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S&P declassa Francia, Italia, Spagna e Austria

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

S&P declassa Francia, Italia, Spagna e Austria

Messaggioda franz il 14/01/2012, 15:42

LA CRISI DEL DEBITO
S&P declassa Francia, Italia, Spagna e Austria
La Ue reagisce: «È una decisione aberrante»

Parigi e Vienna, addio tripla A. Roma subisce un doppio taglio BBB+, ma l'agenzia salva Monti: «Con lui Ue più forte»
La Francia perde la tripla A a tre mesi dalle elezioni presidenziali.


MILANO - Ore drammatiche nell' Eurozona colpita dalla scure di Standard & Poor's in chiusura di una settimana che aveva fatto sperare nell'allentarsi della crisi del debito e intravvedere i primi segnali di fiducia sui mercati. L'agenzia americana boccia nove paesi e ne salva sette. Bruxelles reagisce con durezza deplorando, sono le parole del Commissario Olli Rhen , «una decisione aberrante». La Francia perde la tripla A e analogo declassamento è arrivato per l'Austria. Ancora più severo è il taglio che colpisce Italia, Spagna e Portogallo che scendono di due gradini, Roma e Madrid alla tripla B+, Lisbona alla doppia B, livello junk, «spazzatura».

MONTI OK SE VINCE SUI «GRUPPI D'INTERESSE»
- L'Italia, si legge nelle motivazioni, sconta l'alto debito e il basso potenziale di crescita, insieme alla maggiore vulnerabilità sui rischi di finanziamento. «L'indebolimento del quadro politico europeo - però - viene compensato dalla più forte capacità dell'Italia di formulare e applicare politiche anticrisi». Il rating dell'Italia potrebbe subire nuovi tagli se Mario Monti non riuscirà a portare a termine tutte le riforme «a causa dell'opposizione di gruppi di interesse oppure se la vita del governo fosse più breve rispetto alla durata del suo mandato»

«AZIONE POLITICA CONTRO L'EUROPA» - Per il governo italiano la mossa di S&P va letta come «un attacco all' Europa che richiede una risposta collettiva».
A Parigi, dove si sono svolte manifestazioni di protesta, il ministro delle Finanze Francois Baroin ha assicurato che «non ci saranno nuove manovre», nè la Francia si farà dettare «la politica dalle agenzie di rating».

EURO IN CALO - Le prime voci sui declassamenti nell'eurozona si sono diffuse nel pomeriggio, quando le Borse hanno bruscamente virato al ribasso. Milano, che ha perso fino al 2,5% ha poi chiuso in flessione dell'1,2%. L' Euro ha chiuso in forte calo a 1,2683 dollari contro il dollaro.

ATENE, STOP AL NEGOZIATO - Non bastasse, è arrivata da Atene la notizia della pausa impressa dalle banche al negoziato sul debito. L'Institute of international finance (Iif), che rappresenta i creditori privati, ha annunciato in una nota la sospensione delle trattative sulla ristrutturazione del debito pubblico. «Sfortunatamente, nonostante gli sforzi della leadership greca - si legge - la proposta elaborata dal comitato di creditori e investitori privati, una riduzione nominale senza precedenti del 50% dei bond sovrani greci da loro detenuti, non ha prodotto una risposta costruttiva coerente da entrambe le parti». In queste circostanze, prosegue l'Iif, «le discussioni con la Grecia sono interrotte per una riflessione».

L'ASTA BTP - Fino al primo pomeriggio i mercati avevano beneficiato anche del positivo esito dell'asta dei Btp triennali i cui rendimenti sono scesi al 4,83% dal 5,62% di fine dicembre. Una schiarita che segue quella già vista sui Bot a breve giovedì, con i rendimenti quasi dimezzati. Con il diffondersi dell'allarme rating lo spread tra Bund e Btp è risalito a quota 500 e si è leggermente ridimensionato a 487 punti in chiusura.

RECORD DI DEPOSITI ALLA BCE - Le banche dell' Eurozona, pur sostenute dalla liquidità ottenuta dai prestiti d'emergenza della Bce, continuano a cercare riparo nelle casse dell'Eurotower come certifica l'ennesimo massimo storico segnato dai depositi overnight arrivati ormai a sfiorare i 500 miliardi di euro

Paola Pica http://www.corriere.it
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Re: S&P declassa Francia, Italia, Spagna e Austria

Messaggioda franz il 14/01/2012, 15:44

S&P taglia Francia e Italia
Il nostro paese scende a BBB+

Parigi perde la tripla A, l'Italia e la Spagna, con Portogallo e Cipro, due livelli di credito. Di un livello, oltre a Parigi, scendono anche Austria, Malta, Slovacchia e Slovenia. Ma la reazione, anche a livello di finanza, è stata tiepida. Le Borse che hanno segnato punti negativi - come Piazza Affari - l'hanno fatto più per problemi interni all'economia nazionale

S&P taglia Francia e Italia Il nostro paese scende a BBB+ Il quartier generale di Standard & Poor's a New York
MILANO - Italia declassata da Standard & Poor's: pochi giorni dopo l'incontro Monti-Merkel, la brutta notizia arriva, a borse chiuse, dagli Stati Uniti: si scenda da A+ a BBB+. Per tutto il pomeriggio, si sono rincorse le voci sulla Francia. Fonti governative di Parigi citate dall'Agence France Presse hanno sostenuto che la Francia era fra i paesi a cui è stato tagliato il merito di credito - attualmente 'AAA'. Il ministro delle Finanze francese, Francois Baroin, nel tardo pomeriggio, conferma la notizia. "Non è una catastrofe, tutti i paesi dell'area Euro hanno avuto un declassamento". E ribadisce: non ci saranno ulteriori manovre. "AA+ è ancora un buon rating", ha aggiunto Baroin: "La Francia era stata avvertita che il suo rating sarebbe stato abbassato di un grado". Ma la notizia, circolata ancora a Borse aperte, ha provocato immediatamente effetti negativi sui listini più coinvolti. Alcune piazze europee hanno chiuso al ribasso, pur non arrivando a cedimenti drammatici.

L'annuncio ufficiale di Standard & Poor's è arrivato a chiusura della Borsa di New York: confermato il declassamente per Italia (due gradini) e Francia (uno), tagliato di due gradini il rating di Spagna, Portogallo e Cipro. Downgrade di un solo gradino, infine, anche Austria, Malta, Slovacchia e Slovenia. L'agenzia giudica insufficienti le misure adottate dai governi europei nelle recenti settimane ed ha quindi tagliato il rating di 9 Paesi europei sui sedici sotto osservazione. Confermati i rating di Germania, Finlandia, Irlanda, Lussemburgo, Belgio, Olanda ed Estonia. 'Fuori concorso' la Grecia, unico paese dell'area euro a non essere stato oggetto di declassamento perchè già considerato sull'orlo del default. Tutti e sedici i paesi hanno un outlook negativo, con le eccezioni di Germania e Slovacchia. Confermati quindi i rating di Germania, Finlandia, Irlanda, Lussemburgo, Belgio, Olanda ed Estonia. 'Fuori concorso' la Grecia, uico paese dell'area euro a non essere stato oggetto di declassamento perché già considerato sull'orlo del default. Tutti e sedici i paesi hanno un outlook negativo, con le eccezioni di Germania e Slovacchia.

Focus sull'Italia. Quanto all'Italia, spiega l'agenzia in un comunicato separato, "Il taglio riflette quella che consideriamo una crescente vulnerabilità dell'Italia ai rischi di finanziamento esterni e le negative implicazioni che ciò può avere per la crescita economica e quindi per le finanze pubbliche". E ancora: l'ambiente politico italiano è "migliorato" sotto il Governo Monti e le riforme allo studio possono "migliorare la competitività italiana". Tuttavia, "ci aspettiamo che ci sia un'opposizione alle attuali ambiziose riforme del governo e questo aumenta l'incertezza sull'outlook di crescita e quindi sui conti pubblici".

La giornata dei mercati. Il downgrade annunciato e poi confermato non ha avuto ripercussioni così forti sulla finanza europea. All'insegna del "Ti credo, ma non troppo". Perché è vero che le Borse sono girate in negativo alla prime voci di 'downgrade' e che l'euro rimane debole, ma il mercato dei titoli di Stato si è mosso poco, con gli spread delle nazioni sotto osservazione rimasti piuttosto stabili.

Lo spread tra il Btp italiano e il bund tedesco ha infatti archiviato l'ultima seduta della settimana 1 in rialzo a 487 punti rispetto ai 479 di ieri, cioè una differenza inferiore ai 10 punti base. Nel corso della giornata il differenziale è anche tornato sopra la soglia psicologica dei 500 punti, ma poi ha ripiegato in chiusura anche grazie all'intervento della Bce sul mercato secondario. I decennali francesi, con la tripla A a rischio, sono cresciuti di tre punti base, quelli spagnoli di nove. Poco più che briciole, per il mercato che è quello cui è rivolto il rating sul debito sovrano.

Insomma niente panico, anche grazie al confortante esito dell'asta dei Btp triennali, così come in Borsa sono maggioritari i segnali di ridotto interesse per le decisioni degli analisti di S&P che la paura che queste possano creare conseguenze gravi. Un esempio: il mercato azionario di Vienna, uno dei nuovi fronti che questo taglio potrebbe aprire, ha chiuso in rialzo (+0,4%) mentre l'indice Stoxx 600, che fotografa l'andamento dei principali titoli quotati sui listini del Vecchio continente, ha ceduto un modestissimo 0,1%.

Dopo una corrente di vendite che nel pomeriggio ha fatto girare i listini, Madrid ha infatti concluso in positivo, Francoforte è stata la più debole tra le Borse principali con un calo di mezzo punto. Ad esclusione di Milano, che ha perso oltre un punto ma che ha pagato soprattutto debolezze 'locali', come quelle di Mps e anche del gruppo Fiat. Unicredit, fortemente esposta in Austria, ha chiuso stabile, e l'indice medio del settore bancario europeo ha finito la seduta azionaria con un aumento di oltre un punto percentuale.

Le manifestazioni in Francia. Decine di manifestanti stanno protestando davanti alla sede parigina di Standard & Poor's. A convocare la manifestazione è stato Jean-Luc Melenchon, leader del Parti de gauche, fuoruscito nel 2008 dal Partito socialista e candidato all'Eliseo. Melenchon ha invitato tutti a "resistere" alla "guerra della finanza contro la Francia". Melenchon sostiene che "la Banca centrale europea deve annunciare immediatamente che presterà alla Francia ad un tasso molto basso. Se non succederà, bisognerà sospendere i versamenti francesi al bilancio dell'Unione europea e coprire le prossime rate con un prestito forzoso sulle banche francesi che sono state rifornite dalla BCE".
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Re: S&P declassa Francia, Italia, Spagna e Austria

Messaggioda franz il 14/01/2012, 15:56

Reazione "tiepida", si dice. Ma questo è perché (a parte le lamentele feroci dei politici coinvolti) i mercati sapevano già e quindi la cosa era scontata. Quanto le agenzie di Rating certificano è già noto abbondantemente ai tecnici e quindi hanno già provveduto a tutelarsi.
A me non pare che sia un'attacco all'europa intera. E' una declassazione di una certa europa del sud ma rimane la tripla A per la germania e 10 paesi paesi in tutto del nord Europa.

Poi è chiaro che la Francia di sarkò, a pochi mesi dal voto, sia incazzata e preoccupata.
Ma anche la destra berlusconiana, con Cicchietto, parla di agenzie che speculano.
Come al solito è colpa della agenzie di rating se siamo messi col culo per terra. :o

Il sito http://www.standardandpoors.com/home/en/eu
Il comunicato http://www.standardandpoors.com/ratings ... 5327294763
Il rating: http://www.standardandpoors.com/ratings ... torCode=39

In europa con la AAA abbiamo Danimarca, Germania, Finlandia, Liechtenstein, Lussemburgo, Olanda, Norvegia, Regno Unito, Svezia e Svizzera.
Gli USA, ricordiamo, ora sono AA+ e non più AAA.
Fuori dall'europa solo 4 paesi: Australia, Canada, Singapore, Hong Kong

Il nord europa sembra quindi molto piu' solido del resto del mondo.
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Re: S&P declassa Francia, Italia, Spagna e Austria

Messaggioda pianogrande il 14/01/2012, 16:10

Il pensiero di un declassamento a orologeria, sinceramente, è venuto anche a me.
Con questo, è vero che siamo col culo per terra e con l'aggravante che chi ci ha conciati così, adesso, sta alla finestra e sputa sentenze verso chi sta cercando di tirarci fuori.
Quello che non deve succedere è che questa repellente classe politica si rifaccia una verginità per poi ricominciare il banchetto (ammesso che si sia interrotto) non appena ci sarà qualcosa da magnare.
P.S.
Ho trovato una bellissima battuta sul web (per chi non la sapesse), eravamo già alla tripla B da un pezzo: Berlusconi, Bossi Bersani.
Ecco.
Vediamo di ricordarcene (pur con i dovuti distinguo).
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
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Re: S&P declassa Francia, Italia, Spagna e Austria

Messaggioda franz il 14/01/2012, 18:48

pianogrande ha scritto:Ho trovato una bellissima battuta sul web (per chi non la sapesse), eravamo già alla tripla B da un pezzo: Berlusconi, Bossi Bersani.

Sicuramente attualizzata ... rispetto a 10 anni fa, quando una delle tre B era Bertinotti (Bersani era ancora troppo poco noto).
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Re: S&P declassa Francia, Italia, Spagna e Austria

Messaggioda franz il 15/01/2012, 11:16

Tassi, investitori e garanzie
Che cosa cambia per il debito
Standard & Poor's, Europa sotto assedio. Una pagella impietosa e piena di pregiudizi


Questa storia sull'Italia ha un antefatto. Il 23 agosto scorso il presidente di Standard & Poor's Deven Sharma si è dimesso e la prima agenzia di rating al mondo ha sostenuto che, ovviamente, le dimissioni di Sharma non avevano niente a che fare con gli eventi delle settimane prima: S&P aveva appena tolto la «tripla A», il massimo dei voti, agli Stati Uniti. Il successore di Sharma, l'ex star di Citigroup Douglas Peterson, ora si sarà chiesto come fare a declassare Parigi senza rischiare di fare la stessa fine. E si è risposto: nascondendo la Francia in un plotoncino di bocciati.

Sarebbe una premura comprensibile. Espellere dalle prime file un Paese del G7, membro del Consiglio di sicurezza dell'Onu, potenza nucleare e sede di una grande piazza finanziaria, è qualcosa che anche il capo di una grande agenzia di rating non può fare alla leggera. L'esperienza di Sharma nei mesi scorsi con gli Stati Uniti ha insegnato al suo successore a prendere meno rischi. Allora il segretario al Tesoro Tim Geithner aveva attaccato l'agenzia di rating per la sua «pessima capacità di giudizio» e il Dipartimento della Giustizia aveva messo S&P sotto inchiesta, sospettata di aver manipolato il giudizio su decine di mutui immobiliari. L'Fbi si è persino presentata negli uffici dell'azienda.

Un antefatto del genere spiega almeno una parte della decisione del tedesco Moritz Kraemer, responsabile dei rating sovrani per l'Europa. Certo non da solo, ma rispettando le procedure dei comitati rating di S&P, Kraemer ha deciso che una bocciatura della Francia avrebbe creato meno contraccolpi se assortita nel declassamento di altri otto Paesi europei. Nel pacchetto c'è anche l'Italia e non è una sorpresa: le prospettive sul giudizio di affidabilità finanziaria del Paese erano negative dal 19 settembre scorso, l'ultima volta che S&P aveva declassato l'Italia.

La sorpresa, piuttosto, è altrove. Quando il nuovo abbassamento del giudizio è arrivato questa notte alle 23, è subito apparso evidente che le ragioni della bocciatura erano diverse da quelle che S&P aveva indicato come fattori di debolezza dell'Italia in autunno. Non c'è coerenza fra gli argomenti che S&P aveva enumerato a settembre (poi a dicembre) e il severo giudizio di ieri: un doppio calo del rating, appena tre gradini sopra il livello «spazzatura», e prospettive ancora una volta negative. A settembre gli analisti dell'agenzia motivarono una bocciatura in arrivo con «rischi per gli obiettivi di bilancio», con «incertezze sull'attuazione di misure a favore della crescita» e con il «blocco della situazione politica» che potrebbe «ritardare le risposte alle sfide». Da allora tutti questi elementi di vulnerabilità sono stati ridotti o eliminati dall'Italia: l'ultima manovra ha blindato il percorso verso il pareggio di bilancio, il governo proprio ora sta accelerando verso le liberalizzazioni e la riforma del mercato del lavoro e la caduta di Silvio Berlusconi ha reso obsoleto lo «stallo» fra i partiti. A settembre S&P aveva persino indicato che se ci fosse stato più «sostegno politico sulle misure per la crescita», ciò avrebbe stabilizzato il rating. Eppure l'agenzia ha declassato l'Italia proprio alla vigilia degli stessi provvedimenti che chiedeva. In seguito, a inizio dicembre Standard & Poor's aveva anche indicato l'aumento dei tassi d'interesse sul debito italiano (e di altri Paesi europei) come ulteriore fattore di rischio: ma ieri, quando l'annuncio è arrivato, gli oneri sul debito a breve-medio termine erano dimezzati rispetto a quando S&P aveva dato il suo avvertimento. L'Italia ieri si è finanziata a tre anni a condizioni migliori sia di quelle di dicembre, che di settembre.

Niente di tutto questo ha modificato la decisione negativa. Anzi, nel comunicato dell'agenzia non si fa quasi menzione dei fattori che in teoria sarebbero stati sotto esame da mesi. Gli analisti del rating, è vero, riconoscono al governo di Mario Monti di aver giocato un ruolo positivo; osservano che la sua capacità di agire per mitigare la crisi «compensa in una certa misura il quadro europeo che si va indebolendo»; danno atto che «deregolare il mercato del lavoro, inclusi gli ordini professionali, può aiutare a ricostruire la competitività italiana». E avvertono che si potrebbe arrivare a una nuova bocciatura dell'Italia «se il governo tecnico non attuerà le riforme strutturali» o incontrerà ostacoli.

Ma in realtà S&P indica debolezze che con le sue stesse decisioni contribuiscono a esasperare. Il grande speculatore George Soros la definisce «riflessività»: gli attori del mercato prevedono un problema, reagiscono dando l'allarme o fuggendo, e con le loro stesse azioni contribuiscono a farlo esplodere. Così S&P indica che l'Italia soffre di una diminuzione strutturale della domanda dall'estero per i suoi titoli di Stato: una «vulnerabilità crescente ai rischi di finanziamento esterno». Ma abbassando il rating dell'Italia, fa sì che questo scenario si autorealizzi. La bocciatura del rating sbarra infatti la strada ai grandi fondi pensione e ai gestori assicurativi che avrebbero potuto gradualmente tornare sul debito italiano grazie al taglio dei deficit, di fronte alla prospettiva di stabilizzazione del debito (anche grazie alla riforma delle pensioni) e ai primi cali nei tassi d'interesse su tutta la curva. Le decisioni di ieri sul rating, proprio mentre il mercato dava i primi segni di un ritorno alla calma, rimettono tutto in dubbio.

Sharma, l'ex capo di Standard & Poor's caduto sulla bocciatura dell'America, aveva scritto prima di dimettersi che in certi casi i rating non vanno presi sul serio. E magari, quella volta, ci aveva visto giusto.

Federico Fubini www.repubblica.it
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Re: S&P declassa Francia, Italia, Spagna e Austria

Messaggioda franz il 15/01/2012, 12:05

Francamente questa cosa della profezia che si autoavvera, molto sfruttata per illustrare gli effetti negativi delle decisioni delle agenzie di rating mi pare una bugia consolatoria ed una solenne stupidata. Cerco di spiegare perché.

Milioni di risparmiatori trasformano i propri risparmi in investimenti.
Per fortuna; se cosi' non fosse il mondo si fermerebbe e crollerebbe.
Naturalmente questi risparmiatori si attedono ricevere indietro il capitale ed una certa remunerazione, la quale a sua volta è in linea con il rischio connesso all'investimento. Maggiore il rischio, maggiore la rimunerazione.
Puo' capitare che un investimento ritenuto inizialmemente sicuro e quindi connesso ad un bassa redditività diventi improvvisamente piu' rischioso e quindi necessiti di essere accompagnato da una maggiore redditività (se il risparmiatore accetta il rischio) oppure necessiti di una vendita totale o alleggerimento, se il risparmiatore non accetta quel nuovo livello ri rischio.
Puo' essere che il nuovo management di un'impresa si metta a fare spese pazze (ed uno ha comprato azioni o obbligazioni di quella società) e rischi il fallimento, come puo' essere che una nazione prima affidabile diventi inaffidabile.
Tutto questo il risparmiatore/investitore deve saperlo. Ecco perché esistono agenzie di rating ed ecco perché non solo esistono ma la loro valutazione (rating) è obbligatoria per legge dello stato.

Chiarito questo primo passo, va detto che queste agenzie non fanno "previsioni" ma fanno soprattutto analisi dello stato attuale. È il mestiere degli analisti. Poi c'è anche una componente di "outlook", come viene chiamato, e cioè di sguardo al futuro, del trend. Questa è la parte di previsione ma il rating viene dato sullo stato attuale. Poi viene aggiunta anche la valutazione su come si pensa che possano andare le cose: se peggiorare ulteriormente, rimanere stabili, migliorare.
Il fatto è che cio' che gli analisti analizzano e prevedono non puo' rimenere segreto.
L'articolo sembra sostenere l'idea che se non si sapesse che le cose vanno male, forse non peggiorerebbero.

Mi sembra decisamente simile al comportamento dello struzzo che mette la testa sotto la sabbia.
Ammettiamo che non si sappia in giro (perché tenuto segreto) che una certa azienda (o nazione) è messa male e che si prevede che possa peggiorare e fallire (previsione). Quando fallisce abbiamo che tutti quelli che hanno prestato soldi all'azienda perdono i loro soldi. Perdono interessi e capitale. È questo che Fubini vorrebbe? Chiaro che appena si sa che l'azienda è messa male c'è la fuga, la vendita in massa. E l'azienda fallisce lo stesso. Ma almeno i risparmiatori non perdono tutti i soldi. Se va male ne perdono solo un po' e potranno investire il residuo in altre imprese piu' sane. Ed è chiaro che prima circolano le notizie su difficoltà, anche minime, e prima il risparmiatore è messo in grado di decidere se riorientare i suoi risparmi verso altri investimenti. Quindi non si puo' certo passare dalla tripla A alla valutazione "spazzatura" (o viceversa) ma ci saranno tutta una seriedi passaggi graduali.

In buona sintesi se le agenzie di rating non fanno il loro lavoro (come è capitato per alcune grandi società come enron nel 2001) vengono giustamente criticate e se lo fanno vengono ... ingiustamente criticate.
La prima critica è oggettiva. Il caso enron, con un crollo in tre mesi è di scuola ma si scopri' che i dati di bilancio erano falsi e qui fu messa all'angolo la società di revisione, non quella di rating. Piu' recente è il caso Lehman Brothers. La seconda è solo politica, di chi non gradisce una valutazione tecnica negativa sul proprio operato politico, soprattutto in vista di prossime elezioni (vedi Obama e Sarkozy).

Mi pare quindi doveroso e vitale che le agenzie emettano il rating e che questo orienti, positivamente o negativamente, gli investitori.
Poi come tutte le attività umane, possono sbagliare. Tuttavia ci sono diverse agenzie ed il decisore potrebbe basarsi non sul servizio di una agenzia ma almeno di due su tre che siano concordi. Potremmo fare a meno delle agenzie? Si, se ci fosse un altro strumento e pare che i CDS possano esserlo. Prendendo il caso Lehman Brothers i CDS (credit Default Swap) erano saliti parecchio già dalla fine di Febbraio 2008, attestandosi intorno al 12% tra Luglio e Agosto, per poi esplodere in prossimità del 15 Settembre. Il mercato interbancario, dunque, già da mesi prima della data del fallimento, aveva lanciato tutti i segnali necessari sul reale stato di salute della banca e sull’affidabilità delle sue obbligazioni. (tratto da questa interessante tesi di laurea http://tesi.eprints.luiss.it/99/1/di_fabio-tesi.pdf di Greta Di Fabio.

Tuttavia i CDS sono ancora piu' chiacchierati e malvisti delle agenzie di rating, in quanto decisamente meno trasparenti.
Per ora quindi teniamoci le agenzie e buttiamo un occhio anche ai CDS.
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Re: S&P declassa Francia, Italia, Spagna e Austria

Messaggioda flaviomob il 15/01/2012, 13:36

Sicuramente attualizzata ... rispetto a 10 anni fa, quando una delle tre B era Bertinotti


O magari Buttiglione... :lol:

---

Standard & Poor ha compiuto gravissimi errori nel caso di Enron (fallita) e Lehman Brothers (fallita), ma anche nella valutazione del portafoglio di investimenti della contea di Orange (California), che fu così disastrosa da portare al fallimento dell'intera contea (la quale aveva una valutazione AA al momento del fallimento!). E ancora: giudizio positivo su Parmalat a un mese dalla bancarotta. Bear Stern, giudizio A e fallimento evitato dal governo. Clamorosa la tripla A a Fannie Mae con outlook stabile al momento del salvataggio statale.
Si sono bruciati il culo e ora mettono le mani avanti: ogni giudizio errato di fronte a un fallimento o a un tracollo implica possibili azioni legali dei risparmiatori, per cui oggi preferiscono distribuire valutazioni errate per difetto piuttosto che il contrario.
Sarebbe ora che l'Europa si dotasse di strumenti di valutazione propri, magari scevri da questo "peccato originale" che ha scottato le agenzie di rating statunitensi.

Per chi fosse stato danneggiato dal crollo Lehmann, la possibilità di denunciare S%P al link che segue:
http://www.movimentoconsumatori.it/contents.asp?id=285

---

Quasi nessuno scrive o dice che le agenzie di rating che distribuiscono le pagelle sulla salute delle economie, influenzando i corsi dei mercati e quindi determinando il destino di ciascuno di noi, non sono enti indipendenti ma agenzie private di proprietà di alcuni fra i più importanti fondi di investimento che poi speculano sulle loro stesse previsioni, potendo contare sul fatto che si auto-avverano. Quasi nessuno dice o scrive che questa crisi è una partita truccata.

(Marino Bocchi)


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Re: S&P declassa Francia, Italia, Spagna e Austria

Messaggioda Robyn il 15/01/2012, 14:48

Le agenzie di rating vanno contrastate con il completamento delle riforme e facendo pubblicità negativa a queste.Le agenzie di rating sono quelle che hanno diffuso l'ideologia liberista nel mondo e che hanno portato ad una grave crisi finanziaria e che continua a bruciare l'economia reale.Dietro questi sofisticati strumenti finanziari c'è il nulla se non grandi interessi.I giudizi delle agenzie di rating possono bruciare grandi sacrifici per risalire la china.Infatti sono sospetti certi interventi anche se nei giudizi ci può essere qualcosa di vero.Ma non era il caso di intervenire perchè intervenire può significare che può esserci un disegno ben preciso contro l'equità,la giustizia sociale,il benessere delle fasce sociali più deboli.Può esserci un disegno dalla veduta molto breve ciao robyn
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Re: S&P declassa Francia, Italia, Spagna e Austria

Messaggioda flaviomob il 15/01/2012, 14:52

Tra l'altro leggo ora su l'Unità che la perdita della "A" comporta il divieto, per i fondi pensione americani, di fare investimenti nel comparto relativo. Quindi ora non potranno più acquistare titoli di stato italiani.
Queste agenzie hanno un immenso potere e l'Europa Unita deve contrastarlo in ogni modo.


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