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Fuori dal Novecento. Giusta, aperta, forte: viva l'Italia"

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Fuori dal Novecento. Giusta, aperta, forte: viva l'Italia"

Messaggioda ranvit il 22/01/2011, 10:13

http://www.repubblica.it/politica/2011/ ... -11516411/


L'APPUNTAMENTO
Lingotto, i 5 punti di Veltroni
"per ridare speranza al Paese"
Ritorno a Torino per i "Modem" del Partito Democratico. Lo slogan della manifestazione è "Fuori dal Novecento. Giusta, aperta, forte: viva l'Italia". Ci sarà anche Bersani che dice: "Ho le carte per fare il premier"

ROMA - Il Lingotto. Gli ospiti internazionali. Gli esterni al Pd. L'obiettivo dell'appuntamento convocato oggi a Torino da Walter Veltroni sembra molto lontano dalla semplice riunione di area. Vuole essere una convention, una kermesse dove tutto il Partito democratico possa ritrovarsi. Questo sulla carta. Poi ci saranno i discorsi. L'ex segretario vuole proporre 5 punti di programma vincolanti. Scelte chiare, nette. O sì o no. Nel frattempo va avanti l'iniziativa di Pier Luigi Bersani per presentare una piattaforma al Paese. Già oggi si capirà se queste due strade possono stare insieme oppure si creerà una frattura nel centrosinistra.

Si parlerà di primarie, per esempio. Quel meccanismo che il segretario vuole aggiustare e l'area di Movimento democratico intende invece istituzionalizzare per legge. Si parlerà, magari nei corridoi, di quello che Bersani ha detto ieri alle "Invasioni barbariche" su la7. "Se si va al voto vinciamo alla grande. Ho l'esperienza giusta per candidarmi a premier. Ma chi mi conosce sa che non metto i miei interessi davanti a quelli generali. Se c'è qualcuno che ha più possibilità di me è scontato che mi faccia da parte". Questo qualcuno non è Vendola. "Non credo sia l'Obama della politica italiana. Magari il Garcia Lorca con un linguaggio immaginifico e a volte barocco che piace. Ma io propongo un altro linguaggio perché al prossimo giro penso che sia da offrire al Paese qualcuno di cui fidarsi e non qualcuno da cui essere incantato". Lui, Bersani, pensa di scrivere un libro "perché è il tempo che chi ha un'idea per il paese la metta giù".

Bersani prenderà la parola anche al Lingotto. Dove ci saranno anche Enrico Letta, Franceschini, i rottamatori con Civati. Lo slogan della giornata è "Fuori dal Novecento. Giusta, aperta, forte: viva l'Italia". A guidare la scaletta sarà Jean Leonard Touadi, unico deputato di colore del Pd. La diretta va in streamig su movimentodemocratico. org. L'iniziativa, come dice Rosy Bindi, nasce all'insegna dell'unità. Ma le differenze tra la maggioranza e la minoranza interna restano. Veltroni, non a caso, ha parlato di Pd pride. Il fioroniano Gero Grassi chiarisce: "Noi non siamo il Pd di Bersani, noi siamo alternativi a questo vertice". Nelle dichiarazioni della vigilia Veltroni preferisce evitare la polemica. "Torneremo al Lingotto dopo due anni e mezzo per cercare di rilanciare il senso di una speranza collettiva e per dire agli italiani che non è scritto nel nostro destino che l'Italia debba essere un Paese immobile", ha spiegato l'ex leader del Pd in un videomessaggio sul sito di Modem. Evidente il riferimento anche ai fatti di questi giorni e alle difficoltà del premier Silvio Berlusconi. C'è, ha assicurato, "una possibilità alternativa, c'è una speranza razionale che bisogna coltivare. L'Italia può cambiare".

A proposito di cambiamento tra gli ospiti ci saranno anche operai della Fiat che hanno votato sì al referendum. Dopo Veltroni parleranno Gentiloni, Chiamparino, Civati, Salvati e Soru. Prenderanno la parola anche Gary Hart e Anthony Giddens. Chiuderà Fioroni. È attesa la presenza di Piero Fassino, candidato alle primarie per il sindaco della città. A Raffaele Cantone, magistrato anti-camorra, è affidato il messaggio sulla legalità.

(g. d. m.)
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Re: Fuori dal Novecento. Giusta, aperta, forte: viva l'Italia"

Messaggioda matthelm il 22/01/2011, 10:46

Bene, io ci spero.
Veltroni ha una visione chiara di come dovrebbe essere il Partito democratico.
"L'uomo politico pensa alle prossime elezioni. Lo statista alle prossime generazioni".
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Re: Fuori dal Novecento. Giusta, aperta, forte: viva l'Italia"

Messaggioda ranvit il 22/01/2011, 12:38

http://95.110.205.150/index.php?option= ... &Itemid=41

Per un nuovo modello contrattuale

Documento Ichino-Morando-Marino

A più di sessant’anni dall’abrogazione dell’ordinamento corporativo e dall’entrata in vigore della Costituzione, il sistema italiano delle relazioni industriali è ancora privo di una cornice compiuta di norme di fonte statuale, attuativa di quanto previsto dall’articolo 39 della Carta; ma è anche privo di una cornice compiuta di norme di fonte collettiva. Tale esso è rimasto anche dopo l’Accordo di concertazione del 23 luglio 1993, pur decisivo per l’accesso del Paese al sistema dell’Euro: quello stesso Accordo, infatti, rinviava a interventi legislativi, anche di livello costituzionale, in materia di contrattazione collettiva e relativa efficacia, che non sono stati poi attuati.
Resta in particolare largamente indeterminata la disciplina di materie di importanza cruciale, in un regime come il nostro di pluralismo sindacale, quali quelle
- della misurazione della rappresentatività di ciascun sindacato nei luoghi di lavoro,
- dell’efficacia soggettiva dei contratti collettivi,
- dei rapporti tra contratti collettivi di diverso livello,
- dell’esercizio del diritto di sciopero,
- dell’efficacia della clausola di tregua sindacale,
le quali attualmente sono oggetto soltanto di orientamenti giurisprudenziali resi incerti dall’assenza di qualsiasi disciplina di fonte legislativa o collettiva.
Nell’ultimo decennio si è aperta una crisi del sistema, che è venuta progressivamente aggravandosi. È la crisi di un “modello contrattuale” affermatosi nei fatti, che per le sue caratteristiche strutturali produce un effetto depressivo sui livelli retributivi: a)ancorando i livelli della parte più forte e dinamica del tessuto produttivo nazionale a quelli della parte più debole; b) ostacolando gli investimenti stranieri abbinati a piani industriali innovativi. Quest’ultimo effetto è conseguenza della mancanza di un criterio che consenta di dirimere il dissenso tra i sindacati, quando esso si manifesta in sede aziendale nella negoziazione di piani industriali innovativi: questa situazione di anomia produce una marcata vischiosità del sistema di relazioni industriali, attribuendo di fatto un potere di veto alle formazioni minoritarie. La vicenda del progetto Fiat per la “Fabbrica Italia” ha posto in evidenza questa vischiosità e i difetti dell’ordinamento attuale che la determinano, rendendo l’opinione pubblica consapevole dei costi altissimi che ne derivano per il Paese, in termini di chiusura agli investimenti delle grandi multinazionali.
Superare questa vischiosità del sistema delle relazioni industriali è indispensabile per un Paese come il nostro la cui crescita economica è bloccata da molti anni e che non dispone di altra leva, per tornare a crescere, che quella dell’aumento drastico del flusso degli investimenti provenienti dall’estero. Effetti depressivi su quel flusso sono esercitati anche da altre cause strutturali, quali i difetti delle nostre amministrazioni pubbliche e delle nostre infrastrutture, i costi più alti che altrove dei servizi alle imprese dovuti a difetto di concorrenza dei rispettivi mercati; ma una fluidificazione del nostro sistema delle relazioni industriali può avere un effetto positivo sul flusso degli investimenti in entrata anche prima che gli altri difetti vengano efficacemente corretti.
In particolare, è necessario aprire spazi – assai più ampi degli attuali – di valutazione degli scostamenti rispetto ai modelli nazionali di organizzazione del lavoro, struttura delle retribuzioni, articolazione dei tempi di lavoro, portati dai nuovi piani industriali, nella consapevolezza che non giova a nessuno, né imprese né lavoratori, un sistema chiuso, per paura delle innovazioni cattive, anche alle innovazioni buone. È dunque questo il filo che proponiamo di tirare subito per avviare nel Paese un grande processo di modernizzazione.
La via maestra per il riassetto del sistema delle relazioni industriali dovrebbe essere quella di un accordo interconfederale sottoscritto da tutte le confederazioni imprenditoriali e sindacali maggiori, nel quale le cinque materie cruciali indicate sopra trovino compiuta disciplina: compito della legge, a quel punto, sarebbe soltanto quello di intervenire a sostegno dell’efficacia dell’accordo sindacale. Dove, però, il sistema mostri di non essere in grado di dotarsi di questa cornice di norme universalmente condivise, determinando il rischio di paralisi, spetta al legislatore intervenire in via sussidiaria e provvisoria, con una normativa snella, che sia il meno possibile intrusiva e il più possibile volta a rafforzare l’autonomia collettiva. L’obiettivo non è sottrarre materie alla libera contrattazione. Al contrario: si tratta di cambiare forme, protagonisti e tempi della contrattazione, per renderla più penetrante, pervasiva ed efficace.
Un esempio di come questa normativa legislativa può essere delineata è offerto daldisegno di legge n. 1872, presentato da 55 senatori del Pd nell’autunno 2009, il cui contenuto può sintetizzarsi come segue:
1. una disciplina molto semplice e lineare della rappresentanza sindacale nei luoghi di lavoro consente di individuare il sindacato o coalizione sindacale titolare della maggioranza dei consensi, al livello aziendale e ai livelli superiori fino a quello nazionale;
2. a questo sindacato o coalizione viene attribuito il potere di stipulare un contratto collettivo ‑ ivi compresa la clausola di tregua in riferimento alle materie regolate nel contratto stesso ‑ con efficacia generale nell’ambito di sua competenza;
3. il contratto collettivo nazionale stipulato dal sindacato o coalizione maggioritaria resta la disciplina applicabile per default in tutta la categoria che il contratto stesso definisce;
4. è fatta, però, salva la possibilità che a un livello inferiore ‑ regionale o aziendale ‑ un sindacato o coalizione maggioritaria stipuli efficacemente un altro contratto di contenuto diverso, che in tal caso prevale sulla disciplina collettiva di livello nazionale;
5. qui il progetto prevede che si attivi un “filtro” ulteriore, per limitare la derogabilità del contratto nazionale da parte di quello di livello inferiore: il requisito che il sindacato stipulante in deroga sia radicato in almeno quattro regioni (ma si possono utilizzare e anche combinare tra loro tecniche di limitazione diverse, con diverso grado di restrittività).
Come la relazione al disegno di legge n. 1872/2009 avverte, la parte della riforma riguardante l’efficacia erga omnes del contratto collettivo nazionale richiede una riforma degli ultimi tre commi dell’articolo 39 della Costituzione. Nulla vieta tuttavia che, in attesa di questa modifica costituzionale, si escluda dalla nuova disciplina legislativa la (sola) materia dell’efficacia erga omnes dei contratti collettivi nazionali, limitando la riforma alle materie della rappresentanza sindacale nei posti di lavoro, alla contrattazione collettiva aziendale (ivi compresa la clausola di tregua) e ai suoi rapporti con il contratto collettivo nazionale: tutte queste materie, infatti, sono esenti dal vincolo risultante dagli attuali ultimi tre commi dell’articolo 39 della Costituzione.
Augusto BARBERA, Antonello CABRAS, Stefano CECCANTI, Sergio CHIAMPARINO, Paolo GIARETTA, Pietro ICHINO, Claudia MANCINA, Ignazio MARINO, Enrico MORANDO, Alessia MOSCA, Magda NEGRI, Nicola ROSSI, Francesco TEMPESTINI, Giorgio TONINI
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Re: Fuori dal Novecento. Giusta, aperta, forte: viva l'Italia"

Messaggioda ranvit il 22/01/2011, 12:40

http://95.110.205.150/index.php?option= ... &Itemid=41


Immigrazione: una politica accogliente e selettiva
Comunità più forti, frontiere più sicure, più accoglienza per chi ha bisogno di aiuto umanitario, una politica migratoria selettiva funzionale alla crescita della società.
Comprendiamo le preoccupazioni della gente sull’immigrazione (se minaccerà i loro salari, le loro prospettive di lavoro, la loro sicurezza o metterà sotto pressione i servizi e l’edilizia pubblica) e vogliamo agire di conseguenza.

Siamo impegnati a costruire un sistema per l’immigrazione che garantisca i diritti degli immigrati, consolidi le nostre comunità locali e promuova e protegga i valori espressi dalla nostra Costituzione.
La gente ha bisogno di sapere che l’immigrazione è controllata, che le regole sono ferme e giuste e che c’è sostegno per le comunità alle prese con il cambiamento.

Le nostre frontiere nazionali che costituiscono anche i confini esterni dell’Unione europea, devono essere più forti che mai. I richiedenti asilo, i rifugiati, i profughi autentici dovranno ricevere protezione: chiunque si trovi nelle condizioni stabilite dai trattati, dalle convenzioni e dalle leggi deve essere accolto.
Vogliamo assicurare, attraverso l’introduzione di un sistema di ammissione a punti sperimentato in altri paesi, che avremo gli immigrati di cui la nostra economia ha bisogno, ma non di più. E gradualmente renderemo più severi i criteri, in linea con le esigenze della società italiana, e miglioreremo la nostra azione contro l’immigrazione clandestina.
Con il ritorno della crescita vogliamo vedere crescenti livelli di occupazione e salari crescenti, non crescente immigrazione. Ma respingiamo le politiche ingiuste e inefficaci della destra, che pur sapendo che l’immigrazione è un fenomeno strutturale di questo secolo e che gli immigrati diventano alla lunga un pezzo integrale di società non può e non vuole ammetterlo.
Nel nostro Paese (e in buona parte dell’Europa alle prese con una crisi demografica) l’immigrazione non è un fatto congiunturale, per ovviare a temporanee strozzature del mercato del lavoro o per alimentarne specifici settori. L’immigrazione è un fenomeno strutturale e tende a essere d’insediamento, di popolamento, di cittadinanza. Pezzi di società che provengono da altri paesi si trapiantano nel nostro e sono destinati a diventarne parte integrante.
Ma se l’immigrazione non è una protesi temporanea ma un trapianto permanente, è necessario cambiare filosofia e cambiare politica. All’immigrato non bisogna chiedere «cosa sai fare?» o «che lavoro ti appresti a fare nel nostro Paese?», ma dobbiamo chiedere «chi sei?» e «qual è il tuo programma di vita?». Non deve essere solo l’esistenza di un posto di lavoro che determina l’ammissione dell’immigrato ma anche la qualità del capitale umano, la capacità di far parte della società e di contribuire alla sua crescita e la volontà d’inclusione. Australia,Nuova Zelanda, Canada (da tempo) e Gran Bretagna e Danimarca (più di recente) hanno adottato strategie di questo tipo. Età, sesso, stato civile, istruzione, specializzazione, conoscenza della lingua, della cultura, dell’ordinamento del paese, si combinano in un punteggio, o valutazione, dell’ammissibilità dei candidati all’immigrazione. L’esito normale del processo di inclusione, in queste società, è l’acquisizione della cittadinanza, e questo avviene (effettivamente) per la maggioranza degli immigrati.
Si tratta di una politica migratoria selettiva: l’ammissibilità legata ad una valutazione delle caratteristiche degli immigrati. Ma la selettività è basata su criteri noti e controllabili, al contrario delle politiche attuali, implicitamente selettive, opache e arbitrarie. Allo stesso tempo lo Stato accoglie generosamente chi ha bisogno di aiuto umanitario e sostiene le politiche di aiuto allo sviluppo oggi ridotte al lumicino.
Riconosciamo inoltre che l’immigrazione può mettere pressione sulla disponibilità di abitazioni e sui servizi pubblici in molte delle nostre comunità, perciò dobbiamo costituire un Fondo Impatto Immigrazione pagato dalle contribuzioni degli immigrati per aiutare le aree locali.
Poiché riteniamo che, tranne i casi di relativi al diritto d’asilo, venire e ancor più restare in Italia sia un’opportunità e non un diritto, romperemo il legame tra il soggiorno per determinato periodo e la possibilità di regolarizzazione (e/o cittadinanza). In futuro, rimanere dipenderà su un sistema a punti, non limitandone l’applicazione all’ingresso degli stranieri nel territorio nazionale, ma estendendolo all’acquisto della cittadinanza da parte di questi ultimi (e l’accesso ai sussidi e alla casa sarà sempre più riservato ai cittadini italiani, vecchi e nuovi, e ai residenti permanenti).
Poiché buona parte dell’immigrazione è di lungo periodo o permanente (e considerato che il nostro paese esprime una domanda strutturale di immigrazione e non può soddisfare il fabbisogno con flussi di tipo temporaneo), deve essere messa in grado di acquisire pieni diritti sociali, politici e di cittadinanza. E le riforme devono riguardare lo snellimento delle procedure per ottenere la carta di soggiorno per «lungo residenti»; la concessione del voto amministrativo; l’accesso alla cittadinanza ai nati da residenti stranieri legalmente soggiornanti e ai minori cresciuti e formati in Italia; procedure più agevoli e meno discrezionali per l’acquisizione della cittadinanza.
Continueremo a enfatizzare il valore che noi attribuiamo alla cittadinanza e alla responsabilità così come ai diritti che comporta, non trascurando le forme esteriori e celebrative dell’identità nazionale, introducendo un cerimoniale per l’acquisizione della cittadinanza, favorendo una divulgazione narrativa dei diritti e dei doveri del cittadino, e prevedendo dei test sui valori e le tradizioni italiane.
Il Pd sposa una politica migratoria selettiva, aperta e trasparente, attraverso l’introduzione di un sistema di ammissione a punti, il cui punteggio sia tarato sulla capacità dell’immigrato di diventare una componente integrante e positiva del Paese (in grado di acquisire pieni diritti sociali, politici e di cittadinanza) e contestualmente una aperta e generosa politica dell’accoglienza dei rifugiati e richiedenti asilo. Dall’equilibrio di queste componenti può scaturire una nuova politica migratoria funzionale alla crescita della società.

Touadì, Maran, Veltroni, Adamo, Marantelli, Gentiloni, Fioroni, Minniti, Peluffo, Tenaglia, Martella, Vitali, Pizzetti, Petrucci, Concia
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Re: Fuori dal Novecento. Giusta, aperta, forte: viva l'Italia"

Messaggioda flaviomob il 22/01/2011, 15:10

Fuori dal Novecento, c'è già pronto l'Ottocento che ci aspetta.... o forse preferiscono la Cinquecento di Marchionne... :lol:


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Re: Fuori dal Novecento. Giusta, aperta, forte: viva l'Italia"

Messaggioda Iafran il 22/01/2011, 23:57

Sarebbe interessante avere una convention sul tema:

2011, fuori dal "berlusconismo" che è in me, che è in noi per ridare dignità all'Italia
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Re: Fuori dal Novecento. Giusta, aperta, forte: viva l'Italia"

Messaggioda flaviomob il 23/01/2011, 12:23

Intanto, nel novecento si lottava per libertà e dignità.

http://www.enricoberlinguer.it/qualcosa ... ra/?p=1002

Oggi ricorre il 120° anniversario dalla nascita di Antonio Gramsci. Qualcosa Di Sinistra vuole ricordarlo con alcuni brani.

Il primo, scritto su “Passato e Presente”, è intitolato “I Costruttori di Soffitte”. Leggetelo. Vi lasciamo fare i dovuti paragoni con certe generazioni post-berlingueriane. E non ci riferiamo solo alla generazione dei D’Alema e dei Veltroni.

Una generazione può essere giudicata dallo stesso giudizio che essa dà della generazione precedente, un periodo storico dal suo stesso modo di considerare il periodo da cui è stato preceduto.

Una generazione che deprime la generazione precedente, che non riesce a vederne le grandezze e il significato necessario, non può che essere meschina e senza fiducia in se stessa, anche se assume pose gladiatorie e smania per la grandezza. È il solito rapporto tra il grande uomo e il cameriere.

Fare il deserto per emergere e distinguersi.

Una generazione vitale e forte, che si propone di lavorare e di affermarsi, tende invece a sopravalutare la generazione precedente perché la propria energia le dà la sicurezza che andrà anche più oltre; semplicemente vegetare è già superamento di ciò che è dipinto come morto.

Si rimprovera al passato di non aver compiuto il compito del presente: come sarebbe più comodo se i genitori avessero già fatto il lavoro dei figli. Nella svalutazione del passato è implicita una giustificazione della nullità del presente: chissà cosa avremmo fatto noi se i nostri genitori avessero fatto questo e quest’altro… ma essi non l’hanno fatto e, quindi, noi non abbiamo fatto nulla di più.

Una soffitta su un pianterreno è meno soffitta di quella sul decimo o trentesimo piano? Una generazione che sa far solo soffitte si lamenta che i predecessori non abbiano già costruito palazzi di dieci o trenta piani. Dite di esser capaci di costruire cattedrali, ma non siete capaci che di costruire soffitte.”


Il secondo, invece, è datato 11 febbraio 1917, e parla degli Indifferenti:
“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.”

Il terzo è tratto da una lettera di Gramsci alla madre, datata 10 maggio 1928
“Non ho mai voluto mutare le mie opinioni, per le quali sarei disposto a dare la vita e non solo a stare in prigione [...] vorrei consolarti di questo dispiacere che ti ho dato: ma non potevo fare diversamente. La vita è così, molto dura, e i figli qualche volta devono dare dei grandi dolori alle loro mamme, se vogliono conservare il loro onore e la loro dignità di uomini.”


Infine, un bellissimo appello rivolto ai giovani del tempo, ma che vale anche per noi di oggi:

Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo.
Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la vostra forza.
Studiate, perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza.

Antonio Gramsci viene scientificamente ucciso dai fascisti, e muore a Roma, il 27 aprile 1937. Fu il primo Segretario del Partito Comunista d’Italia.


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Re: Fuori dal Novecento. Giusta, aperta, forte: viva l'Italia"

Messaggioda pierodm il 23/01/2011, 13:35

Bene Flavio, sono perfettamente d'accordo.

Il documento di Veltroni mi è sembrato un allucinante, patetico esercizio di retorica.

Viva Verdi.
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Re: Fuori dal Novecento. Giusta, aperta, forte: viva l'Italia"

Messaggioda matthelm il 23/01/2011, 15:02

Ora sono più tranquillo. Tiro un sospiro di sollievo.
Mi sarei preoccupato se avessi trovato con voi punti d'incontro.
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Re: Fuori dal Novecento. Giusta, aperta, forte: viva l'Italia"

Messaggioda flaviomob il 23/01/2011, 15:14

Del resto, Veltroni è stato un autentico vincente... mmmmbuahahahahah! :lol:


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