PICCOLI BOSSI CRESCONO
WASHINGTON - Venti di secessione dal Texas contro Obama e 'Washington ladrona'. Sull'onda del Tax Day Tea Party, la protesta anti-tasse organizzata ieri in tutti gli Stati d'America da gruppi di cittadini contrari al piano di stimolo economico varato dalla Casa Bianca, il governatore del Texas, Rick Perry, ha deciso di alzare pubblicamente i toni delle sue critiche. E in nome della protesta di piazza ha deciso di "mandare a Washington" questo messaggio: o si cambia direzione, oppure il Texas è pronto a uscire dall'Unione.
Troppo centralismo secondo Perry - "Io credo - ha affermato - che si debba tornare alla lettera e allo spirito della Costituzione americana e in particolare alla lettera e allo spirito del decimo emendamento, quello che stabilisce che gli Stati non possono esser sottoposti e regole (federali) non dovute. Lo spirito di questo emendamento va nella direzione di rafforzare l'Unione". Quanto invece sta facendo l'amministrazione Obama va, secondo Perry, nella direzione opposta: un governo centrale a suo avviso sempre più "pesante" che soffoca la libertà e l'autonomia dei singoli Stati, diventando una minaccia per la tenuta stessa del federalismo americano. "Io credo che il nostro governo federale sia diventato oppressivo per le dimensioni che va assumendo - ha affermato - credo che la sua sia un'intrusione nella vita dei nostri cittadini, un'interferenza con gli affari del nostro Stato".
Tax Day Tea Party - Perry ha deciso di rendere pubblica questa sua posizione sull'onda delle manifestazioni antifisco tenutesi ieri in tutti gli Stati Uniti in occasione del Tax Day Tea Party. Alla lettera sarebbe "il Partito del Té"; simbolicamente, invece, la definizione si riferisce al Boston Tea Party, il gesto di protesta messo in atto il 16 dicembre del 1773 dai patrioti di Boston contro il governo britannico, colpevole di aver ulteriormente aumentato la pressione fiscale nei loro confronti. Quel giorno gli aderenti al Boston Tea Party si ribellarono e gettarono in mare tonnellate di ceste di té custodite nelle navi inglesi ormeggiate in porto. Quell'atto è considerato di fatto l'inizio della Rivoluzione Americana.
Il nome nuovo da contrapporre a Obama - Da qui il riferimento patriottico della protesta, riferimento al quale Perry si è esplicitamente richiamato: "Noi siamo i veri patrioti - ha detto in tre diversi comizi e in otto interviste radiotelevisive, proponendosi come il volto-simbolo della protesta anti-fisco - i nostri Stati, come dice il decimo emendamento, hanno diritto alla loro sovranità". Per Perry è tempo di "mandare un messaggio chiaro a Washington: "siamo una forza indipendente che ha tutto il diritto di far sentire la sua voce. Non vogliamo che Washington ipotechi il nostro futuro". Per molti conservatori d'America Rick Perry, di Austin, Texas, è il nome nuovo che i Repubblicani andavano cercando da contrapporre a Barack Obama.
ats/red