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Cittadini e informazione

Garantire insieme: sicurezza e giustizia uguale per tutti; privacy e diritto del cittadino all'informazione

Cittadini e informazione

Messaggioda franz il 01/11/2011, 15:35

Come possono i cittadini controllare se l'informazione è distorta, censurata?
Se lo chiede un forumista e rispondevo che Internet è una risorsa.
Sempre che abbiamo una testa autonoma, in grado di leggere, cercare, valutare a prescindere dall'ideologia di apprtenenza (la cosa piu' difficile).

Ebbene prendo spunto da un articolo su Repubblica, che tutti da queste parti danno automaticamente per credibile come testata. Ma lo sono tutti i giornalisti oppure ogni tanto anche loro scrivono cazzate galattiche?
Come si puo' capirlo (se è cosa giusta o la classica bullshit) usando la rete?

Bene; lo svolgimento è in tre puntate: un articolo su repubblica e due blog indipendenti, condotti da persone che sono piu' qualificate del giornalista stesso.

1) Repubblica:
http://www.repubblica.it/economia/2011/ ... ef=HREC2-9

Brevetti, patate e broccoli come auto di lusso
Le mani delle multinazionali sui prodotti agricoli
Le grandi aziende internazionali si stanno garantendo l'esclusiva su molti alimenti. Chi vorrà coltivarli sarà costretto a pagare una royalty. Con un effetto inevitabile: l'aumento dei costi per produttori e consumatori
di ANDREA TARQUINI
Brevetti, patate e broccoli come auto di lusso Le mani delle multinazionali sui prodotti agricoli
BERLINO - Pomodori, patate, broccoli, ogni altro alimento. Oggi li comprate al negozio, al mercatino sotto casa, al supermarket. Dovrete sempre continuare a farlo per nutrirvi, ovviamente, ma in un futuro prossimo potrà costare più caro a voi consumatori e ancor più caro ai produttori, perché le grandi multinazionali dell'agroalimentare brevettano all'Epo (European patents office, ufficio europeo dei brevetti, sede Monaco di Baviera) queste produzioni, e quindi in sostanza se ne assicurano l'esclusiva. Contro questa pratica, incompatibile con normative e leggi della stessa Ue, si terrà domani alle 11 a Monaco una manifestazione internazionale.

Il brevetto per strappare al resto del mondo l'esclusiva della patata, del pomodoro, del broccolo, della bistecca, secondo le associazioni di difesa della natura e della materia vivente come Equivita in Italia, è ormai una strategia portata avanti a carte scoperte da multinazionali come Monsanto, Dupont, Syngenta, Bayer, Basf solo per citare alcune tra le più potenti. Domani appunto l'Ufficio europeo dei brevetti annullerà il ricorso contro il brevetto sul broccolo (EP10698199), e in quel giorno è convocata la manifestazione davanti alla sua sede nella capitale bavarese. Poi seguirà il brevetto sul pomodoro (EP1211926). In altre parole, per spiegare tutto ai profani: chi vorrà coltivare pomodori dovrà pagare ogni anno al detentore del brevetto, cioè a una multinazionale, una royalty, un diritto di brevetto. Cioè coltivare broccoli o pomodori, materia vivente e patrimonio alimentare comune dell'umanità, verrà equiparato a produrre una bella Bmw o Mercedes, cioè ovviamente diritto esclusivo del produttore d'auto, e dei suoi team di ingegneri, ricercatori e operai che hanno sviluppato l'auto messa poi in vendita.

Un pomodoro o un broccolo come un'auto di lusso, ti saluto consumatore e cittadino. La produzione indipendente di verdure di cui l'umanità si nutre da millenni verrà quasi equiparata all'attività di chi, come le industrie cinesi controllate dal sistema totalitario al potere a Pechino, produce e vende copie spudorate di auto, treni ad alta velocità o aerei i cui originali sono stati costosamente studiati, elaborati, sperimentati e prodotti nel mondo libero, dall'Europa al Nord America, dal Giappone alla Corea del Sud.

Conseguenza: agricoltori e allevatori, soprattutto nel terzo mondo ma anche da noi in Europa, rischieranno di andare in rovina, e molti di loro ci andranno davvero, mentre non andranno in rovina le industrie di proprietà del partito-Stato cinese che copiano i prodotti originali dell'industria europea, giapponese, nordamericana, sudcoreana. Paradossale ma rischiamo proprio questo. E i consumatori pagheranno il conto col carovita, quindi peggio che comprare una copia cinese a buon mercato di un prodotto europeo. Le decisioni dell'Epo, notano le organizzazioni di difesa della natura e della materia vivente, contraddicono l'articolo 53b della convenzione europea dei brevetti e l'articolo 4 della direttiva europea sulla brevettabilità del vivente.

Sembra linguaggio ostico da addetti ai lavori, ma tradotto in pratica significa che le multinazionali non avranno più solo in mano i brevetti esclusivi del cibo transgenico, bensì anche del cibo tout court. E' una strada strisciante verso la cancellazione della sovranità alimentare degli Stati e delle economie e la privatizzazione della materia vivente. Se brevetti il broccolo o il pomodoro, detto in soldoni, l'agricoltore ovunque nel mondo dovrà pagarti ogni anno i diritti, con pesanti conseguenze per la sua sopravvivenza economica e per il prezzo al consumo. Come ha detto Kerstin Lanje di Misereor, "in tempi in cui quasi due miliardi di persone soffrono la fame è semplicemente immorale far crescere i prezzi degli alimenti creando monopoli dei brevetti".
(25 ottobre 2011)


Agghiacciante, vero? Tutti spaventati!
Ma queste cazzo di multinazionali ci affamano, non se ne puo' piu', non c'è piu' religione, siamo in balia del capitalismo.

Il seguito a puntate, piu' tardi.....
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
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Re: Cittadini e informazione

Messaggioda franz il 01/11/2011, 16:36

... un'ora piu' tardi, circa ...

Dalla germania http://pensieri-eretici.blogspot.com/20 ... ttata.html

martedì 25 ottobre 2011
Ignoranza brevettata
Oggi la Repubblica ha pubblicato sul suo sito un articolo sulla controversa possibilità di brevettare prodotti agricoli: Brevetti, patate e broccoli come auto di lusso - Le mani delle multinazionali sui prodotti agricoli.

La questione - da un punto di vista politico, legale e sociale - è complessa e importante, per cui non voglio entrare in questo intervento nel dibattito favorevoli-contrari. Me ne tengo fuori e (almeno qui oggi) non vi dico come la penso.
Voglio usare l'articolo di Repubblica come ennesima dimostrazione della crassa ignoranza del giornalismo italiano, soprattutto quando si tratta di questioni tecnologiche e scientifiche.

Eppure bastava fare una brevissima ricerca su Internet e Andrea Tarquini (l'autore del testo... definirlo articolo in realtà è troppo) avrebbe evitato una figuraccia colossale.

Intanto comincia subito dimostrando di non aver neanche saputo copiare bene il nome dell'ufficio brevetti europeo: European Patent Office. Ma per lui il Patent merita una s in fondo.
Vabbé, facciamo finta che sia un errore di battitura.

Le perle successive però non sono errori di battitura.

Leggo: "Il brevetto per strappare al resto del mondo l'esclusiva della patata, del pomodoro, del broccolo, della bistecca".
A parte che esistono comunque differenze anche regolamentative tra prodotti vegetali e prodotti animali, a livello di brevettabilità c'è molta differenza tra una materia prima (in questo caso patata, pomodoro, broccolo) e un prodotto lavorato (in questo caso bistecca).
Oppure per voi l'alluminio e l'automobile, il legno e la cassapanca, lo zolfo e il fiammifero sono la stessa cosa?

Leggo: "l'Ufficio europeo dei brevetti annullerà il ricorso contro il brevetto sul broccolo (EP10698199)".
Nella banca dati dell'EPO non vi è traccia di un brevetto con codice EP10698199.
In compenso esiste il brevetto EP1069819. Che non è un brevetto sul broccolo, ma un brevetto su una ben particolare e precisa caratteristica di broccolo non esistente in natura, cioè una contenente più elementi anticancerogeni. Infatti il titolo di questo brevetto recita: Method for Selective Increase of the Anticarcinogenic Glucosinolates in Brassica Oleracea.

Leggo: "Poi seguirà il brevetto sul pomodoro (EP1211926)".
Il brevetto EP1211926 invece esiste. E conferma che il "giornalista" vuole farci credere quello che non è. Non viene per niente brevettato il pomodoro in sé, bensì un particolare metodo di produrre un pomodoro con ridotto contenuto d'acqua e il prodotto che ne risulta (non esistente in natura!). Titolo del brevetto: Method for Breeding Tomatoes having Reduced Water Content and Product of the Method.

Leggo: "In altre parole, per spiegare tutto ai profani: chi vorrà coltivare pomodori dovrà pagare ogni anno al detentore del brevetto, cioè a una multinazionale, una royalty, un diritto di brevetto".
Qui si tratta completamente di parole in libertà, con le quali il "giornalista" dimostra di non sapere cosa è un brevetto. Lui ai "profani" non spiega niente, se non palle colossali.
Se uno vorrà coltivare quel particolare pomodoro, usando quel particolare metodo, dovrà pagare dei diritti (a proposito: le royalties in italiano sono i diritti, non usiamo l'inglese per coprire l'ignoranza). Se uno vorrà coltivare i pomidoro che si sono sempre coltivati NON dovrà pagare un cazzo a nessuno.
Solo cose nuove e non esistenti in natura infatti sono brevettabili. Quindi il pomodoro, il broccolo, il fagiolino, la fragola, ecc. che conosciamo continueranno a essere liberamente coltivabili e continueranno a non essere brevettabili. Punto.

Leggo: "La produzione indipendente di verdure di cui l'umanità si nutre da millenni verrà quasi equiparata all'attività di chi, come le industrie cinesi controllate dal sistema totalitario al potere a Pechino, produce e vende copie spudorate di auto, treni ad alta velocità o aerei".
Caro il mio "giornalista", no, la produzione indipendente di cui parli continuerà a essere indipendente e libera, come spiegato sopra. Che a te piaccia o no.
Quello che succederà è che - se il prodotto artificiale brevettato risulterà migliore e/o preferito rispetto a quello naturale classico - il piccolo contadino sparirà non reggendo la concorrenza del grande produttore.
Ma questo succede già. Anche senza brevetti. E non solo in agricoltura. Purtroppo il pesce grosso mangia il pesce piccolo. E non sempre lo fa con fair play.

Leggo: "Conseguenza: agricoltori e allevatori, soprattutto nel terzo mondo ma anche da noi in Europa, rischieranno di andare in rovina".
Succederà anche senza brevetti. Anzi ha cominciato a succedere ben prima che fosse possibile modificare in maniera mirata (geneticamente o mediante incroci o altri metodi) i prodotti agricoli. Ma a quanto pare, caro Tarquini, quando è successo dormivi della grossa.

Leggo: "Sembra linguaggio ostico da addetti ai lavori, ma tradotto in pratica significa che le multinazionali non avranno più solo in mano i brevetti esclusivi del cibo transgenico, bensì anche del cibo tout court".
Perfetta ciliegina sulla torta di cumulo di ignoranza. O di malafede?
Il signor Tarquini cita due brevetti che parlano esplicitamente di cibi modificati in laboratorio (non esistono solo le modifiche transgeniche nei laboratori) e poi - sfruttando l'gnoranza diffusa per quanto riguarda le materie tecniche e scientifiche - cerca di farci credere che sia brevettabile il cibo in generale.
Commettendo due gravi errori:
1) Il cibo è quello che ti arriva nel piatto, non necessariamente e soprattutto non direttamente quello che viene coltivato o allevato;
2) Non puoi brevettare ciò che già esiste. Una cosa (oggetto o pianta che sia) è brevettabile solo se nuova e non naturale.

Leggo: "Se brevetti il broccolo o il pomodoro, detto in soldoni, l'agricoltore ovunque nel mondo dovrà pagarti ogni anno i diritti".
E insiste! Il broccolo o il pomodoro non lo puoi brevettare. Punto.

E non ho commentato tutto. Il resto ve lo risparmio.

Saluti,

Mauro.

Qui [sotto, NDR] una spiegazione per valutare l'affidabilità dello scrivente :-)



Ignoranza brevettata - Una spiegazione
Il mio intervento di ieri sulla brevettabilità dei prodotti agricoli (Ignoranza brevettata) sta avendo una risonanza a cui gli interventi sul mio blog non sono abituati (e sarei ipocrita se negassi di esserne contento e lusingato).

Ho notato che viene segnalato su Facebook (no, su FB non me lo sono autosegnalato, ci è arrivato per strade sue), in forum di cui neanche conoscevo l'esistenza ed è stato pure citato (in termini positivi) da Dario Bressanini sul suo blog (e questa è la citazione che più mi ha fatto piacere, anche perché nell'intervento massacravo un articolo di Repubblica... e Bressanini scrive su Repubblica).

Comunque, la spiegazione a cui mi riferisco nel titolo è la seguente: in alcuni forum il mio intervento è stato citato aggiungendo l'osservazione (giustissima! sacrosanta!) che, non conoscendomi, non garantivano sull'affidabilità dell'autore.
Bene, io non sono un esperto del settore alimentare (anche se mi piace mangiare e bere bene ;-) ), però di brevetti e innovazione qualcosa ne so. Io sono infatti un fisico, lavoro alla Siemens in Germania, dove (tra le altre cose) mi occupo appunto di brevetti e innovazione.
Se voleste sapere qualcosa di più su di me professionalmente, potete curiosare il mio profilo su Xing.

Saluti,

Mauro.
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Il broccolo di Repubblica :-)

Messaggioda franz il 01/11/2011, 17:03

Il giorno dopo, dalla "valle del Siele" ...

http://lavalledelsiele.com/2011/10/26/i ... epubblica/

26 ottobre 2011
tags: agricoltura, andrea tarquini, brevetti, repubblica, scienza
di Giordano Masini

Avrei voluto dedicarmi a una lunga e approfondita disamina dello sciocchezzaio pubblicato ieri da Repubblica sotto il titolo “Brevetti, patate e broccoli come auto di lusso, le mani delle multinazionali sui prodotti agricoli” a firma di Andrea Tarquini, ma ci ha già pensato, in maniera impeccabile, Mauro Venier sul suo blog, in un post del quale copincollo un estratto ma che consiglio di leggere per intero

[omissis, per risparmiare banda, basta leggere qui sopra, NDR]

Alle considerazioni di Venier vorrei aggiungere le mie, brevemente: Andrea Tarquini (che, lo ricordiamo, ha dato già ampia prova delle sue doti come corrispondente dalla Germania, tanto da meritarsi un gruppo su Facebook nato apposta per canzonarlo [Vedi http://www.facebook.com/pages/Andrea-Ta ... 712?ref=ts NDR]), sostiene che la conseguenza dei brevetti sarà la fame e la miseria per i consumatori e la rovina per gli agricoltori. Al netto delle clamorose inesattezze pubblicate nell’articolo, non è necessario essere biotecnologi o economisti per rendersi conto che questa è una sonora stupidaggine. Poche cose comunicano più efficacemente del cibo l’idea di quanto è cambiato e sta cambiando il mondo, in meglio, grazie alla tecnologia e al mercato. Chi, come Tarquini, parla ancora oggi di sovranità alimentare (versione 2.0 dell’autarchia mussoliniana) non fa altro che augurarsi che ai paesi in via di sviluppo vengano negate le opportunità delle quali noi beneficiamo a piene mani.

E’ la tecnologia, e la legittima aspirazione al profitto di chi inventa e produce tecnologia ad avere incrementato, tanto per fare un esempio, la produttività media di un ettaro di grano duro di un quintale ogni 5 anni dal 1900 ad oggi. E’ a Norman Borlaug, padre del miglioramento genetico e quindi della Green Revolution, che è stato assegnato nel 1970 il premio Nobel per la pace per aver salvato, come ricordava Antonio Pascale, un terzo della popolazione mondiale dalla fame. [Vedi http://www.nobelprize.org/nobel_prizes/ ... rlaug.html e anche http://lavalledelsiele.com/2011/10/21/l ... gistralis/ NDR]

E davvero non si comprende il modo di ragionare di Tarquini e dei suoi amici attivisti: ogni prodotto sul mercato, royalties o meno, viene scelto e acquistato se ha un prezzo conveniente: nel caso di una nuova tecnologia, se i benefici superano i costi della sua adozione. E’ chiaro che se un pomodoro migliorato (o una patata, o un sacco di mais, o un broccolo) costa troppo, gli agricoltori semplicemente scelgono di coltivare altre varietà. Anche le perfide multinazionali devono lavorare nell’interesse dei loro clienti, per non sparire. As simple as that…

PS. E’ chiaro che in un paese appena vagamente normale l’articolo di Tarquini sarebbe stato rimosso a tempo di record dalla redazione, e sostituito da un comunicato di scuse per cercare di recuperare, di fronte ai lettori, la credibilità del giornale. Attendiamo fiduciosi.
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Re: Cittadini e informazione

Messaggioda franz il 01/11/2011, 17:07

Ora grazie alla rete ognuno ha la possibilità di leggere, indagare, valutare, orientarsi.
Vedere pro e contro. Leggere informazioni e critiche all'informazione stessa.

Ci vuole tempo e sforzo intellettuale.
Il tempo (per esempio 2 ore) è equivalente a guardare il grande fratello.
Lo sforzo intellettuale, inutile a dirlo, è nettamente superiore.
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Re: Cittadini e informazione

Messaggioda pianogrande il 02/11/2011, 0:29

Senti un po' Franz.
Ma quel fisico che lavora all'ufficio brevetti, non ti ricorda qualcun altro?
Pensa se la Germania lo avesse brevettato.
Ma non si poteva neanche allora perché quello lì esisteva già così in natura.
Questo mi fa nascere un po' di ottimismo.
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
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