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Perché alla sinistra manca il popolo

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Perché alla sinistra manca il popolo

Messaggioda ranvit il 26/05/2009, 16:01

Da ilmattino.it :


Premessa maggiore: il liberalismo costituisce l’orizzonte della politica contemporanea, almeno nei Paesi a democrazia avanzata, come l’Italia, nel quale è acquisita la cultura dei diritti individuali fondamentali.

Premessa minore: in questi stessi Paesi, però, il populismo fa passi da gigante. Il populismo ha molte facce, ma un denominatore comune: si alimenta del discredito della vecchia politica, scavalca le forme tradizionali della rappresentanza, sminuisce la centralità dei parlamenti e dei partiti. E nel nostro Paese questo genere di cultura politica fiorisce rigoglioso in una pluralità di varianti che vanno dal leghismo al giustizialismo, passando (più di recente) per il velinismo.

Se queste son le premesse, quali conclusioni deve trarre una forza politica riformista, che voglia difendere i principi di un ordinamento liberaldemocratico, ma che non voglia limitarsi ad apparire una forza conservatrice: di equilibri costituzionali e di buone maniere? Alla scuola della Fondazione Italianieuropei, conclusasi domenica, D'Alema ha ragionato di questo. Il tema generale aveva una formulazione decisamente ambiziosa: «Il futuro della natura umana», ma a riportare la discussione nell'orbita dei problemi che ha oggi l'opposizione ci ha pensato il filosofo Avishai Margalit: la politica è vincere o perdere le elezioni, ha detto; perciò, lasciamo perdere le diagnosi di lunghissimo periodo, come ad esempio le cause remote dei disastri storici della sinistra (e dire che Margalit non conosce Fausto Bertinotti, né ha letto il suo ultimo libro!) e dedichiamoci invece a quel che più modestamente va fatto qui e ora, per rovesciare un ciclo che non ha nulla di irreversibile o di inevitabile.

Anche perché è solo lo spettacolo che offre l'Europa a deprimere la sinistra: altrove nel mondo, in paesi più giovani e più dinamici di quelli europei, la sinistra ha ancora carburante sufficiente; è invece sul continente, e in Italia in particolare, che una crisi dalle proporzioni non modeste non basta a rilanciare una qualunque iniziativa politica di stampo progressista.
Da dove cominciare, allora? Forse dai fondamentali.
Perché se è vero che negli ultimi decenni il collante ideologico della globalizzazione è stato un «liberalismo antipolitico» (così lo ha chiamato D'Alema), è allora un altro liberalismo, attento alle ragioni della politica democratica, a dover essere costruito. Se ad esempio la nostra democrazia rischia di assumere sempre più un carattere censitario, a causa del fatto che milioni di lavoratori non ne fanno parte in quanto stranieri, è chiaro che una forza di sinistra, che guarda anzitutto al mondo del lavoro, dovrà battersi per modificare questo stato di cose. Né può bastare la vernice postmoderna con cui si passa oggi dal singolare collettivo al plurale individualizzato - dal lavoro ai lavori - per ampliare lo spazio politico democratico e includervi quel consistente numero di uomini e donne a cui è negata oggi la condizione fondamentale della rappresentanza politica.
Però forse la cosa suona troppo di sinistra, si potrebbe obiettare. Ma almeno suona, si dovrebbe allora rispondere. Ed è molto dubbio che rinunciando a essere qualsiasi cosa si riesca davvero a parlare al «paese profondo»; piuttosto, si rinuncia a parlare punto e basta. Né vi è motivo per ritenere che i cattolici e i moderati non possano vedere il loro interesse in una visione che non si affida solo alle ragioni dell'economia e del successo individuale.
Basta il richiamo di ieri dei vescovi alle tutele per i lavoratori a dimostrare il contrario. Qui c'è indubbiamente un lavoro di più lunga lena, di scomposizione dei quadri ideologici nei quali è contenuta oggi una consistente parte del voto moderato.
Ma una sinistra che rinunci a sostenere che né Dio né il mercato né nessun altro ha stabilito, men che meno dimostrato, che è razionale solo ciò che è mosso dall'egoismo individuale (o peggio che ciò che tutto muove è solo l'egoismo individuale) semplicemente non è una sinistra, e quel lavoro non potrà neppure avviarlo.
Questo però significa inventarsi in fretta un nuovo linguaggio, un linguaggio condito di speranza e di fiducia, invece di continuare a fare del vittimismo, storico o cosmico che sia.
Guardate Obama, he detto Margalit, e anche su questo non aveva torto. Obama non è stato eletto perché nero e sfigato, ma perché vincente e convincente. Sicché non ha vinto perché nero, ma: anche se nero. Magari aveva persino ragione Berlusconi: han preso il colore della sua pelle per un'abbronzatura, ma proprio così Obama ha dimostrato non di dover cancellare la sua identità di colore, ma che si può far politica in uno spazio che è diverso o che è più grande di quell'identità.
Qui c'è insomma da tracciare un limite anche sul lato sinistro: i teorici delle differenze oppresse devono sapere che il vittimismo è un lusso che si possono permettere solo i vincenti (e infatti Berlusconi ne fa uso solo quando è al governo, non dall'opposizione). E la natura umana? Quella resta sullo sfondo. O meglio: viene piuttosto in questione come condizione umana (o, a volte, disumana). Può darsi infatti che inedite prospettive sulla specie si profilino già nel prossimo fine mese, e allora, forse, ci sarebbe di che spaventarsi. Ma di sicuro rimandare la soluzione dei problemi di fine mese a quando cambierà la specie umana non sarebbe, per la sinistra e per il partito democratico, una gran bella idea.
Massimo Adinolfi
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Perché alla sinistra manca il popolo

Messaggioda pinopic1 il 26/05/2009, 16:37

Benissimo.
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Re: Perché alla sinistra manca il popolo

Messaggioda pierodm il 27/05/2009, 9:52

Non tanto, Pino: non benissimo, se andiamo a vedere cosa per cosa, riga per riga.
Ma benissimo, questo sì, perché si tratta di idee e d'intelligenza. Di filosofia.
E dio solo sa se non ce n'è bisogno in questo deserto, anzi no, in questa steppa culturale fatta di sterpaglie e pietrisco.

Adinolfi, però, ha un problema, costituito dalla sua stessa intelligenza e filosofia - lo stesso problema di tutta la sinistra, oggi: è ironico e disincantato.
Ha insomma delle qualità che, sul piano intellettuale, sono ottime, dentro un quadro socio-culturale tradizionale, storico, nel quale il "potere" in tutte le sue varietà è paludato, retorico, serioso.
Nella società della comunicazione, dello spettacolo, del bagaglino perpetuo, dei cucù, del disincanto sistematico e dello sfruttamento pubblicitario di ogni valore mitico, il suo disincanto rischia di diventare l'ennesimo episodio di mimetismo dell'intelligenza - e della sinistra.
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Re: Perché alla sinistra manca il popolo

Messaggioda pinopic1 il 27/05/2009, 11:06

Né vi è motivo per ritenere che i cattolici e i moderati non possano vedere il loro interesse in una visione che non si affida solo alle ragioni dell'economia e del successo individuale.
Basta il richiamo di ieri dei vescovi alle tutele per i lavoratori a dimostrare il contrario. Qui c'è indubbiamente un lavoro di più lunga lena, di scomposizione dei quadri ideologici nei quali è contenuta oggi una consistente parte del voto moderato.
Ma una sinistra che rinunci a sostenere che né Dio né il mercato né nessun altro ha stabilito, men che meno dimostrato, che è razionale solo ciò che è mosso dall'egoismo individuale (o peggio che ciò che tutto muove è solo l'egoismo individuale) semplicemente non è una sinistra, e quel lavoro non potrà neppure avviarlo.
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Re: Perché alla sinistra manca il popolo

Messaggioda Loredana Poncini il 28/05/2009, 8:36

sI', è QUEST'INDIVIDUALISMO SFRENATO E TIVUZZATO, CHE CI RENDE POPOLO-BUE, CIOè MASSA-MEDIATICA.... :twisted:
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Re: Perché alla sinistra manca il popolo

Messaggioda pinopic1 il 28/05/2009, 11:10

Individualismo sfrenato autolesionista; al limite, se non oltre il limite, del masochismo. Indotto dalla più pervasiva e ingannevole ideologia dei tempi moderni.
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Re: Perché alla sinistra manca il popolo

Messaggioda franz il 28/05/2009, 11:45

Loredana Poncini ha scritto:sI', è QUEST'INDIVIDUALISMO SFRENATO E TIVUZZATO, CHE CI RENDE POPOLO-BUE, CIOè MASSA-MEDIATICA.... :twisted:

D'accordo che ogni opinione è lecita ma non riesco a compredere come l'individualismo possa renderci massa morfa, popolo bue. Caso mai è il contrario. Puo' essere un eccesso di adesione a ideologie di massa a portarci verso reazioni comuni, stereotipate e collettive. Si puo' anche dire che se qualcosa ci rende "popolo bue", questo puo' essere il collettivismo.
Vero che all'opposto dell'individualismo sta il personalismo, non il collettivismo ma non credo che Loredana avesse in mente una discussione sulla corrente di pensiero dell'individualismo, sul piano filosofico e morale. Probabilmemente si riferisce all'egoismo ma anche qui non vedo come l'egoismo possa renderdi "popolo bue". Cio sono tanti difetti in una posizione egoistica, cosi' come tanti vantaggi, altrimenti non sarebbe un comportamento cosi' frequente, ma non certo quello di rendere bovino il popolo.

Ciao,
Franz
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Re: Perché alla sinistra manca il popolo

Messaggioda pinopic1 il 28/05/2009, 13:20

Sembrerebbe una contraddizione ma in effetti si tratta di un individualismo di massa, non naturale ma indotto dai media, dalla pubblicità e dal populismo politico.
Ogni individuo recepisce il messaggio a titolo personale e si comporta individualmente nel modo voluto da chi manda il messaggio convinto che coincida con il suo personalissimo benessere.
ma milioni di persone ricevono lo stesso messaggio ed ognuno, individualmente, si comporta come tutti gli altri.

Poi basta osservare. Visto che non c'è il collettivismo eppure gran parte della gente è massa amorfa, vuol dire che ....
A pensarci è lo stesso meccanismo del Grande fratello (quello di Orwell). Si vede che può funzionare con il collettivismo ma anche senza collettivismo.

Forse non c'entra, ma qualcuno diceva che capitalismo è comunismo sono le due facce della stessa medaglia.
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Re: Perché alla sinistra manca il popolo

Messaggioda franz il 28/05/2009, 13:41

pinopic1 ha scritto:Sembrerebbe una contraddizione ma in effetti si tratta di un individualismo di massa, non naturale ma indotto dai media, dalla pubblicità e dal populismo politico.

Individualismo di massa è un simpatico ossimoro, come "ghiaccio bollente".
pinopic1 ha scritto:Ogni individuo recepisce il messaggio a titolo personale e si comporta individualmente nel modo voluto da chi manda il messaggio convinto che coincida con il suo personalissimo benessere.
ma milioni di persone ricevono lo stesso messaggio ed ognuno, individualmente, si comporta come tutti gli altri.

Questo non c'entra con l'individualismo citato da Loredana. È il normale modo di comportarsi degli esseri umani. Chi manda un messaggio lo fa con l'intenzione precisa di ottenere la reazione adeguata al messaggio stesso, chi lo riceve reagisce sulla base della sua cultura (in parte individuale ed in parte comune alla società).
pinopic1 ha scritto:Forse non c'entra, ma qualcuno diceva che capitalismo è comunismo sono le due facce della stessa medaglia.

Forse c'entra ma era il contrario. E' il comunismo che era una forma di capitalismo (di stato). Un matematico ungherese raccontava una barzelletta in auge nei paesi dell'est (e sappiamo che le barzellette sotto i regimi sanno essere micidiali).
<<Il capitalismo è lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo. Il comunismo .... è esattamente il contrario ...>>.

Franz
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Re: Perché alla sinistra manca il popolo

Messaggioda mauri il 28/05/2009, 14:07

e al popolo manca la sinistra

dai un po' di individualismo fa bene
francxeschini picchia giù duro che sei tutti noi
ciao, mauri

Berlusconi: Franceschini, Battaglia Giusta e Continueremo a Farla

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