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Le storie parallele di Atene e Dublino (utili per noi)

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Le storie parallele di Atene e Dublino (utili per noi)

Messaggioda franz il 15/06/2015, 10:49

Attenzione al classico gioco delle parti.
Da tempo la grecia sostiene che l'accordo è vicino e che manca poco. Fa parte del gioco.
Il segnale è "se falliamo non è colpa nostra, eravamo molto vicini: colpa vostra".
LA UE invece sostiene che le posizioni sono distanti.
Probabilmente non è solo una questione di numeri e quantità (fisse o percentuali).

Se la Grecia insiste per non toccare le pensioni e la UE (cattiva) insiste per riformarle c'è un altro gioco in ballo: la Grecia sembra voglia difendere orde di poveri cristi che rischiano di rimanere senza pensione, la realtà è che gli statali greci possono andare ancora oggi in pensione prima dei 55 anni e questo oggi è non tollerabile (agli occhi della UE) in un paese che rischia la bancarotta e dipende dagli aiuti esteri (nostri).

Ichino riassume bene la situazione, in uno dei suoi scritti del Lunedì.
Ichino ha scritto:Per capire meglio la questione greca, ipotizziamo che un’impresa in crisi, fortemente indebitata verso un gruppo di altre imprese, assuma venti persone per lo svolgimento di un servizio di pulizia degli uffici che fino al giorno prima era svolto da tre o quattro. E che essa continui, incurante del fallimento incombente, a pagare di tasca propria ai propri dipendenti il prepensionamento a 55 anni.

Non sarebbe forse ragionevole che le imprese creditrici esigessero – per rinnovare il credito ed evitare il fallimento – l’eliminazione di questi gravi errori di gestione? E questa richiesta non sarebbe ancor più ragionevole nell’ipotesi in cui si stesse progettando una fusione per incorporazione di quell’impresa debitrice nel gruppo delle imprese creditrici?

Ecco: in Grecia tra i primi provvedimenti del Governo Tsipras, insediatosi cinque mesi fa, ce ne sono stati diversi di questo tipo: riassunzione di centinaia di addetti alle pulizie di una sede governativa, che erano stati sostituiti dal Governo precedente con l’appalto a un’impresa capace di svolgere lo stesso servizio con 30 persone.

Non si toccano le rendite di posizione garantite ai liberi professionisti protetti da vecchie norme contro la concorrenza. Non si elimina la norma che tuttora consente ai dipendenti statali – già per diversi aspetti privilegiati rispetto alla generalità dei lavoratori – di andare in pensione addirittura prima del compimento dei 55 anni.

Se vuole realizzare l’aspirazione dell’80 per cento dei cittadini greci a che il loro Paese si integri definitivamente e irreversibilmente nell’Unione Europea, Tsipras deve spiegare loro che, per fare cassa comune e moneta comune, occorre darsi regole comuni. E anche rispettarle.
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Re: Le storie parallele di Atene e Dublino (utili per noi)

Messaggioda flaviomob il 15/06/2015, 11:21

Grecia, Fmi: "Rinegoziare il debito, un accordo richiede scelte dure da tutti"Grecia, Fmi: "Rinegoziare il debito, un accordo richiede scelte dure da tutti"

Il Fondo monetario chiede ai partner europei di accettare pagamenti più lunghi a tassi più bassi. Tsipras: "Aspetteremo pazientemente fino a quando le istituzioni diventeranno più realiste". Giovedì la riunione dell'Eurogruppo

MILANO - Dopo la fumata nera, la mediazione. A provare a mettere d'accordo la Grecia con i creditori internazionali, dopo il fallimento dell'ultimo vertice di Bruxelles, è proprio il Fmi che giovedì scorso aveva lasciato il tavolo delle trattative per mancanza di progressi. Nella notte il Fondo monetario internazionale ha spiegato che "un accordo sulla Grecia richiede scelte dure da tutte le parti" e così mentre Atene si deve impegnare su "misure davvero credibili" per risolvere i problemi di bilancio, i creditori Ue dovrebbero "riprogrammare invece i pagamenti sul debito a tassi d'interesse più bassi".

Il capo economista del Fondo monetario internazionale, Olivier Blanchard, afferma quindi come obiettivi più soft sul fronte del bilancio della Grecia siano coerenti con un debito sostenibile solo se i paesi europei si mettono d'accordo su una ristrutturazione di tale debito, quindi dei loro prestiti ad Atene. Almeno con un allungamento delle scadenze. La dichiarazione di Blanchard - scrive il Wall Street Journal - viene vista in alcune capitali europee come un monito ad alcuni paesi, a partire dalla Germania, perché abbandonino la richiesta di misure d'austerity troppo restrittive o rinuncino a una parte del debito greco.

...

http://www.repubblica.it/economia/2015/ ... ef=HRER1-1


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Re: Le storie parallele di Atene e Dublino (utili per noi)

Messaggioda franz il 15/06/2015, 15:55

Lo stesso articolo prosegue:

E mentre la cancelliera Angela Merkel sceglie la strada del silenzio, il numero due del governo di Berlino, Sigmar Gabriel attacca: "La Germania non si farà ricattare, vogliamo aiutare la grecia a rimanere nella zona euro, ma non è solo il tempo che comincia a mancare, tutta l'Europa sta perdendo la pazienza".
[...]
La presa di posizione del vice cancelliere ministro dell'Economia, e numero uno del partito socialdemocratico, suona come un pericoloso campanello d'allarme per Atene, proprio perché Gabriel ha sempre giocato il ruolo della colomba nei confronti della Grecia.

Intanto le preoccpazioni spaventano i mercati. La borsa Greca ha già perso 11% dall'inizio dell'anno.
https://www.agi.it/economia/notizie/gre ... co-rt10118
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Re: Le storie parallele di Atene e Dublino (utili per noi)

Messaggioda franz il 16/06/2015, 20:27

Grecia: perché ha ragione Schäuble e non la Merkel
Sotirios Fotios Drokalos
giugno 16, 2015

Seguendo il dibattito sulla trattativa infinita tra il governo greco e le istituzioni internazionali, dal punto di vista europeo possiamo individuare due principali tipologie di opinioni. La prima è quella che considera la bancarotta della Grecia e l’uscita del paese dalla zona euro come una possibilità da evitare, temendo la destabilizzazione che potrebbe provocare. La seconda promuove un atteggiamento fermo e severo, sostenendo che gli effetti di un Grexit non sarebbero tanto gravi per l’UE. Portavoce più rinomato di quest’ultima tesi è il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schauble, mentre d’altra parte la cancelliera Merkel ultimamente appare più consensuale, e sembra preferire un compromesso che darà alla Grecia l’opportunità di sfuggire al pericolo imminente.

Chi pensa che il fallimento della Grecia debba essere evitato parte da due ragionamenti. Il primo sostiene che se la Grecia dovesse fallire le conseguenze sarebbero imprevedibili e possibilmente pericolose per l’Europa, siccome la bancarotta potrebbe produrre un clima pericoloso anche per altri paesi, e inoltre verrebbe a crearsi una grande incertezza politica circa la coesione dell’Unione e le sue prospettive, che potrebbe minare i fondamenti dell’unione monetaria e dell’integrazione europea in genere. Il secondo ragionamento guarda alla scacchiera geopolitica, e pensa che un’uscita della Grecia dall’eurozona, o anche dall’UE, sarebbe un danno perché aumenterebbe l’instabilità e ridurrebbe la presa dell’Occidente al Mediterraneo orientale, in un periodo in cui ci troviamo in una riaccesa rivalità con la Russia a causa della crisi ucraina, e il Medio Oriente scivola verso il caos. Non sembra dunque sorprendente il fatto che anche da parte degli Stati Uniti e l’amministrazione Obama sono spesso arrivati segnali vicini a questi ragionamenti.

Nonostante ciò la tesi non regge. Per quanto riguarda le preoccupazioni economiche, anche se è vero che l’eurozona dovrà affrontare pressioni e scosse dopo il default greco, la realtà è che esso non può provocare problemi seri a lungo termine. I fattori psicologici possono influenzare l’economia fino a un certo punto, ma non hanno la capacità di interferire con i fondamenti e presupposti oggettivi e materiali che determinano la situazione economica. Il famoso «effetto contagio» nel caso in esame potrebbe provocare un calo dell’euro e un aumento dei tassi di credito di alcuni paesi europei, peraltro temporaneo, però non può, e non poteva neanche all’inizio della crisi, danneggiare seriamente l’economia europea. Questo perché il peso dell’economia greca è poco rilevante, essendo il Pil greco pari solo all‘incirca il 2% di quello UE, ma ancora di più perché le basi produttive tedesca, francese e italiana, come quelle degli altri paesi, non saranno affatto colpite da una crisi greca. Infatti, la loro capacità di soddisfare i bisogni interni e le loro esportazioni non dipendono dal ridottissimo e limitato, in analogia con le loro esportazioni totali, consumo greco. Un problema ci sarebbe difatti stato con una bancarotta greca nei primi anni della crisi per le banche e gli altri enti privati esposti al debito greco, ma questo pericolo non esiste più, dal momento che i titoli sono passati in mano agli stati. Inoltre, enti privati hanno già perduto soldi a causa del grande taglio di debito già effettuato. Per gli stati eventuali perdite non avranno ulteriori effetti, visto che si tratta di importi comunque non a disposizione in questo momento – e neanche negli anni a venire, anche nel caso in cui il programma venga rispettato dai greci.

Per quanto riguarda le preoccupazioni politiche e geopolitiche bisogna tenere conto di due fatti: l’unico argomento attuale della leadership greca è la minaccia verso gli altri 18 paesi dell’eurozona per le presunte conseguenze del fallimento greco; e, soprattutto, la leadership greca agisce come promotore degli interessi russi all’interno dell’Occidente, come ho scritto in altre occasioni con riferimento alle opinioni di esperti autorevoli (qui e qui), cosa che in realtà avviene da almeno due decenni, ma che è finalmente diventata più chiara, in seguito alle aperture verso il Cremlino del governo Syriza-Anel. Di conseguenza temere l’instabilità politica e un indebolimento strategico e geopolitico dell’Europa a causa di un’uscita della Grecia dall’euro o dall’UE, date queste condizioni, è fuori luogo. Il regime greco-ortodosso ha sempre cercato di sfruttare le possibilità offertegli dall’appartenenza all’UE, senza avere la pur minima visione veramente europeista e al contrario accusando proprio l’UE per suoi fallimenti e colpe. La situazione è molto più pericolosa con la Grecia dentro che fuori, siccome sotto la guida russa il regime potrebbe continuare a far fallire i programmi di risanamento dell’economia del paese, in questo modo creando emorragia economica all’UE, e ancora peggio disgregazione, disaccordo e confusione al suo interno, oltre a fomentare fra il popolo greco e gli strati sociali più poveri in Europa l’antipatia e l’odio per le istituzioni occidentali, ritenute erroneamente responsabili delle sventure del paese. Condizioni ideali per l’imperialismo nazionalsocialista russo, per il quale è essenziale che venga ridotta il più possibile la coesione e compattezza dell’Europa, e la fiducia dei popoli nella democrazia e nel liberalismo.

Come ho cercato di spiegare in articoli precedenti (qui e qui), quella greca non è un risultato della crisi finanziaria internazionale, bensì una crisi molto più profonda, assolutamente interna, dovuta a una decomposizione radicale della base produttiva del paese che è andata avanti per tre decenni, a causa delle politiche combinate dei governi e delle opposizioni. Dopo la bancarotta del maggio 2010, evitata grazie all’intervento dell’UE e del FMI, il mondo politico greco invece di ammettere le sue colpe, spiegare al popolo come e perché si era finiti a quel punto, e presentare delle riforme sostanziali, ha di regola cercato di continuare sulla stessa linea di prima. I memorandum non sono mai stati veramente eseguiti e al contrario, con un’inversione orwelliana della realtà, il regime ha promosso l’idea che colpevole dell’abbassamento dei livelli di vita fossero proprio UE e FMI, fortificando il suo potere.

Negli ultimi cinque anni l’Europa ha speso molte energie per la crisi greca, quando di fronte abbiamo sfide di rilievo molto più decisivo per il futuro. L’UE è un tentativo grandioso e storico, un’unione volontaria di stati indipendenti. L’unico modo di mantenere e approfondire la sua unità è il rispetto verso le regole e decisioni comuni. La Grecia è ripetutamente inadempiente, e cerca di continuare a esserlo minacciando e cercando di estorcere. Un arretramento da parte dell’UE, e la tolleranza verso questi comportamenti, farà apparire il quadro istituzionale ed etico europeo esile e inattendibile, cioè minerà i fondamenti dell’Unione. Un paese non può essere salvato per forza. Se il governo greco non dimostra di essere responsabile e perfettamente convinto a effettuare le riforme necessarie, sarà dannoso non solo per l’Europa ma anche per le prospettive future della Grecia stessa, insistere con i programmi di aiuto. Personalmente ero sicuro, almeno dall’estate del 2011, che l’establishment greco non avesse l’intenzione di riformare il paese. E meno che mai la avrà ora, quando al potere si trova una sua componente totalmente contraria alla logica delle riforme necessarie.

http://www.immoderati.it/2015/06/16/gre ... omment-367
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Re: Le storie parallele di Atene e Dublino (utili per noi)

Messaggioda flaviomob il 16/06/2015, 21:51

Quanto riportato da un articolo del Corriere qui postato, sarebbe falso.

È da marzo che ad Atene tutti ridono su quei dati balordi che danno le pen­sioni costare il 40% del Pil greco, tutti i greci in pen­sione da 57 anni e altre ame­nità. Sono dati che lo stesso Fmi ha rico­no­sciuto come «non accu­rati» per­ché basati su quelli del pre­ce­dente governo. Piut­to­sto che tas­sare i ric­chi Sama­ras era dispo­sto a tutto.

http://ilmanifesto.info/tsipras-ai-cred ... il-popolo/

Il vero oggetto del contendere è una cifra irrisoria per l'UE: due miliardi l'anno! E per questa cifra ridicola fanno traballare le borse di tutto il continente e di mezzo mondo, fanno salire lo spread, mettono in pericolo anche i conti pubblici italiani (di conseguenza). Non sono i greci il problema, sono gli sporchi speculatori a cui queste fibrillazioni convengono per giocare a fare i soldi con le vite degli altri. Non prendiamoci in giro: questi sanno benissimo a quali saliscendi delle borse si va in contro con questa sottospecie di braccio di ferro e sicuramente qualche "insider trader" lordo fa gli interessi di questi speculatori. L'Europa si sta suicidando. In tempi di deflazione ci converrebbe certamente rimodulare gli interessi sul debito greco a un tasso nullo, permettendo loro di fare le riforme, ristrutturare lo stato sociale e respirare. Converrebbe molto anche a noi italiani: il governo deve prendere una posizione fermissima su questo!

Quali sono le distanze reali tra la Grecia e i creditori?
Finanziariamente non tante. All’appello mancano un paio di miliardi l’anno. Ideologicamente molte. Bruxelles, Bce e Fmi chiede tagli a pensioni ("sono il 16% del Pil, troppo") e riforma dell’Iva. Atene vuole raggiungere l’obiettivo aumentando le tasse sugli utili alle imprese, con un contributo di solidarietà per i più ricchi, nuove imposte su pubblicità Tv e videolotterie e lotta al contrabbando di tabacco e sigarette. Misure dal gettito vago e non strutturali per i creditori. Atene chiede pure una ristrutturazione immediata del debito.


http://www.repubblica.it/economia/2015/ ... ef=HREC1-3


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Re: Le storie parallele di Atene e Dublino (utili per noi)

Messaggioda franz il 17/06/2015, 8:58

Atene chiede pure una ristrutturazione immediata del debito

E dici poco? Come a dire che ti presto 330 miliardi e chiedo di poterne rendere meno, piu' in là neltempo, ad interessi piu' bassi. Se la ristrutturazione, come quella già fatta con i debitori privati mi pare nel 2010 o 2012, riguardasse il 50%, come si puo' dire che "le distanze riguardano solo un paio di miliardi"? Ce ne sarebebro in ballo piu' di 150, direi :!:
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Re: Le storie parallele di Atene e Dublino (utili per noi)

Messaggioda pianogrande il 17/06/2015, 9:06

Atene vuole i soldi dell'Europa e vuole spacciarlo come un diritto inalienabile.
Restituirli sarebbe subire le barbare pressioni della triade e dei banchieri.
Atene ha l'Euro in ostaggio e ne approfitta, lei sì, barbaramente.
Secondo me, da qualche parte dell'Europa stanno già pensando a come fargliela pagare cara una volta (in un modo o nell'altro) calmate le acque.
Allora la nostra Atene si accorgerà che non si può rapinare il prossimo impunemente.
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Re: Le storie parallele di Atene e Dublino (utili per noi)

Messaggioda flaviomob il 18/06/2015, 0:08

Il debito greco va ristrutturato, se vogliamo mantenere in piedi l'Europa. Basta abbassare di poco i tassi di interesse e permettere alla Grecia di entrare in una fase di ripresa. Altrimenti col Grexit ci rimettiamo tutti: i creditori che si ritroverebbero con tanta carta straccia, la politica europea che ne uscirebbe con le ossa rotte, la geopolitica che vedrebbe l'uscita della Grecia dall'orbita occidentale, rinforzando la Russia, e non ultima l'Italia che si troverebbe molto più esposta ai pericolosi ondeggiamenti del mercato: infatti dopo Atene siamo noi ad avere il debito meno sostenibile dell'Unione. Attacchi speculativi e rischi enormi per il nostro paese, che se fosse costretto ad uscire dall'Euro ne determinerebbe la deflagrazione.


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Re: Le storie parallele di Atene e Dublino (utili per noi)

Messaggioda pianogrande il 18/06/2015, 1:59

flaviomob ha scritto:Il debito greco va ristrutturato, se vogliamo mantenere in piedi l'Europa. Basta abbassare di poco i tassi di interesse e permettere alla Grecia di entrare in una fase di ripresa. Altrimenti col Grexit ci rimettiamo tutti: i creditori che si ritroverebbero con tanta carta straccia, la politica europea che ne uscirebbe con le ossa rotte, la geopolitica che vedrebbe l'uscita della Grecia dall'orbita occidentale, rinforzando la Russia, e non ultima l'Italia che si troverebbe molto più esposta ai pericolosi ondeggiamenti del mercato: infatti dopo Atene siamo noi ad avere il debito meno sostenibile dell'Unione. Attacchi speculativi e rischi enormi per il nostro paese, che se fosse costretto ad uscire dall'Euro ne determinerebbe la deflagrazione.

Questo è il significato di avere l'Euro in ostaggio.
Intanto la Grecia continua ad espandere la spesa pubblica.
Non so quanto serva alla ripresa assumere personale in abbondanza dove prima lavoravano in pochi, rendere pubblico e inefficiente quello che era privato ed efficiente e via di questo passo.
La ristrutturazione del debito significa non pagarlo?
Significa continuare come prima?
Ormai mi sembra chiaro che qualcuno vuole conquistare il consenso in Grecia a spese dell'Europa.
Non funzionerà.
Saranno guai per tutti ma non si può continuare a subire.
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Re: Le storie parallele di Atene e Dublino (utili per noi)

Messaggioda Robyn il 18/06/2015, 5:53

La ristrutturazione del debito si fà costruendo il debito federale dove i singoli paesi europei trattengono il 60% del loro debito e il rimanente 40% và a costruire il debito federale che emetterebbe bond molto affidabili e a quasi nulli tassi di interesse ci sarebbe vera spinta e vera uscita dalla crisi e tassi di crescita alti e non può essere lo 0,1 ragionieristico
egoistico a fermare questo.L'europa deve essere federale e ragionare in intesa ed è molto interessante l'intervento e la collaborazione inglese che ci aiuterà attraverso il suo intelligence stabilizzando e compiendo una moltitudine di azioni nei paesi di crisi e da dove parte l'immigrazione
Locke la democrazia è fatta di molte persone
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