“Ricostruiamo il sogno europeo”

Malgrado le preoccupazioni derivanti dal dilagare dei populismi, ci sono buone probabilità che a presiedere la Germania e la Francia vengano eletti due europeisti convinti: Martin Schultz e Emmanuel Macron.
Il punto interrogativo (ed il maggio rischio) sarebbe a questo punto costituito dall'Italia. Tanto per non cambiare.
Il punto interrogativo (ed il maggio rischio) sarebbe a questo punto costituito dall'Italia. Tanto per non cambiare.

La ricetta di Macron per la Francia: “Ricostruiamo il sogno europeo”
Il piano del candidato all’Eliseo: lavoro, rilancio dell’euro, giovani. E cellulari spenti a scuola. La destra allo sbando: perquisizioni in casa Fillon. E Juppè è tentato di tornare in campo
Pubblicato il 03/03/2017
PAOLO LEVI
PARIGI
È il candidato anti-Marine Le Pen, per cui l’Unione europea è valore e avvenire, mentre lei sogna di chiuderla nel «museo delle costruzioni ideologiche senza futuro». Dopo settimane di attesa il candidato centrista all’Eliseo, Emmanuel Macron, ha presentato il suo programma davanti a 400 giornalisti accreditati al Pavillon Gabriel, a due passi dall’Eliseo.
Nella destra sull’orlo della crisi di nervi continua intanto la valanga di defezioni contro François Fillon, il candidato dei Républicains travolto dal «Penelopegate», l’accusa di impieghi fittizi a moglie e figli. «Sono un combattente, non cederò», ha promesso ieri sera, in occasione di un comizio a Nîmes, ma Fillon è sempre più solo. In 24 ore, da quando cioè ha confermato la notizia di una sua convocazione dai giudici il 15 marzo in vista di una probabile incriminazione, sono una sessantina i compagni di partito che hanno deciso di scaricarlo, inclusi diversi esponenti vicini all’ex premier e secondo classificato nelle primarie, Alain Juppé. Secondo fonti di stampa quest’ultimo sarebbe «pronto» a sostituirlo nella corsa per la poltrona più importante. Unica condizione: dovrà essere Fillon a chiederglielo personalmente. Come se non bastasse, ieri sono scattate le perquisizioni nella sua casa parigina ordinate dai tre giudici istruttori del polo economico-finanziario che indagano sul Penelopegate.
Dalla platea di Nîmes, la fedelissima, Valerie Boyer, ha denunciato una «macchinazione» orchestrata dal presidente Hollande, mentre Fillon, dal palco, si è detto vittima di una «macchina del fango», dopo le invettive dell’altro ieri contro magistrati e media. Davanti ai militanti, il candidato in bilico della Destra ha poi puntato il dito contro l’alleanza tra Macron e il centrista François Bayrou. «Sono gondolieri della politica», «a cui va benissimo governare senza timone» mentre «io andrò dritto per risanare la Francia».
Per Dominique de Villepin, ex ministro conservatore di Jacques Chirac, non è così: «Fillon sta trascinando i suoi in una corsa verso l’abisso», è l’amaro commento. I sondaggi fotografano il candidato repubblicano ormai al terzo posto, al 19%, dietro a Le Pen (27%) e Macron (24%). Per quest’ultimo, l’obiettivo è piazzarsi primo già dal 23 aprile. «È tempo di ricostruire il sogno europeo», ha detto ieri il trentanovenne candidato del Movimento En Marche, presentando il suo programma «social liberale», agli antipodi dell’antieuropeismo targato Le Pen.
Per Macron la parola d’ordine è «rilanciare» l’agenda dell’Ue a 27 ma soprattutto «la zona euro» ricostruendo la «solidarietà sul piano economico e sociale» e dando prospettive ad una «gioventù perduta» che ha conosciuto solo «disoccupazione di massa». Solo così si potrà chiudere la sequenza apertasi con Brexit e poi Trump e fermare la disgregazione dell’Europa che promette Le Pen.
A chi fa notare che quest’ultima lo bolla come il candidato dell’«oligarchia finanziaria» e della «globalizzazione» lui si autoproclama candidato delle «classi medie e popolari». Su lavoro, occupazione e pensioni Macron dosa abilmente proclami di svolta e dichiarazioni rassicuranti. Garantisce che le 35 ore settimanali non verranno toccate ma promette che aprirà alla trattativa «azienda per azienda». Così, sulla disoccupazione, promette la formazione dei cittadini «più deboli», ma poi se chi viene formato a spese dello Stato rifiuta a più riprese proposte di lavoro, sarà la fine dei sussidi. Quanto alla scuola, vuole bandire l’uso del telefono cellulare da elementari e medie.
http://www.lastampa.it/2017/03/03/ester ... agina.html