Ovviamente condivido pienamente la definizione di Pino - del resto avrò detto almeno dieci volte la stessa cosa, in tutti i modi possibili, solo in questi mesi nel forum, oltre a cento altre volte da quando di questo problema si discute dopo lo scioglimento del PCI e l'avvento delle diverse versioni del PDS - Ulivo.
Ma sono gli anni - fino all'altro ieri - nei quali mi si opponeva sistematicamente la teoria del "programma", mentre l'identità era considerata un retaggio ideologico vetero-qualcosa.
Poi, non è vero che una forte identità - o almeno un'identità riconoscibile - sia possibile soltanto, o quasi, in partiti del 3%, o meglio si tratta di problemi d'identità diversi: è come paragonare "l'identità" di una Aston Martin o della Jeep con quella della Ford o della Volvo, dove non si produce solo un modello e il target non è così puntiforme e ben delimitato, ma ugualmente la "marca" ha presso il pubblico una precisa identità generale di robustezza, affidabilità, praticità, etc.
Del resto, i vecchi PCI-PSI e la stessa DC, un'identità ce l'avevano, a prescindere dalla loro complessità interna, e dalla complessità trasversale del loro elettorato: perché era un'identità ideologica e culturale, prima ancora o invece che "sociologica" o "tematica", come si vorrebbe adesso.
A questo proposito, sto notando che si riaffaccia timidamente proprio questo argomento, in tanti commenti che sento qua e là, l'ultimo stasera di Cacciari sulla 7: non si parla ancora esplicitamente di "ideologia" - dio santo, dopo gli ultimi anni spesi a demonizzarla - ma ci si gira intorno, elencando tutte le qualità che mancano alla politica attuale, e le necessità di elaborare dei valori di riferimento, e l'opportunità di avere una qualche "teoria delle istituzioni", e i danni della navigazione a vista, e il passaggio obbligato di una "elaborazione", e una "lettura della società", etc.
Per rimanere strettamente nel tema iniziale, se non c'è questa coscienza e identità, che gli dici alla "gente"? Gli dici tante cose, alcune anche splendide, ma scompagnate e slegate tra loro, e soprattutto slegate da un progetto o, peggio ancora, dalla "idea di un progetto" - per quanto illusorio possa essere qualunque progetto, anche il meglio studiato.
Ma, peggio di tutto, cose slegate o legate in modo inderminato e casuale rispetto alle aspettative di quello che potrebbe o dovrebbe essere il tuo elettorato, che non sono fatte solo di "interessi" nudi e crudi, ma di diverse altre cose difficili da indovinare pragmaticamente, che è invece possibile affiancare soltanto con una complicità identitaria.
Berlusconi questa ce l'ha col proprio elettorato, la Lega anche, il PD no.