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Razzismo: via al vertice di Ginevra

Discussioni su quanto avviene su questo piccolo-grande pianeta. Temi della guerra e della pace, dell'ambiente e dell'economia globale.

Razzismo: via al vertice di Ginevra

Messaggioda franz il 20/04/2009, 8:33

senza Usa, Italia, Germania e Israele

DURBAN II, Anche Usa, Israele e Germania si chiamano fuori
Razzismo, l'Italia non parteciperà
alla conferenza delle Nazioni Unite
Dubbi sulla dichiarazione finale. Il Papa benedice invece la conferenza: «Azione ferma contro intolleranza»

ROMA - L’Italia non parteciperà ai lavori della conferenza internazionale contro il razzismo che apre i battenti lunedì a Ginevra, la cosiddetta «Durban II». La conferma è arrivata in serata dalla Farnesina. Confermata così la posizione già espressa il 5 marzo scorso, quando il governo decise di chiamarsi fuori dalla fase negoziale, per alcuni riferimenti della dichiarazione finale giudicati antisemiti e per i paragrafi sulla «diffamazione religiosa» considerati una minaccia alla libertà di espressione. Il mese scorso l’Italia è stato il primo paese Ue a scegliere di boicottare il processo, seguendo l’esempio di Stati Uniti, Israele e Canada. Il ministro degli Esteri Franco Frattini ha spiegato venerdì che i dubbi dell’Italia riguardavano innanzitutto il richiamo nella bozza di dichiarazione alle conclusioni di Durban I, la riunione Onu che si tenne nel 2001 nella città sudafricana. Durban I condannò esplicitamente Israele, quindi un richiamo a quel testo nei fatti equivale a una conferma della condanna.

IL NO TEDESCO - E oltre al no italiano, e a quello già scontato di Israele e Stati Uniti, è arrivato anche quello della Germania, che ha deciso di boicottare la conferenza sul razzismo. Non ci saranno nemmeno Australia, Canada e Olanda e Svezia. Tra i ventisette Paesi della Ue, intanto, Gran Bretagna e Francia hanno confermato la loro partecipazione.

IL PAPA - Alla vigilia della Conferenza Onu sul razzismo e nel giorno del quarto anniversario del suo pontificato, Benedetto XVI ha chiesto in mattinata un'azione «ferma e concreta, a livello nazionale e internazionale, per prevenire ed eliminare ogni forma di discriminazione e di intolleranza». «Inizierà a Ginevra, organizzata dalle Nazioni Unite - ha ricordato il Pontefice subito prima dei saluti finali nelle varie lingue - la Conferenza di esame della Dichiarazione di Durban del 2001 contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e la relativa intolleranza. Si tratta - ha detto - di un'iniziativa importante perché ancora oggi, nonostante gli insegnamenti della storia, si registrano tali deplorevoli fenomeni».

«TUTTI I POPOLI FORMANO UNA FAMIGLIA UMANA» - Ratzinger ha poi citato alcuni passi della Dichiarazione del 2001 mostrando di condividerli: nel testo, ha ricordato, si «riconosce che "tutti i popoli e le persone formano una famiglia umana, ricca in diversità. Essi hanno contribuito al progresso della civiltà e delle culture che costituiscono il patrimonio comune dell'umanità la promozione della tolleranza, del pluralismo e del rispetto può condurre ad una società più inclusiva"». «A partire da queste affermazioni - ha concluso Benedetto XVI - si richiede un'azione ferma e concreta, a livello nazionale e internazionale, per prevenire ed eliminare ogni forma di discriminazione e di intolleranza. Occorre, soprattutto, una vasta opera di educazione, che esalti la dignità della persona e ne tuteli i diritti fondamentali. La Chiesa, da parte sua, ribadisce che solo il riconoscimento della dignità dell'uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio, può costituire un sicuro riferimento per tale impegno». Il Vaticano parteciperà alla conferenza con una propria delegazione, al contrario - tra gli altri - di Italia, Germania e Israele, che non condividono la bozza di documento all'esame.

19 aprile 2009 (ultima modifica: 20 aprile 2009)
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Re: Razzismo: via al vertice di Ginevra

Messaggioda franz il 20/04/2009, 8:36

CONFERENZA DI GINEVRA
Chi è presente stavolta ha torto

di Angelo Panebianco

Si apre oggi a Gine­vra, sotto i peggiori auspici, la Confe­renza delle Nazioni Unite sul razzismo. Gli oc­cidentali sono arrivati a questo appuntamento di­visi. Gli Stati Uniti, Israele, il Canada, l’Australia e l'Ita­lia hanno confermato che non parteciperanno non essendoci garanzie che la Conferenza, i cui lavori preparatori sono stati do­minati dai Paesi islamici, non si risolva anche que­sta volta (come accadde nella precedente conferen­za di Durban nel 2001) in un atto di accusa contro Israele e contro l'Occiden­te. Olanda e Germania hanno dato all'ultimo mo­mento forfait. La Gran Bre­tagna e la Francia, invece, hanno scelto di essere pre­senti. Così come il Vatica­no. Il presidente iraniano Ahmadinejad, già arrivato a Ginevra, è stato ricevuto con tutti gli onori dalle massime autorità elveti­che (il che ha suscitato una dura protesta di Israe­le) e sarà fra i primi a pren­dere la parola nella tribu­na messagli a disposizio­ne dall'Onu. Molte cose non vanno, evidentemen­te, se a una Conferenza sul razzismo, che dovreb­be essere espressione dell' impegno delle Nazioni Unite in difesa dei diritti umani, può impunemen­te prendere la parola un si­gnore che ritiene la Shoah una «invenzione» e presie­de un regime che ha al proprio attivo l'assassinio di centinaia di oppositori politici.

Comunque vada a fini­re la Conferenza, tre lezio­ni si possono già trarre da questa vicenda. La prima è che se l'Occidente si divi­de, coloro che puntano a usare le istituzioni interna­zionali in chiave antiocci­dentale hanno facile gio­co. Se ci fosse stato un blocco compatto dei Paesi occidentali a difesa di principi per essi irrinun­ciabili, quei Paesi islamici che giocano sulle divisio­ni dell'Occidente avrebbe­ro dovuto tenerne conto, e la stessa Conferenza di Ginevra avrebbe forse avu­to un diverso avvio. I Paesi europei che, insieme al Va­ticano, hanno scelto co­munque di andare alla Conferenza forse riusci­ranno a impedire che essa si risolva in una Durban bis ma corrono anche un rischio: il rischio che la lo­ro presenza contribuisca a dare legittimazione inter­nazionale a regimi politici che fanno quotidianamen­te strage di diritti umani a casa loro e che non hanno le carte in regola neppure in materia di razzismo es­sendo noti campioni di propaganda antisemita.

La seconda lezione è che i diritti umani non possono essere facilmen­te separati dal contesto culturale occidentale che li ha generati. La dichiara­zione dei diritti dell'uomo del 1948 e le tante altre di­chiarazioni, convenzioni e istituzioni promotrici dei diritti umani che l'hanno seguita, erano espressioni della tradizione occidenta­le. Rispecchiavano il pre­dominio politico-militare, economico e culturale, del mondo occidentale. Nel momento in cui l'Occi­dente perde peso politico, altri, con alle spalle altre e diverse tradizioni cultura­li, si impadroniscono di quelle istituzioni, e del connesso linguaggio dei diritti umani, cambiando­ne radicalmente l'ispira­zione e il significato.

È proprio in nome dei «diritti umani» (nel senso che essi danno a queste parole) che i Paesi islamici cercano oggi di imporre a tutto l'Occidente una drastica limitazione della libertà di parola e della li­bertà di stampa, erigendo barriere giuridiche che rendano la religio­ne islamica non criticabile. Hanno tentato di farlo con la risoluzione 62/154 dell'Assemblea delle Nazioni Unite. E sono tornati alla carica (salvo recedere a fronte delle proteste occidentali) nei lavori prepara­tori del documento che dovrà essere approvato dalla Conferenza di Ginevra. Chi pensa che i diritti umani siano «transculturali», anzi­ché connotati culturalmente, che siano cioè un minimo comun de­nominatore potenzialmente in grado di essere condiviso da tutti, do­vrebbe riflettere, ad esempio, su quale compatibilità possa mai esser­ci fra i diritti umani nel modo in cui li intendono gli occidentali e la sharia, la tradizionale legge islamica. La terza lezione che si può trar­re dal pasticcio della Conferenza di Ginevra riguarda l'impossibilità di separare diritti umani e politica. A Ginevra «si fa» e «si farà» poli­tica, ossia la questione del razzismo e dei diritti umani verrà usata come arma propagandistica ai fini della competizione di potenza e delle connesse negoziazioni politiche. Come è inevitabile che sia.

La presenza di Ahmadinejad a Ginevra, in particolare, merita at­tenzione. Dal suo discorso, ovviamente, nessuna persona sana di mente si attende un contributo per la «lotta contro il razzismo». Si cercherà piuttosto di capire, leggendo tra le righe, se ci sarà o no qualche segnale di disponibilità alla trattativa sul nucleare iraniano e sugli altri dossier mediorientali da parte dei settori del regime che Ahmadinejad rappresenta o se la risposta alle aperture del presiden­te americano Obama sia già contenuta per intero nella condanna a otto anni per spionaggio appena inflitta alla giornalista america­na- iraniana Roxana Saberi. Sapendo, naturalmente, che Ahmadi­nejad è comunque un presidente in scadenza e che dovrà, nel giu­gno prossimo, affrontare il giudizio degli elettori. Un risultato (para­dossale) la Conferenza sul razzismo lo ha comunque già ottenuto: ha offerto al presidente di un regime assai poco rispettoso dei diritti umani (comunque li si definisca) una tribuna internazionale da cui iniziare la sua personale campagna elettorale.

20 aprile 2009
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Re: Razzismo: via al vertice di Ginevra

Messaggioda franz il 20/04/2009, 8:39

La politica equilibrista
di VITTORIO ZUCCONI

È con "great regrets", spiega il governo americano con l'eufemismo del "rammarico" con il quale ci si sgancia educatamente da un noioso invito a cena, che Barack Obama non parteciperà alla conferenza dell'Onu contro il razzismo da oggi a Ginevra, creando in apparenza un colossale paradosso: quello del primo presidente americano nero, eletto nel trionfo dell'antirazzismo, assente da un'iniziativa internazionale contro il razzismo.

Il rifiuto di Obama, e il ritiro della delegazione americana che pure fino a pochi giorni or sono aveva partecipato alla preparazione di questa "Durban 2", come si chiama perché è la continuazione della prima, organizzata nella città sudafricana di Durban nel 2001, vengono dopo settimane di esitazione, di "nì", di "forse" e di "ma", di sofferenze e di ambiguità che il Presidente stesso si è deciso a tagliare "con rammarico" per non offendere coloro, Israele e la comunità ebraica per prime, che leggono in questo incontro soltanto un'occasione di propaganda antisemita. E dunque una cassa di risonanza per quelle nazioni, come Iran e Libia, che bizzarramente fanno parte della commissione Onu per "i diritti umani", e usano il Palazzo di Vetro come megafono anti israeliano, mentre al proprio interno calpestano proprio quei diritti civili e individuali che domandano agli altri di rispettare.

Ma se il rifiuto di partecipare è stato più facile per i governi che hanno detto "no", come l'Australia, la Francia, l'Olanda, che è agitata al proprio interno dalla più acuta "questione islamica" in tutta l'Europa o l'Italia, mentre il Vaticano, l'Inghilterra, la Spagna hanno accettato l'invito, l'assenza dell'uomo che incarna in questo momento la più alta speranza di superamento del razzismo sembra una contraddizione lancinante. Per questo, e fino all'ultimo, gli inviati americani a Ginevra, e la stessa Casa Bianca avevano tentato di lavorare per linee interne, di modificare dal di dentro quei documenti nei quali i promotori cercano di indicare nel "sionismo", sinonimo di Israele, il bastione del razzismo, che definiscono la barriera costruita dal governo ebraico "il muro dell'apartheid" e riconoscono soltanto nella "Nakba", nella catastrofe e nella diaspora palestinese, l'unico, autentico esempio di tentato genocidio.

Di fronte alla nettezza inconciliabile di questa interpretazione del razzismo, che già aveva spinto George Bush a boicottare "Durban 1", neppure la consumata abilità obamiana di ricomporre gli opposti con il carisma o la sua capacità di fare annunci trancianti seguiti da azioni concrete molto più ambigue, sarebbe bastata. Benedetto XVI può, nel suo ruolo di pontefice di una confessione religiosa senza autentico potere politico, permettersi di sperare che questa conferenza sia "un passo fondamentale verso l'affermazione del valore universale della dignità dell'uomo, contro ogni forma di discriminazione", ma il Papa non deve vedersela con la comunità ebraica americana, con un governo di falchiestremisti come il neo insediato in Israele, con un capo di gabinetto come Rahm Emanuel già volontario con le forze armate israeliane, con lobbies che avrebbero considerato la sua presenza a Ginevra come assenso implicito alle tesi di chi nega l'Olocausto.

La tecnica di governo di Barack Obama, quasi una edizione americana dei "due forni", il presidente che annuncia la chiusura di Guantanamo ma per il momento la lascia aperta, che ammorbidisce l'embargo anti cubano ma non lo cancella, che condanna la tortura ma non i torturatori, che fustiga i bonus e i profitti dei finanzieri ma poi puntella le loro banche agonizzanti, non poteva funzionare di fronte a una conferenza che esalta e sancisce il razzismo mentre dichiara di volerlo estirpare. E non è soltanto il nocciolo radioattivo dell'antisemitismo contenuto già nel primo documento approvato sette anni or sono a inquietare. C'è anche il tentativo di dichiarare ogni "discorso blasfemo" come proibito e di considerare "l'incitamento" alla critica antireligiosa come prova di discriminazione razziale, una tesi cara alle teocrazie fondamentaliste e integraliste che in sostanza sperano di avere il beneplacito dell'Onu alla loro "fatwa", alla persecuzione e repressione di ogni critica e di ogni opposizione vista come satanica.

Il paradosso del presidente venuto dal Terzo Mondo, del primo capo di stato americano eletto "nonostante" la propria diversità e minorità etnica è dunque più apparente che reale. Questa volta, Obama il formidabile equilibrista che riesce a sembrare sempre troppo rivoluzionario ai conservatori e sempre troppo conservatore ai rivoluzionari, essendo tanto un centrista nell'azione quanto appare "estremista" nella parole, non ha potuto camminare sul filo dell'ambiguità. Obama, come gli rimproverano i delusi, è, prima di ogni altra cosa, un realista e lo ha dimostrato, con qualche imbarazzo, rifiutando di presentarsi a questo invito a cena. La realtà, oggi come negli ultimi 60 anni di politica estera americana, con presidenti democratici o repubblicani, insegna che, al momento delle strette, Washington, bianca o nera che sia, si collocherà sempre dalla parte di Israele.

(20 aprile 2009)
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Re: Razzismo: via al vertice di Ginevra

Messaggioda pagheca il 20/04/2009, 8:51

a me piacerebbe trarre la lezione da solo, e non farmi imboccare da altri. Ma mentre fioccano i commenti, e' veramente difficile leggere un'analisi imparziale dei principi ispiratori della conferenza.

Strano giornalismo.

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Re: Razzismo: via al vertice di Ginevra

Messaggioda franz il 20/04/2009, 9:10

pagheca ha scritto:a me piacerebbe trarre la lezione da solo, e non farmi imboccare da altri. Ma mentre fioccano i commenti, e' veramente difficile leggere un'analisi imparziale dei principi ispiratori della conferenza.

Strano giornalismo.

pagheca

Sicuramente, tuttavia quella è una conferenza a livello diplomatico (nazioni) e sono loro che valutano i contenuti e decidono di partecipare o meno. La possono fare, questa scelta, appunto perchè conoscono i documenti di lavoro, preparatori, hanno partecipato alla loro stesura. Noi ancora non conosciamo nulla.
Pero' ho letto paginate di critica aspra a DURBAN 1 (2001). Li' si che ormai chi vuole è informato.
Molti stati hanno fatto di tutto per evitare che questa di Ginevra diventi una DURBAN II.
Chi pensa di non esserci riuscito ha deciso di non partecipare.
I commentatori cercano di spiegarci perché.

Ciao,
Franz

PS: cosa sia una analisi imparziale è cosa che sarebbe interssante approfondire (altrove, per non andare fuori tema).
Per me una analisi è una analisi e basta. In politica è ovviamente "di parte".
Moglio una serie di analisi parziali diverse, poi noi ci facciamo la nostra idea a seconda dei punti che ci convingono di piu' o di meno.

PS2: ti ho mandato un messaggio privato
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Re: Razzismo: via al vertice di Ginevra

Messaggioda pianogrande il 20/04/2009, 13:28

Cominciamo, almeno, a ricercare qualche paletto comune.
Il valore universale dei diritti umani non può essere messo in discussione come mi sembra faccia Panebianco.
Questi diritti non sono patrimonio dell'occidente.
Altra cosa è il loro rispetto o, peggio, la loro strumentalizzazione per altri fini.
Il fatto che l'Islam contrapponga i "suoi" diritti è qualcosa che riguarda il livello politico.
I popoli islamici soffrono come noi quando subiscono prevaricazioni, persecuzioni e quant'altro.
Le donne islamiche soffrono come le nostre quando vengono emarginate e maltrattate.
Quando vengono torturati a Guantanamo, gli islamici non provano sensazioni diverse da quelle che proveremmo noi.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Razzismo: via al vertice di Ginevra

Messaggioda franz il 20/04/2009, 14:50

pianogrande ha scritto:Cominciamo, almeno, a ricercare qualche paletto comune.
Il valore universale dei diritti umani non può essere messo in discussione come mi sembra faccia Panebianco.
Questi diritti non sono patrimonio dell'occidente.

Concordo. A livello di auspicio è chiedo che deve essere cosi'.
A livello reale, di real politick è evidente che 2/3 della popolazione sono governati da nazioni che dei diritti umani fanno carta straccia e che per ora sonop patrimono dell'occidente (ed anche qui con qualche luce ed ombra).

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Re: Razzismo: via al vertice di Ginevra

Messaggioda franz il 20/04/2009, 19:50

Polemiche alla conferenza Durban II di Ginevra per gli attacchi del presidente iraniano
Ritirato l'ambasciatore israeliano in Svizzera, protesta di studenti vestiti da clown

Ahmadinejad all'Onu: Israele razzista
I delegati Ue abbandonano il vertice

Agli Usa: "Importante apertura, ma aspettiamo segnali concreti", sul nucleare: "Sì all'energia, no all'arma"

GINEVRA - Si è aperta tra le polemiche e plateali contestazioni a Ginevra la conferenza dell'Onu sul razzismo e la xenofobia "Durban II". Molti i governi che hanno deciso di disertare l'appuntamento per timore che si trasformi in un processo a Israele. Non ci sono gli Stati Uniti, l'Italia, la Germania, la Polonia, l'Australia, il Canada, l'Olanda, la Nuova Zelanda e Israele. E tutti i Paesi europei hanno abbandonato i lavori non appena il presidente iraniano ha cominciato a parlare, definendo Israele - pur non nominandolo direttamente - "un governo razzista".

Il discorso. Sul podio della conferenza di Ginevra, Ahmadinejad ha criticato l'istituzione di "un governo razzista" in Medio Oriente dopo il 1945, alludendo chiaramente a Israele: "Dopo la fine della Seconda guerra mondiale - ha detto dal palco di Ginevra - gli alleati sono ricorsi all'aggressione militare per privare della terra un'intera nazione, sotto il pretesto della sofferenza degli ebrei. Hanno inviato immigrati dall'Europa, dagli Stati Uniti e dal mondo dell'Olocausto per stabilire un governo razzista nella Palestina occupata".

Alle parole di attacco del capo dello Stato iraniano i delegati dei paesi europei e occidentali hanno lasciato la sala. Dura condanna anche da parte del segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, che in un comunicato ha "deplorato" gli attacchi iraniani a Israele.

Ma Ahmadinejad ha ricevuto anche applausi dalla platea: la prima volta quando ha accusato "gli stati occidentali di essere rimasti in silenzio di fronte ai crimini commessi da israele a gaza" e la seconda volta quando ha detto che occorre "rivedere le organizzazioni internazionali e il loro modo di lavorare". Consensi al presidente iraniano sono arrivati anche quando ha parlato della crisi economica mondiale sottolineando che "continua ad aggravarsi e non ci sono speranze che possa essere superata", e ha accusato gli Usa di averla scatenata.

Tre manifestanti travestiti da clown, con parrucche multicolore, appartenenti all'Unione francese degli studenti ebrei sono stati espulsi dall'aula quando hanno iniziato a urlare "razzista" all'indirizzo del leader iraniano. Uno dei giovani che si trovava in platea è riuscito a lanciare il finto naso rosso di plastica all'indirizzo del presidente iraniano prima di essere trascinato via.

La Francia, a Ginevra rappresentata da un ambasciatore che, come gli esponenti degli altri Paesi europei presenti, aveva avvertito che avrebbe lasciato la sala se Ajmadinejad pronuncerà "accuse antisemite" nel suo discorso. E subito dopo il discorso il presidente francese Nicolas Sarkozy ha avvertito che la Ue dovrà adottare una "estrema fermezza" contro gli "appelli all'odio" come quello di Ahmadinejad.

L'irritazione di Israele. In questo clima, subito dopo l'inizio della conferenza, il governo israeliano ha richiamato per consultazioni il suo ambasciatore in Svizzera. Una decisione presa a seguito di un incontro tra il presidente elvetico Hans-Rudolf Merz e il leader iraniano Mahmoud Ahmadinejad. ''Non è una rottura delle relazioni, ma un'espressione del malcontento di Israele per l'atteggiamento lassista della Svizzera nei confronti dell'Iran'', ha spiegato un dirigente del ministero degli Esteri dello Stato ebraico.

L'agenzia iraniana Fars ha riferito che durante il colloquio il presidente iraniano ha definito Israele "la più orribile manifestazione del razzismo" e ha sostenuto che la comunità internazionale usa "due pesi e due misure sui diritti umani e la violazione degli stessi negli Usa e in Europa".

A margine della conferenza anche il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon ha avuto un colloquio con il presidente iraniano.

Nucleare e rapporti con gli Usa. Più tardi, nel corso della conferenza stampa, Ahmadinejad ha invece cambiato tono parlando dei rapporti con gli Stati Uniti di Barack Obama, dichiarando di "accogliere" il nuovo approccio dell'Amministrazione Usa nei confronti dell'Iran, cui il presidente democratico ha dichiarato di voler "tendere la mano" in un importante discorso alcune settimane fa. Un'apertura importante, ha detto, che va però accompagnata da "segnali concreti". "Con tutta franchezza dico no all'arma nucleare, sì all'energia nucleare", ha poi precisato il presidente iraniano sulla controversa questione dell'armamento nucleare iraniano. Per l'Iran "la questione del nucleare è un dossier chiuso... Noi abbiamo firmato la convenzione dell'Aja e intendiamo ricavarne dei vantaggi". Per Ahamadinejad la "giustizia deve essere uguale per tutti: se l'energia nucleare è utilizzata bene che sia a disposizione di tutti, quando è cattiva che sia proibita a tutti".

L'intervento di Ban Ki-moon. Delle tensioni che accompagnano il vertice Ban è pienamente consapevole, tanto che prima di dare il via ai lavori ha condannato "la negazione dell'Olocausto". Poi, nel discorso con cui ha aperto i lavori, ha difeso la contestata dichiarazione finale come un testo "attentamente bilanciato". "Sono profondamente dispiaciuto che alcuni Paesi abbiano deciso di rimanerne fuori - ha detto Ban - E spero che non lo faranno a lungo".

Il razzismo non è scomparso e "può essere istituzionalizzato, come l'Olocausto. Ma può anche esprimersi in modo meno ufficiale, sotto forma di odio verso alcune classi o persone particolari come l'antisemitismo, o per esempio, la nuova islamofobia", ha affermato il numero uno del Palazzo di Vetro. Le vittime del razzismo "ci guardano, ma cosa vedono? - si è chiesto - Parliamo di tolleranza e mutuo rispetto, ma puntiamo l'indice gli uni contro gli altri e ci rivolgiamo gli uni agli altri le stesse accuse" del passato.

Ban Ki-moon ha denunciato nuove minacce come il traffico di esseri umani. "Una nuova politica xenofoba è in aumento", ha poi ammonito. Per il capo dell'Onu, "la discrimnazione non sparisce da sola. Deve essere affrontata. Altrimenti può diventare causa di disordini e violenze sociali. Dobbiamo essere particolarmente vigilanti in questo periodo di difficoltà economica".
Il segretario generale dell'Onu ha quindi evocato i lavori che hanno preparato la conferenza di Ginevra e gli sforzi per giungere a un testo di consenso: "E' peccato che per alcuni non sia stato sufficiente. Ma possiamo superare le divergenze. Rivolgo un appello a tutti i Paesi a considerare questo processo come un inizio e non una fine".

La posizione della Ue. La portavoce della Commissione europea Christiane Hohmann ha chiarito che l'esecutivo comunitario segue da vicino la conferenza dell'Onu e che il testo del documento "non è ideale ma è frutto di un compromesso". La Commissione intende comunque "reagire in modo appropriato" a eventuali "dichiarazioni inaccettabili". Dopo aver ricordato che "molti Stati membri hanno deciso di ritirarsi dalla conferenza. Ma una grande maggioranza - 23 su 27 - sono ancora impegnati nella conferenza", la portavoce ha sottolineato come Bruxelles ritenga di poter trarre qualcosa dalla conferenza e rimanga "impegnata a fare tutto il possibile".

(20 aprile 2009)
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Re: Razzismo: via al vertice di Ginevra

Messaggioda pianogrande il 20/04/2009, 22:46

franz ha scritto:
pianogrande ha scritto:Cominciamo, almeno, a ricercare qualche paletto comune.
Il valore universale dei diritti umani non può essere messo in discussione come mi sembra faccia Panebianco.
Questi diritti non sono patrimonio dell'occidente.

Concordo. A livello di auspicio è chiedo che deve essere cosi'.
A livello reale, di real politick è evidente che 2/3 della popolazione sono governati da nazioni che dei diritti umani fanno carta straccia e che per ora sonop patrimono dell'occidente (ed anche qui con qualche luce ed ombra).

Franz


Intendevo i diritti in quanto tali, non la loro applicazione.
Avere un diritto che non viene rispettato significa, comunque, avere un diritto.
Forse la mia affermazione era così banale e retorica da creare qualche equivoco.
Da quì vorrei arrivare a qualcosa di meno banale.
Di diritti umani, bisogna discutere con tutti, anche e sopratutto con i dittatori.
La passerella offerta ad Ahmadinejahd è, comunque, a doppio taglio per lui.
Ergo, per me, gli assenti continuano ad evere torto.
Gli assenti rischiano il lasciar fare e non rischiano di esporsi anche loro ad eventuali critiche relative all'andazzo dei loro stessi paesi.
La UE si è ritirata, ha sbagliato, doveva reagire subito e sul posto.
Mi capita, una volta tanto, di dare ragione al Vaticano.
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Re: Razzismo: via al vertice di Ginevra

Messaggioda franz il 21/04/2009, 10:32

pianogrande ha scritto:Da quì vorrei arrivare a qualcosa di meno banale.
Di diritti umani, bisogna discutere con tutti, anche e sopratutto con i dittatori.
La passerella offerta ad Ahmadinejahd è, comunque, a doppio taglio per lui.
Ergo, per me, gli assenti continuano ad evere torto.
Gli assenti rischiano il lasciar fare e non rischiano di esporsi anche loro ad eventuali critiche relative all'andazzo dei loro stessi paesi.
La UE si è ritirata, ha sbagliato, doveva reagire subito e sul posto.
Mi capita, una volta tanto, di dare ragione al Vaticano.

Secondo me i diritti si affermano. Non si discutono.
Intendiamoci, ci sono diritti e diritti ma quelli della dichiarazione universale ONU sono inalienabili, e quindi non oggetto di una discussione, di una contrattazione.
Tra l'alto lo stesso Vaticano è in buona compagnia perché non ottemprera ad alcuni dei diritti fondamentali previsti nella dichiarazione ONU. E non qualche diritto minore, menzionato in fonddo alla carta ma a quelli messi all'inizio.

Si puo' vedere di arrivare ad una loro applicazione graduale ma solo con chi li accetta e dichiara di volerli rispettare.
Invece non so se hai notato ma l'argomento principe del summit, se vogliamo vedere oltre la cortina fumogena del problema israeliano, è quello della libertà di critica alla religione.

Il vero cardine è "considerare "l'incitamento" alla critica antireligiosa come prova di discriminazione razziale, una tesi cara alle teocrazie fondamentaliste e integraliste che in sostanza sperano di avere il beneplacito dell'Onu alla loro "fatwa", alla persecuzione e repressione di ogni critica e di ogni opposizione vista come satanica."

Capisci perché il Vaticano rimane?

Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
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