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Contatti tra scafisti e alcuni soccorritori.....

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Contatti tra scafisti e alcuni soccorritori.....

Messaggioda ranvit il 03/07/2017, 18:56

Ripeto:

Sono dei cacasotto...
PD e sinistra pagheranno a carissimo prezzo questa incapacità a difendere i ns interessi nazionali.... 8-)



Dovevano chiudere i porti alle navi straniere SUBITO e poi trattare 8-) Ma sono dei cacasotto....
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Contatti tra scafisti e alcuni soccorritori.....

Messaggioda pianogrande il 03/07/2017, 19:30

ranvit ha scritto:Ripeto:

Sono dei cacasotto...
PD e sinistra pagheranno a carissimo prezzo questa incapacità a difendere i ns interessi nazionali.... 8-)



Dovevano chiudere i porti alle navi straniere SUBITO e poi trattare 8-) Ma sono dei cacasotto....


Nessun problema a dire che sono d'accordo.

Qui siamo in tutt'altra situazione che un salvataggio di naufraghi.

Ma come può una nave inglese caricare centinaia di persone e portarle in un porto italiano?

Siamo veramente alla pazzia.
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Re: Contatti tra scafisti e alcuni soccorritori.....

Messaggioda ranvit il 03/07/2017, 19:43

Ma come può una nave inglese caricare centinaia di persone e portarle in un porto italiano?


Potrebbe eccome....in una situazione "normale".
Ma qui:
- siamo di fronte ad un esodo biblico assolutamente impensabile quando è stato concordato "il porto piu' vicino"
- abbiamo dato soldi alla Turchia per impedire che si usasse la rotta balcanica per evitare gli arrivi negli altri Paesi che ora fanno gli "gnorri"
- tutti i Paesi balcanici hanno innalzato muri alle frontiere fottendosene della "libera circolazione"
- Malta che è il porto piu' vicino fa lo gnorri
- etc etc

Insomma gli unici coglioni o anime belle siamo noi!

Non votero' PD.....e come me tantissimi italiani 8-) :mrgreen:
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Re: Contatti tra scafisti e alcuni soccorritori.....

Messaggioda gabriele il 03/07/2017, 20:19

ranvit ha scritto:
Non votero' PD.....e come me tantissimi italiani 8-) :mrgreen:


Non mi dire che voterai Bersani! :lol:
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Re: Contatti tra scafisti e alcuni soccorritori.....

Messaggioda mariok il 04/07/2017, 9:55

Sarebbe tanto difficile raggiungere un accodo con la Libia (o almeno con chi controlla le coste più vicine alle nostre) per riportare indietro le imbarcazioni che si dirigono verso le nostre acque?

Io credo di no. Quanto ai costi, non credo sarebbero superiori a quello che ci sta costando (e ci costerà in misura sempre crescente) l'attuale dissennato sistema di cosiddetta accoglienza.

Con l’immigrazione si può fare come l’Australia?
di Davide Maria De Luca – @DM_Deluca
È un paese con leggi molto severe che molti citano come un modello, ma non è semplice e soprattutto è costosissimo

Negli ultimi giorni, e in particolare dopo l’incidente nel Canale di Sicilia in cui si pensa ci possano essere più di 900 dispersi, diversi esponenti politici e giornali hanno detto che l’Italia dovrebbe trattare l’immigrazione «come fa l’Australia». Da più di un anno l’Australia ha introdotto politiche particolarmente severe nei confronti dell’immigrazione, di cui si è discusso in tutto il mondo: ma l’Australia è un paese molto diverso dall’Italia, in una posizione molto diversa da quella dell’Italia, e le soluzioni che ha messo in pratica sembrano difficili (e costose) da applicare nel Mediterraneo.
«No way»
Il 18 settembre del 2013 il nuovo governo del conservatore Tony Abbott ha iniziato “Sovereign Borders”, un’operazione politico-militare che ha lo scopo di respingere o deportare in altri paesi tutti i migranti che arrivano illegalmente via mare in Australia. L’operazione è stata accompagnata da “No way”, una campagna informativa di cui si è parlato molto. Il titolo della campagna significa sostanzialmente “scordatevelo”: “non c’è modo di stabilirsi in Australia arrivando illegalmente via mare”. Della campagna fa parte un video in cui il comandante dell’operazione, il generale Angus Campbell, spiega in maniera molto dura le politiche decise dal governo Abbott.

La politica del governo australiano è molto semplice: chi arriva via nave non avrà mai garantito il diritto di stabilirsi in Australia. In pratica, questo significa che il governo australiano ha schierato un grosso numero di unità per sorvegliare le sue acque in modo da poter intercettare le imbarcazioni che si avvicinano alle sue coste. Chi arriva può andare incontro a due diverse situazioni. La sua imbarcazione potrebbe essere trainata nuovamente verso i porti di partenza, oppure gli occupanti potrebbero essere inviati nei centri di identificazione stabiliti in Papua Nuova Guinea e nell’isola di Nauru, dove le loro eventuali domande di asilo vengono esaminate e dove si riceve un permesso di residenza nel caso venga riconosciuto il diritto di asilo.
I respingimenti possono avvenire in due modi. In un caso le navi della marina militare o della guardia costiera intercettano l’imbarcazione, un gruppo di abbordaggio sale a bordo e collega con un cavo la barca dei migranti con la nave australiana. A quel punto i migranti vengono rimorchiati fino alle acque territoriali da dove sono partiti, principalmente quelle indonesiane, e quindi abbandonati. Il secondo metodo di respingimento invece avviene in un secondo momento. I migranti vengono prelevati dalle imbarcazioni e inviati nei centri di detenzione temporanea nelle isole di Horn, Christmas, oppure nella città di Darwin, sulla terraferma australiana. Da lì, dopo alcuni giorni, vengono deportati nei paesi di partenza. In alcuni casi, i migranti sono stati sistemati su imbarcazioni di salvataggio, quindi trainati fino alle acque costiere dell’Indonesia e lì abbandonati. Il governo australiano ha dichiarato che nessun migrante ha perso la vita in seguito a questo tipo di operazioni.
Alcuni di questi respingimenti sono avvenuti senza il consenso dell’Indonesia: in altre parole le unità militari australiane hanno violato le acque territoriali indonesiane e quindi hanno abbandonato le imbarcazioni lasciando che raggiungessero da sole le coste del paese. Il governo indonesiano ha protestato per questa pratica e il nuovo presidente, Joko Widodo, eletto alla fine del 2014, ha detto che non tollererà più le violazioni illegali della marina australiana nelle sue acque territoriali. Alcuni dei respingimenti, a quanto pare, sono avvenuti invece d’accordo con le autorità indonesiane, mentre i respingimenti verso lo Sri Lanka (l’altro paese verso il quale sono stati effettuati) sono avvenuti tutti con il consenso del governo del paese. Nel corso dell’operazione sono stati compiuti in tutto 15 respingimenti.
Tra gli immigrati arrivati via mare, i più fortunati, dopo aver trascorso un periodo nei centri di identificazione, vengono inviati a Nauru e in Papua Nuova Guinea, due stati dove l’Australia mantiene altri centri di raccolta per richiedenti asilo. Qui i migranti possono presentare le loro richieste d’asilo, ma anche coloro che si vedono accogliere la domanda non hanno possibilità di raggiungere l’Australia: ricevono invece un permesso di soggiorno per stabilirsi in Papua Nuova Guinea o a Nauru.
Funziona?
Sembra di sì. Nel 2013, prima dell’inizio dell’operazione, l’Australia ha visto gli arrivi di immigrati irregolari via mare raggiungere il loro record storico: 20 mila persone in un solo anno (per fare un confronto: il nostro record è del 2014, 170 mila arrivi in un anno). Secondo i dati diffusi dal governo australiano, dopo l’operazione tra il settembre 2013 e l’ottobre 214, sono arrivate nelle acque australiane soltanto 23 imbarcazioni con 1.350 persone a bordo. Soltanto una è riuscita a raggiungere la costa australiana senza essere intercettata.

Il programma australiano è stato criticato da numerosi media australiani e dalle Nazioni Unite. In particolare l’Australia è accusata di non effettuare sufficienti controlli per assicurarsi che i migranti respinti non abbiano davvero diritto a chiedere asilo. Come abbiamo visto, il governo indonesiano ha anche criticato le violazioni delle sue acque territoriali da parte della marina australiana. Anche il trattamento dei richiedenti asilo a Nauru e in Papua Nuova Guinea è stato criticato per via delle condizioni in cui sono detenuti i richiedenti asilo e a causa del bassissimo numero di richieste di asilo accettate.
Si può applicare in Italia?
Aldilà delle considerazioni umanitarie, sembra difficile potere applicare in Italia una politica come quella voluta dal governo Abbott. Per prima cosa, “Sovereign Borders” è un’operazione molto costosa: circa 300 milioni di euro l’anno secondo le cifre ufficiali del governo australiano (l’attuale missione, Triton costa quasi 36 milioni di euro l’anno). In alcuni documenti del parlamento, però, si ipotizza che il costo possa essere maggiore, visto che queste cifre includono soltanto le spese aggiuntive sostenute dall’agenzia delle dogane. Secondo una commissione del parlamento australiano, includendo anche tutte le spese sostenute dalla marina australiana, il costo dell’operazione potrebbe salire a più di 400 milioni di euro l’anno. Per fare un confronto, l’operazione Mare Nostrum è costata al governo italiano 108 milioni di euro in un anno.
A questi costi vanno aggiunti quelli per la gestione dei rifugiati nei centri di identificazione sul territorio australiano (sulle isole di Christmas e Horn e nella città di Darwin) e quelli per le altre strutture a Nauru e in Papua Nuova Guinea (costruite e gestite con soldi del governo australiano). Questo programma è costato in totale, nell’anno fiscale 2013-2014, due miliardi di euro. Il flusso di migranti verso l’Italia è, negli ultimi anni, di circa dieci volte superiore a quello australiano.
Il problema principale, però, sembra essere al momento l’assenza di paesi partner con cui stabilire accordi simili a quelli che l’Australia ha sottoscritto con Indonesia, Sri Lanka, Papua Nuova Guinea e Nauru. Questi paesi aiutano l’Australia non solo prendendosi (o riprendendosi) gli immigrati che arrivano in Australia, ma anche compiendo operazioni di polizia contro i trafficanti di esseri umani in congiunzione con la polizia australiana. Per far funzionare una politica simile a quella australiana, quindi, ci sarebbe bisogno che la Libia (il paese da dove parte la gran parte delle imbarcazioni dirette verso l’Italia) accettasse di accogliere gli immigranti respinti dalla marina italiana e collaborasse alle nostre azioni di polizia.
Non solo: la Libia, o qualche altro paese nordafricano, dovrebbe anche accettare anche la costruzione sul suo territorio di centri di identificazione come quelli che l’Australia ha costruito in Papua Nuova Guinea e a Nauru. La Libia però è descritta da molti come uno stato fallito, diviso tra due governi rivali e controllata da milizie e gruppi terroristici perennemente in guerra tra loro. Difficilmente può essere considerata al momento un partner affidabile nella lotta all’immigrazione clandestina.
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville
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Re: Contatti tra scafisti e alcuni soccorritori.....

Messaggioda ranvit il 04/07/2017, 11:32

Confermo e ribadisco: gli unici coglioni al mondo, in tema di migranti, siamo noi....grazie Pd, grazie Renzi, grazie sinistra del cazzo, grazie Papa, grazie Boldrini, etc etc :twisted:
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Re: Contatti tra scafisti e alcuni soccorritori.....

Messaggioda gabriele il 04/07/2017, 11:42

ranvit ha scritto:Confermo e ribadisco: gli unici coglioni al mondo, in tema di migranti, siamo noi....grazie Pd, grazie Renzi, grazie sinistra del cazzo, grazie Papa, grazie Boldrini, etc etc :twisted:


A Vittò! Sveja! :lol:

Gli immigrati servono alla mafia e a certe coop colluse per lucrare sui sorrrrdi pubbbbblici! :lol:

Siamo cojoni a tenerci la mafia, massoni e compagnia cantante
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Re: Contatti tra scafisti e alcuni soccorritori.....

Messaggioda pianogrande il 04/07/2017, 11:55

Che i migranti siano un business e mooolto redditizio non credo ci siano più dubbi.

Ormai non ci resta che classificare quello che sta capitando in Italia come fenomeno mafioso e di debolezza dello stato nei confronti di un fenomeno mafioso.

Sempre fermo restando il salvataggio di naufraghi veri che do sempre per integralmente riportato.

Insomma e come al solito i colpevoli non stanno tutti a Strasburgo o a Berlino o a Parigi.
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Re: Contatti tra scafisti e alcuni soccorritori.....

Messaggioda gabriele il 04/07/2017, 12:09

W l'EUROPA!

Questi ci danno una pacca sulla spalla e poi...

...chiudono i porti, per dirla non troppo volgarmente

Se questa è l'Europa...

---------

Migranti, Francia e Spagna chiudono porti alle navi delle ong. La Ue promette, ma l’Italia resta sola
ZONAEURO
Secondo fonti di Bruxelles citate dall'Ansa, Parigi e Berlino diranno no all'apertura dei loro scali marittimi. Solo domenica sera al pre-vertice in vista dell'incontro tra i 27 di giovedì a Tallin, i ministri dell'Interno di Italia, Francia e Germania avevano raggiunto un'intesa su nuove misure da adottare per rallentare i flussi dalla Libia: più ricollocamenti, un codice di condotta per le organizzazioni non governative e ulteriore sostegno (anche economico) alla Guardia costiera libica
di F. Q. | 3 luglio 2017

A neanche 24 ore dall’intesa raggiunta a parole con i ministri dell’Interno di Francia e Germania e benedetta dalla Commissione Ue, l’Italia incassa due porte in faccia. Anzi, due porti: quelli della stessa Francia e della Spagna, che secondo fonti da Bruxelles riportate dall’Ansa diranno no all’apertura dei loro scali marittimi alle navi delle ong cariche di migranti. Il tutto mentre l’Onu prevede che i flussi provenienti dalla Libia non sono destinati a diminuire.

Solo domenica il vertice informale a tre tra i ministri dell’Interno di Francia, Germania e Italia, Gerard Collomb, Thomas de Maiziére e Marco Minniti – cui aveva partecipato anche il commissario europeo agli Affari Interni Dimitris Avramopoulos – si era concluso con i soliti sorrisi e una nuova serie di impegni: da una parte un aumento degli sforzi di Parigi e Berlino sui ricollocamenti, dall’altra parte un codice di condotta per le ong, ulteriore sostegno (anche economico) alla Guardia costiera libica e aiuti all’Osservatorio per le migrazioni e all’Unhcr perché i centri in Libia rispondano agli standard sui diritti umani. Si pensa anche di cambiare la regola secondo cui le navi delle organizzazioni non governative, che rappresentano il 35-40% della flotta in mare che fa ricerca e salvataggio, sbarcano i migranti a bordo di EunavforMed Sophia. Previsto anche un miglioramento della collaborazione tra Italia e Malta nelle operazioni di soccorso, che tuttavia, si sottolinea, non significa che i migranti saranno sbarcati sull’isola.

“Misure concrete“, assicura Bruxelles, arriveranno già martedì in nella riunione settimanale della Commissione europea, misure che dovranno essere ratificate nel vertice di Tallin, in Estonia, previsto per giovedì prossimo, quando si incontreranno i 27 dell’Unione. Tutto rimandato a un nuovo vertice dagli esiti tutt’altro che certi, dunque, e misure che come al solito spostano l’attenzione sull’altra sponda del Mediterraneo e non affrontano in concreto il problema più pressante: quello del sovraffollamento dei centri d’accoglienza disseminati nella Penisola. Finora gli impegni assunti a livello comunitario nel maggio 2015 – in primis quello del ricollocamento di 40mila richiedenti asilo in due anni da Italia e Grecia – sono stati ampiamente disattesi.

Che un primo due di picche fosse nell’aria lo si era capito nel pomeriggio. Interrogato sull’appello dell’Italia alla solidarietà dei partner Ue, il ministro degli Esteri di Madrid Alfonso Dastis aveva replicato che una risposta deve essere decisa a livello europeo: “Le situazioni eccezionali richiedono misure eccezionali – ha affermato a Madrid il capo della diplomazia spagnola, citato da Efe – ma dobbiamo discuterle fra tutti i Paesi” dell’Unione Europea. Sono già lontani i tempi in cui Mariano Rajoy prometteva: sull’immigrazione “concederemo qualsiasi aiuto possibile all’Italia per evitare che si crei una situazione non più gestibile, drammatica”, assicurava il premier il 29 giugno nella conferenza stampa al termine del vertice preparatorio del G20 a Berlino. Oggi anche Emmanuel Macron è tornato a mettere in chiaro un concetto espresso negli ultimi giorni: sì a “forme concrete” di solidarietà, ha promesso il presidente francese nel discorso tenuto dinanzi al parlamento riunito a Versailles, ma no ai migranti economici.

“L’iniziativa italiana ha prodotto dei primi risultati e mi auguro che generino effetti concreti – l’auspicio del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni – l’Italia intera è mobilitata per far fronte ai flussi – aggiunge Gentiloni – e chiede una condivisione Ue che è necessaria se si vuole tener fede alla propria storia e ai propri principi. E’ necessaria per l’Italia per evitare che i flussi diventino insostenibili alimentando reazioni ostili nel nostro tessuto sociale“.

Intanto le previsioni indicano che i flussi provenienti dalla Libia non sono destinati a diminuire. L’Onu ha fatto sapere di non prevedere un calo del flusso misto di migranti e rifugiati che giungono in Europa via mare: “Le indicazioni di cui disponiamo non denotano un rallentamento degli arrivi in Libia, il che significa che un più ampio numero di persone potrebbe continuare a provare di lasciare il paese tramite la rotta del Mediterraneo centrale”, ha detto l’inviato speciale dell’Unhcr per il Mediterraneo centrale, Vincent Cochetel, ricordando che dall’inizio dell’anno 84.830 migranti e rifugiati sono giunti in Italia via mare con un aumento del 19% rispetto all’anno scorso.

Sbarchi e porti
Ridurre gli sbarchi è uno degli obiettivi a cui si lavora. In questa partita le Ong sono un attore fondamentale, con una libertà di movimento che ora si vuole limitare: l’ingresso in acque libiche potrebbe essere vietato così come spegnere il trasponder di bordo per la localizzazione e fare segnali luminosi; e la “regia” delle operazioni dovrebbe essere riportata in maniera più definita sotto l’ombrello della Guardia Costiera, il cui ruolo di coordinamento diventerà più forte. Il protocollo sulle Ong potrebbe spingersi a bloccare l’accesso in porto a chi non è in regola. Temi delicati – a cui si aggiunge quello della trasparenza sui finanziamenti – dei quali si parlò già settimane fa quando uscirono i contenuti di un dossier Frontex e quando scoppiò un acceso dibattito attorno alle indagini del procuratore di Catania Carmelo Zuccaro: organizzazioni come Medici senza frontiere reagirono affermando che nella maggior parte dei casi è il sistema di coordinamento di Roma a dire dove andare. Quanto ai porti di destinazione, più complessa appare invece la possibilità di coinvolgere altri soggetti, come Malta, ipotesi a cui pure si era pensato.

Ricollocazioni
L’altro capitolo chiave è quello della distribuzione dei migranti. L’Italia chiede all’Europa impegni certi e alcune modifiche. Con le regole oggi in vigore accedono alla relocation solo i richiedenti asilo di nazionalità con un tasso medio di riconoscimento pari o superiore al 75%. Una soglia troppo alta, che si chiede di rivedere.

La Libia
L’Europa, però, è solo uno dei teatri di azione. “La partita fondamentale – ha dichiarato Minniti – si gioca in Libia”, “paese di transito” da cui è arrivato “nei primi cinque mesi di quest’anno il 97 per cento dei migranti”. Lì serve “un governo stabile e stiamo lavorando per farlo”. L’idea di un sostegno finanziario più cospicuo per il controllo delle coste va in questa direzione. E sull’emergenza migranti Minniti terrà un’informativa alla Camera mercoledì.

La Marina libica: “Le ong ostacolano accordi con Ue”
Nel frattempo a parlare è la Libia che se la prende di nuovo con quelle che chiama le “cosiddette ong”. “Oltre ad accusare ripetutamente e ingiustificatamente la Guardia costiera e gli apparati per la lotta alla migrazione illegale libici – dice all’AdnKronos il portavoce della Marina di Tripoli, Ayyoub Qasem – ostacolano qualsiasi accordo con la parte europea che aiuti la parte libica nel far fronte al fenomeno”. Qasem accusa le ong di “incoraggiare i migranti illegali, che affluiscono in Libia da oltre 30 Paesi africani e non” e di “non curarsi minimamente della sovranità della Libia sul proprio territorio e sulle sue acque territoriali”. Secondo il portavoce della Marina della Libia “i numeri non sono diminuiti: al contrario i migranti sono in considerevole aumento, oltre il 20 per cento in più rispetto all’anno scorso, un numero record da quando ha avuto inizio il fenomeno”. Secondo il portavoce, “questo è un chiaro indizio del fatto che le misure adottate per fermare o ridurre il fenomeno sono in parte sbagliate, anzi incrementano il numero dei migranti e dei trafficanti”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/07 ... a/3702950/
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Re: Contatti tra scafisti e alcuni soccorritori.....

Messaggioda gabriele il 04/07/2017, 13:35

Mi accodo a Juncker: siamo al ridicolo

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Migranti, Juncker parla al Parlamento Ue semideserto. E' scontro con Tajani. Blindati al Brennero, Roma convoca ambasciatore austriaco

Il presidente della Commissione relaziona sull'emergenza sbarchi in una seduta plenaria semideserta: "Siete ridicoli". Il presidente dell'assemblea: "Moderi i termini". Il premier maltese Joseph Muscat: "Solidarietà, fallimento europeo". Oim: dall'inizio dell'anno oltre 100mila arrivi dal Mediterraneo, 85mila sulle coste italiane. Il Papa: "Immigrazione opportunità di crescita umana"

di PAOLO GALLORI

L'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) aggiorna i numeri sugli arrivi in Europa dal Mediterraneo nel 2017, segnalando lo sfondamento della soglia dei 100mila. Dallo scorso gennaio al 3 luglio, il totale è di 101.210. Quasi l'85% è giunto in Italia (85.183), mentre il resto è suddiviso tra Grecia (9.290), Cipro (273) e Spagna (6.464). Le acque hanno inghiottito 2247 persone. Papa Francesco all'Ansa: "La presenza di tanti fratelli e sorelle che vivono la tragedia dell'immigrazione è un'opportunità di crescita umana, di incontro e di dialogo tra le culture, in vista della promozione della pace e della fraternità tra i popolì".

Opportunità di crescita umana che in troppi, nell'Unione europea, non colgono. L'Austria minaccia addirittura di schierare l'esercito al Brennero, dove vengono avvistati quattro blindati. E la Farnesina convoca l'ambasciatore di Vienna a Roma, Renè Pollitzer. A parte i "simpatici" scambi con i frontalieri, l'aggravarsi dell'emergenza migranti in Italia, con il conseguente richiamo del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni a una concreta dimostrazione di solidarietà da parte degli Stati membri della Ue, scarica anche sulle istituzioni europee una pressione senza precedenti. Come spiega bene un episodio avvenuto questa mattina, durante l'assemblea plenaria all'Europarlamento di Strasburgo. Il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, chiamato a relazionare sui risultati del semestre di presidenza maltese della Ue e della crisi migratoria, ha polemicamente preso atto che ad ascoltarlo sarebbero stati ben pochi parlamentari. "Saluto i deputati che si sono presi la pena di essere presenti, ma il fatto che siano una trentina (su 751, ndr) dimostra a sufficienza che il Parlamento non è serio".

Poi, Juncker è andato giù duro: "Siete ridicoli, il Parlamento europeo è ridicolo". Parole inaccettabili per il presidente del Parlamento Ue, Antonio Tajani, che non ha esitato a interrompere Juncker: "Moderi i termini, signor presidente, può criticare il Parlamento, ma le ricordo che non è la Commissione a controllare il Parlamento, ma il contrario". Al che Juncker ha replicato con una ironica e velenosa constatazione: "In questa plenaria solo pochi deputati controllano la Commissione". Quindi, la promessa di non mettere più piede "a riunioni di questo genere". Il portavoce di Antonio Tajani, Carlo Corazza, fa sapere in una nota che il presidente del Parlamento Ue si è successivamente incontrato con Juncker, che si è scusato per i termini utilizzati. "Per Tajani l'incidente è chiuso" sottolinea il portavoce, ricordando come lo stesso presidente del Parlamento Ue abbia sollevato "il tema della presenza degli europarlamentari in Aula durante determinati dibattiti alcune settimane fa, durante la Conferenza dei Presidenti".

La Commissione Europea discute e presenta oggi a Strasburgo anche le misure in sostegno dell'Italia, che dovrebbero formare la base per la discussione nel prossimo Consiglio Affari Interni informale di Tallin. Da Strasburgo, Juncker ha promesso: "Con quanto la Commissione europea delibererà oggi dimostreremo con i fatti che vogliamo rimanere solidali, soprattutto con l'Italia che dimostra un atteggiamento eroico. La solidarietà è d'obbligo. Non abbiamo diritto di perderci negli egoismi nazionali. La Commissione ha fatto molto ma non tutto quanto avrebbe dovuto fare perché i nostri mezzi tecnici e finanziari sono limitati". Quindi il presidente della Commissione ha concluso il suo intervento alla plenaria del Parlamento europeo con un emblematico: "Viva l'Italia".

Gli ampi vuoti tra i banchi dell'Europarlamento sono la plastica rappresentazione di quella sensazione di disinteresse per i problemi italiani che persiste nell'azione, e soprattutto nella non azione, di molti Stati membri. Francia e Spagna hanno lasciato intendere di essere pronte ad accogliere richiedenti asilo, non ad alleggerire l'Italia del peso dei migranti cosiddetti economici, che poi sono la stragrande maggioranza di quanti sbarcano nei porti italiani provenienti dall'Africa attraverso l' "hub" libico. La Commissione europea ha appena aperto la procedura d'infrazione contro Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca, tre dei quattro Paesi del gruppo di Visegrad che non hanno ricollocato al loro interno la quota di richiedenti asilo concordata a livello Ue nel 2015.

Loro, non hanno fatto. Sostenuti, nel loro atteggiamento di chiusura, da un'Austria che invece fa, visto che il suo ministro della Difesa, Hans Peter Doskozil, si è detto pronto a dispiegare sul confine con l'Italia fino a 750 soldati per fare muro davanti al flusso di migranti da Sud. E al Brennero sono già stati avvistati quattro mezzi corrazzati Pandur delle Forze armate austriache. Come scrive l'agenzia austriaca Apa, il dispositivo potrebbe essere attivato nel giro di tre giorni e comprende appunto 750 militari, 450 dei quali da reparti stanziati nella regione del Tirolo, mentre i restanti verrebbero dal comando militare della Carinzia. Con il plauso del governatore della regione tirolese Günther Platter: "Occorre dare segnali inequivocabili nei confronti dell'Italia e dei profughi, che al Brennero non è possibile transitare. Se la situazione lo richiedesse sono dell'avviso che non si debba tenere conto delle norme dell'Unione Europea perché, nell'interesse del Tirolo, non deve esistere alcun transito al Brennero per i migranti illegali".

La solidarietà è un fallimento, come denuncia laconicamente il primo ministro maltese Joseph Muscat, intervenendo nella plenaria dell'Europarlamento proprio per illustrare i risultati della presidenza maltese del Consiglio Ue, conclusasi il 30 giugno. "Sulle migrazioni, con tutte le buone intenzioni e le dichiarazioni, quando si tratta di una solidarietà effettiva, noi, gli Stati membri dell'Ue, dovremmo vergognarci tutti di quello che abbiamo fatto. Paesi come l'Italia hanno visto centinaia di migliaia di bambini, donne e uomini raggiungere le sue coste: guardiamo a questa Europa che, su questo argomento, è un fallimento".

Il Parlamento Ue, dove è in corso il lavoro dei gruppi parlamentari sulla proposta di riforma del Trattato di Dublino da negoziare con la Commissione e il Consiglio Ue, si aspettava un'accelerazione sulla via della responsabilizzazione collettiva con l'esordio del semestre di presidenza estone, dopo le delusioni della molle reggenza maltese. La doccia fredda è stata pressocché immediata, quando il ministro dell'Interno estone, Andres Anvelt, ha messo chiaro che giovedì prossimo a Tallin, nell'attesissimo vertice con i suoi omologhi dell'Unione, si ascolteranno le argomentazioni italiane, ma non sarà adottata alcuna decisione per venirle incontro. Anche se la Commissione Europea incalza con le misure in sostegno dell'Italia, che dovrebbero formare la base per la discussione nel prossimo Consiglio Affari Interni informale di Tallin.

In un'intervista a Le Figaro, il commissario europeo per le migrazioni, Dimitri Avramopoulos, ha posto l'accento sulla necessità di un maggior impegno "collettivo" dei Paesi Ue sui rimpatrii dei migranti economici, aspetto di per sè indispensabile in una politica migratoria globale, ma che di fronte a una situazione "insostenibile" devono necessariamente aumentare. Dall'inizio dell'anno, ha spiegato il commissario Ue, l'agenzia Frontex ha organizzato 168 voli congiunti e favorito il rimpatrio di oltre 7.886 persone. I rimpatrii costano e presuppongono "condizioni umane" per chi viene rispedito a casa. Avramopoulos ha quindi ricordato come l'Italia abbia sbloccato un contributo da quattro milioni di euro per il Fondo per l'Africa, la Germania 50 milioni mentre la Francia appena tre: "Cifra è troppo bassa" per Avramopoulos, che ha invitato Parigi a "impegnarsi di più". Ma "la principale sfida", ha sottolineato il commissario Ue, è "ottenere la cooperazione dei Paesi di origine perché accolgano i migranti" di ritorno. Ma in quei Paesi, ha deplorato Avramopoulos, "manca la volontà politica".

http://www.repubblica.it/esteri/2017/07 ... P1-S1.8-T1
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