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I prossimi 60 anni saranno duri, ma il futuro sarà brillante

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

I prossimi 60 anni saranno duri, ma il futuro sarà brillante

Messaggioda trilogy il 02/08/2015, 21:47

Un analisi interessante fuori dalla solita retorica italiota 8-)

Cowen: "La grande bellezza frena l'Italia, un Paese per pensionati e turisti"

MILANO - La Grande Bellezza non salverà l'Italia come auspica il premier Matteo Renzi, peggio, sarà "un freno alla crescita. Il vostro stile di vita è fantastico. E' addirittura troppo bello perché ci si renda conto dell'emergenza che attraversa il Paese". Tyler Cowen, professore della George Mason University autore di La media non conta più. Ipermeritocrazia e futuro del lavoro (Università Bocconi Editore) inserito dalla rivista Foreign Policy tra i Top 100 Global Thinkers, è un fiume in piena: "I prossimi 60 anni saranno duri, ma il futuro sarà brillante. Stiamo vivendo una nuova rivoluzione industriale, come nel 19esimo secolo". Visto dagli Stati Uniti, poi, l'euro è stato un fallimento, ma non la causa della crisi: "La moneta unica è stata un fallimento, ma non è questa la causa della crisi. Piuttosto ha acuito i problemi generati da fenomeni ineludibili, come la globalizzazione e la crescita dei computer, delle macchine intelligenti".

D'altra parte l'incipit del libro di Cowen lascia poco spazio alle interpretazioni: "Nel nostro futuro ci saranno più ricchi di quanti ce ne siano mai stati e più poveri e non sapremo come a tutto questo si possa porre fine". Quindi, che fare? "Seguire - suggerisce l'economista - la cosiddetta opzione Donner, campione di scacchi cui fu chiesto quale strategia seguire in una partita contro un computer, che rispose: porterei un martello". Una provocazione certo, ma l'analisi è lucida: "Sono sempre meno i lavoratori con la formazione necessaria a stare al passo con i tempi. Capaci di fronteggiare l'evoluzione tecnologica e la spinta competitiva in arrivo da Est, probabilmente si tratta solo del 50% della forza lavoro, ma è un dato che varia a seconda dei paesi e delle regioni".

Una visione che non lascia molte speranze ai giovani in cerca di lavoro.
La situazione non è semplice, ma sarà molto stimolante. Per essere competitivi serviranno eccellenze fuori dal comune. Capacità che molti oggi non hanno. Anche per questo la riforma più urgente da portare avanti è quella dei sistemi educativi.I ragazzi oggi vanno a scuola e imparano cose che importano sempre meno nel mondo del lavoro. Per aver un futuro bisogna fare qualcosa che le macchine non siano in grado di fare. Purtroppo questo non è possibile ovunque.

L'Italia come si posiziona?
E' un paese molto diverso, ma non vedo grandi condizioni di crescita. E senza una forte accelerazione, con l'enorme debito pubblico, l'Italia è condannata alla bancarotta. E' un grande paese per pensionati e per turisti, ma come fa a crescere? Servono più riforme strutturali, quelle fatte negli ultimi anni non bastano. Quanta gente lavora ancora nella pubblica amministrazione senza essere davvero produttiva? Mi rendo conto che spesso si tratta di dipendenti che faticherebbero a trovare un altro impiego, ma è una situazione che zavorra la ripresa.

Le eccellenze del Paese, però, sono molte.
Probabilmente sono anche il limite alla crescita. Il vostro stile di vita è incredibile, ma tutta questa bellezza in qualche modo allontana le preoccupazioni e il senso dell'emergenza. Se l'Italia fosse un sobborgo americano sarebbe tutto diverso. E' come se mancassero quella fame e quella follia necessaria per cambiare passo. Penso anche a quelle piccole e medie imprese fiore all'occhiello del made in Italy: le adoriamo tutti, ma quante sono davvero in grado di aumentare di 10 volte le loro dimensioni nei prossimi anni? Forse nessuna. Se guardiamo la Cina, invece, le cose sono diverse. I grandi cambiamenti sono nel mondo e l'Italia resta in grave difficoltà.

In questo senso l'euro è un'ancora di salvataggio o un freno?
La moneta unica è un errore. La cosa migliora sarebbe tornare indietro. Il caso della Grecia è emblematico e Atene uscirà dall'Eurozona, resta solo da definire il come e il quando: nessuno però si fida più dal Paese, così come i greci non credono più all'Europa. D'altra parte restare agganciati alla moneta unica è un costo per alcuni Paesi insostenibile e gli interessi sono sempre più divergenti. Quello che potrebbe funzionare per la Spagna o l'Italia non andrebbe bene a Germania e Slovacchia e così via. Per l'Italia l'ideale sarebbe avere più inflazione, ma una ricetta genere è fumo negli occhi per i tedeschi. E comunque tra i Paesi problematici metto anche la Francia, che maschera bene, ma è più in difficoltà di come sembri.

Una battuta d'arresto dell'Eurozona metterebbe in difficoltà anche gli Usa. Altrimenti perché il presidente Obama si sarebbe speso così per la Grecia?
La Casa Bianca voleva evitare il contagio del sistema bancario, ma gli Stati Uniti possono crescere bene anche senza l'euro. I nostri mercati di riferimento sono il Canada e l'Oriente. In Europa la preoccupazione degli americani era rivolta soprattutto all'Ucraina. I problemi fiscali dell'Eurozona interessano meno.

Insomma lo scenario che dipinge per i prossimi anni è piuttosto fosco.

Nel lungo periodo però il futuro sarà radioso. I cambiamenti saranno verso l'alto. Siamo nel mezzo del guado, dovremo superare la nuova rivoluzione industriale. L'avanzamento della tecnologia, come è successo nel 19esimo secolo, stravolgerà il mondo del lavoro, forse dovremo passare anche attraverso un periodo in cui i tassi di disoccupazione saliranno ancora. Poi arriverà il nuovo boom economico.

http://www.repubblica.it/economia/?ref=HRHM1-4
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Re: I prossimi 60 anni saranno duri, ma il futuro sarà brill

Messaggioda pianogrande il 02/08/2015, 23:35

"...bisogna fare qualcosa che le macchine non siano in grado di fare".

Ottimo spunto di riflessione.
Per tenere i prezzi alti e il livello di vita alto bisogna saper fare qualcosa che gli altri non sanno fare ed ecco che negli altri ci comprendiamo anche le macchine.
Le macchine hanno eliminato la manovalanza e gli umani possono essere addetti solo a prestazioni che richiedano competenza, inventiva, umana sensibilità, percezioni non ancora alla portata delle macchine etc.

Un'altra cosa sanno fare gli umani che le macchine non sanno fare e cioè consumare quello che viene prodotto.

Insomma, tranne che in certi romanzi di fantascienza, le macchine non producono per se stesse.

Allora gli umani devono avere un reddito se no si ferma tutto.
Ma per averlo devono essere in grado di svolgere il lavoro che viene loro richiesto.

Il dramma dell'Italia però sembra sopratutto un altro perché le persone più preparate scappano via di corsa.

Allora qual'è il quid che ci manca?
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Re: I prossimi 60 anni saranno duri, ma il futuro sarà brill

Messaggioda flaviomob il 02/08/2015, 23:49

Nessun problema, nel lungo periodo saremo tutti morti... ;)


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
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Re: I prossimi 60 anni saranno duri, ma il futuro sarà brill

Messaggioda pianogrande il 03/08/2015, 1:42

flaviomob ha scritto:Nessun problema, nel lungo periodo saremo tutti morti... ;)


Io ho intenzione di tenere duro per vedere come va a finire.

In ogni caso, l'articolo rovescia la vulgata per cui stiamo approntando ai nostri nipoti solo debiti da pagare.

Supereremo questa crisi con una nuove rivoluzione industriale.
Il solo fatto di limitare il bisogno di nuovo a una "rivoluzione industriale" confina l'autore nel passato.

In realtà, secondo me, non sappiamo molto su cosa succederà davvero nei prossimi decenni.
Qualche "rivoluzione" ci sarà sicuramente perché la molla è molto compressa e prima o poi si scaricherà in qualche modo da qualche parte.

Con una rivoluzione industriale?
Col potere ai soliti che prosegue con altri mezzi?
Tutto qua?

No, no.
Il futuro non è ancora cominciato, sempre secondo me, neanche nelle teste dei vari politici ed economisti.
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Re: I prossimi 60 anni saranno duri, ma il futuro sarà brill

Messaggioda flaviomob il 03/08/2015, 7:08

Beh te lo auguro, Pianogrande...

Io tra 60 anni dovrei averne 105, non credo che ci sarò... Poi mi racconterai tu ;)


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Re: I prossimi 60 anni saranno duri, ma il futuro sarà brill

Messaggioda franz il 03/08/2015, 9:12

pianogrande ha scritto:
flaviomob ha scritto:Nessun problema, nel lungo periodo saremo tutti morti... ;)


Io ho intenzione di tenere duro per vedere come va a finire.

Anche io, non a caso ho figli e nipoti e quindi se considero la (spero) naturale tendenza a lasciar loro un mondo vivibile e gestibile, il mio "lungo periodo" comprende diverse generazioni, ben oltre la mia attuale speranza di vita.
Naturalmente io da solo a fronte di 7 miliardi di esseri umani posso poco e conto poco ma credo che se siamo arrivati dove siamo oggi, dopo 200'000 di homo sapiens, vi sia una comune spinta alla sopravvivenza non solo del singolo individuo ma anche del gruppo familiare, ristretto o allargato che sia. Questo ha sempre piu' spesso comportato la ricerca di soluzioni il cui orizzonte temporale non è certo infinito ma nemmeno legato al singolo individuo.

"...bisogna fare qualcosa che le macchine non siano in grado di fare".
Esatto, cosi' come bisogna saper fare cose che sono semplicemente giudicate utili dagli altri e meritevoli di spostare un po' di soldi da un portafoglio all'altro. Per fare queste cose servono macchine che per ora non sono in grado di fare altre macchine oppure occorre produrre servizi alla persona o servizi che per funzionare hanno bisogno di macchine. Oppure sapere riparare e configurare macchine o servizi che le usano.

Allora gli umani devono avere un reddito se no si ferma tutto.
Ma per averlo devono essere in grado di svolgere il lavoro che viene loro richiesto.


Un lavoro ovviamente utile. Qui sta il problema. Nessun lavoro (salvo poche eccezioni) è utile per sempre. L'innovazione rende velocemente inutili determinati lavori e professioni e contemporaneamente crea necessità di nuove figure professionali. Non è quindi solo un problema di scuola e formazione nelle fasi iniziali della vita ma di formazione costante, per riconvertirsi. Se pensiamo per esempio alla fotografia, vedete che in pochi anni è stata spazzata via un'industria, tra l'altro altamente inquinante, legata alla pellicola ed allo sviluppo, mentre sono sorte nuove necessità di competenze per le macchine digitali e la stampa via computer. La riconversione continua necessita di persone elastiche di mentalità e con una notevole cultura di base.
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Re: I prossimi 60 anni saranno duri, ma il futuro sarà brill

Messaggioda mariok il 03/08/2015, 16:49

Tyler Cowen ha scritto:Quello che potrebbe funzionare per la Spagna o l'Italia non andrebbe bene a Germania e Slovacchia e così via. Per l'Italia l'ideale sarebbe avere più inflazione, ma una ricetta genere è fumo negli occhi per i tedeschi.


Eppure vorrei che questo che ormai è diventato un luogo comune, qualcuno me lo spiegasse.

Perché per l'Italia sarebbe meglio avere un'inflazione più alta?

Posso presumere che uno dei motivi è che si avrebbe una svalutazione del debito. Ma aumenterebbero anche i tassi di interesse e l'effetto complessivo sarebbe quindi più o meno nullo se non peggiorativo.

L'altra vulgata è che con le svalutazioni si diventerebbe più competitivi. Ma a parte che per un paese di trasformazione, che importa energia e materie prime, l'assunto è tutto da dimostrare, ciò è in contraddizione con l'affermazione fatta poco prima che la competitività si gioca sulla capacità di "fare qualcosa che le macchine non siano in grado di fare" (cioè con l'innovazione) non sui bassi costi.

Un altro aspetto completamente ignorato è poi quello della necessità di investire. La capacità di competere facendo leva sul capitale umano, non si acquisisce solo con una diversa e migliore preparazione dei nostri ragazzi. Lo dimostra il fatto che i migliori sono costretti ad andarsene.

L'innovazione richiede un capitalismo disposto ad investire in conoscenze ed in ricerca e a puntare sul medio-lungo periodo. Cosa sempre più rara in presenza di un mercato finanziario che offre possibilità speculative a brevissimo termine.

Sta di fatto che l'Italia è un paese dove si investe poco in ricerca e sviluppo. Ed un'analisi abbastanza precisa sulle cause di questa caratteristica del nostro capitalismo non l'ho mai vista, se non i soliti generici riferimenti alla pressione fiscale, che è certamente un problema ma non tale da giustificare da sola il divario che registriamo rispetto ai paesi del nord-europa, ed alla necessità di riforme "strutturali", altra verità che però andrebbe instanziata in programmi concreti, fattibili e verificabili (non c'è oggi politico che non parli di riforme, che però sono spesso tutto e il contrario di tutto).
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Re: I prossimi 60 anni saranno duri, ma il futuro sarà brill

Messaggioda franz il 03/08/2015, 17:53

mariok ha scritto:
Tyler Cowen ha scritto:Quello che potrebbe funzionare per la Spagna o l'Italia non andrebbe bene a Germania e Slovacchia e così via. Per l'Italia l'ideale sarebbe avere più inflazione, ma una ricetta genere è fumo negli occhi per i tedeschi.


Eppure vorrei che questo che ormai è diventato un luogo comune, qualcuno me lo spiegasse.

Perché per l'Italia sarebbe meglio avere un'inflazione più alta?

Posso presumere che uno dei motivi è che si avrebbe una svalutazione del debito. Ma aumenterebbero anche i tassi di interesse e l'effetto complessivo sarebbe quindi più o meno nullo se non peggiorativo.

Ottime domande ed ottime considerazioni. Condivido in tutto e per tutto.
mariok ha scritto:L'innovazione richiede un capitalismo disposto ad investire in conoscenze ed in ricerca e a puntare sul medio-lungo periodo. Cosa sempre più rara in presenza di un mercato finanziario che offre possibilità speculative a brevissimo termine.

Ecco, qui meglio puntualizzare. L'innovazione richiede un capitalismo disposto ad investire ... e per questo a rischiare.
Tutti sappiamo che la rimunerazione auspicata dell'investimento è proporzionale al rischio. Se investo tanto in un campo nuovo ed incognito, puo' andarmi male come puo' andarmi benissimo, ma se va bene mi aspetto di guadagnare tanto. E qui subentra pero' uno Stato che tra IRES, IRAP, e ICI/IMU sugli imbullonati ed altre tasse varie va a sottrarmi il 65,4% dell'utile. (fonte http://data.worldbank.org/indicator/IC. ... &sort=desc )
È questo che invoglia chi ha milioni ad investire in titoli speculativi (compreso il debito pubblico italiano, esentasse)
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Re: I prossimi 60 anni saranno duri, ma il futuro sarà brill

Messaggioda pianogrande il 03/08/2015, 18:39

Certo che la speculazione finanziaria è una grossa zavorra per l'economia reale; ma come regolarla meglio?

Pare che ci sia in giro carta per un multiplo incredibile del PIL mondiale.
Non conosco questo multiplo ma lo colloco tra le tante e le tantissime volte.
Anche questa è sicuramente una bolla o l'insieme di tante bolle.
Non lo dico per cambiare discorso ma perché ritengo davvero che questo sia un pericolo pesante per il nostro benessere.

Una moneta o titoli che rappresentino solo beni reali credo sia un sogno irrealizzabile perché la legge della domanda vale anche per la carta ma se il gap diventa tragicomico, prima o poi qualcosa succede.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: I prossimi 60 anni saranno duri, ma il futuro sarà brill

Messaggioda franz il 03/08/2015, 21:03

pianogrande ha scritto:Pare che ci sia in giro carta per un multiplo incredibile del PIL mondiale.
Non conosco questo multiplo ma lo colloco tra le tante e le tantissime volte.
Anche questa è sicuramente una bolla o l'insieme di tante bolle.

Ottima dimostrazione che a sparare tante balle magari i dati sfuggono ma il concetto rimane.
La "carta" comprende l'assicurazione sulla casa (ed una casa è una cosa che vale molto piu' del reddito annuale) sulla macchina e sulle aziende, sulla navi, sugli aerei, le persone trasportate, le assicurazioni sulla vita, quelle malattia.
Tutte cose che hanno un valore collocabile attorno alle "tantissime volte" il PIL annuale.
Non è speculazione. Si chiamano scommesse. Scommettiamo che la mia casa brucia? Il valore? 300'000. Scommettiamo che viene allagata? Il valore? 300'000. Lo stesso valore viene assicurato piu' volte.
Pianogrande, noi non ne abbiamo colpa, purtroppo a scuola ci insegnano muzio scevola, non l'abc dell'economia, del diritto e dei rapporti contrattuali.
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