Parola della giustizia italiana
Mantova
Chiamano Andrea una bimba
«Vietato: è un nome da uomo»
Sentenza del tribunale: non indica la corretta sessualità
MANTOVA - Adesso all'impiegato dell'ufficio anagrafe non resterà che applicare la legge e rettificare l'atto di nascita. Perché quel nome, Andrea, è fuorilegge. «Infatti, essendo lei una bambina, in quanto femmina, non può chiamarsi con quel nome da maschio». Almeno così ha stabilito una sentenza del Tribunale di Mantova, che ha vietato alla piccola Andrea, di cinque anni, di chiamarsi... Andrea e allo stesso tempo ha imposto ai genitori di cambiarle nome. Prima sezione civile, presidente il giudice Mauro Bernardi.
La strana sentenza sancisce che a una femmina non può essere attribuito un nome da uomo, perché «il nome deve identificare il maniera chiara e corretta la sessualità». Entrando nei dettagli del caso specifico, destinato a fare giurisprudenza, c'è da osservare che Andrea è nata nel 2006 a Parigi, dove tuttora vive. E Oltralpe lei è semplicemente Andrée, come decine di migliaia di altre bambine. Ma avendo la cittadinanza italiana, in quanto i genitori hanno trascritto l'atto di nascita della figlia nel comune dell'Alto Mantovano da dove sono emigrati, si pone il dilemma: come scrivere all'anagrafe correttamente il nome della bimba? E come regolarsi con i Paesi dove Andrea ha valenza anche femminile?
Per non smarrirsi in una giungla di norme e cavilli su una materia giuridica delicata, il ragionamento dei giudici ha seguito questo filo logico: siccome in Italia Andrea «è indiscutibilmente un nome da uomo», come prova «il riferimento alla tradizione del nostro Paese», non può essere usato al femminile, anche se in altri Paesi è consentito. Per cui l'atto di nascita dovrà essere necessariamente rettificato, così come il documento di identità.
Paolo Marelli
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