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A criticare, diceva la mia nonna... (disfattismo e dintorni)

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

A criticare, diceva la mia nonna... (disfattismo e dintorni)

Messaggioda trilogy il 31/03/2015, 9:22

Disfattismo all’italiana

Annamaria Testa, pubblicitaria

Quando ho cominciato a prendere qualche appunto per questo articolo, invece di registrare il documento come disfattismo_bozza ho scritto disfattismo_bizza. Un bel lapsus: infatti sto rischiando, e ne sono consapevole, di mettere insieme un testo bizzoso.

Proverò a non farlo.

Dunque. Il punto di partenza è un bell’articolo di Claudio Magris intitolato Che noia il disfattismo all’italiana, uscito sul Corriere della Sera e ripreso anche dalla fondazione Franceschi.
[http://www.fondfranceschi.it/cogito-ergo-sum/i-pregi-che-non-vediamo-che-noia-il-disfattismo-allitaliana]

La tesi di Magris è chiara: qualsiasi paese è afflitto da magagne, sciagure e storture. Occuparsene e denunciarle in modo circostanziato è, oltre che doveroso e patriottico, utile.

Ma tutto ciò è profondamente diverso dal “ritornello autodenigratorio, cinico e intriso di falso moralismo”, che oggi si configura come vero vizio nazionale, e che incrementa i mali d’Italia. Seguono alcuni esempi tratti dal mondo che Magris conosce bene, quello dell’università, e un ragionamento sull’“antipolitica”.

Provo ad aggiungere a quanto dice Magris un paio di chiavi di lettura che riguardano l’efficacia del “ritornello autodenigratorio” in termini di comunicazione, e i vantaggi che offre a chi lo pratica. Questo può offrire qualche strumento in più per distinguere subito tra patriottica denuncia e cinico ritornello, e anche per disinnescare le tentazioni autodenigratorie di chi, magari, si sente un po’ sconsolato, ma è in sostanziale buona fede.

Prima di presentarvi il mio elenchino di funzioni e vantaggi, però, devo chiarire una cosa: salvo un’eccezione, che vedremo, di norma quella che Magris chiama “autodenigrazione” non è rivolta a se stessi in quanto individui. In realtà, sono sempre gli altri a essere denigrati. E questo succede perfino quando il denigratore, travestendosi da anima bella, vittima suo malgrado di un inestirpabile male collettivo, usa l’artificio retorico di mettere anche se stesso nel mazzo dei denigrati ed esordisce con un ecumenico “noi italiani”.

Quel “noi italiani”, implicitamente, sta però a significare “tutti gli altri italiani tranne me, la mia mamma, i miei amici, le altre anime belle che mi seguono e sono indignate quanto me”. E che parleranno di quello che dico, gustandosene le parti più saporite come se fossero caramelle, possibilmente senza azzardarsi a distinguere, ad approfondire, a verificare le fonti, insomma: a evitare la fallacia della generalizzazione.

Potente. L’autodenigrazione fa leva su intense emozioni primarie (rabbia, paura, disgusto) e per questo da una parte non ha bisogno di essere sostenuta da argomentazioni incontrovertibili, dall’altra è difficile da contrastare con un ragionamento articolato che abbia uguale intensità emotiva. Vantaggio: poca spesa (in termini di impegno analitico e dialettico) e grande resa in termini di coinvolgimento e memorabilità.

Semplice e definitiva. A criticare, diceva la mia nonna, sono bravi tutti, e demolire denigrando è molto più facile che ricostruire o costruire distinguendo e discutendo. Dopotutto, basta un po’ di dinamite verbale inserita nei luoghi comuni giusti, ed è fatta. Ma non solo: una furiosa demolizione è, nella sua immediata assolutezza, molto più semplice da capire che una laboriosa costruzione argomentata. Vantaggi: l’operazione si svolge in modo fulmineo, risulta comprensibile a tutti, è radicale e definitiva.

Conveniente e confortevole: chi denigra non ha bisogno di entrare nel merito di complesse distinzioni, o di assumersi onerosi impegni, o di formulare proposte o idee alternative che, a loro volta, potrebbero essere suscettibili di critiche. Vantaggio: si giudica senza dover affrontare il rischio di farsi giudicare, e ci si può, poi, adagiare in un confortevolissimo far niente.

Spettacolare. Lo sa chiunque lavori con i mezzi di comunicazione di massa: le buone notizie esercitano un impatto enormemente inferiore alle cattive. Una rissa si fa guardare più di un dialogo pacato. L’invettiva diverte, e se sei noto per dirne di tutti i colori sarai chiamato a partecipare ai talk show. Vantaggio: ci si conquista popolarità e si rimediano un sacco di inviti.

Autoassolutoria: questo è probabilmente l’unico caso in cui l’autodenigrazione comprende autenticamente anche chi la esercita, e autodenigrandosi dissolve qualsiasi possibile responsabilità individuale nel pentolone dello stigma collettivo. Se l’Italia intera è incapace, disonesta e inefficiente, nepotista e opportunista, be’, perché mai io, che sono italiano come voi, dovrei comportarmi in modo diverso? Vantaggio: “Non è colpa mia, è colpa di un sistema perverso e immutabile”.

Il disfattismo incrementa i mali d’Italia, scrive Magris. Riconoscerlo è facile: un discorso disfattista non comprende distinzioni e non prevede vie di scampo realistiche e praticabili o controesempi virtuosi. Smontare il disfattismo è più difficile, ma saperlo individuare è già un buon primo passo.

Per sfuggire al disfattismo all’italiana basterebbe rinunciare a tutti gli innegabili vantaggi che questo offre: magari, si può dare un’occhiata a Il bello dell’Italia, un libro appena uscito in cui 25 corrispondenti della stampa estera raccontano quel che apprezzano del nostro paese.

http://www.internazionale.it/opinione/a ... isfattismo
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Re: A criticare, diceva la mia nonna...

Messaggioda franz il 31/03/2015, 9:34

Probablmente molti italiani percepiscono un senso di impotenza di fronte alle mille cose che non vanno.
Nel senso che non sanno come fare per risolvere la situazione, non sanno a che santo votarsi.
Politicamente parlando, intendo.
Prodi piu' che disfattismo parlava di scetticismo, pessimismo.

PS: qui l'articoli di Magris, con il link funzionante: http://www.fondfranceschi.it/cogito-erg ... llitaliana
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Re: A criticare, diceva la mia nonna...

Messaggioda gabriele il 31/03/2015, 10:16

Ogni volta che leggo articoli come questi mi vien in mente Jannacci: "ho visto un Re"
Chi sa, fa. Chi non sa, insegna. Chi non sa nemmeno insegnare, dirige. Chi non sa nemmeno dirigere, fa il politico. Chi non sa nemmeno fare il politico, lo elegge.
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Re: A criticare, diceva la mia nonna...

Messaggioda pianogrande il 31/03/2015, 10:36

Il disfatttismo fa comodo ad entrambe le parti.
Sia a chi critica che a chi è criticato.
Serve a fare poca fatica con alta resa (sia per attaccare che per difendersi).

Come superarlo?
Entrando nel merito della questione.

Se dico che gli italiani sono tutti ladri sono un di sfattista.
Se dico che il Italia c'è in xxx % di evasione fiscale, non sono un disfattista ma il bersaglio della critica trova comodo darmi del disfattista per non rispondere nel merito.

E' già un passo avanti essere consapevoli che la potenza di questo concetto è utilizzata in entrambe le direzioni.

Quando il governo Berlusconi era al suo apice (anche all'apice della suo spudorato saccheggio di risorse pubbliche) i manichini telecomandati che apparivano nei dibattiti televisivi avevano affinato il concetto usando spesso anche il termine menagramo o suoi fantasiosi sinonimi.
Guarda caso, un sinonimo indiscutibile è gufo, padre del neologismo gufare.

Niente di nuovo sotto il sole (o sotto i riflettori).
A entrare nel merito si fa più fatica e si rischia di più.

Quindi è importante saper discriminare tra le varie situazioni.

L'unica cosa che non è permessa è usare questi argomenti per scoraggiare le critiche in partenza; magari senza neanche averle ascoltate.

E', quella, è la più alta e raffinata forma di disfattismo.
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Re: A criticare, diceva la mia nonna...

Messaggioda flaviomob il 01/04/2015, 0:29

Il disfattismo era un crimine per il quale, nella Germania di Hitler e nell'URSS di Stalin, si poteva finire in carcere.


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
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Re: A criticare, diceva la mia nonna...

Messaggioda flaviomob il 01/04/2015, 0:29

Il disfattismo era un crimine per il quale, nella Germania di Hitler e nell'URSS di Stalin, si poteva finire in carcere.


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Re: A criticare, diceva la mia nonna...

Messaggioda pianogrande il 01/04/2015, 2:27

flaviomob ha scritto:Il disfattismo era un crimine per il quale, nella Germania di Hitler e nell'URSS di Stalin, si poteva finire in carcere.


I tipici crimini delle dittature.
Individuabili a piacere in qualsiasi azione.
Un tribunale ti bollava come nemico del popolo e potevi avere tutte le ragioni del mondo.

Un timbro per criminalizzare il dissenso (espressione usata sopratutto negli anni settanta) si trova sempre.

Come si trova sempre il modo di fare la vittima del potere quando si sparano stupidaggini (o se ne fanno).

Insomma, cerchiamo di analizzarle le cose e se una cretinata la dice uno dell'opposizione deve essere una cretinata e se il potere bolla di disfattismo o altri sinonimi una critica giusta quella deve essere la conclusione.

Sforziamoci, almeno.
Qui mi sembra di trovare delle menti piuttosto aperte (tanto per non apparire disfattista).
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Re: A criticare, diceva la mia nonna...

Messaggioda flaviomob il 01/04/2015, 17:51

Esatto. Era un esempio estremo per ricordare quante volte chi si è posto in una posizione fortemente critica sia stato tacciato delle peggiori nefandezze, per poi scoprire che sotto sotto aveva (più di) qualche ragione.

Pessimismo della ragione, ottimismo della volontà ;)


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Re: A criticare, diceva la mia nonna...

Messaggioda trilogy il 01/04/2015, 18:47

flaviomob ha scritto:Il disfattismo era un crimine per il quale, nella Germania di Hitler e nell'URSS di Stalin, si poteva finire in carcere.


Anche nell'Italia repubblicana
Art. 265 del codice penale "disfattismo politico" e art. 267 "disfattismo economico"
Se cancellano le parole "in tempo di guerra", mezzo paese finisce in galera :mrgreen:

art. 265
Chiunque, in tempo di guerra, diffonde o comunica voci o notizie false, esagerate o tendenziose, che possano destare pubblico allarme o deprimere lo spirito pubblico o altrimenti menomare la resistenza della nazione di fronte al nemico (1), o svolge comunque un'attività tale da recare nocumento agli interessi nazionali (2), è punito con la reclusione non inferiore a cinque anni.
La pena è non inferiore a quindici anni:
1) se il fatto è commesso con propaganda o comunicazioni dirette a militari;
2) se il colpevole ha agito in seguito a intelligenze con lo straniero (3).
La pena è dell'ergastolo se il colpevole ha agito in seguito a intelligenze col nemico.

art 267
Chiunque, in tempo di guerra, adopera mezzi diretti a deprimere il corso dei cambi, o ad influire sul mercato dei titoli o dei valori, pubblici o privati (1), in modo da esporre a pericolo la resistenza della nazione di fronte al nemico (2), è punito con la reclusione non inferiore a cinque anni e con la multa non inferiore a tremilanovantotto euro.
Se il colpevole ha agito in seguito a intelligenze con lo straniero, la reclusione non può essere inferiore a dieci anni.
La reclusione è non inferiore a quindici anni se il colpevole ha agito in seguito a intelligenze col nemico.
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Re: A criticare, diceva la mia nonna...

Messaggioda pianogrande il 01/04/2015, 21:29

Be', ma in tempo di guerra tutto diventa molto meno democratico e l'arbitrio diventa regola.
Da militare, ho sentito qualche ufficiale sbavare per il potere che avrebbe avuto in caso di guerra.

E' lo stesso meccanismo che fa funzionare le dittature.

Un po' di potere, un po' di libero abuso di questo potere ed hai un repressore feroce e in quelle situazioni di repressori ce n'è un bisogno estremo.

Ma attualmente siamo su un altro livello.
Il disfattismo ha solo una portata di tipo mediatico così come le denunce di regimi dittatoriali di duci vari etc.
Fotti il sistema. Studia.
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