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La genesi di una crisi

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

La genesi di una crisi

Messaggioda pierodm il 04/02/2011, 23:09

Si parla tanto, oggi, della crisi, dell'evanescenza, della sinistra, come se l'Ulivo prima e il PD adesso fosse solo sinistra e non un coacervo sci4entemente voluto di tradizioni, culture e ispirazioni diverse.
Comunque, se ne parla molto oggi, e spesso mi trovo ad essere assegnato ad una parte che non mi compete e che è anzi in antitesi a molte mie idee, che ho espresso in altri momenti.
Per questa ragione - e perché mi sono stancato di fare lunghi discorsi che sbattono contro il muro - credo che sia utile oltre che comodo fare qualche auto-citazione.

31-gennaio-1999
L'appartenenza ideologica non si "tira fuori", ma o c'è o non c'è. Io
prendo atto che una diversità ideologica c'è, o almeno c'è un forte
richiamo alla propria identità culturale o politica: perché mai, per
esempio, Prodi o Di Pietro ci tengono tanto a dichiararsi cattolici, e
sicuramente "non di sinistra", non socialisti, e ci tengono tanto a non
confondersi con il PDS, o con Rifondazione, o con il MSI-AN, etc etc?
Visto che abbiamo parlato di "concretezza", vorrei dire che sono curioso
di sapere quale concretezza abbia questo costante e carismatico appello
al "superamento" delle diversità ideologiche.
Vediamole, queste appartenze ideologiche, vediamo di che cosa sono
fatte, e vediamo quali elementi dell'una o dell'altra vanno eliminati o
sintetizzati, e vediamo a quali leggi, a quali programmi, a quali
comportamenti pratici abbiano dato luogo, a quali amicizie politiche, a
quali scelte personali e professionali, non solo dei leader attualmente
in campo, ma anche di noi tutti, ciascuno per quanto lo riguarda. Senza
integralismi, senza moralismi insensati, ma appunto con ragionevole
"concretezza", vediamole finalmente queste "appartenenze ideologiche".

Se n'è parlato per anni (ben più di quattro, il mondo non è cominciato
con l'Ulivo, anche se a molti dei "valori aggiunti" piacerebbe molto...),
se n'è parlato per anni, ma mai in modo concreto. Facciamolo, e forse
avremo la sorpresina di accorgerci che una riflessione seria in merito
vale almeno quanto la frenesia "progettuale e fattiva", che sforna
soltanto ansiose tonnellate di stampati ed opuscoli, che facilmente si
scambierebbero con quelli del Polo...
...Quando si accenna alla tragica esperienza della Bicamerale, si dimentica
che questa ha fallito miseramente per due sole ragioni: (a)la fiducia
insensata e disperata di D'Alema in Silvio Berlusconi; (b) la assoluta
assenza nella coalizione dell'Ulivo di una parvenza di omogeneità sulle
scelte fondamentali e istituzionali. Due ragioni sole, ma due ragioni
politicamente enormi, ampiamente sufficienti per qualsiasi fallimento.
La questione del presidenzialismo è da considerare attinente con i
fondamenti ideali e ideologici? La concezione federalista, la democrazia
diretta, le tipologie fondamentali della imposizione fiscale, le
questioni della giustizia, i sistemi elettorali, in generale i temi
costituzionali fanno parte della giurisdizione "ideologica", o no? O
davvero crediamo che le ideologie consistano nel dichiararsi
"cristiani", o proclamare appassionatamente il proprio amore per "la
libertà", etc ? E allora, quanto si è parlato di queste cose, quando
si è costituito l'Ulivo? Quanto si sono preoccupati di tutto ciò i suoi
promotori, "tutti" i suoi promotori, dal PDS al PPI, compreso il
Professor Prodi e gli altri Grandi Padri Fondatori? In pratica, ci si è
messi d'accordo soltanto su ciò su cui era possibile e relativamente
semplice, mentre le cose difficili ed esenziali sono state messe da
parte - appunto in nome del "superamento" delle "ideologie" - appunto
applicando splendidamente la forma di "superamento" ampiamente
sperimentata nel pentapartito multicolore e multideologico.
La realtà, a mano a mano, cambierà i termini delle cose, e dunque il
superamento ci sarà. Ma sarà un superamento a cui arriveremmo senza
consapevolezza, e senza sapere bene che cosa sta succedendo, perché
abbiamo rinunciato (in nome di una "concretezza" assolutamente astratta)
a ragionare sulle nostre ragioni, perché avevevamo altro da fare.
pierodm
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