soniadf ha scritto:Potresti rivolgerti a Berlusconi. In cambio non di un lavoretto, ma di un piccolo investimento, potresti appropriarti di una società area senza debiti, sottovalutata all'acquisto, che verrà rivalutata dal socio estero, a cui potrai rivendere la tua parte tra qualche anno. Per ottenere più velocemente profitti, potresti rimettere in discussione tutti i contratti di lavoro, usando il ricatto del fallimento. Alla fine, il tuo piccolo capitale senza rischio ti avrà fruttato molte porsche alle spalle dei contribuenti, che ripagano le perdite, e alle spalle dei dipendenti della compagnia che, senza colpe manageriali, devono rinunciare a parte del loro reddito a favore del tuo profitto. E' vero, conta il contesto. Ma si può contestare il contesto o costituisce reato di leso capitalismo selvaggio? perchè di questo si tratta. Da vecchia liberale, ho studiato che bisogna preservare soprattutto la libera concorrenza, mentre oggi si soccorre tutto ciò che è monopolistico e vessatorio.
Io conto sulla politica perchè si produca nuova ricchezza, non per puntellare l'esistente.
Vero, ma come vedi solo la politica puo' tentare di garantire un simile rendimento senza rischi.
Ovviamente a scapito di altri (contribuenti ed anche altri imprenditori esclusi dal gioco).
Nel gioco economico puro, non alterato dalla politica, secondo me non sarebbe possibile.
Dovresti rivolgerti ad un potente monopolista, se esiste, e sposarne un figlio.
Ma anche qui usciremmo dall'economia per entrare nei rapporti parentali (che sono di tipo politico).
soniadf ha scritto:Qualche sera fa, sentivo l'economista Tito Boeri dichiarare che l'aumento dell'occupazione di questi ultimi anni non ha portato produzione di ricchezza. I profitti, in alcuni settori, sono molto aumentati; i salari sono rimasti fermi ed hanno perso valore d'acquisto; alla nuova, cattiva occupazione non ha corrisposto un aumento dei consumi. Cosa è successo, secondo te?
Se guardiamo solo alla situazione italiana è possibile. Non conosco i dati che citava Boeri e dovrei esaminarli per rispondere. Nell'ambito dell'economia mondiale invece ritengo che si sia prodotta ricchezza, nei paesi emergenti del BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) mentre alcuni pasi occidentali hanno marciato sul posto ed iniziano ad arretrare.
Questo significa che il a livello mondiale sta avvenendo una certa ridistribuzione a favore dei poveri ed a nostro sfavore.
Tutto sommato è un fattore positivo, solo che siamo sempre favolevoli alla ridistribuzione ma un po' meno quando noi siamo coinvolti in modo negativo in questa redistribuzione.
La domanda di fondo, che dobbiamo porci come sistema Italia è, cosa abbiamo prodotto di innovativo, come lo abbiamo prodotto (produttività). Non possiamo certo competere con i paesi che producono merci e servizi basso valore aggiunto ed ora nei paesi del BRIC da anni si producono anche materiali High Tech e ad alto valore aggiunto. A noi cosa rimane? Quale è il nostro contributo al mondo, a parte la pasta, la mozzarella, le scarpe e le Ferrari? Dove vengono prodotti i componenti del PC che stiamo usando per scrivere questi concetti? Dove vengono prodotti i telefonini?
Se in Italia non c'è stata produzione di nuova ricchezza è evidente che non c'è "trippa per i gatti" per cui il sistema è fermo sia dal punto di vista dei salari che dei consumi. Poichè tuttavia alcuni investimenti continuano ad andare male ed altri ad andare bene, i profitti in alcuni settori sono stati migliori che in altri.
Piuttosto chiediamoci chi puo' veramente fare qualcosa per modificare la situazione.
Secondo me un po' tutti, ma ognuno nel suo ruolo.
Che gli industriali facciano gli industriali. Spetta a loro, non alla politica, produrre la quota maggiore di ricchezza, se hanno le condizioni quadro adatte.
Che la politica pensi a predisporre le condizioni quadro per una buona produzione, che sono un sistema di strutture pubbliche (strade, comunicazioni) un sistema di istruzione e formazione professionale, un sistema sanitario che funzioni, un sistema previdenziale che non sia clientelare, una vera sicurezza sul territirro, soprattutto nel meridione.
Che gli industriali non pensino di fare politica e la politica non si metta a fare industria.
I sindacati e la sinistra la smettano di mettersi di traverso a quelle riforme che ci porterebbro a livello europeo (come i sussidi di disoccupazione e come la eliminazione delle pensioni di anzianità) e pensino a ricuperare quel ruolo di difesa e rappresentanza dei lavoratori che hanno perso. Oggi i sindacati hanno piu' iscritti tra i pensionati mentre i lavoratori pare votino FI e Lega.
Il consiglio quindi è "ognuno al suo posto".
Magari cosi cominciamo a migliorare. Il resto lo vedremo strada facendo.
Ciao,
Franz