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Tutti i nodi vengono al pettine

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Re: Tutti i nodi vengono al pettine

Messaggioda trilogy il 02/04/2010, 14:57

Non si può parlare di questi argomenti..... come dice "l' onorevole" Lupi "minano le basi stesse della nostra società".
Che schifo.... :(

(AGI) - Roma, 2 apr. - "Bene ha fatto il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, a mandare gli ispettori a Milano dopo le dichiarazioni del procuratore aggiunto Pietro Forno sul tema Chiesa-pedofilia", afferma Maurizio Lupi, vicepresidente Pdl della Camera. "Le parole di Forno - prosegue - sono gravissime e assolutamente fuori luogo. E' ora di smetterla - conclude - con questi attacchi strumentali che, colpendo la Chiesa, minano le basi stesse della nostra societa'". (AGI) .
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Re: Tutti i nodi vengono al pettine

Messaggioda franz il 02/04/2010, 17:15

trilogy ha scritto:(AGI) - Roma, 2 apr. - "Bene ha fatto il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ..... E' ora di smetterla - conclude - con questi attacchi strumentali che, colpendo la Chiesa, minano le basi stesse della nostra societa'". (AGI)

Alfano non puo' mandare ispettori in USA, in Germania, in Irlanda, Svizzera, Austria.
Le basi della nostra società sono già statate minate dal berlusconismo, con tanto di escort e compagnia cantante.
E Lupi preferisce comunque che si parli di pedofilia dei preti che dei casi di "papi" con le minorenni.

Franz
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Re: Tutti i nodi vengono al pettine

Messaggioda franz il 03/04/2010, 10:09

I media Usa rivelano alcuni documenti diffusi da due vittime delle molestie di padre Teta
Il vescovo lo aveva rimosso ma la richiesta al Vaticano è rimasta inevasa per dodici anni

Nuovo caso di prete pedofilo in Arizona
Ratzinger avrebbe tardato a sconsacrarlo


WASHINGTON - Un nuovo caso di pedofilia in una parrocchia di Tucson è emerso oggi sui media americani. Secondo dei documenti ottenuti dell'Associated Press, la chiesa avrebbe aspettato oltre dodici anni per sconsacrare un prete americano dell'Arizona riconosciuto colpevole di abusi sessuali su minori, nonostante sin dai primi anni novanta l'allora vescovo di Tucson, Manuel Moreno, avesse segnalato il caso il cardinale Joseph Ratzinger - il futuro Benedetto XVI - all'epoca a capo della congregazione per la dottrina della fede.

Le molestie di Padre Michael Teta ai bambini che confessava nella sua parrocchia erano cominciate negli anni 70 ma solo molti anni dopo il prete era finito sotto inchiesta e rimosso dal vescovo Manuel Moreno dal suo ministero. Ma la richiesta di rimuovere totalmente Teta dai ranghi della chiesa, giunta a Ratzinger nel 1992, è rimasta inevasa per dodici anni nonostante le ripetute richieste inviate al Vaticano del vescovo Moreno che giudicava "satanico" il comportamento del prete nei confronti dei minorenni.

Secondo i documenti in mano all'Ap, forniti dal legale di due delle vittime degli abusi, un tribunale ecclesiastico nel 1990 accertò che nel 1978 il sacerdote Michael Teta aveva abusato di due bambini di 7 e 9 anni che preparavano la prima comunione, dopo il suo arrivo nella diocesi di Tucson, in Arizona. Il cardinale Ratzinger, informato della vicenda, l'8 giugno del 1992 scrisse al vescovo Moreno assicurandogli che si sarebbe occupato del caso. Cinque anni dopo, il 28 aprile del 1997, Moreno riprese la penna. "Il caso è iniziato sette anni fa" scriveva Moreno. "La prego di assistermi in ogni modo che potrà per accelerare le procedure". Passarono però altri sette anni prima che Teta smettesse di essere prete.

La Associated Press sottolinea che i casi di abusi venivano trattati in maniera disomogenea dal Vaticano fino al 2001 quando fu proprio Ratzinger a ordinare che tutti i casi passassero attraverso la congregazione per la dottrina della fede. E cita il caso di Robert Trupia, sempre in arizona. Anche di lui si occupò il vescovo Moreno ritenendolo colpevole di abusi e lo sospese dall'incarico nel 1992, chiedendo che fosse sconsacrato; i documenti che riguardavano il caso però dovettero essere inviati alla congregazione per il clero e alla segnatura apostolica.

Moreno scrisse alla congregazione per il clero, secondo l'Ap: "Abbiamo la prova di reati contro persone che erano affidate a lui", ritenendo che Trupia potesse essere "fonte di scandali maggiori in futuro" . Il caso approdò nell'ufficio di Ratzinger. Il 10 febbraio 2003, Moreno scrisse all'allora cardinale; il giorno prima un giornale locale aveva pubblicato un articolo su Trupia che guidava una mercedes e viveva in un condominio vicino Baltimora. Moreno scrisse che Trupia era "un enorme fattore di rischio per i bambini e gli adolescenti che potrebbero entrare in contatto con lui". Non si sa se Ratzinger rispose.

Moreno si ammalò di Parkinson e di cancro alla prostata; papa Giovanni Paolo II approvò il suo pensionamento anticipato. Su Trupia però Moreno scrisse ancora in Vaticano e del caso si occuò anche il suo successore, il vescovo Gerald Kicanas. Trupia fu sconsacrato nell'agosto del 2004.

(03 aprile 2010)
http://www.repubblica.it


Ricordo al liceo (secolo fa) il caso di un prete un po' particolare, diverso dal solito. In classe ci parlava di tutto e ci faceva dialogare. Si parlava non solo di Cristo ma anche di Mao, di Marx, insomma era forse un prete un po' di sinistra, come si usava a quei tempi oppure era solo un modo per provocare la discussione. Lo consideravamo amico, uno dalla nostra parte (studenti). Poi un giorno abbiamo letto di un caso di un prete che si era calato dal balcone di una casa, rompendosi una gamba, al rientro in casa improvviso del .... marito .... Le solite notizie curiose che i giornali pubblicano volentieri. Dopo settimane di assenza si prensento' a scuola per salutarci, ingessato. Era lui.
Fu spretato immediatamente, nel giro di un mese, ricordo.
Fosse stato un caso di pedofilia sarebbe ancora prete?
Mistero.


Franz
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Re: Tutti i nodi vengono al pettine

Messaggioda franz il 03/04/2010, 12:02

L'omelia di Ranieri Cantalamessa pronunciata davanti a Benedetto XVI
"Non parlo degli abusi sui bambini perché se ne parla già molto sui media"

Pedofilia, il predicatore del Papa
"Attacco violento come l'antisemitismo"

Le parole del francescano hanno suscitato pesanti reazioni nel mondo ebraico
Il portavoce vaticano, padre Lombardi prende le distanze: "Non credo sia un paragone appropriato"

CITTA' DEL VATICANO - Ha detto di non voler parlare degli abusi sui bambini, perchè già i media ne trattano abbastanza. Ha denunciato invece con forza gli orrori delle violenze sulle donne, ed ha chiesto agli uomini di fare un "mea culpa" collettivo. Poi però alla fine della sua omelia pronunciata davanti al Papa, durante il rito in San Pietro della 'Passione del Signore', padre Raniero Cantalamessa, il frate cappuccino predicatore della Curia, ha letto il passaggio di una lettera di un suo amico ebreo, in cui si paragona l'attacco "violento e concentrico" contro la Chiesa e il Papa agli "aspetti più vergognosi dell'antisemitismo". Parole forti, che il religioso cattolico non ha pronunciato in prima persona, scegliendo la via trasversale di citare dal testo di una persona a lui cara, di origini giudaiche, senza aggiungere alcun commento. Parole che, in serata, hanno suscitato reazioni stupite e anche rabbiose nella comunità ebraica internazionale.

Il sermone di Cantalamessa ha conquistato le home page di Haaretz e del Jerusalem Post in Israele, del sito della BBC e del New York Times. E' quest'ultimo, che nei giorni scorsi aveva chiamato in causa Joseph Ratzinger nel caso del prete pedofilo Lawrence Murphy, a raccogliere il disappunto del portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, per quanto affermato dal predicatore pontificio. Lombardi, scrive il NYT, ha sottolineato che le opinioni di Cantalamessa non sono da intendere come una "dichiarazione ufficiale" del Vaticano e che è sbagliato interpretarle come un paragone con l'antisemitismo. Si tratta, invece, di un messaggio di "solidarietà" inviato a padre Cantalamessa da un amico ebreo.

"Non credo sia un paragone appropriato", sono le parole di Lombardi riportate dal NYT, "ecco perchè la lettera va intesa come la solidarietà espressa da un ebreo". "E non è un attacco al mondo ebraico", ha voluto ribadire Lombardi al NYT, che ha escluso un coinvolgimento del papa nella redazione del sermone di Cantalamessa.

La reazione del mondo ebraico, però, va dall'ironia alla furia. Se, secondo quanto scrive ancora il NYT, il rabbino della Comunità di Roma, Riccardo Di Segni, ha sorriso quando gli è stato chiesto un commento sul sermone e ha pregato Dio che "illumini i loro cuori" nel giorno in cui "loro pregano che il Signore illumini i nostri affinchè riconosciamo Gesù", Elan Steinberg, vice presidente dell'Associazione americana di sopravvissuti all'Olocausto, intervistato dalla Reuters, ha invitato Cantalamessa a "provare vergona". "Il paragone è offensivo e insostenibile", ha detto. Il Centro Simon Wiesenthal ha tirato in ballo Ratzinger: "Queste affermazioni ingiuriose sono state fatte in presenza del Papa e il Papa stesso deve chiedere scusa". Il Consiglio ebraico della Germania ha trovato il sermone di Cantalamessa "insolente, osceno e offensivo verso le vittime degli abusi e verso le vittime dell'Olocausto". "Il Vaticano", ha detto il Segretario generale, Stephan Kramer, "tenta di trasformare in vittime coloro che hanno perpetrato gli abusi".

All'ira del mondo ebraico si è unita l'indignazione delle vittime dei preti pedofili. Il Network americano delle vittime di abusi da parte dei preti (Snap, nell'acronimo inglese) è durissimo: "Spezza il cuore vedere un esponente di alto rango del Vaticano fare affermazioni insultanti sia per le vittime di abusi sia per il popolo ebraico", ha detto un portavoce.

Benedetto XVI aveva ascoltato Cantalamessa con occhi socchiusi. Poi, al momento dell'adorazione della Croce, il Papa si è voluto togliere i paramenti sacri e le scarpe, in un "atto penitenziale" e di "umiltà", come ha spiegato il cerimoniere pontificio, mons. Guido Marini.

"Per una rara coincidenza, quest'anno la nostra Pasqua cade nelle stessa settimana della Pasqua ebraica che ne è l'antenata e la matrice dentro cui si è formata", aveva ricordato padre Cantalamessa nella predica. "Questo - aveva aggiunto il frate - ci spinge a rivolgere un pensiero ai fratelli ebrei. Essi sanno per esperienza cosa significa essere vittime della violenza collettiva e anche per questo sono pronti a riconoscerne i sintomi ricorrenti"."Ho ricevuto in questi giorni - ha proseguito - la lettera di un amico ebreo e, con il suo permesso, ne condivido qui una parte. Dice: 'Sto seguendo con disgusto l'attacco violento e concentrico contro la Chiesa, il Papa e tutti i fedeli da parte del mondo intero. L'uso dello stereotipo, il passaggio dalla responsabilità e colpa personale a quella collettiva mi ricordano gli aspetti più vergognosi dell'antisemitismo. Desidero pertanto esprimere a lei personalmente, al Papa e a tutta la Chiesa la mia solidarietà di ebreo del dialogo e di tutti coloro che nel mondo ebraico (e sono molti) condividono questi sentimenti di fratellanza" Con la citazione della lettera dell'amico ebreo, padre Cantalamessa ha finito per riportare in primo piano un tema di cui aveva precedentemente affermato di non voler trattare, ovvero della violenza sui bambini, "di cui si sono macchiarti sciaguratamente anche elementi del clero". "Di essa - ha osservato - si parla già abbastanza fuori di qui".

(02 aprile 2010) www.repubblica.it


Cresce la polemica dopo l'uscita di Cantalamessa che ha paragonato gli attacchi al Papa all'antisemitismo
Il segretarìo del Consiglio centrale Kramer: "Insulta sia le vittime degli abusi che quelle della Shoah"

Ebrei tedeschi contro il predicatore
Lombardi: "Non è la linea del Vaticano"


BERLINO - E' sdegnata la reazione della comunità ebraica internazionale di fronte all'iniziativa del predicatore papale Raniero Cantalamessa, che ieri durante le celebrazioni del Venerdì Santo, davanti a Papa Benedetto XVI, ha paragonato "l'attacco violento e concentrico" di cui Ratzinger sarebbe vittima a causa delle polemiche sui preti pedofili alle persecuzioni antisemite. Un paragone che è "un insulto e un'impertinenza", commenta oggi il segretario generale del Consiglio centrale ebraico tedesco. Un insulto "sia alle vittime degli abusi sessuali che alle vittime della Shoah", rincara Stephan Kramer intervistato dall'Afp.

Il Vaticano "ha fatto ricorso ai metodi abitualmente utilizzati da decenni per soffocare e nascondere le storie che imbarazzano" la chiesa cattolica, ha aggiunto Kramer. La dichiarazione di Cantalamessa era in realtà tratta da una lettera di solidarietà al Papa scritta da "un amico ebreo", modo trasversale che comunque non ha mancato di suscitare polemiche e anche la reazione imbarazzata del portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, citata dal New York Times: "Non credo che si tratti di un parallelo appropriato. La lettera dovrebbe essere interpretata come un messaggio di solidarietà da parte di un ebreo. Non voleva essere un attacco al mondo ebraico, assolutamente no".

Posizione che il portavoce ha ribadito oggi a Radio Vaticana. "Avvicinare gli attacchi al Papa per lo scandalo pedofilia all'antisemitismo non è la linea seguita dalla Santa Sede" ha detto Lombardi. "Padre Cantalamessa ha solo voluto rendere nota la solidarietà al Pontefice espressa da un ebreo alla luce della particolare esperienza di dolore subita dal suo popolo. Ma è stata una citazione che poteva dare adito a malintesi'' ha aggiunto.

(03 aprile 2010) www.repubblica.it
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Ancora un accostamento a polemiche ebraiche

Messaggioda franz il 07/04/2010, 18:49

Per la seconda volta in pochi giorni le polemiche mondiali sul ruolo dell'attuale pontefice in tema di contrasto al fenomeno "pedoflia nella chiesa) sono accostate alle persecuzioni ebraiche ed al ruolo di altri pontefici nella questione ebraica.
Questo ha suscitato la protesta delle comunità ebraiche.

Franz


IL cardinale torna a difendere Benedetto XVI: "Errori di preti usati come armi contro la Chiesa"
Il segretario di Stato sul silenzio del Pontefice sui casi di abusi che hanno coinvolto la Chiesa
Secondo il sito dell'Abc un reverendo s'è trasferito in India dopo aver scontato quattro mesi di carcere per molestie

Sodano: "Attacchi a Ratzinger come a Pio XII" Bertone: "Papa forte, è il Papa del terzo millennio"
ROMA - Durante la settimana santa Benedetto XVI ha avuto "il sostegno di una piazza San Pietro colma e con molti giovani. E' un Papa forte, il Papa del terzo millennio". Al suo arrivo a Santiago il segretario di Stato Vaticano, cardinal Tarcisio Bertone, risponde così ai cronisti che gli hanno chiesto sul silenzio del Pontefice circa i casi di abusi durante la Pasqua. Mentre il cardinale Sodano, suo predecessori nel ruolo di "ministro degli Esteri" della Santa Sede sull'Osservatore Romano torna a difendere il Papa spiegando anche il suo inusuale messaggio di solidarietà a Ratzinger in apertura delle celebrazioni del giorno di Pasqua: "Le mancanze e gli errori di sacerdoti sono usate come armi contro la Chiesa. Dietro gli ingiusti attacchi al Papa ci sono visioni della famiglia e della vita contrarie al Vangelo. E' ormai un contrasto culturale il Papa incarna verità morali che non sono accettate".
Rilancia la tesi dall'attacco contro la Chiesa, Sodano. Che paragona le accuse sulla pedofilia agli attacchi che la Chiesa ha ricevuto in passato: "Prima ci sono state le battaglie del modernismo contro Pio X, poi l'offensiva contro Pio XII per il suo comportamento durante l'ultimo conflitto mondiale e infine quella contro Paolo VI per l'Humanae vitae".

Secondo Sodano, la comunità cristiana "si sente giustamente ferita quando si tenta di coinvolgerla in blocco nelle vicende tanto gravi quanto dolorose di qualche sacerdote, trasformando colpe e responsabilità individuali in colpa collettiva con una forzatura veramente incomprensibile". "Se qualche ministro è stato infedele - sottolinea Sodano - non si può e non si deve generalizzare. Certo, ne soffriamo, e Benedetto XVI ha chiesto scusa più volte. Ma non è colpa di Cristo se Giuda ha tradito. Non è colpa di un vescovo se un suo sacerdote si è macchiato di colpe gravi. E certo non è responsabile il Pontefice".

Il messaggio di Pasqua. ''Le mie parole erano inserite nella liturgia di Pasqua - ha spiegato ancora Sodano all'Osservatore - E' logico che nelle feste più significative dell'anno una famiglia si stringa intorno al proprio padre''. ''Ho quindi ritenuto che questa fosse un'occasione adatta - spiega il cardinale Sodano - per riaffermare i profondi vincoli di unità che stringono tutti i membri della Chiesa intorno a colui che lo Spirito Santo ha posto a guidare la comunità dei credenti. Da parte mia, come decano del collegio cardinalizio, ho ritenuto doveroso fare quell'intervento''. ''Sento un dovere di riconoscenza a Benedetto XVI per la dedizione apostolica con cui presta il suo quotidiano servizio alla Chiesa. Quelle parole sono nate anche da un'esigenza personale, dall'affetto profondo che porto al Vicario di Cristo''. ''Oltre a una testimonianza di vicinanza al Papa - aggiunge il cardinale Sodano - il mio è stato un invito alla serenità".

"Non ho bloccato il caso Murphy". "Non è vero, abbiamo documentato il contrario". Dal Cile, Bertone replica secco ai cronisti che gli chiedono conto dei documenti del settimanale tedesco Die Zeit, che lo accuserebbero di aver bloccato nel 1998 il caso del prete americano Lawrence Murphy. "Non è vero - ha ribadito il segretario di Stato, che è stato chiamato in causa dal New York Times per aver presumibilmente bloccato la procedura di allontanamento del prete pedofilo. "Abbiamo documentato il contrario e non parliamo di questo argomento ora, perché altrimenti rimaniamo qui tutto il giorno per verificare con precisione l'azione di me stesso e di sua eminenza, il cardinale Ratzinger, quale prefetto della Congregazione della dottrina della fede. Basta, basta su questo argomento".

In India un sacerdote condannato. Nel frattempo dopo padre Joseph Jeyapual accusato di una serie di abusi, un altro sacerdote, il reverendo Francis X. Nelson, s'è trasferito in India dopo aver scontato quattro mesi di carcere per aver molestato sempre una ragazzina nell'appartamento della nonna a Brooklyn. Lo rende noto il sito della Abc. Anche lui, come il caso scoperto ieri dal New York Times, nonostante la condanna per atti di pedofilia, non ha lasciato la Chiesa ma sta continuando a svolgere la sua attività pastorale nella sua nuova diocesi, a Kottar, nell'India meridionale. "Ha già pagato il suo pegno con la giustizia passando quattro mesi in galera. Ora non guida nessuna parrocchia ma sta aiutando persone alcolizzate" lo difende Peter Remigius arcivescovo di Kottar.

Germania. Il telefono dedicato dalla Chiesa cattolica tedesca alle denunce di vittime di preti pedofili in Germania continua a essere contattato da più gente di quanto previsto: da martedì a giovedì della settimana scorsa, prima della pausa pasquale, vi sono stati 13.293 tentativi di chiamata da 2.670 utenze. Gli assistenti hanno condotto 394 colloqui al telefono e 91 via internet. Le segnalazioni, riferisce l'agenzia Dpa, riguardano abusi da parte di religiosi ma anche di laici in strutture cattoliche.


Georg Mueller ha 58 anni, l'episodio di violenza su un minorenne risale a vent'anni fa
E sulle parole del cardinal Sodano oggi interviene anche il presidente dell'Ucei

Norvegia, vescovo confessa abusi e si dimette E su Pio XII nuova polemica ebrei-Vaticano
ROMA - Mentre le prime pagine dei giornali riportano il "serrate le fila" in Vaticano contro gli attacchi al Papa, arriva una nuova notizia di abusi da parte di una alta autorità cattolica: dalla Norvegia, terra finora rimasta lontana da questo genere di scandali. E intanto prosegue la polemica della comunità ebraica contro le parole del cardinale Angelo Sodano, secondo cui Benedetto XVI sta subendo lo stesso ingiusto trattamento di Pio XII (il Papa dei tempi dell'Olocausto).

Le confessioni del vescovo norvegese. Georg Mueller, 58 anni, ha rivelato di aver abusato sessualmente di un ragazzo minorenne. La notizia viene riferita dalla tv di stato norvegese, Nrk. In seguito alla confessione il prelato ha dato le dimissioni nel giugno dello scorso anno. E' il primo caso di pedofilia legato alla Chiesa cattolica in Norvegia e il caso è stato confermato dalle autorità ecclesiastiche con una nota dai toni accorati: "La chiesa cattolica norvegese - si legge - è sotto shock dopo la rivelazione che l'ex vescovo di Trondheim (nel sud del Paese) si è dichiarato colpevole di abusi su un minore, ragione delle sue dimissioni lo scorso anno". Secondo la tv statale Nrk le improvvise e non spiegate dimissioni del vescovo furono appunto la conseguenza della scoperta degli abusi: "La Chiesa cattolica ha pagato alla vittima tra 400.000 e 500.000 corone norvegese (tra 50.000 e 65.000 euro, ndr) a titolo di risarcimento danni". Nrk riporta che il caso è stato inviato al Vaticano.

Il commento della Santa Sede. Sulla vicenda norvegese sono intervenuti i vertici cattolici. Il portavoce vaticano padre Lombardi conferma che "nel maggio 2009 il vescovo presentò le dimissioni, che vennero tempestivamente accettate dal Santo Padre, e in giugno lasciò la Diocesi". Poi padre Lombardi sottolinea che dal punto di vista delle leggi civili il caso era prescritto. La vittima, oggi maggiorenne, ha finora sempre chiesto di rimanere anonima".

La polemica su Sodano. "Alcuni interventi e alcuni paragoni inappropriati e inopportuni, che preoccupano ancor più in quanto provenienti da autorevoli esponenti della Chiesa cattolica, rischiano di creare pericolosi e fuorvianti paralleli storici". Lo dice Renzo Gattegna, presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane (Ucei).

"Ci sono casi anche in Africa". Lo scandalo degli abusi sessuali su minori da parte di preti pedofili non ha preservato l'Africa: l'ammissione è del capo della Conferenza dei vescovi sudafricani, che ne ha parlato nel bollettino del Consiglio.
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Dagli Usa nuove accuse a Ratzinger

Messaggioda franz il 10/04/2010, 7:59

La missiva del 1985 è firmata dall'allora cardinale che esprime preoccupazione
per gli effetti
che un provvedimento avrebbe avuto sul "bene della chiesa universale"

Dagli Usa nuove accuse a Ratzinger
"Non rimosse un prete pedofilo"

Fonti della Santa Sede: "Continuano i tentativi di coinvolgere il Pontefice. Nella ricostruzione ci sono cinque inesattezze"
Il quotidiano canadese The Globe and Mail svela l'intervento del Vaticano per coprire un sacerdote che abusò di 13 minori

ROMA - Una lettera del 1985 firmata dal cardinale Joseph Ratzinger dimostra la resistenza opposta dal futuro Papa alla rimozione di un sacerdote californiano, Stephen Kiesle, che aveva molestato dei bambini. Nella missiva, scritta in latino, l'allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede esprimeva preoccupazione per l'effetto che una la riduzione allo stato laicale del sacerdote avrebbe avuto sul "bene della chiesa universale". A rivelarlo è l'Associated Press, entrata in possesso di una fitta e lunghissima corrispondenza sul caso tra la diocesi di Oakland e il Vaticano. L'agenzia riferisce che la Santa sede ha confermato la firma di Ratzinger sulla lettera, ma ha rifiutato di commentarne il contenuto: "L'ufficio stampa non ritiene necessario rispondere a ogni singolo documento preso fuori contesto che riguarda particolari situazioni legali - ha detto all'Ap padre Federico Lombardi, portavoce vaticano - Non è strano che ci siano singoli documenti con la firma di Ratzinger". In seguito il vicedirettore della sala stampa vaticana, padre Ciro Benedettini, ha precisato che "l'allora cardinale Ratzinger non coprì il caso ma, come si evince chiaramente dalla lettera, fece presente la necessità di studiare il caso con maggiore attenzione".

Le spiegazioni di fonte vaticana. Secondo fonti della Santa Sede, "con accanimento continuano i tentativi di coinvolgere Joseph Ratzinger nello scandalo della pedofilia". Nella missiva, sostengono, Ratzinger consigliava "di avere la massima cura paterna" non tanto per il sacerdote "quanto per le vittime e per i bambini che mai più avrebbe dovuto poter avvicinare", definiva gli argomenti a favore della riduzione allo stato laicale di "grande significato", suggeriva prudenza al vescovo di Oakland, John Cummins, sottolineando di considerare "il bene della Chiesa universale" e il "danno che concedere la dispensa può provocare nella comunità dei credenti in Cristo, in particolare vista la giovane età" del religioso. Il sacerdote, all'epoca trentottenne, era accusato di aver compiuto diversi abusi a cavallo degli anni '70-'80. Fu ridotto allo stato laicale nel 1987, due anni dopo la lettera. Le fonti aggiungono che il sacerdote non veniva riammesso al lavoro pastorale, tema che comunque non era all'epoca di competenza della Congregazione della Dottrina della Fede, che divenne competente su questi casi nel 2001. I tempi intercorsi si spiegano con la lentezza delle comunicazioni in quell'epoca. E sembra che alcuni commentatori confondano la rimozione di un sacerdote dall'incarico - all'epoca di competenza del vescovo locale - con la riduzione allo stato laicale che deve essere autorizzata dalla Santa Sede.

A questo proposito un esperto di diritto canonico segnala cinque inesattezze nella ricostruzione della vicenda:
1) Nel 1985 la Sacra (allora c'era ancora questo aggettivo per le Congregazioni romane) Congregazione per la Dottrina della Fede non era competente per i casi di pedofilia, ma lo era per le richieste di dispensa dal sacerdozio.
2) Il sacerdote Stephen Miller Kiesle chiedeva appunto la dispensa dal sacerdozio; la richiesta era appoggiata dal vescovo, ma era del sacerdote.
3) Non si trattava quindi di una riduzione allo stato laicale di tipo "penale" (cioè di una punizione per gli atti di pedofilia), ma di una domanda del sacerdote stesso. Non risulta, dalla lettera, se il vescovo aveva intrapreso procedimenti punitivi nei confronti del sacerdote.
4) Era ed è tuttora prassi che non si concedano dispense dal sacerdozio a coloro che le richiedono, se non al compimento dei 40 anni di età (salvo casi particolari, come l'esistenza di figli). Al reverendo Kiesle la dispensa fu concessa nel 1987, cioè proprio quando raggiunse i 40 anni.
5) La responsabilità dell'intera vicenda - e di eventuali ritardi nelle decisioni - non può essere addossata alla Santa Sede, che fino al 2001 non aveva competenza per i casi di pedofilia se non implicavano la "sollecitazione" della vittima nel confessionale.

Nyt e caso Murphy. Il New York Times torna sulla vicenda Murphy e scrive che il sacerdote che negli anni Novanta istruì e avviò il processo canonico contro il prete accusato di aver molestato sessualmente 200 bambini sordomuti in Wisconsin, ha ammesso che gli fu ordinato di fermare il processo nel 1998, dopo una richiesta del Vaticano.

Accuse anche dal Canada. Dal Canada emerge intanto un nuovo caso di abusi ai danni di minori che sarebbero stati compiuti da un sacerdote, le cui azioni sarebbero state "coperte" dalle gerarchie ecclesistiche. La vicenda risale agli anni Novanta ed è stata ricostruita dal quotidiano canadese The Globe and Mail, secondo il quale alcuni vescovi della regione dell'Ontario, alti funzionari vaticani e un nunzio apostolico avrebbero coperto un sacerdote, Bernard Prince, risultato poi colpevole di abusi su tredici minorenni e, per questo, condannato dalla giustizia canadese a quattro anni di reclusione. Non solo: per sottrarlo a eventuali sospetti, Prince fu richiamato a Roma dove ricoprì l'incarico di segretario generale della Pontificia opera missionaria della Propagazione della fede, organismo della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli. E ancora, nel 1994 venne elevato al rango di prelato d'onore di Sua Santità. Fu poi Benedetto XVI a ridurlo allo stato laicale, lo scorso anno.

La vicenda raccontata dal The Globe and Mail era già in parte nota al pubblico ma dalla ricostruzione del quotidiano emerge un particolare importante: la lettera che monsignor Jospeh Widle, vescovo di Pembroke - la diocesi dove si erano svolti i fatti - inviò a monsignor Carlo Curis (nunzio in Canada dal 1990 al 1999), nella quale si fa esplicito riferimento alle strategie da mettere in atto per insabbiare la storia prima che danneggiasse gravemente "non solo la Chiesa canadese ma tutta la Santa Sede". Non solo: dalla lettera emerge anche che informato - almeno in parte - dei fatti era anche l'allora prefetto della Congregazione per il clero, il cardinale Josè Sanchez.

(09 aprile 2010)
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Scandalo pedofilia è attacco sionista, ebrei sono deicidi

Messaggioda franz il 11/04/2010, 17:15

l'indignazione del comitato ebraico americano che chiede una smentita alla cei
«Lo scandalo pedofilia è un attacco sionista, gli ebrei sono deicidi»
Le dichiarazioni del vescovo emerito di Grosseto: «Olocausto colpa delle malversazioni degli ebrei»


Le dichiarazioni del vescovo emerito di Grosseto: «Olocausto colpa delle malversazioni degli ebrei»

MILANO - Un attacco antisemita. Che arriva da un autorevole esponente della Chiesa cattolica. Lo scandalo pedofilia sui media non è altro che «un attacco sionista, vista la potenza e la raffinatezza: loro non vogliono la Chiesa, ne sono nemici naturali. In fondo, storicamente parlando, i giudei sono deicidi» ha dichiarato il vescovo emerito di Grosseto monsignor Giacomo Babini, secondo quanto riporta il sito cattolico Pontifex. «L'olocausto fu una vergogna per l'intera umanità, ma adesso occorre guardare senza retorica e con occhi attenti. Non crediate che Hitler fosse solo pazzo. La verità è che il furore criminale nazista si scatenò per gli eccessi e le malversazioni economiche degli ebrei che strozzarono l'economia tedesca» ha poi aggiunto Babini. Secondo il sito monsignor Babini aggiunge poi, sempre riferendosi agli ebrei, che «la loro colpa fu tanto grave che Cristo premonizzò quello che sarebbe accaduto loro con il non piangete su di me, ma sui vostri figli».

LA PROTESTA DEGLI EBREI AMERICANI - Il Comitato Ebraico Americano, in un comunicato ufficiale diffuso a New York, ha chiesto ai vescovi italiani di condannare immediatamente le dichiarazioni «antisemitiche» rilasciate dal vescovo emerito di Grosseto, attraverso un analogo comunicato ufficiale della Cei.

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11 aprile 2010
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Re: Tutti i nodi vengono al pettine

Messaggioda franz il 11/04/2010, 19:01

Il vescovo emerito smentisce:

Grosseto, 18:31
MONS. BABINI: NON CI SONO EBREI DIETRO ATTACCHI AL PAPA

Il vescovo emerito di Grosseto, mons. Giacomo Babini, ha chiarito questa sera con una nota di non ritenere affatto che ci sia una congiura ebraica dietro gli attacchi mediatici e le calunnie contro Papa Ratzinger. 'Mi si attribuiscono - chiarisce in una nota - dichiarazioni sui fratelli ebrei da me mai pronunciate: preciso che in alcun modo ho espresso simili valutazioni e giudizi da cui prendo nettamente le distanze'. 'Rinnovo ai nostri fratelli maggiori nella fede - dice - fraterna stima e piena vicinanza, in sintonia con il Magistero della Chiesa riaffermato dal Concilio in poi'. Le parole attribuitegli da un sito avevano provocato reazioni risentite di organismi ebraici statunitensi .


Il personaggio vedo che è già passato agli onori della cronaca politica per alcune "pacate" riflessioni sul tema dell'omosessualità:

Come Vescovo che non cede alle lusinghe della modernità, dico che la pratica conclamata della omosessualità é un peccato gravissimo, costituisce uno scandalo e bisogna negare la comunione a tutti coloro che la professino, senza alcuna remora, proprio in quanto pastori di anime. Io non darei mai la comunione ad uno come Vendola”, dice parlando col sito Pontifex. A proposito della “pratica omosessuale”: “Mi fa ribrezzo parlare di queste cose e trovo la pratica omosessuale aberrante, come la legge sulla omofobia che di fatto incoraggia questo vizio contro natura. I Vescovi e i pastori devono parlare chiaro, guai al padre che non corregge suo figlio. Penso che dare le case agli omosessuali, come avvenuto a Venezia, sia uno scandalo, e colui che apertamente rivendica questa sua condizione dà un cattivo esempio e scandalizza“. E poi: “Chi ha la tendenza ha diritto alla misericordia e non ad essere discriminato, ma colui il quale addirittura ne fa vanto, si mette fuori della comunione della Chiesa e non merita questo sacramento. Fanno in tempo a pentirsi da questo orribile difetto. Lo ribadisco: all’omosessuale praticante e conclamato non va amministrata mai la comunione, quando si presenta davanti, il ministro abbia il coraggio di tirare avanti. Ad uno come Vendola io non la amministrarei mai“.
http://www.grossetogay.it/index2.php?op ... Itemid=147

Avrà smentito anche questa dichiarazione?
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Re: Tutti i nodi vengono al pettine

Messaggioda Iafran il 11/04/2010, 20:33

franz ha scritto:Il vescovo emerito smentisce:
...
Il personaggio vedo che è già passato agli onori della cronaca politica per alcune "pacate" riflessioni sul tema dell'omosessualità:
...
Avrà smentito anche questa dichiarazione?

Mi sembra che avevi citato il caso Jeckill-Hyde.
Non c'è altra spiegazione per le esternazioni e i comportamenti contraddittori dei personaggi con più autorità e più importanza che hanno sede nella penisola italiana.
La pratica di fare e disfare è stata sempre redditizia, oggi come ieri.
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Bertone: "Legame pedofilia-omosessualità"

Messaggioda franz il 13/04/2010, 13:24

POLEMICHE
Bertone: "Legame pedofilia-omosessualità"
Insorgono le associazioni per i diritti dei gay

Dal Cile il segretario di Stato vaticano, nel negare il legame tra celibato dei sacerdoti e abusi sui bambini, ricorre a un parallelismo che provoca subito critiche. Padre Lombardi: "Papa disposto a incontrare vittime ma lontano dai media"

ROMA - Ieri, parlando dal Cile, il segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone non ha solo annunciato nuovi provvedimenti anti-abusi dei sacerdotipedofilia del Papa. Ma ha anche pronunciato una frase che ha fatto insorgere le comunità gay, sia quelle locali che quelle italiane. Ecco il suo ragionamento, che ha fatto scatenare le polemiche: a suo giudizio non c'è alcun collegamento tra la pedofilia e il celibato a cui sono sottoposti i preti; mentre invece questo tipo di patologie ha un legame con l'omosessualità.

"Molti sociologi, molti psichiatri hanno dimostrato che non c'è relazione tra celibato e pedofilia - ha dichiarato Bertone - e invece molti altri hanno dimostrato, me lo hanno detto recentemente, che c'è una relazione tra omosessualità e pedofilia. Si tratta di una patologia che interessa tutte le categorie sociali, e preti in minor grado in termini percentuali". Il segretario di Stato di Benedetto XVI ha comunque ammesso che "il comportamento dei preti in questo caso, il comportamento negativo, è molto grave, è scandaloso".

Bertone, che ha visitato le zone più colpite dal terremoto dello scorso 27 febbraio in Cile, ha anche insistito nel sostenere che la Chiesa non ha mai tentato di nascondere i casi di abusi o di frenare le indagini; e ha ricordato che papa Benedetto XVI ha incontrato alcune vittime, ha chiesto perdono "in ripetute occasioni" ed è disposto a continuare a farlo.

Ma a provocare polemica è la frase sul legame tra omosessualità e pedofilia. Il Movimento cileno per le minoranze sessuali (Movikh) ha criticato questa presa di posizione: "Bertone mente in modo palese ed inumano quando sostiene che ci sono studi che dimostrato l'esistenza di relazioni tra l'omosessualità e la pedofilia", è scritto in una nota. Qui in Italia, il leader storico di Arcigay Aurelio Mancuso ha detto che "come sempre i cardinali stravolgono la realtà, perchè come si sa dalle statistiche oltre il 70% dei casi di pedofilia avviene nelle famiglie tra persone insospettabili. Non c'è alcun legame tra omosessualità e pedofilia, questo è stato stabilito moltissimi anni fa dalle società di pischiatria e di psicologia internazionali". Anche Franco Grillini, esponente dell'Idv e leader di Gaynet, ha definito "gravissime" le affermazioni del numero due della Santa Sede.

Intanto oggi la Santa Sede fa sapere che il Papa è disposto ad incontrare le vittime degli abusi sessuali da parte di religiosi, ma "in un clima di raccoglimento e riflessione, non sotto una pressione di carattere mediatico". Lo ha detto il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, illustrando il programma del viaggio del Papa a Malta, sabato e domenica prossimi.

(13 aprile 2010)
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