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Le storie parallele di Atene e Dublino (utili per noi)

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Re: Le storie parallele di Atene e Dublino (utili per noi)

Messaggioda franz il 05/07/2015, 22:51

trilogy ha scritto:Sono dei banditi ma negoziano da manuale. Hanno finto di trattare, poi hanno buttato tutto all'aria chiamando in causa l'autorità esterna "il popolo". E' la stessa tecnica che usano i venditori quando compri un'auto e ti dicono: "io lo sconto glielo farei, ma non sono autorizzato, devo sentire il mio capo"....
Ora hanno ottenuto il vantaggio voluto e devono chiudere al più presto, prima di eventuali contromosse.
Nel frattempo chiedono altri 30 miliardi senza condizioni, che spariranno dalle banche greche in 24 ore, in base al principio che hanno seguito finora: "più debiti hai, più potere negoziale hai"

Staremo a vedere le prossime mosse delle capitali euroeee e di atene.
Oggi al tg sentivo ribadire l'idea greca di una moneta parallela agganciata 1:1 all'euro, per gestire i pagamenti.
Cosa vietata dai trattati. Sembra un primo passo della grecia verso l'uscita dall'euro.
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Re: Le storie parallele di Atene e Dublino (utili per noi)

Messaggioda trilogy il 05/07/2015, 23:32

il mercato dei cambi ha aperto con l'euro in calo dell' 1% sul dollaro e dello 0,9% sul franco svizzero.
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Re: Le storie parallele di Atene e Dublino (utili per noi)

Messaggioda pianogrande il 05/07/2015, 23:53

trilogy ha scritto:
gabriele ha scritto:Non so se la Grecia uscirà dall'Euro. Sembra proprio di sì, anche alla luce dell'imminente richiesta di liquidità da parte della banca centrale greca alla bce e una volontà da parte del governo ellenico di chiudere le trattative entro 48 ore...


Sono dei banditi ma negoziano da manuale. Hanno finto di trattare, poi hanno buttato tutto all'aria chiamando in causa l'autorità esterna "il popolo". E' la stessa tecnica che usano i venditori quando compri un'auto e ti dicono: "io lo sconto glielo farei, ma non sono autorizzato, devo sentire il mio capo"....
Ora hanno ottenuto il vantaggio voluto e devono chiudere al più presto, prima di eventuali contromosse.
Nel frattempo chiedono altri 30 miliardi senza condizioni, che spariranno dalle banche greche in 24 ore, in base al principio che hanno seguito finora: "più debiti hai, più potere negoziale hai"


Quindi, prima li molliamo al loro destino e meglio è.
Aspettando (e dandogli altri soldi) aumenta solo il danno.
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Re: Le storie parallele di Atene e Dublino (utili per noi)

Messaggioda franz il 06/07/2015, 7:40

trilogy ha scritto:il mercato dei cambi ha aperto con l'euro in calo dell' 1% sul dollaro e dello 0,9% sul franco svizzero.

In effetti con entrambe le valute c'è stato un contemporaneo picco, durato pero' solo pochi minuti.
Piu' significativi forse i primi segnali da Tokyo.


http://www.ilsole24ore.com/art/finanza- ... id=ACnQIXM

Borsa di Tokyo in picchiata, euro debole sullo yen

Dal nostro corrispondente Stefano Carrer 06 luglio 2015

TOKYO - Il “no” greco all'Europa spaventa il mercato giapponese e provoca un forte indebolimento dell'euro nei confronti dello yen. La Borsa di Tokyo ha reagito con un immediato calo dell'indice guida di oltre l'1,5% - estesosi poi fino a un -2,5% - alla notizia della schiacciante maggioranza dei “no” al referendum in Grecia sulle misure di austerita' richieste in cambio di un nuovo salvataggio internazionale.

Male anche le altre asiatiche: Seul perde l’1,14% Sydney brucia l'1,69% e la Borsa della Nuova Zelanda lascia sul terreno lo 0,77%. In controtendenza i mercati cinesi, supportati dalle nuove misure introdotte dal governo di Pechino per arrestare la forte discesa delle Borse.

L'euro ha ceduto inizialmente oltre il 2% sulla divisa nipponica scendendo fino a 133, per poi recuperare parzialmente intorno alla soglia di 135. Lo yen ha guadagnato anche nei confronti del dollaro, con un cambio tra 122 e 123 (dopo aver toccato anche quota 121,7).

Esponenti del governo giapponese hanno dichiarato di monitorare con attenzione la situazione in consultazione con altri governi, di fronte alle incognite create da un voto che avvicina la prospettiva di una fuoriuscita di Atene dall'Eurozona. Anche il governatore della banca centrale Haruhiko Kuroda ha dichiarato di seguire con estrema attenzione l'andamento dei mercati e ha ribadito la volonta' di mantenere massicci stimoli monetari all'economia finche' non sara' conseguito l'obiettivo ufficiale del 2% di inflazione: dichiarazione che fanno presagire il ricorso della Bank of Japan a acquisti di Etf per sostenere la Borsa. Vari analisti continuano a ritenere che l'impatto sul Giappone sara' limitato, ma riconoscono che molto dipendera' dalle mosse della Bce e di altre autorita' europee per evitare un “contagio”.

Tra i singoli titoli, tra il calo generalizzato di finanziari e big cap esportatrici, spicca il forte cedimento delle azioni di Toshiba dopo che nel weekend e' emerso che le irregolarita' contabili sono piu' diffuse del previsto e dovrebbero portare a una revisione al ribasso degli utili passati intorno a 100 miliardi di yen. Un segnale positivo e' arrivato dalla ripresa delle importazioni di auto: le vendite di nuovi veicoli importati a giugno sono risalite del 21% a quasi 33mila unita'.
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Re: Le storie parallele di Atene e Dublino (utili per noi)

Messaggioda trilogy il 06/07/2015, 7:44

Varoufakis si è dimesso
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Re: Le storie parallele di Atene e Dublino (utili per noi)

Messaggioda mariok il 06/07/2015, 8:37

I due fronti di Matteo
di STEFANO FOLLI

06 luglio 2015

QUALE ruolo spetta all'Italia dopo la vittoria del "no" ad Atene? Matteo Renzi lo aveva lasciato capire nell'intervista di ieri al Messaggero : vorrebbe porsi come "terza via" fra l'austerità tedesca, uscita sconfitta dal referendum, e le richieste di Tsipras. È scontato infatti che il premier greco, avendo ottenuto il plebiscito richiesto, voglia presentarsi a Bruxelles in cerca di un obiettivo politico prima ancora che finanziario.

Si sforzerà di dimostrare che un'altra politica economica è possibile, il che equivale a dire che un'altra Europa è a portata di mano. Con la Grecia che immagina se stessa ancora dentro l'euro, benché sia un euro che al momento esiste solo nella mente di Tsipras, tant'è che pretende di conciliarsi con la ristrutturazione del debito pubblico.

Come questo scenario possa conciliarsi con una mediazione italiana, resta ancora da capire. È noto che Renzi ha sperato fino all'ultimo nella vittoria del "sì", che avrebbe senza dubbio aperto degli spazi a un negoziato su basi in parte nuove. Roma - e prima di lei Parigi - guardava a questa opportunità. Per cui alla vigilia del referendum l'allineamento italiano alla linea tedesca aveva un senso: quello di preparare il terreno per il successivo lavoro di ricucitura fra l'Unione e il governo di Atene. Il presupposto era tuttavia il successo del "sì", dopo il quale si poteva supporre che sarebbe nato un esecutivo di unità nazionale, più credibile agli occhi dell'Unione e della Bce.

Ora il quadro è capovolto. Da stamane Angela Merkel dispone di un margine di manovra ridotto rispetto all'opinione pubblica tedesca e di altri Paesi nord-europei. Non a caso la cancelliera vede oggi a tu per tu il presidente francese Hollande, un colloquio bilaterale dietro cui si riconosce il tentativo di rinverdire il vecchio asse strategico franco-tedesco. Non ci sarà il premier di Roma, ma sarebbe sorprendente il contrario. Siamo solo alle prime battute del dopo-referendum e il colpo è stato troppo forte. Non è il momento delle mediazioni politiche, ma di scelte tecniche precise. L'Italia, Paese esposto e molto indebitato, può solo osservare in questa fase le iniziative di Germania e Francia. E rallegrarsi, come giustamente ha detto il presidente del Consiglio, di "non essere sulla linea del fuoco", ossia di potersi riparare sotto l'ombrello aperto da Mario Draghi. Mai come oggi il presidente della Banca Centrale è per Renzi il vero punto di riferimento della politica europea.

Tuttavia l'Europa, il giorno dopo la Grecia, è o dovrebbe essere molto di più. Lo strappo pone drammatici interrogativi che riguardano le regole istituzionali dell'Unione e in definitiva il futuro dell'integrazione politica. Qui si può immaginare un terreno d'azione per un Paese come l'Italia che appartiene pur sempre al nucleo fondatore della comunità europea e che dovrebbe, un giorno o l'altro, rivendicare un proprio ruolo costituente. Non da sola, ovviamente, ma favorendo una sintonia con altre capitali che temono di essere risucchiate in una crisi devastante.

Ci sono però altri risvolti dell'affare greco. Il trionfo del "no" restituisce dinamismo e una ragion d'essere alla sinistra post-comunista, oltre a dare una spinta poderosa a tutti i movimenti anti-establishment diffusi in Europa e soprattutto in Italia. Da anni questo arcipelago variegato non disponeva più di un paese mitologico in cui specchiarsi. Oggi la crisi dell'Europa dell'austerità e delle regole stringenti, innescata dalla piccola Grecia, fa dell'Atene di Tsipras un luogo simbolico e insieme una nuova bandiera ideologica. Ognuno può attingervi quello che vuole. Fassina, Landini, Civati e altri da ieri sera sentono di poter rappresentare in modo più convincente lo spazio sociale alla sinistra di Renzi. Anzi, si considerano con qualche ragione i costruttori di un partito che si colloca all'esatto opposto rispetto al centrosinistra modernizzante che ha in mente il presidente del Consiglio.

Da parte loro, Grillo e il plotone di parlamentari Cinque Stelle che ieri sera tripudiavano sotto il Partenone si considerano parte integrante del fronte sovranazionale contro "l'Europa delle banche" e pensano di essere adesso più vicini alla vittoria. Loro in Italia come Podemos in Spagna. Lo stesso Podemos a cui peraltro si ispira l'estrema sinistra. Benché il tema dell'Europa delle banche e dei "poteri forti" sia anche di destra. E infatti è agitato da Salvini in Italia al pari di Marine Le Pen in Francia. Tutto si mescola e non a caso il governo di Tsipras ad Atene è sostenuto anche dai nazisti di Alba Dorata. La nuova Europa che si annuncia è un ibrido indecifrabile. Ecco perché l'Europa che c'è e nella quale si colloca senza ambiguità l'Italia di Renzi oggi ha l'occasione di ricostruirsi senza distruggersi.
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Re: Le storie parallele di Atene e Dublino (utili per noi)

Messaggioda pianogrande il 06/07/2015, 9:28

trilogy ha scritto:Varoufakis si è dimesso


Il cattivo se ne va e credo ben felice di scampare le conseguenze dei suoi negoziati.
Tsipras invece ha vinto e gli tocca restare lì.
Adesso non gli resta che andare a Bruxelles col cappello in mano, fare il politico buono e sperare che qualcuno ci caschi ancora.

Non vedo nessuna nuova Europa all'orizzonte.
Solo un'Europa di sconfitti.
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Re: Le storie parallele di Atene e Dublino (utili per noi)

Messaggioda mariok il 06/07/2015, 9:52

pianogrande ha scritto:
trilogy ha scritto:Varoufakis si è dimesso


Il cattivo se ne va e credo ben felice di scampare le conseguenze dei suoi negoziati.
Tsipras invece ha vinto e gli tocca restare lì.
Adesso non gli resta che andare a Bruxelles col cappello in mano, fare il politico buono e sperare che qualcuno ci caschi ancora.

Non vedo nessuna nuova Europa all'orizzonte.
Solo un'Europa di sconfitti.
Sconfitti da perdenti nati a cui non sembra vero buttare tutto all'aria per dire che avevano ragione loro.


Le dimissioni di Varoufakis sono un segnale che Tsipras manda all'Ue per spuntare un accordo "dignitoso" che gli consenta di dire ai suoi elettori di aver ottenuto qualcosa. Sa benissimo che se la situazione precipita non è in grado di gestirla.

Sono d'accordo: non c'è nessuna nuova Europa all'orizzonte. Non certo quella dei populisti del debito a go-go, né quella dei cosiddetti falchi ai quali forse giustamente prudono le mani e non vedono l'ora di dare una lezione ai greci, e nemmeno quella di Renzi della "terza via" tra rigore e irresponsabilità che non si capisce cosa sia.

Ci vorrebbe un colpo d'ala, estremamente improbabile. C'è un'obbiettiva convergenza tra austriaci e greci, tra chi è stufo di trainare i "pigs" e chi intende l'Europa come una specie di associazione di dame di San Vincenzo: quella di distruggere quel tanto o poco di Europa che c'è.

L'unico statista su piazza è Angela Merkel: vediamo cosa riesce a fare.
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Re: Le storie parallele di Atene e Dublino (utili per noi)

Messaggioda trilogy il 06/07/2015, 10:05

mariok ha scritto:Le dimissioni di Varoufakis sono un segnale che Tsipras manda all'Ue per spuntare un accordo "dignitoso" che gli consenta di dire ai suoi elettori di aver ottenuto qualcosa. Sa benissimo che se la situazione precipita non è in grado di gestirla..


Si la situazione nei rapporti personali era talmente deteriorata che un cambio era necessario.
Non puoi accusare i capi di governo degli Stati europei di essere dei terroristi e poi ripresentarti al tavolo delle trattative come niente fosse.
Poi c'è il problema che se il negoziato europeo fallisce Varoufakis come ministro delle finanze dovrebbe gestire il collasso finanziario greco. Meglio lasciare la polpetta avvelenata ad altri.
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Re: Le storie parallele di Atene e Dublino (utili per noi)

Messaggioda gabriele il 06/07/2015, 10:08

trilogy ha scritto:Poi c'è il problema che se il negoziato europeo fallisce Varoufakis come ministro delle finanze dovrebbe gestire il collasso finanziario greco. Meglio lasciare la polpetta avvelenata ad altri.


O più semplicemente hanno posto una nuova variabile al dilemma del prigioniero.
Chi sa, fa. Chi non sa, insegna. Chi non sa nemmeno insegnare, dirige. Chi non sa nemmeno dirigere, fa il politico. Chi non sa nemmeno fare il politico, lo elegge.
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