Già, tra un anno voteremo per le Europee, e per il Partito Democratico, oltre l'esito elettorale, conterà di più la questione della collocazione nel Parlamento europeo. Non è una questione di poco conto, serve a mostrare pubblicamente l'indirizzo che il partito si è voluto dare; e anche se fosse di poco conto, il tema è così sentito dentro il partito e l'equilibrio così fragile, che uno spostamento più al centro o più a sinistra equivarrebbe nel minore dei casi a malumori interni. Ma tertium non datur, la scelta non è rimandabile. Uno snodo che io intravedo e che reputo importante per dirimere positivamente la questione, è quella di risolvere il seguente dilemma: se la collocazione europea è un punto di arrivo oppure un punto di partenza. Se cioè la scelta di dove e come schierarsi in Europa e nel mondo è la ciliegina finale del processo di definizione dell'identità del Pd, o se piuttosto sia questa scelta a dare l'imprimatur a un processo conseguente. Dal mio punto di vista, è bene che la questione della collocazione internazionale sia tenuta in debita considerazione per la sua importanza, ma che essa non venga caricata di aspettative che non ha; non è la collocazione europea a dirci che è nato il Partito Democratico, non dipende da essa se possiamo dire che è nato un nuovo partito in Italia. No, la frittata si deve girare: è con lo spirito di aver fatto un partito nuovo in Italia che andiamo in Europa a giocarci le nostre carte, pronti a infondere nella situazione esistente quegli elementi di novità che hanno caratterizzato la nascita del Pd. Non siamo noi a doverci caricare del vecchiume in cui la politica europea si è avvolta. Quando essa ha rappresentato un fattore di novità, anche la politica italiana si è dovuta adeguare; ovvero quando il Ppe ha avuto una deriva verso destra, chi non condivideva questa repentina sterzata ha dovuto prendere atto e muoversi di conseguenza. In particolare in Italia questo è stato uno dei sintomi che ci diceva che il Pd era alla nostra portata. Oggi invece il processo è inverso e va dall'Italia all'Europa. Ci vorrà evidentemente del tempo e, come ha detto il capogruppo dell'Alde Graham Watson, questo processo non potrà essere completato prima del 2014, ma la strada è quella. Per questo io non reputo così peregrina la proposta di Castagnetti.
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