da Manuela il 24/02/2009, 16:02
Che strano modello di coscienza è, quella che al posto di indicare i comportamenti da tenere al proprio legittimo proprietario, pretende di dettarli a tutti gli altri?
Perché è di questo che si sta parlando. Qualcuno vuole decidere al mio posto della mia vita e della mia morte, in nome di un concetto di vita e di morte che non mi appartiene. Qualcuno pretende che consegni la mia vita in mani altrui: lo Stato, la Chiesa, i medici.... E con questo mi toglie la libertà fondamentale di decidere di me stessa.
E allora di che mediazione si sta parlando? Come è possibile mediare fra libertà e assenza della libertà? Se sono un essere libero e la mia vita mi appartiene, ho il diritto di decidere se, e fino a quando, essere tenuto in vita; se invece non ho questa libertà fondamentale, allora non parliamo di coscienza, parliamo della cessazione della libertà.
Non esiste mediazione sulla libertà, nè compromesso, nè il giusto mezzo fra "opposti estremismi". Esiste, nel mondo occidentale e democratico, una sola posizione "giusta": il riconoscere che tutti gli esseri umani sono uguali e liberi, padroni di sé stessi e della loro vita. E, così come si riconosce la libertà e il diritto di chi vuol essere nutrito e idratato artificialmente a tempo indeterminato, così si deve riconoscere quella di chi vuole porsi un limite. Perché tutti siamo liberi e uguali. O forse no?
Mi stupisce che nessuno parli del pericolo insito nel consegnare la propria vita nelle mani di altri (Stato, chiesa, medici, Rutelli, chicchessia....): chi ci assicura che, cambiando condizioni ambientali e comune sentire, non si decida, per legge (votata secondo coscienza, che diamine!) che in certe condizioni è obbligatorio staccare la spina? Non sarebbe la prima volta che accade. E' normale negli stati totalitari, in quelli fascisti e in quelli comunisti, o negli stati degli ayatollah. Dove stiamo rapidamente rotolando.
Manuela