da pierodm il 06/07/2009, 20:08
Come nel famoso paradosso, chi più si affanna a negare o banalizzare la "diversità", e ad accusare altri di avere la puzza sotto al naso, è quello che più di tutti si sente diverso e migliore, che ha più puzza sotto al naso e che ritiene di essere fuori dalla mischia a tal punto da poter vedere e giudicare dall'alto della propria superiorità.
Ma - al contrario di questi - io non nego che queste persone abbiano il diritto di sentirsi migliori, e nemmeno che in effetti lo siano, almeno sotto certi aspetti: salvo poi,naturalmente, a dimostrarlo nei fatti, che nel nostro caso sono fatti intellettuali, idee, ragionamenti e scelte di posizione.
Franz, per esempio, ha appena detto cose che non condivido e che trovo ababstanza banali, ma nonostante questo Franz è certamente più colto, più intelligente, e il suo impegno nell'affrontare certi discorsi più apprezzabile della media delle persone che mi capita di incontrare. Lo stesso vale per la gran parte dei partecipanti a questo forum.
La riprova è estremamente semplice e alla portata di chiunque: basta ascoltare una delle tante emittenti radiotelevisive nelle quali interviene la "gente", e la differenza di livello culturale, intellettuale, dialettico, etc, tra le varie parti di cui si compone l'elettorato salta immediatamente agli occhi, senza tante elucubrazioni.
Che esista una "illusione" autogratificante è vero, ma questa è un'ovvietà.
Qui parliamo di diversità reale, non di quella immaginata e percepita: dipende poi, naturalmente, in quale campo, ossia entro quali confini la consideriamo. Nel nostro caso parliamo di diversità politica e culturale.
Se qualcuno vuole impegnarsi nel dimostrare che questa diversità, e la relativa scala di valori, non esistono, può risparmiarsi la fatica: tanto vale dire che stiamo perdendo tutti tempo con l'Ulivo, il PD, la discussione, la politica, il forum, le idee e i punti di vista, dato che tutto ciò non significa niente e che una scelta vale l'altra, e tutta la faccenda può essere liquidata con uno dei cavalli di battaglia del qualunquismo: de gustibus non est disputandum, ovvero tutti i gusti so' gusti, a me me piace così e non me rompete le palle co' tutte 'ste pippe mentali.
Del resto, lo stesso Luca - mentre obietta e polemizza - dice in fondo che sceglie il meno peggio: come dire che sceglie la parte che giudica migliore dell'altra. Il fatto che, poi, giudichi anche questa parte una "pessima compagnia" riguarda una sua sindrome esistenziale, un pessimismo cosmico dalle dimensioni drammatiche che merita semmai un capitolo a parte.
Ma poi ...
In fondo perché mai dovrei stare qui a sudare per dimostrare l'evidenza, o per difendere ciò che non ha bisogno di essere difeso?
Se piace pensare che eravamo - erano, siamo, sono, saranno, sarebbero - tutti uguali, e tutti ugualmente fatui, disonesti, ignoranti, traffichini, etc, che si pensi pure.
Ma poi nessuno si azzardi ad alzare un sopracciglio di fronte alle stranezze di Papi, o alla xenofobia di Borghezio, all'obsolescenza di D'Alema, al massimalismo di Bertinotti, al clericalismo di Buttiglione, al velleitarismo di Diliberto, all'infantilismo dei pacifisti di Agnoletto, ai furbetti del quartierino, al centralismo, allo statalismo ...: in nome di che ci si permette di alzare quel sopracciglio?