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Il Governo de L'Ulivo: IL DPEF

Sviluppo e occupazione senza nuove tasse
La manovra più leggera degli ultimi anni punta al rilancio dell'occupazione senza brutte sorprese

 

Una manovra da 13.500 miliardi senza nuove tasse nel '99, per conseguire un'avanzo primario del 5,5 per cento e un rapporto deficit pil che scenda dal 2,6 per cento del 1998 all'1 per cento del 2001. La barra dei conti pubblici italiani rimarra ferma sull'obiettivo del risanamento e puntera' ad una forte riduzione del debito pubblico (3 punti l'anno) e della pressione fiscale (2 punti in tre anni, con la promessa ''nero su bianco'' della restituzione dell'Eurotassa). Ma sara' accompagnata da un forte impegno per lo sviluppo e l'occupazione, soprattutto nel Mezzogiorno. E' questo il quadro macroeconomico contenuto nel Dpef che hanno illustrato, nelle sue linee generali, i ministri del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi e delle Finanze Vincenzo Visco.

I due ministri hanno puntato sulla concretezza degli obiettivi, affermando piu' volte che le previsioni contenute nel Dpef sono prudenziali. ''Non stiamo facendo- ha detto Ciampi- una gara di bellezza sull'estetica dei bilanci. Ci rendiamo conto che un paese con un debito come il nostro deve mantere una forte disciplina ma da questo a fare cose che non sono necessarie ce ne vuole. Puntiamo invece sull'occupazione e sul rilancio delle sviluppo che diventeranno anch'essi strumenti di riequilibrio di bilancio''.

A) MANOVRA E SVILUPPO: La manovra' finanziaria per il 1999 sara' di 13-14 mila miliardi rappresentati solo da risparmi di spesa. A far quadrare i conti serviranno 8-9 mila miliardi; i rimanenti 5 mila miliardi finanzieranno lo sviluppo. I ''tagli'' di spesa non riguarderanno le pensioni e la sanita'. Ci sara' invece una maggior controllo sugli enti decentrati che dovranno anche loro rispondere agli obiettivi del tasso di stabilita'.

B) L'ECONOMIA: Il governo prevede una crescita economica dell'2,7 nel '99, del 2,9 nel 2000 e nel 2001. L'inflazione rimarra' costante all'1,5 per cento e i tassi di interesse sui Bot a 12 mesi sono previsti al 4,5% , lo stesso che hanno attualmente. L'Italia entrera' poi in Europa con un saggio di risparmio delle famiglie tra i piu' alti e un avanzo della bilancia dei pagamenti (di circa un 4%).

C) L'OCCUPAZIONE: E' l'obiettivo di fondo del Dpef e il ''leit motiv'' di tutte le previsioni. L'aumento previsto e' di 600.000 nuovi posti di lavoro in tre anni; ''700.000 mila se si considera anche il 1998'', ha detto Ciampi. In pratica e' prevista una crescita dello 0,7% nel '99 dello 0,9% nel 2000 e dell'1,9% nel 2001. Non e' stato invece conteggiato il tasso di disoccupazione.

D) I CONTI PUBBLICI: Con una manovra ''strutturale'' di 13.500 miliardi nel '99, tutta basata su riduzioni di spesa, e altre due manovre di 2.000 e 4.000 miliardi negli anni successivi, il governo conta di manternere un avanzo primario del 5,5% per tre anni (''uno dei migliori risultati previsti in Europa'', ha sottolineato Ciampi). Cala anche la spesa per interessi (dall'8% del 1998 al 6,5% del 2001) e questo infuisce positivamente sull'indebitamento netto che, in rapporto al Pil, scende progressivamente: sara' al 2% del '99, all'1,5% del 2000 e all'1% del 2001, per poi calare ulteriormente nel rispetto del ''patto di stabilita'' previsto dall'Unione Monetaria. Questo non impedira' al governo di destinare una quota dei risparmi allo sviluppo, a fare una ''manovra qualitativa'', a dirla con le parole di Ciampi. La spesa corrente- ha detto il ministro del Tesoro- ''aumentera' un punto meno della crescita dei redditi'' e gli investimenti pubblici oltre il 10 per cento.

E) MENO TASSE: Niente nuove tasse sono previste dalla manovra, bensi' la restituzione dell'Eurotassa nel '99, anche se il Dpef non indichera' la percentuale della restituzione e le modalita'. Calera' inoltre la pressione fiscale complessiva (fisco e previdenza) dal 48,8% del 1999 al 46,6% del 2001. Questo e' dovuto nel 1999 non solo alla restituzione dell'Eurotassa ma anche al venir meno dell'effetto di alcuni interventi ''una tantum'' del passato. Il capitolo fiscale prevede poi un'ulteriore accentuazione del federalismo fiscale, l'immancabile lotta all'evasione, una modifica a fini ecologici delle tasse sui prodotti energetici, l' adeguamento del prelievo sulla previdenza complementare alla tassazione sulle attivita' finanziarie, e la modifica della legge ''manette agli evasori''.

F) PRIVATIZZAZIONI: Contribuiranno a ridurre il debito pubblico. Il Dpef prevede che lo Stato mantenga il controllo dell'Eni (''ma non ritengo necessario- ha detto Ciampi- un rafforzamento della Golden Share'') mentre non riportera' l'Enel (''perche' non e' stata definita la struttura'').

G) LE INFRASTRUTTURE: Oltre ai 5 mila miliardi previsti per il rilancio dello sviluppo, il governo punta anche alla realizzazione di grandi opere attraverso finanziamenti privati. Il primo esempio e' rappresentato dalla Salerno-Reggio Calabria, al quale seguiranno i progetti per le altre infrastrutture. Il meccanismo previsto e' quello del Project Financing con un ricorso sistematico al finanziamento Privato.

H) PIANO SUL DEBITO- Il piano di rientro del debito pubblico ha gia' incontrato i favori della commissione Bilancio del Senato e, andando oltre i 3 anni canonici del Dpef, prevede un rapporto debito-Pil al 100% nel 2004. L'Istat, intanto, sta ricalcolando il prodotto interno lordo secondo i canoni del Sec '95 il sistema europeo di contabilita' che tutti i paesi dovranno adottare. I risultati si conosceranno solo a fine anno ma una nuova taratura dell'economia sommersa potrebbe comportare anche una rivalutazione del Pil.

I) PRIVATIZZAZIONI- Politicamente e' il terreno piu' delicato per il governo. Per diminuire il peso del debito pubblico, Ciampi ha intenzione di racimolare 20.000 miliardi dalle future dismissioni della quarta tranche di Eni e dalla composizone delle vendite di Autostrade e Bnl (senza contare l'Enel un colosso da 30.000 miliardi). L'ostacolo principale rimane Rifondazione Comunista che non intende mollare sulla perdita del controllo statale nelle public utilities.

J) RISORSE ALLO SVILUPPO- Sono i famosi 20.000 miliardi per il '98 stanziati dal Tesoro: 12.000 previsti dalla vecchia Finanziaria e altri 8.000 liberati 'freschi' dal Cipe.


 

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