da franz il 28/04/2013, 14:58
non tutti quelli che perdono lavoro e moglie (strano concetto di mettere assieme le cose che si possono "perdere") si suicidano o si mettono a sparare in piazza. Chi lo fa è depresso (nel caso di suicidio e quindi di danni rivolti a se stesso) oppure esaltato (se spara per far danni a terzi). Di base c'è uno squilibrio ad a meno che il fratello non sia un tecnico del settore non è detto che lo debba per forza notare. Se non lo vede
A fronte dello squilibrio se uno è cresciuto a suon di "è colpa tua" puo' darsi che finisca per accettarlo e suicidarsi. Mentre se la risposta tipica dell'ambiente in cui vive è "è colpa di tizio, caio, sempronio, della società, della scuola, della famiglia, del potere, della politica", finirà per proiettare le colpe sugli altri. Quale modo migliore per proiettare che usare un proiettile?
E quando bisogna sparare si cerca l'obbiettivo simbolico, che tutti riconoscono come "colpevole".
Se ai tempi del nazismo c'erano pogrom "spontanei" contro gli ebrei, la responsabilità è sia dell'esaltato di turno sia di chi li caricava a molla con centinaia di discorsi demagogici, a cui gli esaltati rispondono in maniera diversa e particolare. In fondo ha ragione Sallusti (anche uno come lui ogni tanto puo' aver ragione) a dire che Grillo ha già tre morti sulla coscienza e non è il caso che non ne aggiunga altri.
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)