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Idea di un altro partito

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Idea di un altro partito

Messaggioda asinello il 17/09/2008, 17:39

Mettiamo in conto che non tutto, e non sempre, fila liscio; eppure questo non mi allevia la sofferenza di una militanza che in questo periodo va più per forza d'inerzia che per effettiva passione politica. Io milito nel Partito Democratico, sognando un altro Partito Democratico, soffrendo come un amante che non riesce a raggiungere l'amata.

Che cosa poi io chieda, non dovrebbe essere molto. Per esempio, ieri chi ha visto Ballarò, ha visto il Pd che immaginavo, dal profilo combattivo e risoluto nel difendere Romano Prodi e il suo governo; l'ha visto in Bersani che con un poker d'assi (forfettone per le piccole e medie imprese, cuneo fiscale, diminuzione della tassa Ires, diminuzione della tassa Irap) ha praticamente zittito nell'ordine Todini, Gasparri e Cicchitto. Erano, anzi sono, cose fatte dal governo Prodi. Allora, doveva proprio fare tanta fatica Veltroni a spararle in faccia a Berlusconi in campagna elettorale, anziché prodigarsi nell'annullamento dei 15 anni precedenti, senza essere peraltro nella posizione di farlo? Ci voleva tanto rinfacciare a Berlusconi che Prodi, nonostante la presenza di soggetti dichiaratamente anti-confindustriali, sia riuscito nell'opera (l'abbassamento dell'Irap) che come promessa la destra aveva tanto declamato?

Per esempio, il ricorso di Mario Lettieri, respinto dalla Commissione dei garanticon motivazioni praticamente da far accapponare la pelle. Quello che ne viene fuori è che, in nome di un pericoloso pragmatismo, si può sorvolare sui chiari paletti delle norme, peraltro condivisi da tutti nel partito. Che differenza ci sia a questo punto tra berlusconismo e veltronismo, tra destra e sinistra, proprio non si sa; meglio Berlusconi, allora, che non fa niente per celare la fuga dalle regole della democrazia. Onesto e coerente negli sbagli, almeno. Non si può neanche dare un giudizio diverso, che subito si viene tacciati di remare contro il partito, come se Partito Democratico fosse uguale a maggioranza. E tanto per stare in tema di promozione dell'informazione internauta (da contrapporre alla disinformazione televisiva di Berlusconi) tanto cara a Veltroni, sul sito del Pd non c'è minima traccia del ricorso di Lettieri. Del resto, ognuno se la canta e se la suona come vuole; dalle mie parti è noto un detto che in italiano rende più o meno così: «Il mastro artigiano mette i manici (sott. ai vasi) dove vuole».

Più passano i giorni, più mi sento illuminato sul perché gli antichi Greci disprezzassero la parola "democrazia". Riformulerò allora il periodo di sopra: io milito nel Partito Democratico, sognando il Partito Isonomico. Del tipo - per fare un esempio "terra terra", come si dice - che se in un'assemblea un militante ha il limite di parlare cinque minuti, anche il dirigente deve avere lo stesso limite di tempo, e non andare oltre solo perché si chiama Tizio piuttosto che Caio. Se "democrazia", dunque, è un concetto troppo vago, non dovrebbero esserci dubbi su che cosa significa "isonomia". Uguaglianza di diritto di fronte alle leggi, o meglio, di fronte alle Leggi, per citare il Socrate del "Critone". E mi scuserà Veltroni se come modello di virtù preferisco un classico greco anziché la carrellata dei miti americani, sempre utili da citare nei discorsi sulla bella politica, tristemente dimenticati quando c'è da dare umilmente l'esempio.
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