Franz
Come detto, l'organizzazione può/deve essere utilmente locale.
Ma non solo la matematica è uguale a nord come a sud.
E poi, bisogna capire di che cosa stiamo parlando nel merito.
La libertà didattica può essere (teoricamente lo è) un'ottima cosa, tanto quanto rischia di essere un disastro: dipende dalla qualità di chi decide e di chi insegna, ma facciamo conto che sia ottima.
Non si capisce però perché debba essere affidata alla diversificazione territoriale, e non ad una logica culturale o educativa.
Come dicevo, molte nazioni hanno una coscienza unitaria consolidata, tale che l'eventuale diversificazione - anche localistica - non crea alcun problema.
Nel nostro paese, io vedo che già così - con una scuola, un'insegnamento, uno stato unitari e centralistici - c'è una tendenza centrifuga, di grande contrapposizione campanilistica, per tacere poi sul fenomeno leghista e su altri localismi che covano sotto la cenere. E c'è una grande disuguaglianza di livelli, di efficienza ed efficacia.
A me sembra che la situazione italiana sia tale che incoraggiare il localismo possa risolvere qualche problema, ma ne crerebbe altri in misura ancora maggiore - solo più difficilmente percepibili nell'immediato, e tutti a danno delle zone più svantaggiate.