Presidenzialisti Pd alla corte di Veltroni, aspettando Renzi. Ma la battaglia non sarà in direzione (FOTO)
Pubblicato: 03/06/2013 21:38 CEST | Aggiornato: 03/06/2013 21:52 CEST
Non cercatela nella direzione del Pd: non ci sarà, non sotto forma di documenti o prese di posizione del tipo ‘prendere o lasciare qui e ora’. Se cercate la sinistra presidenzialista, quella parte del Pd da sempre convinta del sistema francese o che vi si è avvicinata negli ultimi tempi, la trovate piuttosto alla vigilia della direzione del partito alla corte di Walter Veltroni. L’ex sindaco di Roma apparecchia all’Eliseo una delle tappe romane del tour di presentazione del suo nuovo volume ‘E se noi domani - L’Italia e la sinistra che vorrei’. Evento dichiaratamente editoriale, ma concretamente politico che di fatto riscalda i motori per “una battaglia lunga, abbiamo 4 mesi davanti”, fa di conto il veltronian-renziano nonché presidenzialista convinto Stefano Ceccanti, mentre, accucciato sulla moquette dell’Eliseo (posti a sedere esauriti), si ascolta l’intervento del leader.
"Sul semi-presidenzialismo non servono spot ma una visione d'insieme", dice dal palco Veltroni, seduto tra Eugenio Scalfari, che lo ha appena bacchettato sul presidenzialismo (“Non sono d’accordo”) e Laura Boldrini, che si è lamentata di una sinistra fissata sulla “sicurezza e non sui diritti” e che per cultura e dna propenderebbe per la sinistra anti-presidenziale di Stefano Rodotà e Maurizio Landini, quella che ha manifestato domenica a Bologna. C'è Guglielmo Epifani che ha criticato i “partiti personali” e Sergio Chiamparino, lui sì in sintonia, è il candidato veltroniano per il congresso di fine anno: “La sinistra non vince con il radicamento tradizionale, ma con l’innovazione”, dice in effetti l’ex sindaco di Torino. Un parterre vario, di quelli che piacciono a Veltroni perché appagano una delle sue passioni: dimostrare di poter attirare tutti.
"Se qualcuno pensa di tenere la situazione com'è o fare il semi-presidenzialismo senza conflitto di interessi allora lasciamo perdere...”, avverte Veltroni. In direzione i suoi non presenteranno documenti a favore del presidenzialismo, anche perché i contrari – dalla Bindi a Civati a Orfini – sarebbero pronti a rispondere con testi alternativi (che per ora non sono annunciati). “Ci vorrà tempo per farlo digerire, ma abbiamo tempo”, si dice certo Ceccanti. Nel partito infatti il sistema francese ha già convinto le anime più varie, da Romano Prodi, a Matteo Renzi, a Enrico Letta che ufficialmente si è scelto un ruolo neutrale (da premier), fino ai dalemiani che però chiedono garanzie, un po’ come Veltroni.
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Seppure con tanti se e ma, seppur timoroso di chi critica la scelta presidenziale come cedimento a Berlusconi o Grillo (“Bravissimi venditori, rischiamo di trovarceli al Quirinale”, avverte Scalfari), all’Eliseo c’è quel Pd che pensa di aver trovato un leader da candidare alle presidenziali: Matteo Renzi. Sì, Veltroni gli tira metaforicamente le orecchie per quell’incontro con il berlusconiano Flavio Briatore (“Non lo capisco”), ma in sala basta chiedere: se il sindaco di Firenze decidesse davvero di candidarsi per la segreteria del Pd, la maggioranza punterebbe su di lui, il ‘giovane e nuovo’, con tutto il rispetto per Chiamparino. Lo stanno aspettando. Del resto, in platea i volti noti sono i veltroniani convertiti al renzismo: da Andrea Sarubbi, a Paolo Gentiloni, Ivan Scalfarotto, Walter Verini. A un certo punto arriva anche il candidato sindaco di Roma Ignazio Marino, siede in prima fila, si alza per salutare: per lui è la prima manifestazione della campagna elettorale con altri big del partito e non a caso ha scelto un ambiente vicino al primo cittadino toscano, con cui un asse già ce l’ha.
Se l’attesa è su Renzi, si comprende perché non bruci tanto l’esclusione del renziano Luca Lotti dalla segreteria temporanea che Epifani dovrebbe annunciare in direzione. I renziani e le altre componenti del Pd dovrebbero essere rappresentate in un comitato politico che gestirà il percorso congressuale, questa l’offerta del segretario a termine. E’ possibile che su questo si inneschi la miccia in direzione, ma è molto più probabile che risulti una di quelle riunioni dove conta più il ‘non detto’ che quanto verrà detto e/o votato. Perché oltre alle riforme, tema sul quale il dibattito verrà solo istruito senza alcuna conta finale che evidentemente spaccherebbe il partito, c’è un altro tema che potrebbe restare in stand-by, senza documenti favorevoli o contrari: il ddl sul finanziamento ai partiti che tanti mal di pancia ha determinato nel Pd e che ha già messo in agitazione i 180 dipendenti del partito per rischio Cig (leggi il blog qui).
Ma sarebbe troppo presentare documenti così dichiaratamente anti-governo delle larghe intese (solo Sposetti o Esposito potrebbero intestarseli). Nemmeno i renziani potrebbero, perché il tema dell’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti è un loro cavallo di battaglia, malgrado le critiche con cui hanno impallinato il testo di Palazzo Chigi. Insomma, in vista non ci sono iniziative tipo la mozione di Giachetti sul Mattarellum, non per la direzione. Ma lo scontro è spostato in avanti. Laura Puppato intende avanzare ufficialmente al partito la proposta di tesseramento online in vista del congresso, con iscrizioni aperte fino all’ultimo minuto. L’idea è di fare asse con altri ‘non allineati’ del Pd, a partire dai renziani, che infatti di recente hanno già avanzato una proposta simile al Nazareno, beccandosi una risposta negativa.