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Il Governo de L'Ulivo: L'INGRESSO IN EUROPA
Discorso pronunciato dal Presidente del Consiglio
Romano Prodi a reti unificate
in occasione dell'ingresso ufficiale
dell'Italia nell'Euro
2 maggio 1998

Oggi a Bruxelles è nata la moneta unica europea. L’Italia ne è tra i protagonisti. Oggi l’Italia è più forte. Io sono contento e credo che tutti siate contenti.

Due anni fa abbiamo preso questo impegno e lo abbiamo mantenuto. Lo abbiamo preso senza esitazioni perché era la garanzia del nostro futuro. Da sola l’Italia non avrebbe avuto respiro. I nostri figli non solo viaggeranno in tutta Europa come viaggiano in Italia ma viaggeranno in un continente in cui non ci saranno marchi, franchi o lire, ma un’unica moneta, l’Euro.

Già subito avremo un’unica area economica e finanziaria, grande e ricca quasi come quella del dollaro. Presto più grande e ricca di quella del dollaro non appena l’Euro si allargherà agli altri Paesi dell’Unione e i nuovi paesi dell’Est entreranno nell’Unione. Si costruisce una nuova realtà che potrà finalmente essere protagonista dell’economia mondiale. E potrà non solo vincere la gara con gli altri colossi del mondo, ma potrà interpretare lo sviluppo economico alla luce della sua millenaria saggezza, tenendo quindi conto anche di coloro che sono più deboli, dei giovani, degli anziani e delle donne.

I risultati di questa grande decisione del nostro Paese si vedono già: è calata l’inflazione, sono calati i tassi di interesse, è cominciata (anche se ancora leggera e incerta e comunque non sufficiente) la ripresa dell’occupazione.

Con questo grande passo è cominciata anche la sfida nei confronti di tutti gli altri Paesi che sono con noi in Europa. Perché esiste anche questa sfida.

E dovremo perciò raggiungere una maggiore efficienza. Fisco, sanità, giustizia, scuola, ambiente, Pubblica Amministrazione, nessun Paese potrà permettersi di essere in ritardo.

Con questa decisione il Governo non si è preso solo l’impegno di portare l’Italia e gli italiani in Europa. Si è preso l’impegno di non lasciarli soli in Europa, ma di accompagnarli.

Accompagnare gli italiani in Europa significa: risanare e stabilizzare il paese sotto l’aspetto economico, finanziario e politico: non perché ce lo chiedono gli altri ma perché è una garanzia per il nostro futuro. Significa riconciliarlo - fra Nord e Sud - fra chi gode di tutti i diritti e chi ne è escluso.

La scelta di essere in Europa non è perciò una scelta solo economica o prevalentemente economica. La forza dell’Europa non sta nell’idolo della moneta, ma nel fare della moneta uno strumento perché tutti possano avere lavoro e dignità. Questo vale per l’Italia e questo vale per ogni paese europeo.

Ma la scelta dell’Europa è soprattutto una scelta di pace. Da 50 anni nei Paesi dell’Unione Europea abbiamo la pace. Non era mai successo. Se l’Unione Europea fosse già estesa anche a Est non vi sarebbe stata la guerra in Jugoslavia.

Se non avessimo costruito un forte legame con l’Europa non avremmo potuto svolgere la missione di pace in Albania.

L’Europa per raggiungere questi obiettivi di pace dovrà divenire più estesa e più profonda. Più estesa perché i suoi confini si allargheranno verso i Paesi dell’Europa orientale. Più profonda perché (resa unita dall’Euro) l’Europa è destinata a parlare con una voce sola anche nel campo della politica.

L’Europa sarà unita ma conserverà anche nel futuro la ricchezza delle proprie diversità, delle sue tradizioni, della sua cultura. E’ nata dall’unione della cultura tedesca e latina. Si è estesa al mondo anglosassone. Si estenderà al mondo slavo.

Questo avevano in mente i padri dell’Europa. Per questo motivo nella moneta unica non poteva mancare l’Italia.

Questo giorno (che noi vogliamo celebrare solennemente) è un giorno grande per i nostri ragazzi, per i nostri figli. L’Europa offre a loro l’occasione (e quindi chiede a loro) di essere protagonisti della loro vita, di uscire da una visione ristretta, di allargare (senza incertezze) uno sguardo ampio nel mondo.

I nostri ragazzi dovranno trovare il gusto, la gioia di essere protagonisti dello studio, della ricerca, del lavoro europeo. Noi però sentiamo la responsabilità di metterli in grado di vincere con una nuova scuola, nuovi posti di lavoro e una nuova concezione del lavoro.

L’Italia entra in Europa portando tutta la sua storia, tutta la sua cultura, senza le quali la stessa Europa sarebbe più povera e meno presente nella storia del mondo.

Ma l’Italia deve portare in Europa anche il suo futuro che costruiremo assieme, proseguendo con costanza nell’opera di risanamento già iniziata ma aggiungendovi scienza, fatica, tolleranza, capacità di lavorare assieme. Dobbiamo costruire assieme questa nuova realtà e farlo con un nuovo stile di vita.

L’Europa Unita non guarda solo verso Ovest (gli Stati Uniti) o verso Est, è coinvolta in prima persona verso il Sud. Il Mediterraneo unisce l’Europa al Nord dell’Africa. E’ qui il più delicato e difficile ostacolo per la pace e la convivenza di tutto il mondo: il rapporto fra il popolo cristiano e il mondo islamico. L’Italia ha dall’Europa il compito di fare di questo mare un mare di pace. Per questo abbiamo tanto operato con i nostri alleati occidentali (gli Stati Uniti) per ridurre la tensione che stava crescendo con l’Irak.

Questo è l’orizzonte della nostra politica che vuole la pace con l’assoluta fedeltà ai propri impegni internazionali ma sempre cercando nuove strade per il dialogo.

Abbiamo tanto lavorato e tanto insistito in questi due anni sull’Europa perché eravamo consapevoli che il nostro Paese depositava nell’Europa il proprio futuro. Voi avete vinto questa prova e ci avete sostenuto: vi ringrazio di cuore. Ringrazio in particolare il Presidente della Repubblica, "tutti i colleghi del governo", tutti i membri del Parlamento, i partiti della maggioranza e quelli dell’opposizione. Ma, ripeto, ringrazio tutti voi che con i vostri sacrifici avete fatta vostra questa scelta. Sono sicuro che gli italiani condividono anche la sfida verso il futuro, sfida non minore di quella che abbiamo vinto in questi due anni.

Oggi siamo più forti e ci è da tutti riconosciuta una nuova dignità. In nome di questa forza e di questa dignità dobbiamo rinnovare gli impegni per il futuro che ci siamo assunti di fronte a tutti i cittadini e ai Paesi europei.

Oggi voltiamo pagina. Cerchiamo di evitare che l’Europa diventi una parola vuota. Cerchiamo di evitare la retorica. La nuova moneta non è un fine ma il mezzo con cui realizzare (tutti assieme) un grande disegno di riforme economiche, sociali e culturali. Questo secolo che nella sua prima metà ha seminato tragedie senza limiti si conclude con un atto di unificazione e di pace. Finalmente un buon seme per il nostro futuro.


 

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