Il Movimento per L'Ulivo: IL CONSIGLIO NAZIONALE

Relazione di Marina Magistrelli
Consiglio Nazionale Roma, 5 febbraio 1999


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Più che con una relazione, che lascerò svolgere al Presidente, vorrei aprire il Consiglio Nazionale del Movimento per L'Ulivo con un intervento.

In questi mesi abbiamo posto le premesse per una sempre più forte e convinta articolazione federativa, per lo più le scelte politiche nei momenti cruciali sono state prese in modo da portare a traguardo le varie istanze, le sensibilità ( qualche volta diverse), che provenivano dalla variegata e articolata base del Movimento.

Oggi, a poco più di un mese dall'ultimo Consiglio Nazionale, nel giorno della decisione , vorrei sottoporvi alcune considerazioni frutto della mia esperienza come Coordinatore del Movimento e offrirla al dibattito.

Sono mie considerazioni non concordate con i portavoce regionali, ma penso che possano servire per avere qualche punto fermo, per mettere qualche paletto non tanto sul futuro, perchè questo lo decideremo insieme dopo una approfondita discussione, ma soprattutto su quello che non potremmo comunque più fare, e cioè, per entrare da subito nel vivo, non potremmo più fare quello che abbiamo fatto sino ad oggi.

Per carità non voglio minimizzare il nostro ruolo e il nostro lavoro nella costruzione dell'Ulivo. Nell'ultimo C.N. dicevo che senza Movimento ci sarebbe stato meno Ulivo allora, e meno voglia di Ulivo ora.

Ma adesso devo aggiungere che L'Ulivo così come è stato costruito, non basta all'Ulivo.

Mi spiego: abbiamo lavorato per L'Ulivo a livello locale e a livello nazionale; si sono costituiti i coordinamenti territoriali, si sono moltiplicate le iniziative politiche, i dibattiti.

Io sono stata una dei maggiori artefici di questa linea politica, ma adesso questa formula non è più riproponibile.

Prima la nostra scelta di essere consapevoli "donatori di sangue" è stata saggia ed è servita a rafforzare L'Ulivo, ma poi con la crisi di governo sono emersi tutti i limiti e la precarietà di quella formula.

Un generale senza esercito può fare poca strada.

Ripercorrere la stessa strada sarebbe per noi un errore.

Lista o non lista, comunque quell'Ulivo non basta più.

Il sindaco di Venezia Massimo Cacciari ha detto che si fa questa lista per contare. Il suo slogan è "contarsi per contare".

Questo slogan sintetizza bene quello che pensiamo in tanti. Pensavamo che con l'era dell'Ulivo non fosse più necessario contarsi, ma la caduta del governo Prodi ci ha dimostrato che nei momenti significativi il potere decisionale è in mano solo ai leader dei partiti e che la volontà degli elettori può essere scavalcata dalle loro scelte.

Credo che la discussione di questo C.N. debba quindi individuare una strategia politica per dare rappresentanza a quella componente che ha permesso all'Ulivo di vincere le elezioni in modo tale che il peso politico si trasformi in azione politica.

Un'azione politica che non divida ma unisca, che non frammenti il quadro politico, ma tenda invece a renderlo più semplificato.

Un'azione politica innovativa che riprenda in mano il programma, lo aggiorni e dia una spinta al processo riformatore che sembra abbia interrotto il proprio percorso.

Ripeto se questo lo dobbiamo fare con una lista alle europee lo decideremo insieme. Comunque non si affannino i partiti a dire che così muore L'Ulivo.

L'Ulivo non è morto quando a Gargonza D'Alema teorizzò che la coalizione era una coalizione di partiti, e che la società civile con la campagna elettorale aveva esaurito i propri compiti.

L'Ulivo non è morto quando fu accolta da D'Alema e da Marini la pregiudiziale antiulivista posta dall'UDR.

L'Ulivo non è morto neanche quando Cossiga ha giurato di sentire la puzza di carogna.

In questi giorni ho letto volentieri i tanti documenti, i verbali di riunione, i fax che ci avete inviato. So che molti sono già più avanti delle decisioni prese; So che nel territorio c'è di nuovo fermento e grande disponibilità a lavorare per salvaguardare il progetto politico dell'Ulivo.

So anche però che altri sentono tutto il peso di questa scelta, magari perché la doppia appartenenza, nel voto proporzionale impone una scelta.

So anche che tutti sentiamo la responsabilità dei coordinamenti locali che in molti casi ci sono stati affidati.

So anche che qualsiasi scelta faremo per tutti sarà un modo per esprimere la propria fedeltà al progetto de L'Ulivo.

PER TUTTO L'ULIVO

Il futuro ha radici antiche