La Comunità per L'Ulivo, per tutto L'Ulivo dal 1995
FAIL (the browser should render some flash content, not this).

Lo spostamento delle responsabilità

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Lo spostamento delle responsabilità

Messaggioda gabriele il 17/08/2015, 19:32

Lo spostamento delle responsabilità
di Luca Ricolfi Twitter Facebook Email

Forse sbaglierò, ma c’è qualcosa che non mi torna nelle cronache di questi mesi. Molti minorenni passano la notte in discoteca, normalmente con il permesso delle famiglie, ma se un ragazzo o una ragazza muore dopo aver assunto una pasticca di ecstasy, il telegiornale ci informa che è indagato chi «ha esaudito il suo desiderio», o che le autorità stanno pensando alla chiusura del locale in cui ha ballato tutta la notte. Di chi è la colpa? È ovvio che se si muore per l’assunzione di una sostanza pericolosa ci dev’essere qualcuno che ha esaudito il desiderio di entrarne in possesso, come è ovvio che ci dev’essere stato un luogo in cui la si è consumata.

È altrettanto ovvio che gli spacciatori vanno perseguiti, le pastiglie di ecstasy sono illegali, e nelle discoteche ne circolano troppe. Stranamente, però, quasi nessuno ama ricordare che viviamo in una società libera, e che l'assunzione di rischi è una scelta personale, che nessuno è obbligato a fare.

Ma “era solo una bambina”, o solo un ragazzino, si ribatte, per spostare le responsabilità sulle cattive compagnie, sui pusher, o sulle discoteche. Non viene in mente che appunto perché “è solo una bambina” non è il caso che stia fuori casa fino alle 6 del mattino. Un misto di pietà e di bisogno di trovare comunque un colpevole ci impedisce di distinguere fra le responsabilità primarie e le condizioni collaterali. Se non si desidera assumere sostanze non vi è nessun amico e nessuna discoteca che possano costringerci a farlo. E se lo vogliamo fare, ci sarà sempre un fornitore che esaudisce il nostro desiderio e un luogo, discoteca o lungomare, che riterremo appropriato per lo “sballo”. La responsabilità primaria è in capo a noi stessi.

La stessa cieca incapacità di individuare gli attori principali di una tragedia, e lo stesso bisogno di trovare comunque un colpevole, possibilmente punibile, si ripresenta di fronte al dramma dell'immigrazione. Qui dovrebbe essere chiaro che almeno una parte dei migranti che cercano di raggiungere l'Europa via mare, e specificamente quelli su cui più si attarda l'umana compassione, fuggono da crudeli dittature, da paesi insanguinati dalle guerre e dalle lotte fratricide. Eppure, come ha giustamente fatto notare Ernesto Galli della Loggia sul “Corriere della Sera”, dalle bocche degli esponenti della Chiesa sentiamo solo dure rampogne ai partiti e alle istituzioni perché non fanno abbastanza per accogliere i profughi, e mai nulla di altrettanto severo per condannare i governanti dei paesi da cui i profughi fuggono.

Né si tratta di sviste, o di prese di posizione isolate. E' stato il Papa stesso, a proposito di un altro dramma, quello dei migranti Rohingya che fuggono dal Myanmar (Birmania) e sono respinti dagli stati vicini, che si è ben guardato di elevare una filippica, alta e solenne, contro i dittatori del Myanmar, ma ha usato parole forti come “atto di guerra”, “violenza”, “uccidere” per stigmatizzare la mancata accoglienza dei profughi.

Eppure dovrebbe essere evidente di chi sono le responsabilità primarie, nel Mediterraneo come nell'Oceano indiano. Così come dovrebbe essere evidente che, per nessuno Stato, neppure per il Vaticano e per le strutture della Chiesa cattolica nel mondo, il principio di accoglienza può essere illimitato e incondizionato. E ancora più evidente dovrebbe essere la pericolosità di giocare con le parole: parlare di atto di guerra, di violenza, di uccidere può essere forse un modo metaforico, peraltro assai impreciso e discutibile, per descrivere le persecuzioni cui i migranti sono sottoposti nei paesi di origine, ma diventa del tutto arbitrario, e fondamentalmente ingiusto, per parlare dei comportamenti dei paesi di arrivo.

Sono due esempi volutamente diversissimi ma che, proprio per la loro diversità, mostrano quanto forte e profondo sia il meccanismo di spostamento della responsabilità. Un meccanismo che abbiamo descritto nel caso di due tragedie, i giovanissimi che rischiano di morire per droga e i migranti che rischiamo di morire per mare, ma che opera un po' ovunque nelle nostre società. Alla sua radice, azzardo un'ipotesi, potrebbe esservi semplicemente questo: quando sentiamo che la causa di un problema non può essere rimossa, o perché quella causa è troppo forte e radicata (dittature) o perché noi non abbiamo voglia di combattere (educazione dei figli), o per entrambi i motivi (intangibilità della “cultura giovanile”), allora cerchiamo qualcosa di aggredibile, un nemico che sia alla nostra portata, un capro espiatorio sufficientemente accessibile e ben definito da poter essere sacrificato sui nostri altissimi principi morali. Ciò ci farà sentire buoni e impegnati, e al tempo stesso tranquillizzerà il nostro bisogno di trovare un responsabile (diverso da noi stessi) per ogni fatto sociale che inquieti le nostre coscienze.

Non avendo il coraggio di dire di no ai nostri figli, ce la prendiamo con le cattive compagnie, gli spacciatori, i gestori delle discoteche, i controlli insufficienti, le forze dell'ordine. Non avendo né l'intenzione né la possibilità politico-militare di normalizzare il nord-Africa ce la prendiamo con l'egoismo dell'Europa e l'incapacità del governo italiano di accogliere tutti dignitosamente. Un mix di rassegnazione e di paternalismo indirizza la nostra indignazione verso i bersagli più alla nostra portata. Diamo per scontato che i popoli dell'Africa non sappiano auto-governarsi, come diamo per ineluttabile che i giovani siano attratti dalla movida e dallo sballo. Succede lo stesso nella scuola, dove non si consuma alcun dramma ma da decenni assistiamo alla medesima sceneggiata. Con tutta evidenza il problema di base è che gli studenti non studiano, e non lo fanno per la semplice ragione che alla maggior parte dei genitori interessa solo il pezzo di carta e la serenità dei figli. E tuttavia torme di quei medesimi genitori, assetati di vacanze e intrattenimento, non trovano di meglio che mettere alla sbarra gli insegnanti, evidentemente incapaci di motivare a sufficienza i loro figli. Anche qui il meccanismo è il solito: i giovani sono considerati non responsabili e irrecuperabili, ma avendo noi bisogno di un colpevole, e disperando di poter intervenire sui giovani stessi, lo cerchiamo nel più adatto a lasciarsi colpevolizzare, in questo caso la scuola e il corpo insegnante.

Una sorta di strabismo etico ci fa distogliere lo sguardo dai veri responsabili dei drammi piccoli e grandi del mondo, e indirizza il nostro bisogno di “individuare i colpevoli” solo sui colpevoli facilmente perseguibili o stigmatizzabili, anche quando sono semplici comparse. E' un gioco pericoloso, perché talora i capri espiatori sembrano starci (è il caso di parecchi insegnanti, inclini all'autoflagellazione), altre volte sono rassegnati (è il caso dei gestori delle discoteche), ma altre volte possono stufarsi di essere colpevolizzati.

E' questo, talora, l'esito non previsto delle grandi campagne “pedagogiche”, in cui l'élite al potere prova ad educare la massa, giudicata rozza, incolta e bisognosa di essere illuminata. Così come gli eccessi del politicamente corretto, portati oltre una certa soglia, possono sortire una reazione uguale e contraria (vedi, in questi giorni, il successo dello scorrettissimo Donald Trump negli Stati Uniti), analogamente i richiami delle anime belle all'imperativo morale dell'accoglienza, con l'implicita stigmatizzazione di ogni voce dissenziente, alla lunga possono suscitare sentimenti opposti a quelli che intendono inoculare. A forza di essere accusata di indifferenza, egoismo, insensibilità, mancanza di carità cristiana, anche l'opinione pubblica più avanzata e democratica rischia di passare dall'altra parte: perché le prediche possono anche andare benissimo, ma dovrebbero evitare accuratamente di prendere di mira i bersagli sbagliati.

15 AGOSTO 2015

http://mobile.ilsole24ore.com/solemobil ... fresh_ce=1
Chi sa, fa. Chi non sa, insegna. Chi non sa nemmeno insegnare, dirige. Chi non sa nemmeno dirigere, fa il politico. Chi non sa nemmeno fare il politico, lo elegge.
Avatar utente
gabriele
Redattore
Redattore
 
Messaggi: 2690
Iscritto il: 18/05/2008, 16:01

Re: Lo spostamento delle responsabilità

Messaggioda Robyn il 17/08/2015, 20:41

La chiesa cattolica sà stare nella modernità interpreta i suoi principi in forma illuminata,i partiti li interpretano in modo laico,anche se si rimane su due piani liberi e distinti.Per esempio quando richiama al principio di solidarietà oppure al principio di laicità.A parlare di immigrazione mi sembra solo un fatto di sgolarsi forse perche si è tropo in anticipo rispetto alla maturazione degli eventi.L'Europa sull'immigrazione non ha una strategia ben definita forse ancora confusa,la realtà è che si affronta il tema dell'immigrazione sul lato della sicurezza respingimenti, espulsioni quando servirebbero altre strategie.La prima è aiutare i paesi da dove provengono gli immigrati finanziariamente la seconda è spingere modelli di democrazia che rendano libera la vita in quei paesi.Invece la scelta della strada della sicurezza,della paura e l'indifferenza sulle condizioni di quei paesi porta a respingimenti espulsioni a limitazioni che possono portare a colpire la libertà di circolazione l'integrazione,l'uguaglianza.Per quando riguarda prendersela con questa o con quella categoria prima gli immigrati poi i dipendenti pubblici poi quelli privati poi altre categorie può derivare dalla mancanza e dall'insufficenza di una strategia e nell'inacapacità di risolvere i problemi
Ultima modifica di Robyn il 17/08/2015, 20:52, modificato 1 volta in totale.
Locke la democrazia è fatta di molte persone
Avatar utente
Robyn
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 11428
Iscritto il: 13/10/2008, 9:52

Re: Lo spostamento delle responsabilità

Messaggioda pianogrande il 17/08/2015, 20:48

Il concetto è molto più semplice.
Esistono anche le responsabilità condivise.
Non mi sembra un bello sport questo rimpallo, questo scaricabarile.
Il giornalista non fa una analisi obiettiva ma prende le parti del responsabile di qualcosa per scaricare la sua responsabilità su altri.
Le discoteche non ne hanno di responsabilità?
Lo stato non ne ha di responsabilità?
I genitori e i ragazzi stessi etc. etc.

Viviamo in un mondo piuttosto complesso e questa complessità va accettata e gestita se vogliamo venire a capo di qualcosa.
La semplificazione (magari di parte) è sempre pericolosa.

Se ci sono le dittature la colpa è anche del papa (del Vaticano) visto che fior di dittature si sono dichiarate a difesa della cristianità e da San Pietro non si è dissociato nessuno.
Il fascismo è stato tranquillamente abbracciato e difeso dal Vaticano e certi vescovi del Sud America pare siano stati lasciati al loro destino.

La colpa delle dittature, però, è sopratutto dei dittatori e della loro corte.

Se il giornalista, come a me sembra, ha scritto qualcosa per cercare di dimostrare che le discoteche non c'entrano, quello non è giornalismo; è un comunicato stampa che è un'altra cosa.
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10611
Iscritto il: 23/05/2008, 23:52

Re: Lo spostamento delle responsabilità

Messaggioda gabriele il 17/08/2015, 21:06

pianogrande ha scritto:Se il giornalista, come a me sembra, ha scritto qualcosa per cercare di dimostrare che le discoteche non c'entrano, quello non è giornalismo; è un comunicato stampa che è un'altra cosa.


Non credo il giornalista volesse dire questo. Penso che il messaggio di lettura dell'articolo sia che è più facile scaricare le responsabilità su qualcosa di vicino e tangibile invece che analizzare le cose e cercare il punto focale del problema.

Quest'articolo si collega in un certo modo a molti thread aperti ed è per questo che l'ho postato singolarmente.

Per esempio, se mi è concesso di accostarlo a quello che ha aperto francesco, è facile dare la colpa solo ai politici delle cose che succedono. Semmai c'è un concorso di colpa fra il corpo elettorale, pigro o connivente, e la politica, fossilizzata e supina allo stato dell'arte immutato nei secoli del sistema italia.
Chi sa, fa. Chi non sa, insegna. Chi non sa nemmeno insegnare, dirige. Chi non sa nemmeno dirigere, fa il politico. Chi non sa nemmeno fare il politico, lo elegge.
Avatar utente
gabriele
Redattore
Redattore
 
Messaggi: 2690
Iscritto il: 18/05/2008, 16:01

Re: Lo spostamento delle responsabilità

Messaggioda pianogrande il 17/08/2015, 21:18

Sui concorsi di colpa siamo d'accordo.
Quindi anche sul non dare la colpa solo alle discoteche.
E se c'è malgoverno la colpa non è solo dei politici.

Allora non basta chiudere le discoteche, come non basta etc. etc.
Ma non basta non significa che non si debba farlo.
Sta maturando qualcosa in questo forum.
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10611
Iscritto il: 23/05/2008, 23:52

Re: Lo spostamento delle responsabilità

Messaggioda flaviomob il 18/08/2015, 10:09

Droga, quello che i padri non dicono

Ridurre le morti. Evitare gli abusi. Partendo da strumenti concreti. Anche banali: come l'acqua gratis. Oppure fondamentali: come i test sulle sostanze stupefacenti durante le feste. E la prevenzione. In Spagna, Austria, in Nord Europa funziona. In Italia è tabù
DI FRANCESCA SIRONI
12 agosto 2015


"Basterebbero", se delle risposte semplici possono bastare, tre colonne. Che sono: prevenzione, analisi, cultura del divertimento. Ignorate dalle istituzioni da anni, e oggi superate dalla fretta di dare risposte politiche alla cronaca, ovvero alla morte di tre adolescenti dall'inizio dell'estate. Tre morti di droga, anche se uno di loro sembra soffrisse di una grave cardiopatia. I loro volti sui giornali: un ragazzo di 16 anni, una giovane di 17, ammazzati da sostanze troppo forti prese in party troppo rumorosi. Le loro morti si potevano evitare?

«Sì», suggerisce Leopoldo Grosso, presidente onorario del Gruppo Abele. Ma non chiudendo i locali, non riempiendo le feste di polizia, non pensando che le droghe si possano debellare come un virus. C'è una quarta strada, più sottotono, ma che da anni sta dando risultati importanti e ormai consolidati soprattutto in Nord Europa: la riduzione del danno. Che sta nel «superare il tabù della presenza delle droghe e dare strumenti concreti per prevenire le overdose o gli abusi distruttivi di stupefacenti», spiega Martina Tisato, operatrice sociale di Milano che da anni lavora al fianco degli adolescenti.

Primo, quindi: la prevenzione. «Si chiamano interventi di "outreach": sappiamo che alle feste e nei locali notturni c'è una concentrazione da quattro a 25 volte superiore di persone che usano sostanze rispetto alla norma», spiega Grosso: «Per questo è importante che in queste occasioni ci siano operatori sanitari specializzati. Lì, sul posto. Che siano capaci di entrare in contatto con i giovani. Senza discorsi moralizzanti».

Prevenzione, dice Martina: «Significa spiegare esistenza, effetti, conseguenze delle droghe. Senza far finta che gli stupefacenti siano fantasmi di cui si devono occupare altri. Ma dando ai ragazzi mezzi per sapere cosa stanno facendo e come prevenire il peggio». Nel 2004-2005 qualche tentativo era stato intavolato, fra Torino, grazie al Gruppo Abele, e Milano, e il Sud, per rendere questa prospettiva concreta, nelle scuole ma anche all'interno delle discoteche e dei grandi eventi.

Poi però un discorso politico omogeneo (criminalizzazione, sicurezza) ha sotterrato i risultati presentati, e i piccoli laboratori mobili sono stati limitati spesso a statistiche e questionari. E soprattutto sono arrivati i tagli: «Negli ultimi dieci anni i fondi per questo tipo di operazioni sono stati dimezzati», aggiunge Grosso: «A Torino ormai riusciamo a essere presenti in un solo locale a settimana. Quando ci fanno entrare».

Secondo: le analisi. Nelle feste in cui l'invito è perdere il controllo, i laboratori mobili possono eseguire test sulle droghe che circolano: controllano pastiglie e mix in bottiglia, permettono di sapere esattamente cosa c'è dentro il composta, cosa si sta per assumere. Mostrano così anche quanto principio attivo è sufficiente per raggiungere il risultato cercato ("lo sballo") senza correre il rischio di morirne.

Esistono, questi laboratori mobili. In Spagna, in Austria. E funzionano, spiega Martina: «Perché a differenza di quello che si può pensare, i ragazzi non evitano il discorso. Alcuni hanno paura, e chiedono. Altri lo fanno per curiosità. Altri ancora perché gliel'ha consigliato un amico. Intanto, hanno almeno un luogo dove avere risposte alle loro domande. Nel momento in cui ne hanno bisogno».

Far conoscere incentiva alla consumazione? No, ribadiscono gli esperti. Conoscere permette di evitare le overdose. E basta. Discorso astratto, in ogni caso, in Italia, perché portare sostanze è in qualsiasi caso illegale, anche se è solo per sottoporle a un test in un laboratorio mobile, come invece avviene altrove. «Sarebbe un discorso pragmatico, semplicemente», ricorda il presidente onorario del Gruppo Abele: «Che serve a noi per aiutare chi è più a rischio: ovvero chi non sa cosa sta assumendo. E ai pronto soccorso per sapere effettivamente i veleni in circolo nel corpo di chi sta male, risparmiando tempo prezioso».

Terzo. Più alla radice. Il divertimento. «È possibile che non riusciamo a mettere in discussione un'idea del divertimento univoca, che si aggrappa alle sostanze come veicolo per la perdita di controllo? Con l'idea quindi che solo se "assenti" ci si possa divertire? Possibile che non riusciamo a parlare di autostima, di piacere, di non giudizio, fra i giovani?», chiede Martina: «Certo, se gli unici spazi di aggregazione sono discoteche dalla consumazione obbligatoria all'ingresso, la prospettiva è chiara. Forse dovremmo offrire qualcosa di diverso».

http://espresso.repubblica.it/attualita ... =HEF_RULLO


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51

Re: Lo spostamento delle responsabilità

Messaggioda pianogrande il 18/08/2015, 10:43

La prevenzione, fatta innanzitutto di informazione, sarebbe la benvenuta.
Il proibizionismo non può arrivare al divieto di parlarne, di rendere consapevoli e questo fino ad una assistenza sul campo.
Non è mica una novità il rischio di essere vittime dell'ignoranza.
Sono sicuro che perfino il fanatico Giovanardi, se ne sapesse un po' di più, sarebbe molto meno estremista.

Ormai stiamo parlando di cose ovvie, banali, come la distinzione tra droghe leggere e pesanti ma nel nostro paese niente è ovvio e banale sopratutto quando c'è dietro l'interesse a coltivare ignoranza e paura per creare schieramenti politici basati su parametri che non richiedono di essere politici all'altezza della situazione.

Con le grida talebane si raccolgono più voti che con la lotta alla corruzione.
Ovvio e banale anche questo e, una volta tanto, applicato con un certo rigore.
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10611
Iscritto il: 23/05/2008, 23:52

Re: Lo spostamento delle responsabilità

Messaggioda Robyn il 18/08/2015, 13:17

La musica da discoteca è più che sufficente per lo sballo.La droga porta all'emarginazione sociale
In genere può essere un'attrattiva anche il tipo di musica che si utilizza per esempio quella scatenata metal.Naturalmente la musica melodica moderna inglese è la migliore.La discoteca deve tornare ad essere un vero spazio di divertimento e di libertà e non di trasgressione estrema e di rifugio per violenti
Locke la democrazia è fatta di molte persone
Avatar utente
Robyn
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 11428
Iscritto il: 13/10/2008, 9:52

Re: Lo spostamento delle responsabilità

Messaggioda flaviomob il 20/08/2015, 10:41

In discoteca ci si va ad una certa età, inutile fare moralismi e dare giudizi su ragazzini magari ancora minorenni.

La verità è che se sei davvero informato e consapevole di quello che prendi e delle conseguenze, le probabilità di rimanerci secco o di restare demente per tutta la vita crollano drasticamente. Gli altri messaggi, come la chiusura dei locali notturni, non funzionano. Anche perché molti giovani si auto organizzano e finiscono ai rave-party (legali o illegali), dove circola molta più "roba".


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51

Re: Lo spostamento delle responsabilità

Messaggioda pianogrande il 20/08/2015, 10:55

Quindi, liberalizzazione delle droghe leggere da aggiungere a tutte le azioni possibili di assistenza; che porterebbe a zero la richiesta di repressione ma azione sia informativa che repressiva sulle droghe pesanti.

Per diventare un paese civile ci vuole anche un po' di coraggio.

Ecco un articolo interessante su quanto ci costa essere un paese arretrato e bacchettone.

http://espresso.repubblica.it/affari/20 ... ref=HRBZ-1
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10611
Iscritto il: 23/05/2008, 23:52

Prossimo

Torna a Che fare? Discussioni di oggi per le prospettive di domani

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 28 ospiti

cron