da franz il 02/04/2017, 9:38
I danni del protezionismo.
MASSIMO FONTANA·DOMENICA 19 MARZO 2017
Al G20 chiuso ieri è emersa con forza la politica neoprotezionista del nuovo presidente Usa, la quale ha imposto quasi di non parlare dell’argomento “salvaguardia del commercio internazionale” , trovando un accordo al ribasso su un generico commercio “equo” .
Ora, il fatto che milioni di persone credano che il protezionismo sia utile non rende questo pensiero vero.
L’evidenza che abbiamo va anzi verso l’esatto opposto, ovvero che il protezionismo sia un vero e proprio suicidio economico.
Oggi cercheremo di spiegare esattamente questo, considerando anche l’ipotesi del commercio “equo”, ovviamente da intendersi a parità di condizioni concorrenziali, quali i salari.
In realtà non c’è nulla di nuovo, sono tutte cose già scritte ed esaminate, ma che visto l’andazzo generale è sempre bene rivedere.
Per comprendere a fondo tutti gli effetti interni della politica commerciale neoprotezionista americana useremo la teoria ricardiana dei vantaggi comparati .
Perchè usiamo questa teoria?
Molto semplicemente perchè è ....vera.
Come scrive Paul Krugman, quindi non certamente un fanatico ultraliberista, nel suo manuale di economia internazionale " ...la previsione principale del modello di Ricardo.....è stata decisamente confermata nel corso degli anni da un certo numero di studi" (1)
Iniziamo, e per farlo semplifichiamo al massimo i concetti riportandoli al vivere quotidiano con un classico esempio slegato dai commerci e riguardante la divisione del lavoro .
Ipotizziamo di essere un avvocato.
Come avvocato guadagna 50 euro l'ora.
L'avvocato però è da solo.
Deve occuparsi delle cause, ma deve anche scriversi da solo tutti i testi, le note, la contabilità , etc.
In sostanza in un mese di 160 ore di lavoro, probabilmente ne deve perdere metà in scartoffie varie.
Ciò vuol dire che a 50 dollari l'ora , può fatturare non 160 ore , ma 80.
Abbiamo qundi in un mese di lavoro:
- 1 occupato ( l'avvocato)
- 50*80=4000 euro di guadagno.
Cosa potrebbe fare l'avvocato per aumentare i suoi guadagni?
Semplice.
Decide di usare 10 dei 50 euro di guadagno orario per assumere una segretaria che faccia al suo posto il lavoro di cancelleria.
Lui in questo modo può concentrarsi esclusivamente sul tipo di lavoro ad alto valore aggiunto, ovvero quello dell'avvocato, in modo da poter fatturare 50 euro all'ora per tutta la durata del mese lavorativo.
in questo modo il nuovo equilibrio sarà:
- 2 occupati (l'avvocato e la segretaria)
- 50*160=8000-(10*160)=6400 euro di guadagno.
Con "l'apertura" del suo mercato interno, e rinunciando a "produrre" il bene a minore valore, l'avvocato si specializza nel lavoro più produttivo aumentando così il lavoro complessivo totale e i guadagni suoi e della sua segretaria, la quale d'altro canto può ottenere un lavoro e specializzarsi su questo rendendolo qualitativamente migliore rispetto a quando a farlo era l'avvocato.
Lo stesso funziona con gli stati.
Nel momento in cui si aprono al libero commercio, possono specializzarsi nei settori dove maggiore è la produttività spingendo così i guadagni, l'occupazione complessivia e last but not least i salari, essendo questi ultimi legati alla produttività.
Non è quindi un caso, giusto per rinfrescare la memoria, se l'Italia ha vissuto il più lungo periodo di stasi economica durante gli anni del fascismo autarchico, mentre ha avuto i tassi di crescita più alti negli anni '50 , quando è entrata nella allora Cee e ha diminuito i dazi commerciali.
Ma torniamo a noi.
Cosa succederà allora nel momento in cui un paese decide di andare fino in fondo nella sua politica protezionista?
Ce lo dice la teoria: nel momento in cui viene messo un dazio doganale, viene meno la spinta alla specializzazione produttiva del paese .
Quindi si produrranno maggiormente beni a basso valore aggiunto se non addirittua a guadagno negativo (come l'intero settore automobilistico).
Di più: la diminuzione della produttività che si ottiene col dazio, comporta un aumento relativo del prezzo del bene tassato.
Va da sè che un aumento del prezzo dei beni porta ad una diminuzione dei redditi reali.
Quindi un impoverimento.
In sostanza è come se nell'esempio dell'avvocato visto sopra, il soggetto in questione decidesse di licenziare la sua segretaria e di mettersi lui a fare il lavoro di cancelleria.
Lo può fare certamente, ma così facendo diminuirà i suoi guadagni di oltre il 30%, senza considerare che una segretaria specializzata li farebbe sicuramente meglio.
La politica protezionista quindi è la via sicura verso meno lavoro complessivo e redditi più bassi.
E eventualmente per l'Italia?
Beh, per l'Italia è anche peggio.
Ai problemi visti sopra se ne aggiungerebbe un'altro : il bel paese infatti è una piccola economia.
Se decidessimo di praticare il neoprotezionismo, condanneremmo le nostre aziende a commerciare con un bacino di consumatori di 60 milioni.
Contro i 7 miliardi con i quali attualmente commerciamo.
Dire che saremmo come Tafazi è un eufemismo.
Di solito però a questo punto interviene una obiezione.
In sostanza la posizione è questa: "la teoria sarebbe giusta se a commerciare tra loro fossero solo paesi dal costo del lavoro simile. Oggi però non è così e questo porta ad esempio la Cina a fare concorrenza sleale".
Come si vede questa posizione è fortunatamente molto diversa da quella di chi rigetta in toto il libero commercio.
Purtroppo, come pensiero, è altrettanto errato quanto il protezionismo duro e puro e denota solo una cosa: la mancata comprensione del reale funzionamento della teoria ricardiana.
Cerchiamo allora di spiegare il perchè.
Riprendiamo l'esempio dell'avvocato e della segretaria.
L'avvocato guadagna 50 dollari all'ora .
La sua segretaria 10 dollari l'ora.
Il rapporto è 5 , ovvero il guadagno della segretaria è 5 volte minore di quello dell'avvocato.
Poniamo che l'avvocato voglia fare il lavoro della sua segretaria .
Per poter concorrere nel mercato dovrà diminuire il suo costo fino ai 10 dollari della segretaria.
Questo è la contestazione dei critici della concorrenza salariale.
Ma il punto è un'altro : perchè l'avvocato possa fare realmente concorrenza alla sua segretaria non deve necessariamente abbassarsi lo stipendio al suo livello.
Può tranquillamente compensare con una maggiore produttività.
Spieghiamo: ipotizziamo che la segretaria produca 5 documenti all'ora.
Il costo orario dei documenti prodotti sarà così: 10/5=2 euro.
Ipotizziamo peraltro che l'avvocato, grazie magari all'uso di un computer con il quale può fare copia/incolla possa produrre 25 documenti all'ora.
Il costo orario sarà così: 50/25=2 .
Ovvero, pur avendo un costo del lavoro 5 volte superiore a quello della sua segretaria, l'avvocato potrebbe tranquillamente essere competitivo con la sua segretaria.
Ma c'è di più.
Come detto tutto dipende dalla produttività.
Se consente di guadagnare, la concorrenza dei paesi a basso costo del lavoro è ininfluente.
Ma se non permette di guadagnare?
La risposta è ovvia: se non permette di guadagnare vuol dire che nella produzione di quel bene la produttività è bassa.
Ma se un settore ha una produttività bassa, cosa bisogna fare?
Risposta: chiuderlo.
Perchè?
Perchè la capacità di aumentare i redditi e i salari si ha solo se la produttività aumenta.
Se questa ristagna invece o peggio è bassa, come conseguenza ristagnerà anche la crescita dei redditi.
Ecco allora il vero insegnamento della teoria dei vantaggi comparati di Ricardo: l'apertura alla concorrenza estera obbliga le economie a specializzarsi li dove sono più produttive.
Ed è esattamente questo ciò che porta alla crescita economica e all'aumento dei redditi.
E anzi, la concorrenza dei paesi a bassi salari è ancora più benefica, in quanto costringe le economie ad essere sempre più produttive proprio per contrastare la concorrenza salariale.
Elucubrazioni mentali di sporchi liberisti affamatori di popoli?
Leggiamo di nuovo il Krugman :" ..... cosa dice l'evidenza empirica? La risposta è che nel mondo reale i salari riflettono effettivamente le differenze di produttività tra paesi." (2)
Va da se che se un paese si impegna con i dazi a proteggere i settori dove non riesce a competere a causa del costo del lavoro, si condannerà semplicemente a mantenere sempre lo stesso livello di produttività e perciò a non crescere.
Quindi?
Quindi non ci si scappa: la teoria di Ricardo è corretta e vale anche e soprattutto nel caso della concorrenza dei paesi emergenti.
Verrà capito tutto ciò?
Ovviamente no.
Come diceva il nobel Samuelson, la teoria dei vantaggi comparati di Ricardo è l'esempio perfetto di teoria economica certamente vera, ma non capita nemmeno dalle persone più intelligenti.
Considerando che già queste scarseggiano, fate un pò voi .
(1) Brano tratto da "economia internazionale I", di Krugman, Obstfeld,Melitz, edito da Pearson, pag.62.
(2) Brano da "Economia internazionale I", di Krugman, Obstfeld, Melitz, edito da Pearson , pag.53, decima edizione italiana.
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)