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Marino pensa alle dimissioni

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Re: Marino pensa alle dimissioni

Messaggioda flaviomob il 31/10/2015, 15:52

Veltroni ha realizzato il "sacco di Roma" e il suo vicecapo di gabinetto prendeva soldi da Buzzi. Mezzo Pd partecipava al sistema mafioso insieme con parenti e amici di Alemanno, la chiesa autorizza funerali di mafiosi e l'ex capo della banda della Magliana è sepolto in una cattedrale romana. Uno dei siti internet più visitati in Italia si chiama romafaschifo.com
La capitale d'Italia è ostaggio della (o collusa con) la MAFIA.

Ma sicuramente il problema è la pagliuzza nell'occhio di Marino: non doveva ordinare una bottiglia di vino a cena.

Crucifige!


Ah, a proposito: http://www.romafaschifo.com/2015/10/il- ... -ieri.html


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Re: Marino pensa alle dimissioni

Messaggioda Robyn il 31/10/2015, 22:34

Marino avrà fatto le sue sottovalutazioni non conoscendo la città ma anche verò che nella capitale c'è chi lavora affinche nulla cambi,che tutto continui come prima,che tutto rimanga immutato.Non sò se il PD alle prossime amministrative ce la farà,ma per avere qualche schance deve dare un segno di deciso cambiamento.La prima cosa è che la classe dirigente nella capitale non abbia interessi di nessun tipo con le lobby,per quelli che fino ad adesso sono stati nell'amministrazione non c'è più posto,il PD và completamente rinnovato,ci deve essere una netta separazione fra il PD e gli affari opachi della città.Il lavoro fatto da Marino non può essere cancellato,indietro non si torna ma si continua sù quella strada,e il prefetto deve costruire le premesse affinche nulla possa essere più come prima.Attualmente a Roma i wraiter hanno riempito la città di grafiti,la citta la metro è sporca i servizi non funzionano bene.Allora serve un programma di deciso cambiamento che porti Roma ad essere allo stesso livello di Parigi,Londra ed altre capitali europee.Se questo deciso cambio non c'è,allora la città è persa
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Re: Marino pensa alle dimissioni

Messaggioda mariok il 01/11/2015, 11:33

L'analisi su Marino mi sembra abbastanza condivisibile. Quello che non si capisce è l'accostamento del PD a Forza Italia e di Renzi a Berlusconi (la sua solita ossessione). In Forza Italia i responsabili locali sono sempre stati nominati dal capo, mentre sul PD a livello locale lo stesso Scalfari evidenzia che Renzi non ha quasi nessun potere. Che c'entra il problema (che è reale) di un partito che sul territorio oscilla "tra clientele, emirati o totale assenza di classe dirigente" con "il mito dell'uomo solo al comando"? La critica forse dovrebbe essere quella di non essere abbastanza autoritario da riuscire a fare piazza pulita delle eredità lasciategli dai suoi predecessori a Roma, come a Napoli, a Reggio Calabria, a Palermo o Catania. Di non essere cioè riuscito a fare a livello locale ciò che gli è quasi riuscito a livello nazionale. Ma evidentemente il cliché di Renzi "padre padrone" del PD, dove comanda solo il suo "cerchio magico", piace troppo ai suoi critici anche quando è smentito dai fatti.

Dalle miserie politiche alle alte visioni di Francesco
Per un sindaco essere un alieno è assolutamente impossibile e finalmente la vicenda di Marino si è chiusa. Ora il problema è quello delle candidature. E non solo a Roma. Il Pd è ormai partito della nazione ma sul territorio vale ben poco. Volando più in alto, si arriva ai risultati del Sinodo: ancora una volta Francesco afferma verità rivoluzionarie ma con la diplomazia necessaria per trasformare le diversità nell'armonia d'un lavoro comune

di EUGENIO SCALFARI

OCCORRE occuparsi ancora dell'ex sindaco di Roma, Ignazio Marino. Spero vivamente che sia l'ultima, ma è ormai l'esempio lampante d'un partito che detiene la maggioranza (relativa) del Parlamento e il cui segretario è anche presidente del Consiglio. Io ho votato Marino per il Campidoglio. Alle primarie avevo votato Gentiloni, che ritenevo il più adatto, ma arrivò terzo. Di Marino sapevo soltanto che era presidente della Commissione parlamentare della Sanità e sosteneva quasi unico il testamento biologico di fronte ad alcuni drammatici casi di malati terminali che avevano affidato preventivamente la loro decisione di abbreviare la vita in caso di troppo lunghe e insopportabili sofferenze.

Fu questa la motivazione del mio voto. Del resto la precedente gestione del Comune di Roma guidata per cinque anni da un ex picchiatore fascista, come fu Alemanno da giovane, aveva lasciato guasti immensi finanziari, sociali, edilizi, servizi pubblici d'ogni genere e tipo, mentre Marino sembrava persona onesta, capace, volitiva. Dopo poco tuttavia ci si accorse che c'era un aspetto del suo carattere alquanto strano: il suo ego era soverchiante su ogni altro requisito caratteriale. Voleva emergere, voleva distinguersi, voleva comandare, voleva stupire. Tutto il resto non contava niente. Di positivo fece solo la chiusura della discarica di immondizie di Roma. Era qualcosa, ma non fece nient'altro. Non si accorse neppure che nell'amministrazione della città si era infiltrata un'organizzazione criminale. Non se ne accorse anche perché gliene importava assai poco.

Mafia Capitale da un lato e il sindaco dall'altro procedevano su strade parallele che non si incontrarono mai con la conseguenza che il Comune di Roma divenne il più inquinato di Italia, allo stesso livello di quello di Napoli e di Reggio Calabria, superiore perfino a Palermo e a Catania.

Questo è stato Marino. C'è da aggiungere che il Partito democratico romano era ed è uno dei peggiori d'Italia come dimostrano i documenti delle indagini affidate dalla direzione del Pd a Fabrizio Barca. Ventiquattro circoli del Pd romano sono stati messi sotto accusa a seguito di quell'indagine, ma anche nel Consiglio comunale la qualità è piuttosto bassa e in alcuni casi (rari) la collusione è stata silente su quanto accadeva.

Il presidente del Pd, Matteo Orfini, nominato da Renzi commissario del Pd romano, tentò per quasi un anno di sostenere Marino della cui onestà e sincerità non dubitava. Poi si rese conto della sua totale inefficienza e, stimolato da Renzi, capì che bisognava arrivare alle dimissioni del sindaco. Tentò di convincerlo ad affrontare il dibattito in aula, ma l'altro si oppose. Poi Marino si dimise ma pochi giorni dopo ritirò le dimissioni. Alla fine il Consiglio comunale si è autosciolto e Marino, turbato e rabbioso, fece le valigie. Un valido prefetto di Milano, Francesco Paolo Tronca, è stato nominato commissario a Roma. La vicenda è terminata. Ma Marino era ed è un alieno come l'ha definito il nostro Ceccarelli. Un alieno che ritiene importantissime le cose che riguardano lui e basta. Parla un altro linguaggio, ha altri comportamenti. A volte questa diversità è un bene, talaltra un male. Ma per un sindaco essere alieno è assolutamente impossibile e finalmente questa vicenda si è chiusa. Il problema sarà quello del futuro sindaco che si potrebbe votare insieme a Napoli e a Milano.

Ora si apre la questione delle candidature. Sarà piuttosto controversa, ma c'è il tempo necessario per parlarne. Il nuovo commissario Francesco Paolo Tronca farà bene il suo compito. Quanto al presidente del Consiglio è stato molto saggio a manifestare la sua insoddisfazione senza tuttavia intervenire direttamente. Il problema dei sindaci tuttavia esiste in molte città d'Italia e proprio le più importanti (con l'esclusione di Torino). Proviene dalla natura territoriale del Pd. È ormai il partito della Nazione, ma sul territorio vale ben poco oscillando tra clientele, emirati o totale assenza di classe dirigente. In questo somiglia alla struttura (pressoché immutata sia pure dopo più di vent'anni) di Forza Italia. Del resto non è il solo aspetto che rende simile Renzi (il figlio buono) a Berlusconi. Soprattutto su un punto che spesso ripeto ma penso sia utile ricordarlo: l'aspetto che più d'ogni altro li avvicina è che tutti e due vendono a meraviglia il proprio prodotto e tutti e due vogliono comandare da soli. Nessuno dei due vuole, pur comandando da soli, rafforzare i poteri di controllo sul loro solitario operato. Questo è il punto. Purtroppo interessa assai poco gli italiani i quali, specie i giovani, sono del tutto indifferenti alla politica.

Debbo ancora una volta ricordare che fu l'Espresso di sessant'anni fa, allora diretto da Arrigo Benedetti e con un articolo di Manlio Cancogni (entrambi purtroppo non ci sono più e mi piace qui ricordarli) a lanciare lo slogan " Capitale corrotta, nazione infetta". Sessant'anni sono passati ed è ancora così.

***
Cercherò adesso, ammesso che mi sia possibile, volare più in alto di quelle misere cose e parlerò ancora di papa Francesco e del Sinodo ormai concluso sul tema della famiglia, cui seguirà tra poche settimane il Giubileo dedicato alla misericordia. Il Sinodo e la famiglia si inquadrano nella misericordia e nel perdono. C'è una frase che il Papa ha pronunciato ed ha sottolineato scrivendola nel testo del suo discorso conclusivo e nella sua Udienza generale del 28 scorso. Proprio quel giorno papa Francesco ha avuto la bontà di telefonarmi alle 18 del pomeriggio ed abbiamo conversato per circa un quarto d'ora. Lascio a voi immaginare la mia felicità di non credente privilegiato dall'amicizia di Francesco. La frase è questa: "Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati".

Il Papa ha anche ricordato in queste due ultime uscite alcune indicazioni essenziali del Concilio che qui cito: "La crescente interdipendenza dei popoli; la ricerca umana di un senso della vita, della sofferenza, della morte, interrogativi che sempre accompagnano il nostro cammino; la comune origine e il comune destino dell'umanità: l'unicità della famiglia umana; lo sguardo benevolo e attento della Chiesa sulle altre religioni: la Chiesa non rigetta niente di ciò che in esse vi è di bello e di vero; la Chiesa guarda o stima i credenti di tutte le altre religioni, apprezzando il loro impegno spirituale e morale".

Non c'è bisogno di tormentarsi molto per comprendere il senso di queste citazioni: è la riaffermazione del Dio unico che nessuna religione possiede per intero e al quale ciascuna arriva attraverso le diverse vie, le diverse liturgie e le diverse Scritture che costellano la storia di ciascuna di esse. Perfino delle varie Confessioni della religione cristiana e perfino all'interno della Chiesa cattolica.

Di questo Francesco parla nella conclusione del Sinodo dei vescovi di tutto il mondo: "Il primo dovere della Chiesa non è quello di distribuire condanne e anatemi ma quello di esaltare la misericordia. In questo Sinodo abbiamo visto che quanto sembra normale per un vescovo di un continente può risultare strano quasi come uno scandalo per il vescovo d'un altro continente; ciò che per alcuni è libertà di coscienza, per altri può essere confusione. Infine l'intima trasformazione degli autentici valori culturali avviene mediante l'integrazione nel cristianesimo e il radicamento del cristianesimo nelle varie culture umane".

Mi chiedo se c'è stato un Papa che abbia parlato in modo così esplicito e al tempo stesso profetico della vita vera, con la molteplicità delle etnie, dei luoghi, dei tempi dove l'umanità nasce, vive, muore, in una società continuamente mutevole e tuttavia unica specie nella moltitudine delle cose create. Alcuni pontefici sono arrivati a queste intuizioni; Francesco in quel discorso di chiusura del Sinodo ne ha ricordato i più recenti che l'hanno preceduto, cogliendo i punti di continuità della Chiesa che ha impostato e concluso il Vaticano II: Giovanni XXIII che ne fu il promotore e poi Paolo VI, Wojtyla e Ratzinger. Francesco ha un senso politico molto vigile; afferma verità rivoluzionarie ma con la diplomazia necessaria per trasformare le diversità nell'armonia d'un lavoro comune. Fermo restando che è la fede il cemento di tutti e insieme alla fede lo Spirto Santo che la diffonde. Secondo Francesco anche nei non credenti che fanno parte comunque della famiglia umana.

Nella stessa conversazione telefonica di mercoledì scorso lui si è detto molto interessato all'articolo a lui dedicato che avevo scritto due domeniche prima. Mi ha chiesto che cosa pensavo delle conclusioni del Sinodo sulla famiglia. Ho risposto - come avevo già scritto - che il compromesso che il Sinodo aveva raggiunto non mi pareva tenesse conto dei mutamenti avuti dalla famiglia negli ultimi cinquant'anni, sicché puntare verso un recupero della famiglia tradizionale era un obiettivo del tutto impensabile. Ho aggiunto che la Chiesa aperta da lui voluta si trova di fronte ad una famiglia altrettanto aperta nel suo bene e nel suo male ed è questa che la Chiesa si trova di fronte.

"È vero - ha risposto papa Francesco - è una verità e del resto la famiglia che è la base di qualsiasi società cambia continuamente come tutto cambia intorno a noi. Noi non dobbiamo pensare che la famiglia non esista più, esisterà sempre perché la nostra è una specie socievole e la famiglia è il puntello della socievolezza, ma non ci sfugge che la famiglia attuale, aperta come lei dice, contiene alcuni aspetti positivi ed altri negativi. E come si manifestano queste diversità? Gli aspetti negativi sono l'antipatia o addirittura l'odio tra i nuovi coniugi e quelli di prima, se un divorzio c'è stato; lo scarso sentimento di fratellanza specie tra figli di genitori parzialmente o totalmente diversi; un diverso contenuto della paternità che oscilla tra l'indifferenza reciproca o la reciproca amicizia. La Chiesa deve operare in modo che gli elementi positivi prevalgano sui negativi. Questo è possibile e questo faremo. Il diverso parere dei vescovi fa parte della modernità della Chiesa e delle diverse società nelle quali opera, ma l'intento è comune e per quanto riguarda l'ammissione dei divorziati ai Sacramenti conferma che quel principio è stato accettato dal Sinodo. Questo è il risultato di fondo, le valutazioni di fatto sono affidate ai confessori ma alla fine di percorsi più veloci o più lenti tutti i divorziati che
lo chiedono saranno ammessi".

Questo è stato il contenuto della nostra telefonata. Con un'altra informazione di Francesco che mi ha detto: a marzo scriverò un lungo saggio sulla Chiesa missionaria e i suoi obiettivi. Poi, telefonicamente, ci siamo abbracciati.
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Re: Marino pensa alle dimissioni

Messaggioda pianogrande il 01/11/2015, 14:31

L'uomo solo al comando non potrà mai essere compenetrato col territorio.
Questo è un risultato che può essere ottenuto solo con una struttura altamente democratica.
Una struttura attraverso la quale al capo arrivi una verità liberamente espressa e non un passaparola ad usum delphini che serve più a far funzionare le riunioni nel bunker che a interagire davvero con la realtà.

Questa è la fine di tutti i dittatori (per carità, è solo per esprimere il concetto e non mi associo certo a chi dà questa definizione di Renzi); riunioni con fedelissimi il cui unico scopo è compiacere.

La democrazia richiede molto più coraggio e capacità e umiltà.

Mi va bene l'autoritarismo di Renzi quando è servito a destabilizzare almeno le posizioni a lui più vicine e mi sembra giusta l'analisi di Scalfari.

Mi va meno bene nel caso di Marino in cui lo stesso Renzi ha fatto del rifiuto del colloquio (non era il sindaco di Castagnate di sotto) l'asse portante della sua (non) azione.

Insomma Renzi si è chiuso nel bunker e alla fine anche Marino ha fatto la stessa cosa.

La realtà (di una Roma marcia e maleodorante) ha continuato tranquillamente ad esistere.

Adesso arriva il commissario da Milano.

Sarà il commissario a ripristinare il contatto com la realtà?
La vedo durissima; ancora più dura per un incarico di breve periodo in attesa delle elezioni.

Chi sarà il politico (e il partito) che dovrà avere il coraggio di non chiudersi nel bunker?

Il commissariamento sia almeno utile come pausa di riflessione.
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Re: Marino pensa alle dimissioni

Messaggioda mariok il 01/11/2015, 19:41

pianogrande ha scritto:L'uomo solo al comando non potrà mai essere compenetrato col territorio.
Questo è un risultato che può essere ottenuto solo con una struttura altamente democratica.
Una struttura attraverso la quale al capo arrivi una verità liberamente espressa e non un passaparola ad usum delphini che serve più a far funzionare le riunioni nel bunker che a interagire davvero con la realtà.



Già, ma una struttura altamente democratica non nasce magicamente, occorre una lunga pratica della democrazia, un tessuto non inquinato da gruppi di potere manipolati da capi bastone e da condizionamenti clientelari.

Quello di una democrazia che cresce spontaneamente con la partecipazione è uno dei miti delle vecchie visioni "assembleariste" della vecchia sinistra. La realtà è molto più difficile e complessa ed occorrono anni di lavoro, leader onesti e capaci ed una lunga e paziente opera di costruzione per realizzare strutture realmente democratiche.

Pretendere da Renzi che riuscisse a fare tutto ciò in meno di due anni su tutto il territorio nazionale mi sembra francamente eccessivo.

Da questo punto di vista il Partito Democratico è ancora tutto da fare. Quello esistente è ancora il risultato della famosa fusione fredda tra i resti delle due strutture di potere comunista e democristiana.
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Re: Marino pensa alle dimissioni

Messaggioda pianogrande il 01/11/2015, 22:39

mariok ha scritto:
pianogrande ha scritto:L'uomo solo al comando non potrà mai essere compenetrato col territorio.
Questo è un risultato che può essere ottenuto solo con una struttura altamente democratica.
Una struttura attraverso la quale al capo arrivi una verità liberamente espressa e non un passaparola ad usum delphini che serve più a far funzionare le riunioni nel bunker che a interagire davvero con la realtà.



Già, ma una struttura altamente democratica non nasce magicamente, occorre una lunga pratica della democrazia, un tessuto non inquinato da gruppi di potere manipolati da capi bastone e da condizionamenti clientelari.

Quello di una democrazia che cresce spontaneamente con la partecipazione è uno dei miti delle vecchie visioni "assembleariste" della vecchia sinistra. La realtà è molto più difficile e complessa ed occorrono anni di lavoro, leader onesti e capaci ed una lunga e paziente opera di costruzione per realizzare strutture realmente democratiche.

Pretendere da Renzi che riuscisse a fare tutto ciò in meno di due anni su tutto il territorio nazionale mi sembra francamente eccessivo.

Da questo punto di vista il Partito Democratico è ancora tutto da fare. Quello esistente è ancora il risultato della famosa fusione fredda tra i resti delle due strutture di potere comunista e democristiana.


Pensi che io non sia d'accordo con te?
Ho sempre sostenuto, anche qui, la non naturalità/spontaneità della democrazia.
Non basta lasciarlo libero un popolo per ritrovarsi automaticamente o magicamente in uno stato giusto e democratico.
La democrazia è una durissima conquista.

la democrazia è una conquista piuttosto recente dell'umanità.
Una democrazia vera e concreta e non semplicemente teorizzata.

In natura vige la legge della jungla, la legge del più forte.

Questo non toglie niente al mio ragionamento né al fatto che io sia, (con tutte le riserve) un rassegnato sostenitore di Renzi.

Sulla storia di Marino, però, Renzi mi ha profondamente deluso e la ciliegina sulla torta della delusione è stata proprio il rifiuto del colloquio.

Ce la darà Renzi la democrazia o almeno farà un sincero tentativo per darcela?

Sulla storia di Marino la democrazia non è andata avanti di un millimetro.
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Re: Marino pensa alle dimissioni

Messaggioda flaviomob il 02/11/2015, 1:01

Scalfari sbaglia. Marino ha ottenuto molto di più rispetto a quanto riconosce Repubblica, che ha addotto spesso critiche pretestuose. Certo non poteva fare molto con mezzo partito contro, ovvero la fazione peggiore e più avvezza a gestire e mantenere il potere a qualunque costo. Aggiungiamo poi il boicottaggio di coloro, piccoli e grandi, che erano collusi o avvantaggiati dal sistema, fino all'ostilità del Vaticano dopo che il sindaco si era schierato a favore delle unioni civili omosessuali registrando quelle contratte all'estero, e abbiamo abbastanza nemici per un nutrito plotone d'esecuzione. Ora ci sarà anche l'alibi dei tempi contingentati per preparare il giubileo: appalti senza gare, emergenza continua, spartizione perfetta.


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Re: Marino pensa alle dimissioni

Messaggioda ranvit il 02/11/2015, 10:27

E' vero che non era semplice mettere mano al marciume del Pd, ma Marino se ne è strafottuto fino a che la Magistratura ha scoperchiato il vaso di Pandora.
E comunque resta il problema delle buche....quello delle vacanze ai caraibi mentre Roma bruciava...l'abitudine alle piccole bugie (invito del Papa, scontrini, etc). :oops:
Questa volta ha ragione Scalfari: Marino ha un ego smisurato (è un paratiere come si dice dalle mie parti) a fronte di una totale incapacità a gestire una città....Roma poi... :oops:
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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DESECRETATA

Messaggioda pianogrande il 02/11/2015, 17:31

"La lista dei 101"

http://www.huffingtonpost.it/2015/11/02 ... _ref=italy

Pare che ci siano reati perfino più gravi del divieto di sosta.

Un magna magna senza scontrino peggio delle cene che sappiamo.

Naturalmente, adesso che non c'è più Marino, finalmente viene fuori tutto.
Ma allora era proprio vero.
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Re: Marino pensa alle dimissioni

Messaggioda trilogy il 02/11/2015, 20:13

In teoria quelli che hanno commesso reati penali dovrebbero essere già noti perchè finiti nell'inchiesta.
Il resto vedremo che dice questo dossier dei 101, tanto i giornali nei prossimi giorni ci ammorberanno, con complesse ricostruzioni e retroscena.

[..]Il prefetto, in una nota, scrive, inoltre, che «il testo della relazione, in adesione ad una richiesta della Procura è già stato desecretato, in vista di un suo possibile utilizzo nell'ambito della fase dibattimentale del processo». Nel comunicato della Prefettura viene spiegato che «Roma Capitale, fino ad oggi, non ha mai formalmente rappresentato l'esigenza di acquisire la 'lista dei 101'. Difatti, i nominativi dei dipendenti capitolini (complessivamente 18), per i quali era stato richiesto, sulla base delle determinazioni assunte il 27 agosto scorso dal Consiglio dei Ministri, l'avvio del procedimento disciplinare, sono stati comunicati» all'amministrazione capitolina «fin dai primi giorni dello scorso mese di settembre».

E ancora: «da quanto comunicato dal Campidoglio, risulta che le relative iniziative disciplinari siano state intraprese alla metà di ottobre. In particolare è stato segnalato che, ad oggi, i dipendenti oggetto di misure cautelari sono stati sospesi dal servizio, altri sono stati trasferiti ad altro incarico, per altri ancora l'Amministrazione sta procedendo ad approfondimenti informativi al suo interno». Gabrielli, infine, sottolinea come «il clamore mediatico» di questi giorni relativo alla lista «sia il frutto di inesattezze che finiscono per alimentare l'idea - destituita di fondamento e della quale non si avverte il bisogno - di processi non trasparenti, logorando i rapporti di collaborazioni tra le Istituzioni che agiscono nel contesto capitolino».

http://www.ilmessaggero.it/ROMA/CRONACA ... 6051.shtml
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