16 ottobre 2013 • giulio zanella
Uno dei pilastri dell'edificio teorico anti-euro è la tesi secondo cui la moneta unica europea avrebbe causato prima e perpetuato dopo squilibri commerciali (imbalances) tra i paesi dell'area: surplus commerciale per la Germania, corrispondente deficit commerciale per l'Europa mediterranea. La prima, quindi, starebbe risucchiando la ricchezza della seconda solo a causa di una valuta troppo forte per le economie mediterranee. Ebbene questi squilibri sono oggi spariti, in un modo che rivela chiaramente che quel pilastro, come tutte le favole, è fatto di carta pesta.
La figura qui sotto illustra, per gli 8 principali paesi dell'area euro, il saldo delle partite correnti (PC, non esattamente ma all'incirca uguale alla differenza tra esportazioni ed importazioni di beni e servizi; una spiegazione più dettagliata la trovate qua: http://it.wikipedia.org/wiki/Bilancia_dei_pagamenti ) in miliardi di euro correnti dal primo trimestre del 2000 al secondo trimestre del 2013. Si vede dalla figura che dal 2001 al 2011 l'avanzo aggregato di fondamentalmente due paesi (Germania e Olanda, e in piccola parte la Francia fino al 2004) corrisponde più o meno al disavanzo aggregato di tutti gli altri. Secondo molti questa è una pistola fumante: l'apprezzamento dell'euro dalla sua nascita fino al 2003 avrebbe reso non competitive le economie del sud Europa mentre avrebbe avvantaggiato quelle del nord europa, la Germania in primis, che grazie all'euro sono riuscite ad accumulare sostanziali avanti commerciali esportando al sud beni e capitali.

Ma guardate cosa succede a partire all'incirca dalla metà del 2012. Mentre il saldo delle PC della Germania continua a crescere e quello dell'Olanda resta pressoché invariato, il disavanzo di tutti gli altri (eccetto la Francia) si riduce progressivamente, fino a diventare esso stesso un avanzo. Oggi Irlanda, Portogallo, Spagna e Italia hanno tutti un avanzo, e persino la Grecia ha azzerato il suo disavanzo.
Beh, si dirà, questa è l'ovvia conseguenza delle politiche di austerità adottate in questi paesi: i redditi diminuiscono e quindi la gente domanda meno beni di importazione. Questo è vero, ed è un senso in cui le politiche di austerità hanno funzionato, ma il punto è un altro. Il punto è che la dinamica degli ultimi 4 trimestri dimostra chiaramente (se ce ne fosse stato bisogno) che non c'è relazione di necessità tra gli avanzi commerciali di Olanda e Germania da un lato e il saldo commerciale del sud Europa dall'altro. Olandesi e tedeschi continuano a esportare (il saldo delle PC tedesche è ormai superiore ai livelli pre-crisi) anche se il sud Europa ha smesso di importare.
Forse non era l'euro la causa degli squilibri commerciali europei. Forse non era sulla nostra pelle che i tedeschi prosperavano. Forse, scrollandoci di dosso l'atteggiamento compiacente che molti assumono e che afferma che il nostro destino è nelle mani di qualche oscura cospirazione planetaria anziché nelle nostre, e con un po' di riforme, anche noi ce la possiamo (ancora) fare.
http://noisefromamerika.org/articolo/ch ... -area-euro