da ranvit il 10/06/2009, 19:33
Da repubblica.it :
Alla Camera il convegno per i 25 anni dalla morte del leader comunista
Il presidente della Camera: "Questione morale resti valore condiviso"
Fini ricorda Enrico Berlinguer "Quanta ammirazione per lui"
ROMA - Certo erano "altri tempi e altri uomini". E per questo il rimpianto, oggi, sarebbe un sentimento fuori posto. Ma "l'ammirazione" per quegli uomini, invece, deve trovare spazio anche ai giorni nostri. Gianfranco Fini, un passato nell'Msi fino allo scranno più alto di Montecitorio, ricorda così Enrico Berlinguer a 25 anni dalla sua morte improvvisa. "Capì il rischio di una degenerazione del sistema politico e ponendo la questione morale pose in realtà il problema della democrazia e delle sue basi di consenso e di legittimazione che si sgretolano se viene meno il nesso tra etica e politica" dice Fini ricordando il leader comunista.
Questione morale e "diversità comunista". Un binomio che Berlinguer tenne sempre vivo. Anche se oggi Fini crede che, quel rigoroso rivendicare il rispetto delle regole, in quella sobrietà come metodo di lotta politica e di comportamento, andasse oltre la tradizione della sinistra italiana. Fosse insomma patrimonio condiviso. "Nel richiamo al nesso tra etica e politica si esprime un più generale spirito repubblicano - continua Fini - E' quello stesso spirito che anche oggi deve rimanere come valore condiviso tra i diversi schieramenti politici".
Ricorda lo 'strappo' da Mosca, Fini, chiedendosi però perché Berlinguer non ruppe definitivamente con il comunismo, "non impresse una svolta ancora più profonda e radicale alla linea del suo partito, come un'altra generazione di dirigenti comunisti avrebbe fatto all'inizio degli anni Novanta".
Poi il presidente della Camera scende nel privato. E ricorda quando l'allora segretario dell'Msi Giorgio Almirante si recò alla camera ardente di Berlinguer. Solo, circondato da milioni di persone, di comunisti e non solo, che in quei giorni si strinsero attorno alla bare del segretario. "Fu riconosciuto - ricorda Fini - e furono avvertiti i dirigenti del partito. Scese Giancarlo Pajetta e gli disse di accomodarsi. Quando nel pomeriggio chiesi ad Almirante perché fosse andato da solo, mi rispose: 'Da solo, perché non dovevo temere nulla, perché oltre il rogo non v'è ira nemica...' e poi mi confidò di essere rimasto colpito dal fatto che Berlinguer avesse voluto portare fino in fondo il suo comizio a Padova, fino all'estremo sacrificio". Quelle immagini di un uomo che, colpito dal malore, tenacemente continua a parlare. Mentre la piazza lo implora di smettere. Qualche tempo dopo toccò a Pajetta rendere omaggio davanti alla bara di Almirante. Altri uomini di altri tempi. Che lasciano, però, insegnamenti ancora attuali.
(10 giugno 2009)
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.