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Se questo è un partito

MessaggioInviato: 11/07/2009, 12:25
da ranvit
Da Repubblica.it :

Se questo è un partito

Dario Franceschini

Due considerazioni a margine del congresso del Partito Democratico prima che avvii il suo percorso.

La prima riguarda le regole, le procedure. Non sono soltanto complicate. Ma incomprensibilmente affastellate. Ammucchiano idee, tradizioni e visioni contrastanti e incoerenti. Riassumendo in breve (in base a quel che, personalmente, abbiamo compreso; non necessariamente in modo corretto). In prima battuta votano coloro che risulteranno iscritti al PD alla data del 21 luglio. A livello di circolo e di provincia, eleggeranno i delegati alla Convenzione nazionale (altro neologismo coniato per affinità alle Convention dei partiti americani, dove però si scelgono i candidati alle presidenziali). Una mega-assemblea di oltre 1000 persone che, l'11 ottobre esprimerà l'Assemblea Nazionale. Un organo più o meno della stessa misura, e quindi, possiamo immaginare, largamente coincidente con la Convenzione. La quale, inoltre, designerà i tre candidati segretari più votati. Se non dovessero esserci novità, dunque, tutti quelli che si sono fatti avanti finora. Franceschini, Bersani e Marino. I quali verranno sottoposti, a quel punto, al voto delle primarie. Che si dovrebbero svolgere il 25 ottobre.

Alle primarie, però, voteranno non gli iscritti ma tutti coloro che si definiranno elettori (possibili) del PD. A questo punto, il candidato che otterrà più voti, o meglio più "delegati alle liste ad esso collegate", verrà confermato anche dall'Assemblea. A condizione che abbia ottenuto la maggioranza "assoluta" dei voti e quindi dei delegati. Altrimenti sarà l'Assemblea stessa a scegliere, mediante un ballottaggio fra i due candidati più votati.

In questo caso, non mi interessa entrare nel merito del tracciato contorto disegnato dal PD per individuare il suo segretario. Piuttosto, mi sorprende, a dir poco, il mostro che disegna. Un collage - un po' sgangherato - che pretende di assemblare modelli di partito e principi di legittimità diversi. Eterogenei. Contrastanti.
I congressi di sezione e di provincia, aperti agli iscritti. Richiamano il tradizionale partito di membership. Fondato, cioè, sull'appartenenza, sull'identità, sugli apparati. In qualche misura: i tradizionali partiti di massa o comunque di integrazione sociale. Comunità politiche e non solo.

La Convenzione e le successive primarie allargate agli elettori (possibili) evocano, invece, apertamente, il modello americano. Anche se in modo rovesciato. Visto che negli Usa la "convention" avviene a conclusione delle primarie. E viceversa.

Il ritorno all'Assemblea (subentrata alla Convenzione) nel caso che nessuno ottenga la maggioranza assoluta dei voti (e dei delegati) restituisce, infine, il ruolo decisivo agli iscritti. O meglio: ai gruppi dirigenti da loro espressi. E dunque: al partito d'apparato. Dove i gruppi dirigenti prevalgono sugli iscritti oltre che sulla società. Tanto che possono mettersi d'accordo fino a rovesciare, se necessario, anche il responso degli elettori. (Come avverrebbe se i due candidati meno votati alle primarie facessero convergere i voti su uno di loro). Una collezione di pezzi incoerenti che non possono produrre un collage. (Ma una specie di Frankenstein, verrebbe da dire, per usare un paragone estremo). Perché provengono da tradizioni politiche, storiche, culturali reciprocamente estranee e alternative.

La seconda considerazione si riferisce direttamente ai candidati leader. Anche qui, non m'interessa entrare nel merito (per ora, almeno). Ma è difficile immaginare un partito dove si confrontano prospettive così diverse. Prendiamo i due candidati più accreditati (sulla carta): Franceschini e Bersani. Il primo ha in mente un modello di partito "esclusivo", post-veltroniano. In grado di attrarre gli elettori dentro i suoi confini. In una prospettiva bipartitica. L'altro ha in mente l'Unione. Alleanza tra partiti profondamente distinti. Una prospettiva non tanto post-prodiana. Perché Prodi, e Parisi, vedevano, comunque, nell'Unione un passaggio verso l'Ulivo. (Una DC di centrosinistra). Parte di un orizzonte maggioritario. Invece, si tratta della riproposizione dell'idea d'alemiana ( e cossighiana) del centro-sinistra. Intesa tra forze diverse, distinte, che mantengono ciascuna la propria specificità.

Chiunque fra i candidati prevalga, definirà non un'alternativa rispetto al progetto dell'avversario. Ma un altro partito.

Poi, c'è l'intorno. Le tensioni e le polemiche fra i leader del PD. Più o meno i soliti. D'Alema, Veltroni, Marini, Rutelli, Parisi, Fassino. Quelli che stanno dentro al partito - parlamentari e dirigenti centrali e locali - parlano di tensioni violente. Di pressioni molto forti. Che riguardano, però, non i valori, i progetti, le idee, le parole della politica. La costruzione di un Alfabeto Democratico. Ma, appunto, i modelli organizzativi, le alleanze, le aggregazioni centrali e locali.

Da ciò il dubbio, il "mio" dubbio: se sia possibile costruire, in questo modo, un partito. Oppure se, dopo 15 anni di percorso unitario, dopo due anni appena dall'avvio del Partito Democratico, non ci si troverà di nuovo di fronte a un soggetto politico incoerente, disorganico, senza identità. Senza appigli comuni. E senza leader in grado di riassumerlo. Perché chiunque vinca ci sarà subito qualcuno - molti - al lavoro per sostituirlo e prima delegittimarlo, sputtanarlo, indebolirlo. D'altra parte, nessun congresso può costruire una leadership se non c'è la volontà e la disponibilità dei diversi leader ad accettarla. Oppure, se nessun leader è in grado di imporsi agli altri. Per autorevolezza, carisma, diplomazia, ricchezza, potere personale, sostegno lobbistico, retorica, immagine. Gli altri partiti, dal PdL alla Lega all'Italia dei Valori, non hanno avuto bisogno di congressi per creare un leader. Semmai, è vero il contrario.

Il PD, però, nasce da una tradizione democratica e partecipativa. E la sua leadership è destinata a nascere allo stesso modo (anche se fino ad oggi si è sempre seguito un percorso plebiscitario). Ma la democrazia e la partecipazione da sole non sono in grado di creare un leader e neppure un partito. Perché la democrazia è competizione: aperta, libera e partecipata. Fra leader e partiti. Il male del PD è che, per ora, non è un partito e non ha un leader. Ma questo congresso, per come si annuncia, più che una terapia sembra una diagnosi.

Il PD ha davanti a sé tre mesi e mezzo per rimediare. Dopo, temo, sarà troppo tardi. Anche per tornare indietro.

(10 luglio 2009)

Condivido in gran parte e, anche per questo, non mi iscrivo.
Vittorio

Re: Se questo è un partito

MessaggioInviato: 11/07/2009, 12:39
da franz
Ad onor di cronaca, il testo su repubblica fa parte delle "bussole" di Ilvo Diamanti.
È quindi suo il testo.
A leggere il risultato del copia&incolla sembra che il testo sia di Dario Franceschini ma il riferimento è solo legato alla foto del segretario, che appare (nell'originale) proprio sotto il titolo. http://www.repubblica.it/2007/02/rubric ... t-dem.html

A parte questo, proprio perché la democrazia è competizione, mi pare che il percorso sia quello giusto.
Ciao,
Franz

Re: Se questo è un partito

MessaggioInviato: 11/07/2009, 16:22
da Loredana Poncini
IL PD STA DIVENTANDO UN PARTITO. E la lettera, accorata, di Manuela, ci dice cle leader vogliono avere le neo-iscritte come lei e come me. C'è un tempo per discuterne, e c'è un momento per deciderci ad agire in prima persona | Se no, si continua a fare i politologi online, e basta... Meglio di niente, è vero, ma in molte, a Torino, non ci basta ! :D
,

Re: Se questo è un partito

MessaggioInviato: 11/07/2009, 17:34
da ranvit
franz ha scritto:Ad onor di cronaca, il testo su repubblica fa parte delle "bussole" di Ilvo Diamanti.
È quindi suo il testo.
A leggere il risultato del copia&incolla sembra che il testo sia di Dario Franceschini ma il riferimento è solo legato alla foto del segretario, che appare (nell'originale) proprio sotto il titolo. http://www.repubblica.it/2007/02/rubric ... t-dem.html

A parte questo, proprio perché la democrazia è competizione, mi pare che il percorso sia quello giusto.
Ciao,
Franz



Hai ragione franz.

Chiedo scusa per l'inconveniente....a tutti e in particolare a Franceschini e Diamanti.
Vittorio

Re: Se questo è un partito

MessaggioInviato: 12/07/2009, 1:48
da pierodm
Diamanti descrive in modo non perfetto, ma netto, il pensiero che - credo - la maggior parte delle persone capaci d'intendere ha di fronte al guazzabuglio che questo partito presenta, in modo particolare in occasione di congressi e primarie carpiate e mescolate con le matrioske assembleari.

La cosa più grave non è il disegno di mettere nelle mani dell'apparato le scelte importanti, ma il tentativo di nascondere questo disegno attraverso il polverone di tutti i passaggi, e di far credere che tutto questo maneggio sia "democrazia" - se poi tutti sono in buona fede, e a questo guazzabuglio ci credono davvero, è forse ancora peggio, perché significa che siamo immersi in una palude intellettuale e in piena confusione ideologica.

Bah.

Re: Se questo è un partito

MessaggioInviato: 12/07/2009, 9:15
da franz
pierodm ha scritto:La cosa più grave non è il disegno di mettere nelle mani dell'apparato le scelte importanti, ma il tentativo di nascondere questo disegno attraverso il polverone di tutti i passaggi, e di far credere che tutto questo maneggio sia "democrazia" - se poi tutti sono in buona fede, e a questo guazzabuglio ci credono davvero, è forse ancora peggio, perché significa che siamo immersi in una palude intellettuale e in piena confusione ideologica.

Guarda Piero, a seconda di come vogliamo vedere le cose (a seconda del punto di vista prospettico ... e quello scettico è uno di questi) hai ragioni da vendere. Tuttavia allora dobbiamo adottare lo stesso punto di vista anche con i partiti del passato e non mi pare che la situazione degli anni 50, 60, 80 e 90 fosse diversa. PCI compreso.
Sempre gruppi di potere intenti a maneggiare per perpetuare se stessi nei congressi, facendo un gran polverone per dare un alone democratico al tutto e facendo in modo di avere una platea di "credenti" disposti in buona fede a crederci.
Cosa è cambiato? Nulla, se non che ai congressi partecipavano qualche migiaia di iscritti mentre recentemente nelle primarie sono milioni. Ecco, forse allora c'èra meno confusione ideologica e quindi era piu' facile tenere unita quella platea.

Ma questo è proprio il motivo per cui oggi non è più possibile avere i partiti di una volta.
Per questo oggi i partiti sono diversi da allora. E sono pur sempre partiti.

Franz

Re: Se questo è un partito

MessaggioInviato: 12/07/2009, 10:52
da Loredana Poncini
Sono "partiti",pur sempre partiti, scrive Franz. Ma questo PD, in fondo, non ci sembra "partito", né come participio passato del verbo partire, né come sostantivo, perché troppo fluido nella...sostanza. Da questo forumperl'ulivo affiora in me un sospetto: sbagliamo occhiali, nel metterlo a fuoco ! Usiamo quelli per leggere da vicino, invece, adesso, occorrono quelli per vedere lontano, e in un contesto europeo. Stiamo così attenti di non farci male, e di evitare quindi la buccia di banana, che non alziamo mai lo sguardo a dare un'occhiata al cielo, tenendo conto delle nuvole, almeno per prepararci al prossimo temporale !

Re: Se questo è un partito

MessaggioInviato: 12/07/2009, 14:11
da mario
Il partito Democratico non è diverso dal PCI e dalla DC deglia anni 50-80. Nulla è cambiato.
Finchè ci saranno i signori delle tessere non ci sarà vera democrazia. Nella mia regione il P.D. è in mano ad un gruppo, massimo di 25 persone, ognuna titolare di un certo numero di tessere. C’è chi ne ha 2.000 e chi 3.000. Il numero viene concordato a tavolino sulla base dei voti riportati alle ultime elezioni regionali. Ogni capo-tessera iscrive i suoi amici (consenzienti) pagando di tasca propria la quota d’iscrizione. Ogni iscritto si sente onorato di essere stato associato al partito come amico dell’onorevole. Al momento delle assemblee gli iscritti, su invito del capo-tessera, accorrono e votano come viene loro indicato. A volte i capi tessera si riuniscono nei famosi “caminetti” senza neanche fare assemblee e si spartiscono le cariche in base alle quote da ciascuno controllate.
In questo momento i capi-tessera stanno cercando di capire chi sarà il vincitore del prossimo congresso/primarie per posizionarsi al suo fianco. Più un candidato avrà capi-tessera, più liste verranno costituite a suo sostegno e più certa sarà la sua elezione. Quelli come noi che si sono iscritti autonomamente sono una minoranza esigua.
Le primarie non sono controllate dai capi-tessera. Ma le candidature alle primarie si, così come l’elezione del leader se alle primarie nessuno prenderà il 50%+1 dei voti.
Tutto questo succede non solo nella mia regione ma dappertutto.
Smettiamola di fare gli ingenui.

Re: Se questo è un partito

MessaggioInviato: 12/07/2009, 14:47
da Loredana Poncini
Ecco il motivo per cui Ignazio Marino sarà solo strumentalizzato e mai "vero" Segretario ! Il meccanismo è ottocentesco, ed il suo superameno nel 2009 è una pia illusione. Grazie, Mario, per avermi svegliata... mi ero addormentata nel bosco dei sogni. Passo e chiudo.

Re: Se questo è un partito

MessaggioInviato: 12/07/2009, 23:14
da pierodm
Mario e Franz, avete ragione nel sottolineare gli aspetti di continuità con il passato.
Ma in realtà a me non scandalizza il fatto che un organismo abbia i suoi meccanismi di conservazione del potere, e i suoi apparati: è inevitabile, così com'è inevitabile che ci sia lotta per scalzare un potere vecchio e non più funzionale.
Trovo però sgradevole e pericoloso ingannarsi sulla democraticità di qualunque cosa sembri diversa o "alternativa" a questo modello consolidato di gestione politica.

Ricordo ancora con curiosità e con interesse un gioco che facemmo tanto tempo fa, tra adolescenti interessati alla politica, proprio alla ricerca di un sistema più democratico e allo stesso tempo più decisionista rispetto al "partito".
Una qualche idea alla fine venne fuori, ma rimanemmo piuttosto interdetti quando apparì chiaro che avevamo inventato il dispotismo illuminato, una specie di peronismo sostenuto dal voto plebiscitario del popolo.
Mi torna in mente ogni volta, come una specie di ammonimento.