adottata in tutta fretta dal governo Monti. Poi, in mandate successive, sotto quell’etichetta si sono fatti rientrare tanti che non erano altrettanto nei guai.

La conseguenza è che il 13% dei risparmi di spesa previsti dalla legge Fornero sono stati cancellati, creando nel contempo disuguaglianze nuove tra chi è stato soccorso e chi no. Lo documenta uno studio dell’Ufficio parlamentare di bilancio, l’organismo che dal 2014 verifica il rispetto delle regole di finanza pubblica.

Secondo l’Upb, presieduto dall’economista Giuseppe Pisauro, «i primi interventi di salvaguardia potevano apparire come necessari perfezionamenti di una riforma adottata in via d’urgenza per fronteggiare una situazione di emergenza economica». Poi «le successive salvaguardie, che non solo hanno reso più laschi i requisiti richiesti per accedere agli esoneri per le categorie inizialmente previste ma hanno progressivamente incluso categorie di esodati del tutto nuove, hanno invece rivelato incertezza nel definire chi considerare meritevole di tutela e difficoltà nel reperire dati affidabili per perimetrare le platee dei possibili beneficiari».

Gli interventi successivi sono stati sette, l’ultimo nella legge di stabilità per il 2016. Il concetto di «esodati» è stato stiracchiato al massimo, sotto la spinta dei sindacati, delle imprese con dipendenti in eccesso, di gruppi di pressione vari. La spesa aggiuntiva ammonterà nel complesso a 11,4 miliardi di euro in 10 anni. Alla fine, si legge nel documento dell’Upb, si sono incluse persone «che avevano preso decisioni molti anni prima della riforma Fornero e che attendevano la decorrenza della pensione anche in tempi di molto successivi». Si sono impiegate risorse che forse sarebbero state più utili a migliorare la riforma dell’indennità di disoccupazione.

In totale sono rientrate nelle successive misure 196.000 persone, di cui 65.000 con il primo e più motivato provvedimento, 26.000 con le norme del dicembre scorso. I requisiti per ottenere il beneficio si sono fatti sempre più complicati. Ciò che sembra essersi perso per strada è un criterio omogeneo di equità su chi aiutare e per quali motivi. Si sono ammesse persone che all’entrata in vigore della Fornero un lavoro lo avevano, seppur precario; che lo avevano e poi erano state messe in cassa integrazione; o ancora dipendenti pubblici che avevano fatto domanda di esonero sempre in data successiva.
http://www.lastampa.it/2016/02/24/econo ... agina.html
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Re: Rallentamento dell'economia e conti pubblici italiani

Messaggioda trilogy il 24/02/2016, 17:35

L'indice pmi servizi degli USA è sceso sotto i 50 punti, e questo indica economia in contrazione. La cosa non è piaciuta alle borse.
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Spagna e Regno Unito, quando l‘austerità fa volare

Messaggioda franz il 26/02/2016, 9:49

Spagna e Regno Unito, quando l‘austerità fa volare più della spesa pubblica
Nel corso degli ultimi anni, Rajoy e Cameron hanno fatto tagli poderosi al bilancio del loro Paese, ma le economie volano. Il vero problema della spending review? Che fa perdere voti. E Rajoy lo sa bene
di Gianni Balduzzi

Nella guerra verbale tra Matteo Renzi, il suo governo e i guardiani dei trattati europei il premier italiano si riferisce spesso a Regno Unito e Spagna come Paesi che proprio grazie al mancato rispetto dei parametri di Maastricht sarebbero riusciti a ottenere quella crescita che li mette in cima alle classifiche europee.

Questa allusione renziana, oltre a rendere forse evidente il sogno segreto del nostro premier di sforare il 3% di deficit, riporta nel dibattito il caso di due Paesi che, è vero, si stanno distinguendo in Europa, ma non certo per la rilassatezza nel controllo dei conti pubblici.

Al contrario, il Regno Unito ha portato il deficit dal 10,2% del 2010 al 4,9% del 2015, mentre la Spagna l’ha diminuito dal 11% del 2009 al 4,3% del 2015, e ogni osservatore o investitore internazionale sa guardare i dati anche da un punto di vista dinamico e, per esempio, valutare più positivamente un Paese che fa calare il proprio deficit di sei punti in pochi anni di quello che rimane sotto il 3% ma lo fa aumentare rispetto alle previsioni e alle promesse.

D’altro lato tale diminuzione è avvenuta in gran parte grazie a tagli di spesa. Anzi, la crescita stessa del Pil è riuscita ad avere luogo nonostante l’imponente spending review, a dispetto delle teorie che vogliono l’economia reale sempre danneggiata dai tagli, qualunque taglio.

Il Regno Unito, che nel 2015 è cresciuto del 2,2%, ha realizzato risparmi poderosi in gran parte dei settori dal 2010. I budget sono stati decurtati anche del 40-50% in settori chiave come giustizia, lavoro e pensioni (a proposito, nel Paese di Cameron la pensione di reversibilità di fatto non esiste), affari interni, cultura, media e sport.

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Tagli non lineari, ma sostanziosi, che hanno, assieme alla crescita, provocato un calo di più di 5 punti dell’incidenza della spesa sul Pil dal 2009 al 2014, nello stesso periodo in cui in Italia rimaneva stabile, e in Spagna calava di un buon 1,3% nonostante il tonfo del prodotto interno lordo a denominatore.

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Il risultato è un’Europa ancora più divisa nella spesa pubblica rispetto al Pil, con l’Italia ormai sopra il 50% e Spagna e Inghilterra con un’incidenza di 7-8 punti inferiore.

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La Spagna, appunto. Si tratta probabilmente del Paese che dopo la Grecia e la piccola Islanda ha affrontato i tagli più dolorosi in termini reali. Che hanno impattato sui settori più centrali, sanità, educazione, servizi primari. Calcolando la spesa reale per abitante, si è tornati, per quando concerne ad esempio alla spesa per l'educazione, a livelli inferiori al 2002, e a una spesa del 30% inferiore anche per la sanità.

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Certo, in parte si è trattato di una correzione degli aumenti di spesa che negli anni di Zapatero erano stati i più generosi d’Europa, ma certo nuovi record sono stati poi toccati anche nell’inversione di rotta. La differenza con l’Italia è evidente e basta vedere il grafico riferito al nostro Paese per accorgersene.

Immagine

Il governo italiano sottolinea che sono stati tagliati 25 miliardi in 3 anni, di cui 7 sono i risparmi previsti nel 2016 e ancora da verificare. Si tratterebbe in ogni caso di un calo del 3-3,5% della spesa primaria (esclusi gli interessi). Sempre, ovviamente, che a consuntivo non si scoprano aumenti imprevisti come quelli trovati da Unimpresa per il 2015, un anno con inflazione zero, peraltro.

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Erano stati invece 27 i miliardi tagliati in un solo anno dal governo spagnolo di Rajoy appena insediatosi nel 2012, in un’economia già più piccola di quella italiana. E altri erano poi seguiti, tra risparmi imposti alla politica e alle tredicesime degli statali, solo per citare alcune scelte. Ora tuttavia la Spagna cresce del 3,2% - questo il dato per il 2015 - e sembra che avere osato abbia dato i suoi frutti.

Solo dal punto di vista economico però. E questo è un guaio. Perchè quello cui in Italia la classe politica guarda è il consenso, e il nostro premier non solo non fa eccezione in questo atteggiamento, ma lo rivendica. E in Spagna Rajoy il consenso l’ha perso su queste scelte politiche. È tutta qui la questione, insomma: tagliare non porta voti, e finchè la percentuale di voti nei sondaggi, per non parlare alle elezioni vere, sarà più importante di quella della crescita del reddito o dell’occupazione, quelle di Cottarelli & company saranno solo grida nel deserto.

http://www.linkiesta.it/it/article/2016 ... bbl/29398/



Nota: i grafici appaiono tagliati sulla destra. Nell'articolo originale, linkato, li potete osservare interi.
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Re: Rallentamento dell'economia e conti pubblici italiani

Messaggioda ranvit il 26/02/2016, 12:17

http://www.ilsole24ore.com/art/commenti ... d=ACPjvVcC


Debito pubblico, così la pagella tedesca promuove l’Italia
.......................
.....considerando sia il debito pubblico “esplicito” (quello noto, di cui normalmente si parla) sia quello “implicito” (dato dagli impegni pensionistici e dai costi futuri per la sanità e l’invecchiamento della popolazione), il debito pubblico totale italiano è l’unico nella Ue ad essere sotto il fatidico tetto del 60% del Pil, precisamente al 57%, mentre quello tedesco è addirittura quasi tre volte più elevato (dati 2014).
di Marco Fortis - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/ObKTG4


..................
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Rallentamento dell'economia e conti pubblici italiani

Messaggioda mariok il 26/02/2016, 14:35

Siamo alle solite.

Si parte da una teoria, si cercano i casi in cui sembra essere confermata e si esce ancora più rafforzati nella propria convinzione.

Ma spesso le cose non sono proprio come vorremmo che fossero.

Prendiamo ad esempio il penultimo post

teoria (non nuova): tagli alla spesa pubblica producono aumenti del pil, addirittura: più sono pesanti i tagli maggiore è la crescita

conferma: Spagna: tagli della spesa pari a -5,87% rispetto al 2010, aumento del Pil rispetto allo stesso anno dello 0,37% (fonte AMECO - Gross national income at 2010 reference levels)

altre conferme: UK -2,22% la spesa + 7,14% il Pil, Irlanda -35,9% la spesa + 20,42% il Pil

Dunque? Tutto confermato?

A parte il fatto che oltre al Pil dovremmo vedere anche altri indici, come disoccupazione, aree di povertà, redditi da lavoro ecc. (non mi sembra proprio una bella cosa per esempio che in Uk le vedove non prendano la pensione di reversibilità o che in Spagna si sia tornati indietro di oltre 10 anni nella spesa per l'educazione o che si sia tagliata la sanità del 30%), anche volendo rimanere in tale schema, si vede che le cose non stanno poprio così.

Dagli stessi dati (stessa fonte) notiamo per esempio:

Germania spesa +0,26% pil +8,11%, Danimarca spesa +0,5% pil +4,71%, Francia spesa +5,5% pil + 4,12%, Austria spesa +3,25% pil +3,53%, Polonia spesa +6,2% pil +14,75%, Romania spesa +1,46% pil +13,6%, Svizzera spesa +11% pil +3,91%, Svezia spesa +9% pil +9,82% ecc. ecc.

Ce n'è abbastanza per affermare, scegliendosi i casi più opportuni e seguendo lo stesso approccio, la tesi opposta (+ spesa = + pil)? Certamente no!

E' molto più sensato affermare che non c'è una relazione stretta ed univoca tra tagli alla spesa e sviluppo e che i parametri in gioco sono molto più numerosi ed il modello di interpretazione molto più complesso.

Sostenere tuttavia che in Italia con i tagli agli sprechi (dovuti essenzialmente a corruzione ed inefficienza) staremmo tutti meglio è così immediato che la cosa non richiede chi sa quali analisi statistiche!

Per chi voglia divertirsi ecco la fonte:

http://ec.europa.eu/economy_finance/ame ... tSerie.cfm :D
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Re: Rallentamento dell'economia e conti pubblici italiani

Messaggioda franz il 26/02/2016, 16:58

mariok ha scritto:
Dagli stessi dati (stessa fonte) notiamo per esempio:

Germania spesa +0,26% pil +8,11%, Danimarca spesa +0,5% pil +4,71%, Francia spesa +5,5% pil + 4,12%, Austria spesa +3,25% pil +3,53%, Polonia spesa +6,2% pil +14,75%, Romania spesa +1,46% pil +13,6%, Svizzera spesa +11% pil +3,91%, Svezia spesa +9% pil +9,82% ecc. ecc.

...
http://ec.europa.eu/economy_finance/ame ... tSerie.cfm :D


Giusto per divertirmi, senza perdere troppo tempo, dove trovi la voce "spesa"?
In quale tabella.sottotabella?
Grazie
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Re: Rallentamento dell'economia e conti pubblici italiani

Messaggioda mariok il 26/02/2016, 17:21

franz ha scritto:
mariok ha scritto:
Dagli stessi dati (stessa fonte) notiamo per esempio:

Germania spesa +0,26% pil +8,11%, Danimarca spesa +0,5% pil +4,71%, Francia spesa +5,5% pil + 4,12%, Austria spesa +3,25% pil +3,53%, Polonia spesa +6,2% pil +14,75%, Romania spesa +1,46% pil +13,6%, Svizzera spesa +11% pil +3,91%, Svezia spesa +9% pil +9,82% ecc. ecc.

...
http://ec.europa.eu/economy_finance/ame ... tSerie.cfm :D


Giusto per divertirmi, senza perdere troppo tempo, dove trovi la voce "spesa"?
In quale tabella.sottotabella?
Grazie


tabella: 16.2 - EXPENDITURE (ESA 2010)

sottotabella :Real total expenditure, deflator GDP (OUTG)
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Re: Rallentamento dell'economia e conti pubblici italiani

Messaggioda franz il 26/02/2016, 18:53

mariok ha scritto:tabella: 16.2 - EXPENDITURE (ESA 2010)

sottotabella :Real total expenditure, deflator GDP (OUTG)

Mi sembrano dati strani. L'Italia per esempio nel 2015 avrebbe speso di meno, secondo la tabella, mentre sappiamo che ha speso di piu', e non poco. Ha speso il 3% e passa e quindi piu' di quanto sia salito il PIL (meno dell'1%).
Forse sono dati per competenza e non per cassa oppure quelle del 2015 sono solo previsioni.

Se prendo la voce Total current expenditure excluding interest (UUCGI) e poi chiedo il dato % sul PIL, si vede che la spesa è salita, non è scesa. E confrontando i vari paesi si vede che una cosa è avere una spesa al 44% del PIL, altro è averla al 33% come gli USA o la Svizzera al 28%. Le loro variazioni (intanto USA e CH) impattano sulla crescita molto meno rispetto ad un paese che ha già spesa alta e tasse elevate. Per capirci, partendo dal 2010 li 'usato come base, se la svizzera passa dal 28% al 29% di spesa è un conto (la crescita del PIL non ne risente) mentre se l'Italia passa dal 41.4 al 42.8% e una botta. Perché? Perché per pareggiare i conti in Italia la pressione fiscale passa da 45.6 a 48.1% e la crescita va a farsi friggere. In svizzera invece si rimane al 33.3% di entrate (piu' del 29 di uscite) e questo riduce il debito. E la crescita c'è, malgrado il rigore.
Fonte comunque interessante, grazie.
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