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Le storie parallele di Atene e Dublino (utili per noi)

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Le storie parallele di Atene e Dublino (utili per noi)

Messaggioda pianogrande il 23/06/2015, 11:26

Quello di entrare nell'orbita russa fa appunto parte del rischio Grecia ed è meglio esserne consapevoli, non ci piove.
Quella di Obama è quindi una "solidarietà" non del tutto altruista.

La musica è sempre la stessa.
Siamo in uno strano mondo con strane regole.
Un mondo in cui (forse anche questo per colpa delle banche e non è ironia) i debitori stanno sempre meglio dei creditori e sono più coccolati.

Meglio non esagerare nel tirare la corda, però.
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Re: Le storie parallele di Atene e Dublino (utili per noi)

Messaggioda flaviomob il 23/06/2015, 12:49

Anche il piano Marshall era in chiave anti russa (anti sovietica). Peccato che senza quegli aiuti americani, l'Europa sarebbe rimasta indebitata per sempre, tra le macerie della II guerra mondiale.


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Re: Le storie parallele di Atene e Dublino (utili per noi)

Messaggioda pianogrande il 23/06/2015, 13:49

Dai Flavio.
Cerchiamo di non cambiare canale.
Come si può paragonare un dopo guerra tragico come quello della seconda guerra mondiale con il dopo bengodi della Grecia?

Certo che il piano Marshall era un atto politico per trattenere certi paesi nell'orbita dell'occidente!
Era anche un piano economico (che ritengo abbia avuto il suo ritorno) per avere una massa di consumatori in più.
Tra una massa di consumatori e una massa di disperati e in una situazione in cui c'era bisogno di tutto, meglio una massa di consumatori (e filo americani).

Senza il piano Marshall, l'America non avrebbe raccolto il frutto politico-economico dei sacrifici fatti per fermare il nazifascismo in Europa.

Insomma, altri tempi e tutt'altre situazioni.

La Grecia non l'ha bombardata nessuno.
I greci si sono bombardati da soli.
Non è una differenza da poco.

Adesso, a soccorrerli e con vari interessi politico economici (il solo problema è quali siano i più legittimi) accorrono russi, americani e altri europei.

I greci fanno i duri (per alzare il prezzo?) ma occhio che i samaritani buoni non sono numerosi a questo mondo.
Potrebbero perfino trattare per non farsi troppa concorrenza e quello che non si paga subito si potrebbe pagare col tempo e magari all'improvviso.
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Re: Le storie parallele di Atene e Dublino (utili per noi)

Messaggioda franz il 23/06/2015, 22:16

flaviomob ha scritto:Cin­que anni fa, il Fondo mone­ta­rio inter­na­zio­nale aveva pre­vi­sto che il Pil greco si sarebbe con­tratto del 5% a causa delle misure di auste­rità. Ad oggi si è ridotto del 25%. Dovrebbe bastare a decre­tare il fal­li­mento del pro­gramma, e la neces­sità di un suo supe­ra­mento radicale.

Verissimo. Il fondo monetario internazionale, allora guidato da DSK (Donnaiolo, Socialista e Keynesiano) mentì spudoratamente pur di spendere i soldi altrui a sostegno della grecia. Naturalmente oggi è facile tentare di farlo passare come un fallimento dell'ultraliberismo ma bisogna ricordare chi guidava allora FMI.

https://it.wikipedia.org/wiki/Dominique ... rnazionale
Direttore generale del Fondo monetario internazionale
La nomina

Nel luglio 2007 Dominique Strauss-Kahn venne candidato ufficialmente alla direzione generale del Fondo monetario internazionale (FMI) dal presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy. La sua designazione fu appoggiata, oltre che da Sarkozy, da Jean-Claude Juncker e da Romano Prodi[4]. Con questo sostegno europeo e col consenso degli Stati Uniti, vinse su quella dell'unico antagonista, l'ex premier ceco Josef Tosovsky, sostenuta dal presidente russo Putin; il 28 settembre 2007 Strauss-Kahn fu nominato alla testa dell'FMI, entrando così nell'esclusivo club dei francesi che dirigono istituzioni economiche internazionali. Gli altri sono Jean-Claude Trichet (BCE), Pascal Lamy (OMC) e Jean Lemierre (BERS).

La sua nomina a Direttore Generale portava con sé dei progetti di forte cambiamento programmatico e di mutamento degli indirizzi ideologici del Fondo e si caratterizzava per una piattaforma di principi marcatamente keynesiani, in contrasto con la scuola di orientamento liberista dominante presso il FMI. Aveva destato scalpore in particolare all'interno dell'istituto un suo discorso tenuto alla Brookings Institution nell'aprile del 2011 (un mese prima dello scandalo a sfondo sessuale di cui fu vittima) in cui metteva in discussione i principi liberali ai quali si ispirava il FMI e proponeva apertamente di combattere la diseguaglianza dei redditi attraverso il ritorno alla piena occupazione e gli investimenti di natura pubblica[5].

Strauss-Kahn ebbe a dichiarare che se fosse stato eletto al vertice del FMI sarebbe rimasto in carica per tutta la durata del suo mandato[senza fonte] (dal 1º novembre 2007 al 1º novembre 2012), escludendo implicitamente di essere intenzionato a presentarsi alle elezioni presidenziali francesi del maggio 2012.

Tanto per mettere i puntini sulla classiche "i".
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Re: Le storie parallele di Atene e Dublino (utili per noi)

Messaggioda mariok il 23/06/2015, 22:24

Prendersela con Strauss-Khan e col fatto di essere un "donnaiolo" e (orrore!) "socialista e keynesiano", mi sembra un tantino da talebani.
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Re: Le storie parallele di Atene e Dublino (utili per noi)

Messaggioda flaviomob il 24/06/2015, 1:05

FMI: federazione marxisti internazionali

E pure tu, Mariok, stai attento... con quella K lì ;)


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Re: Le storie parallele di Atene e Dublino (utili per noi)

Messaggioda franz il 24/06/2015, 10:05

mariok ha scritto:Prendersela con Strauss-Khan e col fatto di essere un "donnaiolo" e (orrore!) "socialista e keynesiano", mi sembra un tantino da talebani.
Era una battuta, su "DSK" ma la realtà è quella. Le decisioni sulla Grecia furono prese da un Socialista e Keynesiano dichiarato, non da un ultraliberista. Se al suo posto ci fosse stato (orrore) Berlusconi, non credo che vi sareste risparmiati sulla battute a proposito sui gusti in fatto di escort. Almeno DSK ha ammesso: era stressato perché stava salvando il mondo e doveva distrarsi. :lol: :D :oops:
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Re: Le storie parallele di Atene e Dublino (utili per noi)

Messaggioda flaviomob il 24/06/2015, 15:18

E intanto hanno montato lo scandalo per farlo fuori, guarda un po' che fine fanno i keynesiani oggi... ;)


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Re: Le storie parallele di Atene e Dublino (utili per noi)

Messaggioda mariok il 24/06/2015, 15:29

Mare, lusso e champagne. Ecco l’Atene che brinda: “La crisi? Pagano gli altri”
Sulla spiaggia dei ricchi non è cambiato nulla. Ma i gestori ora temono una stangata sui turisti

24/06/2015
NICCOLÒ ZANCAN
INVIATO AD ATENE

Poi c’è anche il «Balux Seaside» di Glyfada, Atene sul mare, la spiaggia pulita, i massaggi alla schiena, la piscina a filo dell’orizzonte. Una bottiglia di Veuve Clicquot costa 250 euro. L’hanno appena ordinata un ragazzo e una ragazza bellissimi, entrambi dediti alla palestra. Aspettano baciandosi su un divanetto bianco, sotto un canneto. «Tsipras metterà nuove tasse? Faccia come vuole», sorridono. «Noi stiamo bene. Nessun problema. Anche se dovessimo uscire dall’Europa».

I due vizi del Paese
Alle tre di pomeriggio di un mercoledì sospeso, la piscina è affollata, ma silenziosa. Il sole brucia la pelle. Non ci sono turisti, almeno non oggi. Non qui. Questa è semplicemente un’altra Atene. Come sulla collina di Kifisia, come nel centro storico di Kolonaki, a Glyfada vivono gli ateniesi ricchi. Chi li conosce bene è il direttore di questo stabilimento balneare di lusso, si chiama Diomidis Theocaropulos, anche lui palestrato, ma laureato in Economia, ha le risposte che possono spiegare certi sorrisi. «Per loro - dice - per i nostri clienti, non è cambiato niente. E niente cambierà. I ricchi greci hanno due vizi, come gli italiani, credo. Portano i soldi all’estero. E non pagano le tasse, non le hanno mai pagate, continueranno a non pagarle. Purtroppo la scelta di Tsipras non farà altro che peggiorare la situazione. Altro nero. Altre fughe di capitali. Gli unici a pagare saranno i turisti e i soliti noti». Il signor Theocaropulos dice la cosa più importante di tutte. Ed è questa: «Qui abbiamo sempre gli stessi guadagni, la stessa affluenza. Attori, attrici, costruttori, avvocati. Quello che sento cambiare, invece, è l’umore di questa gente. Sono tentati dalla Dracma. Odiano la Troika».

I camerieri arrivano solerti a domandarti se gradisci un caffè. Puoi avere un asciugamano lindo per ogni singolo bagno. La vita può apparire persino noiosa. «Il problema dei greci è la mentalità», dice Theocaropulos. «Faccio un esempio concreto. In questa struttura dirigo 110 persone, 85 arrivano dall’Albania. Il motivo è semplice: gli albanesi hanno bisogno di lavorare, accettano salari bassi, lavorano duro e non si lamentano. I greci invece...». I greci? «Il loro sogno è il posto fisso. Lavorare un’ora al giorno. Stanno a casa della mamma fino a quarant’anni a mangiare moussakà. Tsipras sbaglia a proteggere questo genere di persone. Gli statali. I garantiti. Servirebbe un cambio radicale di mentalità». Ricorda niente?

Alexis Tsipras forse ha conseguito un accordo con i creditori per tenere la Grecia in Europa, ma in Grecia sta perdendo consensi da tutte le parti. La politica è compromesso, l’amore no. Lo criticano i ricchi a Glyfada, lo criticano i compagni di partito. Vedi il deputato di Syriza, Yanis Mijeloyanakis: «Le nuove proposte per l’accordo sono la pietra tombale sulla Grecia. Non faranno altro che estendere la miseria che dovevamo combattere. Come si può firmare un accordo che aumenta i suicidi e impoverisce il popolo?». Lo critica il vicepresidente del parlamento Alexis Dimitropulos: «Le misure proposte nell’accordo non sono ammissibili. Sono estreme e antisociali». Lo critica il partito dei nazionalisti indipendenti, per voce del leader Anel Panos Kemmanos: «La cosa che mi piace meno è l’abolizione delle riduzioni dell’Iva per le isole greche». Ieri sera anche il partito comunista ha manifestato in piazza Omonia contro l’accordo e contro l’Europa. Ecco perché il portavoce di Tsipras, Gavriil Sakellaridis, dice tutte queste cose insieme: «Siamo molto vicini a un’intesa. Ma se il governo non avrà la maggioranza parlamentare, non potrà rimanere. Non escludiamo un referendum o nuove elezioni».

Il nodo privatizzazioni
Quanto è difficile cambiare le cose in Grecia. Le parole sono sempre spropositate rispetto ai fatti. La storia del vecchio aeroporto di Hellenikon è il simbolo di questo immobilismo. Chiuso nel 2001, quando è stato costruito il nuovo scalo internazionale per le Olimpiadi, doveva diventare tante cose. È sul mare, vicino alle ville di Glyfada, alle piscine e agli yacht. E’ una zona molto appetita dai costruttori. Stava per diventare un casinò con grandi alberghi annessi, così come voleva un fondo di Dubai. Faceva gola ai cinesi che immaginavano un grande resort sul Mediterraneo. Il partito di Tsipras si è opposto alla privatizzazione, con l’idea di farne un enorme parco pubblico. Ma adesso il vecchio aeroporto è tornato sul tavolo della trattative alla voce «vendite». Può portare soldi. Ha qualcosa di simbolico questa pista cotta dal sole, la vecchia torre di controllo ottagonale, la scritta «Olimpic» - compagnia di bandiera - senza una lettera. Cani randagi. Sedili azzurri sventrati. Vecchie carte di imbarco mai compilate. Ripartirà la Grecia?

http://www.lastampa.it/2015/06/24/econo ... agina.html
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Re: Le storie parallele di Atene e Dublino (utili per noi)

Messaggioda flaviomob il 24/06/2015, 15:54

Non credo, come dice Pianogrande, che la Grecia col suo minuscolo PIL fosse il paese di Bengodi. Sicuramente ci sono stati arricchimenti ingiusti da parte di una minoranza, sicuramente politiche insostenibili su alcuni aspetti, ma credo che bene o male la situazione economico sociale greca fosse paragonabile al nostro Mezzogiorno: per alcuni sicuramente un luogo dove fare la "bella vita" ma per una gran parte della popolazione servizi inadeguati e difficoltà nell'assicurarsi un'esistenza dignitosa tra raccomandazioni, "amici di" e quanto ben conosciamo.

Tuttavia, se la Grecia riceve per molti anni aiuti condizionati ad un cambio di politiche sociali ed economiche fino a trovarsi nel 2015 in ginocchio, è evidente che le riforme imposte sono state inadeguate o hanno addirittura aggravato il danno. Sostanzialmente si è pensato a salvare prima le banche francesi e tedesche, poi al resto. Forse.

Inoltre in un cambio di scenario politico radicale un giudizio compiuto si può esprimere solo dopo un tempo adeguato (un anno, come minimo?) ed è evidente che in questo lasso di tempo bisogna lasciare che il paese sopravviva e possa mettere in atto nuove politiche.

Anche per Renzi, che non ho mai sopportato, ho scritto che il tempo minimo per dare una valutazione dell'operato di governo erano i 12 mesi: oggi vediamo che tanti italiani hanno maturato un giudizio fondato sui fatti certamente non positivo, almeno a guardare il voto amministrativo. Non dimentichiamoci che per l'entità assoluta del nostro debito, la nostra situazione è ancora più grave: non siamo un paese "salvabile" nemmeno da tutta la UE messa insieme in caso di crisi del debito.


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