Il Governo de L'Ulivo: IL MOVIMENTO
Elezioni difficili
di Pietro Scoppola

Lei è stato tra i promotori delle precedenti campagne referendarie, quella del '91 sulla preferenza unica e del '93 sulla legge elettorale, in cui era stato promesso il cambiamento del sistema politico. Perché dunque tornare a raccogliere le firme per un nuovo referendum elettorale?

Per riprendere il cammino delle riforme che si era aperto con i referendum precedenti e che è stato vanificato dall'azione delle forze politiche. Faccio un solo esempio: il maggioritario riduce il numero dei partiti e noi ne abbiamo più di 40. La legge elettorale della Camera approvata dopo il referendum ha istituito il doppio voto, per la coalizione nel collegio uninominale e per la lista di partito nella quota proporzionale. Questa disparità incentiva la moltiplicazione dei partiti. Il meccanismo del finanziamento pubblico ha fatto il resto: mettere su un partitino è diventato un affare anche dal punto di vista economico. Con questa nuova raccolta di firme ci proponiamo perciò di rafforzare il bipolarismo, garantire la stabilità di governo che ancora oggi è messa in pericolo dal potere di ricatto dei partiti (si pensi alla crisi di governo provocata da Rifondazione lo scorso autunno), eliminare la proliferazione dei partiti tutelando tuttavia la presenza delle minoranza che si vedrebbero assegnati il 25 per cento dei seggi sulla base dei "secondi candidati più votati". Ha torto chi teme un'inflazione di liste locali e "fai da te", attirate dalla possibilità di poter aggiudicarsi qualche seggio con il recupero dei quozienti: il voto degli elettori sarebbe radicalizzato tra i due schieramenti più forti.

C'è chi dice che l'unico vero collante di un comitato promotore molto composito al suo interno sia l'ostilità al processo di riforma messo in piedi dalla Bicamerale...

Il comitato promotore, almeno nella maggior parte dei suoi componenti, non è ostile in linea di principio al lavoro della Bicamerale. Il famoso "patto di casa Letta" non fa parte dei compiti della commissione, è solo un brutto accordo tra partiti, una cattiva premessa per cattive riforme: quello che noi vogliamo evitare. Aggiungo anzi che il nostro referendum potrebbe rendere più facile il consenso degli elettori alla revisione della Costituzione, mentre in caso di risultato non coerente con il referendume ci potrebbe essere una reazione di rifiuto.

Le giro una provocazione di Nando dalla Chiesa: i promotori del referendum si impegnino fin da ora a candidarsi solo nella propria città di origine. Non si è assistito, in questi anni di applicazione del maggioritario, a troppi candidati sconosciuti "paracadutati" dalle segreterie di partito nei collegi cosiddetti sicuri?

È un'obiezione legittima che apre la prospettiva di elezioni primarie con cui gli elettori di un territorio possano scegliere in anticipo il candidato del loro schieramento. Le primarie non sono facili da organizzare, specie in un paese come l'Italia dove non esiste una tradizione in tal senso. Certamente vanno fin da ora elaborate proposte convincenti, si tratta di uno strumento in più per restituire centralità al cittadino.

Lei sostiene che i più interessati ad aderire alla campagna referendaria dovrebbero essere i sostenitori dell'Ulivo? Perché?

Oggettivamente il referendum gioca a favore della crescita dell'Ulivo come soggetto politico autonomo, distinto dai partiti che fanno parte della coalizione. L'Ulivo attuale è una coalizione di partiti e sono legittime tutte le prudenze e le preoccupazioni. Noi non siamo contro i partiti, siamo per nuovi partiti, più legati ai programmi, più attenti alla selezione della classe dirigente: è una prospettiva di lungo periodo.Ma a chi teme questo processo vorrei chiedere cosa sarebbe oggi l'Italia senza il sistema maggioritario e senza il governo dell'Ulivo. Ora siamo chiamati a proseguire in questa direzione. L'alternativa non è restare fermi, ma un ritorno al passato.

PER TUTTO L'ULIVO

Il futuro ha radici antiche