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Stampa, Freedom House declassa l'Italia

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Stampa, Freedom House declassa l'Italia

Messaggioda pagheca il 01/05/2009, 19:02

Se i rapporti tra liberta' di stampa e democrazia sono decisivi, questo articolo dovrebbe fare riflettere chi sostiene che non esiste un problema di democrazia nel nostro paese. Freedom House e' una voce tra le tante, ma gli indicatori che qualcosa stia accadendo e di grave in Italia si sommano da tempo e, se una deriva autoritaria e' improbabile in un paese Europeo, una riflessione priva di preconcetti sulla nostra situazione e' dovuta.

saluti,
pagheca

da Repubblica http://www.repubblica.it/2009/04/sezion ... house.html
L'organizzazione non governativa segnala in generale nel rapporto 2009
un peggioramento delle condizioni di libertà di manifestazione del pensiero e dei media
Stampa, Freedom House declassa l'Italia
"Non è più un Paese pienamente libero"
Nell'Europa Occidentale il nostro è l'unico Paese 'partly free'
seguito solo dalla Turchia. Al primo posto l'Islanda e i Paesi scandinavi
di ROSARIA AMATO


ROMA - La libertà di stampa si sta riducendo in tutto il mondo, e l'Italia non è esente da questa forma di degrado. Nel rapporto 2009 di Freedom House (organizzazione autonoma con sede negli Stati Uniti, che si pone come obiettivo la promozione della libertà nel mondo), infatti il nostro Paese viene declassato per la prima volta da Paese 'libero' (free) a 'parzialmente libero' (partly free), unico caso nell'Europa Occidentale insieme alla Turchia.

Le ragioni della retrocessione dell'Italia sono molteplici, spiegano gli estensori del Rapporto, che esamina la libertà di stampa in 195 Paesi da quasi 30 anni (dal 1980): "Nonostante l'Europa Occidentale goda a tutt'oggi della più ampia libertà di stampa, l'Italia è stata retrocessa nella categoria dei Paesi parzialmente liberi, dal momento che la libertà di parola è stata limitata da nuove leggi, dai tribunali, dalle crescenti intimidazioni subite dai giornalisti da parte della criminalità organizzata e dei gruppi di estrema destra, e a causa dell'eccessiva concentrazione della proprietà dei media".

Più in dettaglio, Freedom House riconosce che, in generale, in Italia "la libertà di parola e di stampa sono costituzionalmente garantite e generalmente rispettate, nonostante la concentrazione della proprietà dei media". Ma è proprio quest'ultimo il punto dolente. Certo, c'è la legge Gasparri, rispetto alla quale l'organizzazione avalla le critiche secondo le quali introduce norme che favoriscono l'attuale presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Ci sono i tanti processi per diffamazione a carico di altrettanti giornalisti, Freedom House ne cita alcuni tra i più eclatanti, tra i quali quelli a carico di Alexander Stille e di Marco Travaglio.

Ma il punto veramente dolente, a giudizio dell'organizzazione, è costituito "dalla concentrazione insolitamente alta della proprietà dei media rispetto agli standard europei". Berlusconi, affermano senza reticenze gli autori del rapporto, controlla attraverso il governo la Rai, e possiede Mediaset. E la crisi di La7 non ha certo giovato in questo panorama.

Tra i Paesi europei, anche la Grecia ha subito un significativo arretramento: precede infatti l'Italia di una sola postazione, e tuttavia mantiene la valutazione 'free', a differenza del nostro Paese. La quartultima posizione nell'Europa Occidentale è occupata dalla Grecia, preceduta, a parità di giudizio, da Malta, Francia e Cipro. Nella classifica generale l'Italia è al settantunesimo posto, a pari merito con Benin e Israele (tutti e tre primi 'partly free' della tabella).

I Paesi più liberi dell'Europa Occidentale sotto il profilo della libertà di stampa, sono, a giudizio di Freedom House, l'Islanda (primo), la Finlandia e la Norvegia (secondi), la Danimarca e la Svezia (quarti). Gli stessi Paesi sono anche in cima alla classifica generale. I primi Paese non europei nella classifica mondiale della libertà di stampa redatta da Freedom House sono la Nuova Zelanda e la Repubblica di Palau, all'undicesimo posto a pari merito con il Liechtenstein. Gli Stati Uniti arrivano solo al ventiquattresimo posto, a pari merito con la Repubblica Ceca e con la Lituania (rientrano ampiamente comunque tra i Paesi che godono di una libera stampa).

Ma la situazione europea, a parte il significativo deterioramento del clima in Italia, è decisamente positiva rispetto a quella di altre aree del mondo. "La professione giornalista è attualmente alle corde - denuncia Jennifer Windsor, direttore esecutivo di Freedom House - e sta lottando per rimanere in vita, stremata dalle pressioni dei governi e di altri potenti soggetti e dalla crisi economica globale. La stampa è la prima difesa della democrazia e la sua vulnerabilità ha enormi implicazioni per la sua tenuta, se i giornalisti non sono in grado di tener fermo il loro tradizionale ruolo di controllori dei poteri".

Poco più di un terzo dei 195 Paesi esaminati garantiscono attualmente la libertà di stampa: sono classificati 'free' solo 70 Stati, il 36% del campione. Sessantuno (il 31%) sono 'parzialmente liberi' e 64 (il 33%) sono 'non liberi'. Secondo l'indagine, solo il 17% della popolazione mondiale vive in Paesi che godono di una stampa libera.

La situazione è particolarmente peggiorata, oltre che in Italia, nell'Est asiatico, mentre per alcuni Paesi dell'ex Unione Sovietica, del Medio Oriente e del Nord Africa Freedom House parla di vere e proprie intimidazioni nei confronti della stampa libera. Un significativo passo in avanti è stato registrato dalle Maldive, passate dalla categoria 'not free' a quella 'free' grazie all'adozione di una nuova costituzione che protegge la libertà di manifestazione del pensiero, e al rilascio di un importante giornalista, detenuto in carcere.

Decisi peggioramenti si sono registrati in Cambogia ('not free'), Paese nel quale sono aumentate le forme di intimidazione e di violenza nei confronti dei giornalisti; Hong Kong ('partly free'), a causa delle eccessive forme di pressione esercitate dalla Cina, la stessa Cina e Taiwan; Bulgaria, Croazia, Bosnia e Russia; Israele, dove le pressioni sui giornalisti sono fortemente aumentate nel corso dell'ultimo conflitto a Gaza; Senegal e Madagascar; Messico, Bolivia, Ecuador, Guatemala e Nicaragua.
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Re: Stampa, Freedom House declassa l'Italia

Messaggioda franz il 02/05/2009, 11:58

su questo declassamento, sottopongo questa interessante discussione su noisefromamaerika.org
http://www.noisefromamerika.org/index.p ... ampa.#body
in particolare, oltre alle considerazioni sul legame tra Freedom House ed il potere politico americano, va sottolineata l'affermazione per cui una stampa italiana cartacea e televisiva abbondantente sussidiata dal potere politico ben difficilemente puo' essere libera. Insomma, a parte il predominio berlusconiano, non è che anche prima la nostra stampa e la nostra TV fossero ai massimi dell'indipendenza. :) Infatti siamo peggiorati ma di poco: prima non si stava affatto meglio.
C'era stato un lieve miglioramento nel 2007 ma ora siamo tornati a peggiorare.
La stampa e la TV secondo voi erano piu' libere negli anni 70, 80 e 90?
Peccato non avere indici simili per quegli anni.
Secondo me forse era anche peggio e se oggi stiamo meglio è perché c'è internet, cose che nemmeno la stampa e la TV possono ignorare.

Link di informazione: http://www.freedomhouse.org/template.cfm?page=1
Segnalo che anche reporter senza frontiere stila una classifica sulla libertà di stampa e questa non è dissimile da quella di freedomhouse.
http://www.rsf.org/rubrique.php3?id_rubrique=795

Franz
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l'italia è un paese libero?

Messaggioda mauri il 12/05/2009, 10:55

il degrado sta diventando totale, in confronto il pattume campano era rose e fiori
il declino di questo popolo di levantini declina viavia sempre più tristemente......
ciao, mauri


E l' Italia scivolò tra i paesi semi-liberi
Repubblica — 03 maggio 2009 pagina 7 sezione: POLITICA INTERNA

C' È UN rapporto inversamente proporzionale fra la popolarità di Silvio Berlusconi e la libertà d' informazione nel nostro Paese. E non dev' essere una coincidenza del tutto occasionale. Mentre il premier-tycoon rivendica pubblicamente - ultimi sondaggi alla mano - di aver raggiunto (per ora) il 75,1 per cento dei consensi e di aver superato così anche il presidente americano "bello e abbronzato", Barack Obama, proprio dagli Stati Uniti arriva la notizia che l' Italia viene declassata per la prima volta da Paese "libero" (free) a "parzialmente libero" (partly free). Siamo l' unico caso nell' Europa occidentale, preceduti di una sola posizione dalla Grecia che però mantiene la valutazione "free". Né può confortare la constatazione di ritrovarci allineati, in questa assai poco edificante classifica, alla Turchia. A dirlo, non sono però i soliti giornali di sinistra che riescono a ingannare nell' intimità familiare perfino la signora Veronica Lario in Berlusconi. Per ironia del destino, il giudizio sul governo del Popolo della libertà reca l' imprimatur di "Freedom House", la Casa della Libertà, l' organizzazione autonoma americana che esamina dal 1980, cioè da prima della fatidica "discesa in campo", lo stato dell' informazione in 195 Paesi di tutto il mondo. Si tratta, dunque, di una retrocessione su scala planetaria che relega l' Italia al settantatreesimo posto, dopo Benin e Israele. Qual è esattamente la motivazione? Ecco il testo dell' inappellabile sentenza: "Nonostante l' Europa occidentale goda a tutt' oggi della più ampia libertà di stampa, l' Italia è stata retrocessa nella categoria dei Paesi parzialmente liberi, dal momento che la libertà di parola è stata limitata da nuove leggi, dai tribunali, dalle crescenti intimidazioni subite dai giornalisti da parte della criminalità organizzata e dei gruppi di estrema destra, e a causa dell' eccessiva concentrazione della proprietà dei media". Sono più o meno gli stessi argomenti che fanno scandalo quando li pronuncia Sabina Guzzanti dal palcoscenico, nel suo provocatorio spettacolo di satira e denuncia politica intitolato "Vilipendio". A conferma poi del fatto che questa non è una mania nostrana né tantomeno un' ossessione, il verdetto di "Freedom House" cita esplicitamente la "concentrazione della proprietà dei media" e quindi la mai abbastanza vituperata legge Gasparri con cui il precedente governo Berlusconi introdusse norme che - secondo l' organizzazione autonoma americana - favoriscono l' azienda televisiva del medesimo Berlusconi. La conclusione, già ampiamente nota ai lettori di questo giornale, è che il nostro presidente del Consiglio possiede Mediaset e, attraverso il governo, controlla anche la Rai. Per completezza dell' informazione, dobbiamo aggiungere che su un universo di 195 Paesi solo 70 sono classificati "free", pari a poco più di un terzo; 61 sono "parzialmente liberi", come noi; e 64 "non liberi". La situazione è particolarmente peggiorata, oltre che in Italia, nell' Est asiatico, a cominciare dalla Cambogia. Mentre nell' Europa occidentale, a giudizio di "Freedom House", i Paesi più liberi risultano - nell' ordine - l' Islanda al primo posto, poi al secondo la Finlandia e la Norvegia, seguiti da Danimarca e Svezia. In attesa ora che la crescente popolarità di Berlusconi conquisti anche il residuo 24,9 per cento dei consensi, converrà magari programmare un viaggio verso Nord, ai confini della realtà, per verificare in loco le condizioni effettive della libertà di stampa. Chi vuole, eventualmente, può staccare il biglietto di ritorno anche dopo. - GIOVANNI VALENTINI
http://freedomhouse.org/template.cfm?pa ... elease=811
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