Tesi n° 79
Le imprese
senza profitto: un progetto di economia civile
 Non c'è da stupirsi che il settore non-profit americano sia
più grande di quello italiano, date le condizioni legislative e culturali estremamente
favorevoli che il settore sperimenta negli Stati Uniti. Più sorprendente è il divario
che separa l'Italia da paesi con sistemi legislativi non troppo lontani dal nostro, come
la Germania e la Francia.
Esiste una grande varietà all'interno di
questo settore: fianco a fianco agiscono organizzazioni con una solida base di lavoratori
stabili ed organizzazioni prevalentemente basate sull'impegno dei volontari;
organizzazioni in grado di retribuire i propri lavoratori ai livelli massimi del mercato
ed organizzazioni che possono permettersi solo dei modesti rimborsi spese; organizzazioni
che integrano le disponibilità e le capacità di volontari con lavoratori retribuiti ed
organizzazioni che si basano solo su una delle due componenti.
Un settore così importante per la vita
civile del nostro Paese, tutt'altro che insignificante dal punto di vista economico ed
occupazionale, resta caratterizzato da una grande incertezza normativa, da una
regolamentazione assai frammentaria, da scarsi meccanismi pubblici di incentivo allo
sviluppo, da una ridotta trasparenza sulle forme, l'efficienza e l'efficacia della sua
azione. Occorre porre mano, con urgenza, alla regolazione del terzo settore nella sua
globalità. Manca a tutt'oggi una logica d'insieme da cui far discendere una politica
pubblica capace di garantire l'autonomia e l'indipendenza del terzo settore.
E' oggi unanime il consenso sulla
necessità di passare dal welfare state al welfare mix. Ma un sistema misto non può fare
a meno, pena la perdita di efficienza e di qualità dei servizi, di un settore non-profit
ben sviluppato. Per potenziare il terzo settore occorrono quattro condizioni:
- ridefinire i meccanismi di
contrattazione con le unità di offerta private per la delega della produzione di servizi;
- introdurre nel codice civile la
possibilità di dar vita a forme organizzative imprenditoriali che escludano la
distribuzione di utili, sostituendo così la figura dell'organizzazione non-profit a
quella, ormai priva di senso, degli "enti non commerciali";
- prevedere un regime fiscale specifico
per le imprese non-profit lungo le linee del disegno di legge predisposto dal Ministero
delle Finanze;
- prevedere la detraibilità a fini
fiscali delle spese sostenute dai consumatori privati, tenendo conto che dall'espansione
di questa domanda deriverà anche un consistente aumento dell'occupazione.
Altre misure necessarie sono le seguenti:
- Mancando in Italia sia istituzioni
riconosciute come punto di riferimento nazionale per il terzo settore sia organizzazioni
intermediarie, occorre sostenere lo sviluppo della cultura d'impresa nel terzo settore,
costruendo un ponte tra due mondi finora scarsamente comunicanti (rispondendo così alla
elevata domanda delle organizzazioni non-profit di collaborazione manageriale
relativamente alla qualità dei servizi per stare sul mercato e all'efficiente impiego
delle risorse per conseguire l'autonomia economica).
- Va incentivata la costituzione di fondi
e di strutture creditizie finalizzati, esclusivamente o prevalentemente, al finanziamento
delle organizzazioni non-profit.
- Occorre rivedere la normativa relativa
alle organizzazioni non governative di volontariato internazionale per renderla adeguata
alle funzioni e ai compiti nuovi che oggi svolge il non-profit internazionale. |