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Diritti umani, informazione e comunicazione

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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 16/07/2014, 8:20

Certamente né Hamas né buona parte del governo israeliano hanno come scopo la protezione della "propria" popolazione, ma il desiderio di fomentare vendetta e tensione.

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Un'analisi di Limes:

http://temi.repubblica.it/limes/il-conf ... uale/40458


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda franz il 16/07/2014, 10:47

flaviomob ha scritto:Un'analisi di Limes:

http://temi.repubblica.it/limes/il-conf ... uale/40458

Sicuramente interessante ed avvincente l'analisi di Limes (l'articolista è la figlia di Cossiga e la classe non è acqua).
L'aspetto rituale, ripetitivo, teatrale è evidente. E' un vero e proprio copiom,e o gioco delle parti, come ho già piu'volte detto.
L'articolo tra l'altro mette in evidenza come l'aspetto dei territori "occupati" (che non esistono) è solo un pretesto.
Manca pero' nell'analisi l'aspetto che riguarda gli spettatori, i quali ben poco fanno per fare in modo che lo spettacolo finisca.
Forse perché come in certe rappresentazioni teatrali si vuole che lo spettacolo si ripeta, in nuove edizioni.
Parlo degl spettatori occidentali, perché invece nella regione qualche cosa si è mosso.
Egitto e Giordania hanno cambiato le carte in tavola, accettando la pace con Israele.
Anche recentemente, dopo che l'articolo è stato scritto (fine 2012), il cambio di governo in Egitto ha isolato Hamas ed è forse per uscire da questo isolamento che Hamas ha siglato accordi con l'eterno nemico interno (autorità palestinese) venendo pero' scavalcata da altri movimenti estremisti i quali hanno iniziato loro a prendere in mano le redini del rito (attacco ad israele) con il rapimento e con il lancio di razzi. Non a caso, forse, hamas ha rifiutato la tregua. Mi pare di capire che se avesse accettato sarebbe stato palese che altri sul territorio erano disponibili a continuare (isis) e questo avrebbe reso palese la fine dell'egemonia di hamas. Il che rende evidente che anche dentro i due fronti ci sono ulteriori rapresentazioni interne, anche qui rituali.
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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 17/07/2014, 12:57


Messaggio da Tel Aviv: “Guardo i missili cadere sulla città che amo ma dico no a questa guerra”

giovedì, 17 luglio 2014


Dal giornale online israeliano +972 vi propongo questa riflessione di Noam Sheifaz (nella traduzione di Davide Lerner)

Persino oggi, mentre guardo i missili esplodere nel cielo della città che amo di più al mondo, mentre ci affanniamo correndo giù per le scale delle nostre case per raggiungere la stanza delle biciclette che utilizziamo come rifugio per le bombe, mi sento contrario a questa operazione militare con tutto il cuore. La vista dei nostri elicotteri d’attacco che solcano il cielo, scendendo verso sud in direzione della striscia, non mi riempie di orgoglio e gratitudine. Al contrario, mi deprime profondamente.

Anche dopo operazioni come “Scudo di difesa”, “Pioggia d’estate”, “Piombo fuso”, “Colonna di difesa” e la seconda guerra del Libano, ancora non riesco a capacitarmi del consenso trasversale che si impossessa del pubblico israeliano in occasioni di questo genere. Mi piace pensare che sia tutto un malinteso, e che se la mia gente prestasse un po’ più di attenzione a quello che avviene nei territori, allora cambierebbero tutti idea immediatamente. Mi piace pensare che non comprendano a fondo la natura dell’occupazione, e che proprio per questo si arrabbiano così tanto per qualsiasi cosa facciano i palestinesi. La loro attitudine mentale porta all’ennesima risposta violenta, all’ennesima escalation. Non so se questo punto di vista sia naif, oppure solo frutto della mia arroganza, ma quali altre spiegazioni vi vengono in mente?

Continuo ad incontrare Israeliani che non sanno, per esempio, che controlliamo ancora il ponte di Allenby (che collega la West Bank alla Giordania), così di fatto gestendo il traffico in entrata e uscita dei palestinesi dalla Cisgiordania. Oppure non sanno che in realtà l’esercito continua ad operare nell’area A, in teoria soggetta alla sovranità dell’ANP. Oppure che in West Bank non c’è una rete 3G perché Israele non permette ai fornitori palestinesi di utilizzare le frequenze. O che imprigioniamo palestinesi a centinaia senza processo per mesi e anni. Oppure altri aspetti incontestabili dell’occupazione. Ebbene se non sono a conoscenza di tutto questo, allora forse è tutto un grande malinteso.

Il più delle volte cerco di informarli e litigo sui dettagli, ma se dovessi spiegare la questione brevemente utilizzerei la seguente metafora: abbiamo costruito due enormi prigioni. Chiamiamole “prigione West Bank” e “prigione Gaza”. La prima è una struttura a bassa sicurezza, dove i prigionieri sono autogestiti, almeno fin quando si comportano bene. Ogni tanto hanno permessi d’uscita per delle vacanze, e una volta all’anno vengono persino portati in spiaggia. Alcuni fortunati hanno lavori nelle industrie vicine, e ricevono stipendi al di sotto del salario minimo. Considerando anche i prezzi bassi nelle mense del carcere, in fin dei conti i detenuti fanno un buon affare.

Gaza invece è una struttura a massima sicurezza. E’ difficile da visitare e per chi ci vive è impossibile uscirne. Lasciamo entrare solo cibo (l’essenziale), acqua ed elettricità in modo che i prigionieri non muoiano. A parte questo, di loro ci frega poco o nulla, a meno che si avvicinino allo sbarramento della prigione e allora gli spariamo come pesci in barile finchè non si calmano. E quando finalmente si calmano, smettiamo di sparare perché non siamo dei bastardi che sparano alla gente per divertimento.

Negli ultimi 5 anni, la struttura a sicurezza minima è stata abbastanza tranquilla, ma ci sono stati un po’ di disordini in quella a massima sicurezza. Li abbiamo controllati con la solita routine. In ogni modo, anche quando entrambe le prigioni erano calme, ci siamo ben guardati dall’aprire le porte. Anzi, abbiamo rafforzato e innalzato le mura diminuendo l’estensione del cortile della prigione; in fondo, ce ne serviva un po’ per noi.

Quando ci chiedono perché non liberiamo i prigionieri, spieghiamo che si rifiutano di firmare i documenti per la condizionale perché non gli vanno bene i termini. Per esempio, non gli va bene che la liberazione sia graduale,che duri 10 anni o più, e che ci dovranno lasciar tenere un sacco di cose di cui ci siamo impossessati quando li abbiamo rinchiusi in gattabuia.

In più, il capo dell’intelligence della prigione ha stilato un rapporto secondo il quale ogni singolo prigioniero odia a morte le sue guardie, in modo inequivocabile. E finchè non avviene una trasformazione significativa su questo piano, c’è davvero poco di cui discutere da parte nostra.

Oggi nelle nostre strutture ci sono 3.5 milioni di persone. Un’intera nazione, tutti condannati all’ergastolo. In queste condizioni, i prigionieri ricorrono a misure disperate, come missioni suicide, costruzione di tunnel lunghissimi, lunghe nuotate o attacchi ai nostri carri armati con fucili arrugginiti. Spesso tutto finisce con un ammazzamento che sembra preso da un vecchio videogioco. Le rare volte che riescono ad ammazzare una delle guardie, allora fanno feste nella prigione e a noi fanno ancora più schifo. Queste scene, ovviamente, ci fanno morire di paura quando pensiamo al giorno in cui riusciranno a distruggere le mura e usciranno.

Penso che i prigionieri non ameranno mai quelli che li hanno rinchiusi, ma c’è la possibilità che i loro figli possano perdonare per quieto vivere. Ovviamente, c’è soltanto un modo per cominciare questo virtuoso processo e non ha nulla a che vedere con il metodo pesce in barile descritto sopra.

Cessa il fuoco. Abbatti le mura delle prigioni. Liberali.
Noam Sheizaf
(traduzione di Davide Lerner)

http://www.gadlerner.it/2014/07/17/mess ... sta-guerra


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda franz il 19/07/2014, 14:00

A proposito di comunicazione, un paio di giorni fa mi sono imbattuto in questa notizia di agenzia (ANSA)
GAZA - Il bilancio aggiornato dei palestinesi rimasti uccisi a Gaza nei combattimenti con Israele e' di 227 morti e di 1685 feriti. Lo rende noto la agenzia di stampa al-Ray,vicina a Hamas.

In effetti a ben vedere Gaza è strettamente controllata da Hamas e le uniche fonti informative passano per il vaglio delle agenzia a lei "vicine". Il che non vuol dire che sia tutto falso ma nemmeno che sia tutto vero. Chi verifica certi conteggi? Questo è un grosso problama di informazione, direi.
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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 21/07/2014, 0:21


Gaza, esercito israeliano distrugge 'La Terra dei Bambini'


Il centro polifunzionale, che oltre all'asilo per 130 bimbi, comprendeva un ambulatorio pediatrico e una mensa comunitaria per le famiglie più povere, è stato raso al suolo
di PIERA MATTEUCCI

Gaza, esercito israeliano distrugge 'La Terra dei Bambini'
Il centro 'Terra dei Bambini' a Um al Nasser
UM AL NASSER (Striscia di Gaza) - Fino a qualche giorno fa era un'oasi di pace dove i bambini tra i 3 e i 6 anni del villaggio di Um Al Nasser (a pochi chilometri dal valico di Erez) imparavano giocando. Le mura della 'Terra dei Bambini' erano sorte, nel 2011, per tenere lontano dai più piccoli l'orrore della guerra tra Palestina e Israele. Invece, l'ultima offensiva israeliana non ha risparmiato il frutto del progetto realizzato dalla Ong milanese Vento di Terra e finanziato dalla Cooperazione italiana. La struttura, che ospitava un asilo con 130 bambini e un ambulatorio pediatrico, è stata letteralmente rasa al suolo.

"Il villaggio è stato sgomberato e tutti gli abitanti, bambini compresi, si sono messi in salvo - racconta Sabina Facchi, responsabile della Comunicazione della Ong -, ma il sindaco del villaggio, che solo oggi è riuscito ad avvicinarsi alla zona, ci ha riferito che la struttura è distrutta. Non abbiamo, per ora, informazioni più dettagliate". Nato come centro per l'infanzia, la 'Terra dei Bambini' si era arricchito anche di un ambulatorio pediatrico, inaugurato solo lo scorso inverno, e di una mensa comunitaria per le famiglie più povere della zona. "Non era solo un asilo - spiega Facchi -, ma un punto di riferimento per tutta la popolazione. Il team di lavoro era composto da circa 20 persone, tutte locali, formate da Vento di Terra, e dalla scorsa primavera nel centro c'era una cooperante italiana che si stava occupando di un nuovo progetto, che avrebbe dovuto prendere il via entro luglio. Si tratta - aggiunge Facchi - di un progetto triennale, già approvato dalla Ue, per la realizzazione di un Women's Center, composto da due cooperative (una di cucito e l'altra di falegnameria per la realizzazione di piccoli oggetti), dove le donne del villaggio possono imparare e lavorare. In questi giorni un architetto sarebbe dovuto pertire per Um Al Nasser, per avviare la realizzazione della nuova struttura".

Invece, ora, è tutto rinviato. "Siamo rimasti sorpresi dall'azione israeliana - dicve ancora Facchi -, perché la nostra è una scuola comunitaria internazionale e, come tale, pensavamo potesse essere aperta come centro per i rifuggiati. Così non è stato e, per adesso, da parte israeliana non è arrivata alcuna comunicazione ufficiale che giustifichi l'accaduto". Adesso la strada per aiutare la popolazione di Um Al Nasser, già difficile, si fa ancora più in salita. "Per prima cosa presenteremo un'interpellanza parlamentare affinché venga richiesta una motivazione dell'attacco al governo israeliano. Poi bisognerà ripartire: lo faremo intensificando l'attività di supporto psicologico per i bambini che, già colpiti da sindrome post traumatica, hanno dovuto affrontare questa ennesima sofferenza. Ma forniremo supporto anche agli adulti e, attraverso attività educative, tenteremo di riportarli il più possibile vicino alla normalità".

(Repubblica)


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 21/07/2014, 23:44

Uriel Ferera, 19 anni, ebreo israeliano di Beersheba, obiettore di coscienza, rischia di andare in carcere per la 5° volta per il suo rifiuto di prestare servizio nell'esercito israeliano.

___

Da Amnesty:

http://www.amnesty.it/Israele-Gaza-gli- ... -di-guerra

Israele-Gaza: gli attacchi contro le strutture mediche e i civili si aggiungono alle denunce di crimini di guerra
CS107-21/07/2014


Il continuo bombardamento di abitazioni civili in diverse zone della Striscia di Gaza, così come quello di un ospedale, si aggiungono all'elenco dei possibili crimini di guerra che richiedono, secondo Amnesty International, un'urgente indagine internazionale indipendente.

Secondo il portavoce del ministero della Salute di Gaza, il 21 luglio il terzo piano dell'ospedale Al-Aqsa a Deir al-Balah è stato distrutto da un bombardamento israeliano, che ha causato la morte di quattro persone e il ferimento di altre decine.

"Quello contro l'ospedale Al-Aqsa è l'ultimo di una serie di attacchi nei confronti o nei pressi delle strutture mediche di Gaza, che stanno lottando per fronteggiare l'emergenza di migliaia di feriti, da quando l'8 luglio Israele ha lanciato la sua offensiva militare" - ha dichiarato Philip Luther, direttore del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International. "Prendere di mira strutture mediche è sempre ingiustificabile. Questi attacchi sottolineano la necessità che l'Onu disponga una rapida e imparziale indagine internazionale".

Dopo il quarto giorno di offensiva terrestre il numero dei morti a Gaza ha superato i 550, in maggior parte civili. È urgentemente necessario che le parti accettino di sospendere periodicamente i combattimenti per facilitare l'evacuazione dei morti e dei feriti. Inoltre, con circa un milione e 200.000 persone prive di acqua potabile e servizi fognari, è necessario che il personale locale e le organizzazioni di soccorso effettuino le riparazioni d'emergenza indispensabili per prevenire una catastrofe sanitaria.
L'intenso bombardamento israeliano a Shujaiya, tra sabato notte e domenica mattina, ha causato oltre 60 morti, tra cui almeno 17 bambini e 14 donne, e più di 200 feriti. La popolazione civile è stata costretta a lasciare la zona sotto il fuoco. Almeno 13 soldati israeliani sono stati uccisi, la maggior parte dei quali a Shujaiya.

Hamas ha proseguito, dal canto suo, a lanciare centinaia di razzi indiscriminati contro Israele, in violazione del diritto internazionale, uccidendo due civili israeliani e ferendone altri.

L'esercito israeliano ha affermato che Shujaiya, un quartiere orientale di Gaza City abitato da circa 92.000 persone, è stato colpito in quanto era una "fortezza" ospitante razzi, tunnel e centri di comando. Esponenti militari e del governo hanno ripetutamente detto che la popolazione era stata avvisata giorni prima affinché evacuasse il quartiere.

Tuttavia, molti abitanti di Shujaiya e di altre zone non hanno lasciato le loro case, non avendo alcun posto dove andare. Tutte le scuole gestite dall'Unrwa e altre strutture usate come rifugi sono sovraffollate. Emanare avvisi per evacuare intere zone non esenta Israele dal rispettare l'obbligo, previsto dal diritto internazionale umanitario, di proteggere i civili.

"L'incessante bombardamento di Shujaiya e di altre aree residenziali della Striscia di Gaza, così come i continui attacchi indiscriminati contro Israele, richiedono un'azione urgente internazionale per prevenire ulteriori violazioni. Le Nazioni Unite dovrebbero imporre un embargo sulle armi dirette a tutte le parti in conflitto, e gli stati dovrebbero immediatamente sospendere i trasferimenti di forniture militari a Israele, Hamas e i gruppi armati palestinesi nella Striscia di Gaza" - ha concluso Luther.

Chiedi che siano fermati gli attacchi contro i civili, partecipa alla campagna online

Amnesty International Israele ha lanciato una campagna online per chiedere lo stop immediato degli attacchi contro i civili e per porre fine alle vittime su entrambi i lati del conflitto. Amnesty International Italia partecipa a questa campagna chiedendo di scrivere la parola STOP (in qualsiasi lingua) sulla mano, scattarsi una foto e caricarla con l'hashtag #CiviliansUnderFire sulla nostra pagina Facebook, su twitter e su instagram

(Continua sul sito)
...


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 23/07/2014, 23:12

http://www.medicisenzafrontiere.it/noti ... i-bloccati

Samantha Maurin/MSF
21/07/2014

Dall’inizio dell’operazione “Margine Protettivo”, la maggioranza dei morti e dei feriti a Gaza sono civili e anche gli operatori medici stanno diventando un obiettivo. Lo ha dichiarato l’organizzazione medico-umanitaria Medici Senza Frontiere (MSF).

Erano soprattutto donne e bambini i feriti arrivati domenica mattina al pronto soccorso dell’ospedale di Al Shifa a Gaza City, dove MSF sta lavorando, dopo i pesanti bombardamenti della notte precedente e della mattina stessa nel quartiere Ash Shuja’iyeh. Il personale di MSF ha visto centinaia di persone fuggire dalla zona.

MSF chiede a Israele di fermare i bombardamenti contro i civili, bloccati in una striscia di Gaza praticamente sigillata, e di rispettare la sicurezza degli operatori e delle strutture mediche.



Chiediamo a #Israele di fermare i bombardamenti contro i civili bloccati a #Gaza http://t.co/C0mMNqjzGT #MSF pic.twitter.com/GvQjHNfbiN

— MediciSenzaFrontiere (@MSF_ITALIA) 21 Luglio 2014



“Bombardamenti e attacchi aerei non sono solo intensi ma anche imprevedibili e questo rende molto difficile per MSF, e per gli altri operatori medici, muoversi e fornire cure di emergenza estremamente necessarie” ha detto Nicolas Palarus, coordinatore del progetto MSF a Gaza.

Ci sono anche due fratelli di otto e quattro anni tra le centinaia di civili feriti nella notte ad Ash Shuja’iyeh. Ora sono ricoverati fianco a fianco nell’unità di terapia intensiva per ustionati ad Al Shifa, con gravi ustioni provocate da un missile che ha colpito la loro casa.

Solo all’alba le persone hanno iniziato a fuggire dall’area a piedi o in veicoli strapieni, e i feriti sono riusciti a raggiungere l’ospedale in ambulanza o per conto proprio.

“Nella sala di rianimazione del pronto soccorso, metà dei casi gravi sono morti entro dieci minuti e metà hanno subito interventi chirurgici d’urgenza” ha detto Audrey Landmann, coordinatore medico MSF a Gaza.

All’ospedale, MSF ha anche visto due paramedici deceduti e altri due rimasti feriti mentre cercavano di recuperare dei feriti da Ash Shuja’iyeh. Sempre in mattinata, un veicolo di MSF chiaramente identificabile è sfuggito a un attacco aereo a 300 metri di distanza. Poco prima, le autorità israeliane avevano garantito spostamenti sicuri per MSF dal passaggio di frontiera di Erez a Gaza City, in modo da poter accompagnare in città un’équipe chirurgica appena arrivata.

“Gli operatori e le strutture mediche devono essere rispettate e non si deve sparare contro o nei pressi di ambulanze e ospedali” dichiara Palarus di MSF.

Da quando Israele ha lanciato l’offensiva di terra il numero di vittime sta crescendo in modo esponenziale.

“Mentre secondo le dichiarazioni ufficiali l’offensiva di terra punta a distruggere i tunnel che portano a Israele, quello che vediamo sul campo è che i bombardamenti sono indiscriminati e chi muore sono i civili” continua Palarus.

Tre famiglie di operatori MSF hanno trovato rifugio nella clinica post-operatoria di MSF a Gaza City. “Non hanno un altro posto dove andare e attraversare la frontiera non sembra essere un’alternativa realistica” ha detto Palarus. “I rifugi delle Nazioni Unite sono ora sovraffollati e le condizioni di igiene sono estremamente preoccupanti.”

Per rispondere all’emergenza, MSF sta supportando l’ospedale Al Shifa a Gaza City con un’équipe chirurgica completa e materiali medici e di emergenza, e ha donato due forniture di emergenza al Central Drug Store a nord e a sud di Gaza. La clinica post-operatoria di MSF a Gaza City lavora al 10-30% della propria capacità perché l’intensità dei bombardamenti impedisce ai pazienti di accedere alla struttura. Le attività regolari di MSF al Nasser Hospital a Khan Younis sono state interrotte dal conflitto. MSF lavora a Gaza da più di 10 anni, fornendo servizi medici, chirurgici e psicologici. Ha anche risposto alle emergenze a Gaza nel 2009 e nel 2012.


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 23/07/2014, 23:17

Pax Christi in Palestina: La violenza non porta da nessuna parte
di Daniele Biella

Una delegazione italiana del movimento Pax Christi, guidata dai coordinatori nazionali Renato Sacco e Nandino Capovilla, è in queste ore in Cisgiordania. Ecco il racconto a tinte forti di quello che vede


«Al check-point di Kalandia il giovane soldato israeliano che ci controlla i documenti ci saluta con un 'Enjoy in Israel' che ci lascia ammutoliti. Abbiamo infatti ancora nelle orecchie le concitate telefonate in vivavoce che abuna Raed, direttore di Caritas Jerusalem, continuava a ricevere dalla Striscia di Gaza nella sua casa di Ramallah.

Altro che guerra: È un massacro! È una tragedia che si ripete, ed ogni volta sempre più grave. Questa volta anche peggio. Per noi poi, essere qui a pochi chilometri da Gaza, è una situazione che non riusciamo a spiegare, a dire con le parole. Il numero dei morti a Gaza aumenta. Soprattutto aumenta lo sgomento per tanta atrocità sui corpi di bambini, donne e tanti tanti civili. Lo vediamo anche noi come voi in Italia, guandando internet. Ma qui è come se ne sentissimo le voci. E se la sconcertante notizia è che il totale solo di questa giornata ne assomma 100, allora quelle voci sono qui pianto e grido che non ci faranno addormentare. Ci si sente impotenti, con tante domande e poche risposte. Ci viene da piangere quando sentiamo i testimoni di ciò che accade su questa terra, ”perché se guardi meglio Ramallah vedi anche Gaza”, osserva il melchita abuna (padre) Julio. Li ascoltiamo e vorremmo gridare, scrivere, dire, far vedere, raccontare.

Chiediamo alle persone che incontriamo: “cosa possiamo fare?” Ci dicono: “grazie che siete venuti!”
E qualcuno ci ha anche chiesto: "Ma Dio ci ha lasciati soli?"


Con il Patriarca emerito Michel Sabbah, gia presidente internazionale di Pax Christi, più che ad una chiacchierata partecipiamo ad una sofferta confessione di amore per la sua terra ferita e umiliata. E nella chiesa di Ramallah celebriamo l'Eucarestia con la comunita cristiana che eleva una forte supplica a Dio.

Abbiamo trovato strade bloccate che ci hanno impedito il passaggio. Solo il piccolo assaggio di una fatica di vivere sotto occupazione che dura da troppi anni.
Se ancora ce n'era bisogno qui vedi e tocchi con mano che la violenza genera solo violenza. Che le armi uccidono, distruggono e fanno aumentare la paura e l'insicurezza. Ma non portano a nulla. Se non morte e distruzione, paura e vendetta. Ma cosi non si arriva da nessuna parte.

Le notizie dei morti, dei feriti, delle case distrutte non sono notizie come tutte le altre, da commentare magari in modo equilibrato e distaccato, ma sono una storia di ingiustizia che continua da troppo tempo. "Ormai siamo abituati, ci dice il Patriarca Sabbah. Ogni due anni invadono, uccidono… e non cambia nulla. Il frutto velenoso di tutto questo è solo altro odio”.

Per questo forse, come Delegazione di Pax Christi, siamo qui. Proprio ora. Perchè la pace ora sembra proprio impossibile. Ma necessaria. Ed è proprio quando e impossibile che diventa ancora più urgente e necessaria».

di Nandino Capovilla, Renato Sacco e gli altri membri della delegazione di Pax Christi Italia in Palestina

http://www.vita.it/mondo/emergenze/pax- ... parte.html


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 24/07/2014, 1:21

L’associazione della stampa estera a Gerusalemme condanna gli attacchi da parte dell'esercito israeliano ai danni di diversi giornalisti che stanno seguendo il conflitto a Gaza, come il bombardamento della redazione di Al Jazeera a Gaza. Il comunicato:

The FPA strongly condemns deliberate official and unofficial incitement against journalists working to cover the current warfare under very difficult circumstances as well as forcible attempts to prevent journalists and TV crews from carrying out their news assignments. While we do not condone the use of invective by any side, outright attacks on journalists are absolutely unacceptable.
On Tuesday, IDF forces aimed live fire at the Al Jazeera offices in Gaza City. The offices are on the 11th floor of a known commercial centre. The IDF apologised claiming it was in error and said they would investigate the incident.
Also Tuesday, FPA member Firas Khatib of BBC Arabic was physically attacked and abused in the midst of a live feed on the Israeli side of the border.


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 26/07/2014, 1:51

La lettera di Javier Bardem sul massacro di Gaza
L'attore accusa: solo le alleanze geopolitiche e l'ipocrisia del mondo degli affari, a partire per esempio dalla vendita di armi, possono spiegare la posizione vergognosa di Usa e Ue.
Redazione1
venerdì 25 luglio 2014 17:35
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Javier Bardem
Javier Bardem

L'attore Javer Bardem ha scritto una lettra pubblicata su El Diario, con la quale accusa Iraele per le violenze in atto a Gaza: solo le alleanze geopolitiche e l'ipocrisia del mondo degli affari, a partire per esempio dalla vendita di armi, possono spiegare la posizione vergognosa di Usa e Ue.

Ecco la lettera in integrale

Non è possibile essere equidistanti o neutrali, nel vergognoso orrore che sta avendo luogo a Gaza.
È una guerra di occupazione e sterminio contro un popolo senza risorse, confinato in un territorio esiguo, senza acqua; dove ospitali, ambulanze e bambini sono considerati bersagli e presunti terroristi. Difficile da capire ed impossibile da giustificare. Così come vergognoso è il comportamento della comunità internazionale occidentale che sta permettendo questo genocidio.
Non riesco a comprendere questa barbarie, che la storia passata del popolo ebreo rende ancor più tristemente incomprensibile.
Solo le alleanze geopolitiche, e quella maschera ipocrita che è il mondo degli affari - a partire, per esempio, dalla vendita di armi - possono spiegare la presa di posizione vergognosa di Usa, Ue e della Spagna.
So già che, come sempre, c'è chi delegittimerà, adducendo fatti privati, il mio diritto a esprimere un'opinione, quindi ci tengo a mettere in chiaro I seguenti punti:
Sì, mio figlio è nato in un ospedale ebreo, perché persone a cui voglio bene e che mi sono vicine sono di religione ebraica. Essere di religione ebraica non vuol dire appoggiare questo massacro, allo stesso modo in cui essere ebreo non equivale ad essere sionista. Ugualmente, essere palestinese non vuol dire essere per forza un terrorista di Hamas. Fare questa confusione è assurdo, come lo sarebbe dare del nazista a qualcuno solo in quanto Tedesco.
Sì, lavoro anche negli Stati Uniti, dove ho tanti amici e conoscenti ebrei che rifiutano l'intervento armato israeliano e la sua politica di aggressione. Proprio ieri, uno di loro per telefono mi diceva: "Non si può parlare di legittima difesa, mentre si stanno ammazzando dei bambini". E non è il solo, ho anche molti altri amici con cui discuto su questo tema, confrontandoci apertamente.
Sì, sono Europeo, e mi indigna questa Unione che dice di rappresentarmi con il suo silenzio, e la sua vergogna senza fine.
Sì, vivo in Spagna, pago le tasse in questo Paese, e non voglio che i miei soldi servano a finanziare politiche volte ad appoggiare il perpetrarsi di questa barbarie, facendo affari con paesi che si arricchiscono uccidendo bambini innocenti.
Sì, mi indigna, mi riempie di vergogna e dolore tutta questa ingiustizia, così come l'assassino di questi Esseri Umani. Questi bambini sono nostri figli: è spaventoso. Non posso che sperare che si estingua, nel cuore di questi assassini, questo veleno sanguinario che solo crea ancora più risentimento e più violenza, e lasci spazio a un sentimento di compassione. Sperando che un giorno, gli israeliani e i palestinesi che solo sognano la convivenza e la pace, possano finalmente un giorno vedere avverato il loro desiderio.

http://www.globalist.it/Secure/Detail_N ... 54&typeb=0


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