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Rallentamento dell'economia e conti pubblici italiani

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Rallentamento dell'economia e conti pubblici italiani

Messaggioda franz il 17/02/2016, 12:13

Il rallentamento cinese e la crisi borsistica di questi giorni non gettano buone luci sulle prospettive comuni di crescita mondiale e a maggior ragione Europea. Molti istituti di analisi cominciano a rivedere al ribasso le stime di crescita e quindi a dubitare che i paesi a rischio possano mantenere gli impegni presi sugli equilibri di bilancio.


La partita a poker di Renzi sui conti pubblici
16 febbraio 2016 • Costantino De Blasi

Scherzare con gli impegni presi, sulla pelle del paese.

Non deve essere piacevole trovarsi nei panni di Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan. Il castello di carta su cui hanno costruito prima la legge di stabilità 2014 e poi il DEF 2015 sta crollando sotto i colpi di una congiuntura globale, ma soprattutto nazionale, diversa dalle loro "previsioni" che erano, lo si disse anche allora, speranze con poco fondamento.

Nel Documento di Economia e Finanza dell'aprile 2015, trasudante ottimismo, si leggeva "riflettendo la favorevole evoluzione del quadro macroeconomico, la crescita dovrebbe rafforzarsi gradualmente in Europa e in Italia". Il quadro macroeconomico cui si faceva riferimento era formato da i) prezzi del petrolio in discesa, ii) Quantitative Easing della BCE, iii) riduzione della spesa per interessi dovuta all'ulteriore calo degli spread iv) assenza di segnali di recessione nei paesi nostri maggiori partner commerciali. Per quanto riguarda l'azione del governo, il prodotto interno lordo avrebbe beneficiato della riforma del mercato del lavoro che doveva portare, negli auspici di chi la disegnò, ad un rapido aumento degli occupati. Come vediamo, dunque, quattro su cinque dei fattori "positivi" erano di natura esogena e quel quadro economico è evaporato. Ammesso e non concesso fosse reale, ma questo implicherebbe tornare su temi che nFA ha affrontato svariate volte, dall'inefficacia della politica monetaria per la crescita alla necessità di veri tagli fiscali e di spesa. Il punto è che l'unico atto politico del governo teso a favorire la crescita, la mini-riforma del mercato del lavoro, ha lasciato praticamente le cose come erano.

Nella nota di aggiornamento di settembre questo ottimismo si riversava sulla previsione di crescita, migliorate dallo 0,7% allo 0,9% per il 2015, mentre tutti i principali osservatori nazionali e internazionali vedevano il pil crescere meno del previsto, allo 0,6%. La nota dell'Istat pubblicata la settimana scorsa ha certificato quello 0,6%, con un rallentamento della crescita nell'ultimo trimestre più marcato rispetto alle altre economie del vecchio continente. Si conferma insomma la tendenza italiana a frenare più degli altri.

In attesa di avere i consuntivi Istat il mese prossimo, il rapporto Debito-Pil dovrebbe attestarsi nel 2015 al 133,2% , in peggioramento rispetto al 132,4% del 2014, superiore sia al tendenziale che al programmatico, previsti a settembre al 132,8%.

Davanti a questi dati preoccupanti le reazioni di Padoan e del PD si sono limitate ad una infastidita alzata di spalle, sottolineando che è la direzione quella che conta, ovvero che dopo anni di recessione è il segno + (la crescita) a consolidarsi. Peggio hanno fatto volenterosi esponenti del Partito Democratico che sono riusciti ad esaltarsi per un risultato peggiore del previsto (l'onorevole Fedeli dovrebbe essere bocciata non dico in macroeconomia ma anche in economia domestica).

Peccato che fra quello 0,9% previsto e quello 0,6% realizzato, al netto della congiuntura peggiorata, ballino i principali impegni presi dal governo nei confronti della Commissione. In particolare è in serio pericolo l'Obiettivo di Medio Termine (MTO). Secondo le regole accettate col Six Pack, la componente strutturale del deficit non deve superare lo 0,5% (per componente strutturale si intende il disavanzo al netto delle correzioni per il ciclo economico e delle misure una tantum). Secondo il governo quest'obiettivo sarebbe rispettato, mentre le stime della Commissione dicono che il deficit strutturale è superiore di mezzo punto percentuale. L'insistenza un po' lagnosa con cui Renzi chiede la possibilità di fare deficit aggiuntivo per ulteriore 0,2%, dopo aver utilizzato quello concesso (ufficialmente per l'emergenza migranti) in bonus dal sapore elettorale, lascia presagire che la percezione di aver fatto male i conti sia arrivata anche a Palazzo Chigi. Per poter rispettare l' MTO il debito pubblico dovrebbe diminuire di 90 miliardi in valori assoluti (nel 2015 è aumentato di 33,8 mld, fonte Banca d'Italia bollettino n.9/2016) e di 8,4 punti nel triennio.

Il piatto che si gioca a questo tavolo di poker è l'applicazione delle clausole di salvaguardia. Nella legge di stabilità 2015 furono inserite queste clausole automatiche che sarebbero scattate in caso di risultati di finanza pubblica inferiori alle previsioni; una sorta di fidejussione a prima richiesta escussa a danno dei consumatori. Il gettito aggiuntivo atteso dall'aumento di 2 punti dell'iva nel 2015 e di un ulteriore punto nel 2016 era di 26,2 miliardi. Grazie alle clausole di salvaguardia la legge di stabilità passò l'esame della commissione e tutto il 2015 è stato un rincorrere risorse e artifici contabili per disinnescarle. L'azzardo è riuscito nell'anno appena trascorso, grazie anche ad una crescita delle entrate tributarie del 6% (guarda caso circa 26 miliardi), ma riportare a nuovo le clausole nei prossimi esercizi contabili non sarà sempre possibile, a maggior ragione se i segnali di rallentamento dell'economia saranno confermati.

Ma sul tavolo ci sono anche due elementi ancora più importanti in gioco. Da una parte la credibilità del governo, diventato avanguardia della protesta antiausterity proprio nel momento in cui la UE ha ceduto alla pressione di vari paesi per l'emissione di maggiore debito pubblico. Andare allo scontro con la Commissione e il Consiglio d'Europa, di cui siamo membri, è follemente miope perché, piaccia o no, le regole con cui si sviluppano le politiche economiche dei Paesi dell'Unione Europea sono effetto di un patto volontario fra di essi. Alzare la voce come un Varoufakis qualsiasi ci emargina invece di retituirci il ruolo di leader a cui, a parole, aspiriamo. Fare gli europeisti à la carte alla fine ci restituirà il ruolo di camerieri.

Dall'altra la pressione fiscale, che s'era almeno stabilizzata in percentuale del pil, ora rischia di riprendere la sua crescita, strozzando la già moribonda ripresa della domanda interna. Sappiamo che gli 80 euro, venduti come riduzione delle imposte nonostante contabilmente siano ascrivibili a maggiore spesa pubblica, hanno avuto effetti trascurabili sull'aumento dei consumi. Sappiamo altresì che gli stessi consumi sono indispensabili per sostenere un quadro economico fiaccato dal rallentamento dell'economia cinese e di quella dei paesi esportatori di materie prime, dalla recessione russa e brasiliana e dalle tensioni geopolitiche. Aumentare di 2,5 punti l'iva produrrebbe effetti pesantissimi sulla domanda con invetabili ripercussioni sul PIL e quindi sugli obiettivi di pareggio di bilancio.

Se fosse possibile avere risposte dal governo, queste sarebbero le domande da fare:

1) Se sono previsti tagli alla spesa pubblica, dopo che l'abilità mostrata è solo quella a tagliare i commissari alla spending review, dove e con quale profondità si opereranno questi tagli;

2) Perché i dati sul defict strutturale sono così difformi da quelli della Commissione Europea;

3) Come intende rispettare il DEF che prevede una crescita nel 2016 all'1,4% e nel 2017 all'1,6%

4) Come sarà rispettato nel 2016 il deficit tendenziale dell'1,4% e quello strutturale dello 0,4%;

5) Qualora l'autorizzazione ad aumentare di due decimi di punto il deficit non arrivasse, come intende il governo far fronte alla probabile procedura di infrazione in arrivo;

6) Qualora invece arrivasse, poiché se rispettata la regola del deficit quello aggiuntivo deve essere destinato ad investimenti, a quali investimenti intende dare priorità;

7) Come sarà possibile ridurre lo stock di debito di 90 miliardi e il rapporto sul PIL al 124,8% entro il 2017.

Attendiamo risposte ben sapendo che le uniche due non accettabili sarebbero #statesereni e #gufi.

http://noisefromamerika.org/articolo/pa ... i-pubblici
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Re: Rallentamento dell'economia e conti pubblici italiani

Messaggioda franz il 18/02/2016, 13:10

L’Ocse rivede al ribasso le stime sull’Italia. «Crescita globale lenta, Europa vulnerabile»

Dal sole24ore

Il mondo frena, l’Europa è vulnerabile e l’Italia cresce poco. È un outlook all’insegna della grande cautela quello pubblicato oggi dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo, l’ente che riunisce le economie più “ricche” del pianeta. L'Ocse infatti ha rivisto al ribasso le sue stime per il Pil italiano per il 2016, prevedendo una crescita all'1%, 0,4 punti percentuali in meno rispetto all'outlook di novembre. Confermata invece la stima di +1,4% per il 2017. Il forte taglio alle stime sull’Italia arriva in un contesto in peggioramento per l’intera economia mondiale.

Per il 2016, nell'aggiornamento intermedio rispetto agli Outlook semestrali, la previsione è di un Pil mondiale in progresso del 3%, come nel 2015, contro il +3,3% stimato nell'Outlook di novembre e per il 2017 il pronostico si ferma a +3,3%, contro +3,6%, in entrambi i casi una revisione di -0,3 punti percentuali. Secondo la tradizionale definizione del Fondo monetario internazionale, una crescita del Pil mondiale al di sotto del 3% equivale a una recessione.

La crescita globale nel 2016 «non sarà più alta rispetto al 2015, che già segnava il tasso più lento degli ultimi cinque anni», rileva l'Ocse, spiegando che le stime sono state abbassate alla luce degli ultimi deludenti dati. La crescita sta rallentando in molte economie emergenti, le economie avanzate registrano «una ripresa molto modesta» e i bassi prezzi delle materie prime deprimono i Paesi esportatori. Commercio e investimenti restano deboli. La fiacca domanda porta a una bassa inflazione e una crescita inadeguata di salari e occupazione. Oltre a questo, «i rischi di instabilità finanziaria sono rilevanti. I mercati finanziari stanno rivalutando le prospettive di crescita, il che porta al calo dei prezzi azionari e a un'elevata volatilità». In questo contesto, l'Ocse sottolinea la necessità di «una risposta politica più forte a sostegno della domanda. La politica monetaria non può funzionare da sola. Bisogna utilizzare maggiormente la leva fiscale e quella strutturale».

Ritocco negativo per le stime dell'Eurozona, a 1,4% e 1,7%, rispettivamente 0,4 e 0,2 punti in meno. «La lentezza della ripresa della zona euro è un forte freno alla crescita globale e lascia l'Europa vulnerabile agli shock globali». Questo il monito dell'Organizzazione che riunisce le economie avanzate. «L'Europa deve accelerare sulle azioni comuni, ritrovare se stessa e parlare con una voce sola», sottolinea il rapporto, evidenziando la lentezza delle riforme soprattutto sul fronte del mercato unico. Quanto all'economia, l'effetto positivo del calo del petrolio sull'attività economica è stato inferiore alle attese e i bassissimi tassi d'interesse e la flessione dell'euro non hanno ancora portato a un rafforzamento degli investimenti. In molti Paesi europei, l'alto debito privato e la massa dei crediti deteriorati ostacolano il canale del credito della trasmissione della politica monetaria.

Il rischio è che la zona euro resti intrappolata in una bassa crescita e una bassa inflazione, con una fiducia sul medio termine troppo debole per generare i forti investimenti e le innovazioni che rafforzerebbero la produttività e la crescita dell'occupazione. Un tale scenario va a incidere sul settore bancario, come dimostrano i forti cali accusati dai prezzi delle azioni e dei bond delle banche europee.

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=AC3q4BXC
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Re: Rallentamento dell'economia e conti pubblici italiani

Messaggioda franz il 20/02/2016, 9:25

Il presidente delle Corte dei Conti, con l'occasione dell'anno giudiziario, ha messo sotto esame (come compito istituzionale) i conti della pubblica amministrazione ed è stato molto cirtico.
I vari quotidiani (di destra ma non solo quelli) vanno da "la Corte boccia Renzi" con tutte le variazioni "Attacca", "Bacchetta", "incrina le certezze", "La corte contro Renzi".
I piu' tiepidi si limitano a:
La Corte dei conti come Juncker: stesse critiche a Renzi
Così (anche) Ocse e Corte dei Conti mettono all'angolo Renzi
Basta cercare con google "corte dei conti renzi" e filtrare l'ultima settimana.

Il piu' equilibrato pare essere il Sole24ore
Corte dei conti: spending review «parziale insuccesso», peggiorati i servizi. Sul deficit margini esauriti

La spending review, pilastro delle politica economica del governo Renzi, finora è stata un «parziale insuccesso», con ricadute negative per i servizi ai cittadini. A bocciare il piano di revisione della spesa di Palazzo Chigi (più graduale rispetto alle previsioni iniziali,vedi il Def 2015) è il presidente della Corte dei conti, Raffaele Squitieri. Che ha scelto l'inaugurazione dell'anno giudiziario 2016 della magistratura contabile per mettere il dito nella piaga:«Nei prossimi anni i margini di risparmio dal lato delle spese potrebbero rivelarsi limitati».

Servizi ai cittadini «offuscati» dai tagli alla spesa
Il taglio alla spesa «non è più solo riconducibile a effettivi interventi di razionalizzazione e di efficientamento di strutture e servizi, quanto piuttosto a operazioni assai meno mirate di contrazione, se non di soppressione, di prestazioni rese alla collettività». Insomma, dai tagli operati finora «è derivato un progressivo offuscamento delle caratteristiche dei servizi» al cittadino. «Per i prossimi anni - ha sottolineato ancora Squitieri - il profilo programmatico di riequilibrio della finanza pubblica resta impegnativo. Esso dunque ripropone con forza la tematica della spending review».

Margini di flessibilità esauriti ma deficit ancora sotto il 3%
Nel suo intervento, pronunciato alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, Squitieri ha ricordato che i margini di flessibilità acquisiti in sede europea sono stati «interamente utilizzati nella manovra di finanza pubblica per il 2016». Una scelta politica ancora in attesa del via libera di Bruxelles, che ha permesso di mantenere «il profilo discendente del deficit dei conti pubblici». L’abbassamento del debito tuttavia, «assume una cadenza piu' rallentata, restando, comunque, al di sotto del 3 per cento».

Puntare tutto sulla ripresa del Prodotto nominale
La decisione di giocarsi la partita della ripartenza utilizzando la carta dei margini di flessibilità sui conti pubblici , ha proseguito il capo dei magistrati contabili, « assegna un ruolo importante alla maggiore espansione del Prodotto nominale». In una fase «così delicata per il nostro paese» è quindi «fondamentale fornire impulso alla crescita e all'occupazione, pur nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica». In altre parole, è fondamentale « che l'azione di tutte le istituzioni sia indirizzata a volgere in positivo le aspettative degli operatori, rinsaldando la fiducia nello Stato e la credibilità del paese».

Ricetta per la ripresa più interventi pubblici per infrastrutture
La ricetta indicata da Squitieri per rafforzare la ripresa dell’Italia, uscita dalla recessione ma segnata da una crescita debole, passa dal recupero di «adeguati livelli di intervento pubblico nel campo delle opere». Una condizione necessaria, questa, ha aggiunto rivolendosi al ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, del ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, «per ottenere adeguati livelli di crescita, riassorbendo un ritardo nelle dotazioni infrastrutturali che rischia di incidere sul potenziale competitivo del Paese». Livelli adeguati di investimenti sono anche «una condizione chiave per il rispetto della clausola europea» richiesta dal Governo.

Norme farraginose terreno fertile per le illegalità
L’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte dei conti è stata anche l’occasione per spezzare una lancia a favore dei magistrati contabili, chiamati ad applicare norme processuali che non facilitano la velocità dei procedimenti. Servono, ha spiegato Squitieri, «norme chiare e non stratificate in apparati complicati, alla cui mancanza spesso deve supplire l'impegno dei magistrati nell'individuare soluzioni, anche organizzative, atte a rendere piu' snella e rapida l'applicazione processuale». Le illegalità, ha aggiunto, «trovano nella complessità e nella moltiplicazione delle leggi spazi piu' fertili per fare presa, piuttosto che presidi ad ostacoli al loro diffondersi».

Forza Italia e Si: parole di Squitieri duro colpo per Renzi
Gli accenni critici alla spending review del governo contenuti nella relazione Squitieri sono subito diventati terreno di polemica tra maggioranza e opposizione. Va all’attacco per esempio il capogruppo alla Camera Arturo Scotto, che parla di «brutta giornata» per Renzi dopo le parole del presidente della Corte dei conti che ha definito bocciato come «parziale insuccesso» la revisione della spesa pubblica, «cioè i tagli lineari fatti dal governo». Cosa da sempre sostenuta da SI: «Ora che le dice anche la Corte dei Conti Renzi che fa, dà del gufo anche a Squitieri?», ha poi concluso. L’analisi di del presidente dei senatori di Forza Italia, Paolo Romani, ricalca quella di Scotto. Il quadro prospettico dell'economia che si legge nella relazione, ha sottolineato Romani, è «grigio ed incerto», e le parole di Squitieri «registrano un sostanziale fallimento della riduzione della spesa. Invece di prevedere interventi strutturali di razionalizzazione della spesa, si sono soppressi servizi importanti per i cittadini».

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=ACFbk9WC
Articolo corretto ora dal redattore da innumerevoli errori di battitura. Speri di averli individuati tutti.


Nota: naturalmente è possibile definire i ragionieri della CC come tali, appunto "ragionieri" ed è chiaro che la Politica, con la P maiuscola (quando se la merita) è cosa che va oltre la semplice ragioneria contabile. Tuttavia i conti sono la base delle scelte economi che e quando non tornano, quando non "quadrano" diventa difficile fare Politica. Dopo decenni di sperperi (e la colpa è sempre di chi veniva prima) i margini sono sempre piu' stretti. Il governo aveva puntato tutto (a parole) sulla spending review ma di fatto non ha toccato le partecipate ed ha fatto solo tagli lineari che si sono riversati sui percettori dei servizi. Il ritmo del calo del debito non è quello previsto ed il futuro all'orizzonte è meno roseo di quanto si prevedeva un anno fa.
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Re: Rallentamento dell'economia e conti pubblici italiani

Messaggioda ranvit il 20/02/2016, 10:19

http://www.repubblica.it/economia/2016/02/19/news/spending_review_il_tesoro_risponde_alla_corte_dei_conti_tagliati_25_miliardi-133770224/


Spending Review, il Tesoro risponde alla Corte dei Conti: tagliati 25 miliardi
Il Mef ribatte ai rilievi dei magistrati contabili: tra il 2014 e il 2015 dal governo iniziative che hanno determinato risparmi per 18 miliardi di euro nel 2015. Se si conteggia anche la Stabilità per il 2016, si arriva a 25 miliardi di euro nell'anno in corso




PS La riduzione delle partecipate è nella riforma della PA....
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Re: Rallentamento dell'economia e conti pubblici italiani

Messaggioda trilogy il 20/02/2016, 11:32

franz ha scritto:...Le illegalità, ha aggiunto, «trovano nella complessità e nella moltiplicazione delle leggi spazi piu' fertili per fare presa, piuttosto che presidi ad ostacoli al loro diffondersi»....


Detto da loro che vivono di cavilli, d' interpretazioni di norme che capiscono solo loro, sempre pronti a chiedere nuove norme contro qualcosa.... :roll:
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Re: Rallentamento dell'economia e conti pubblici italiani

Messaggioda ranvit il 21/02/2016, 19:03

http://www.corriere.it/economia/16_febb ... 1595.shtml

Spesa pubblica: con gli acquisti centralizzati risparmi fino al 50%

Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, replica con uno studio alle critiche sulla spending review. La centrale unica Consip è riuscita a spuntare forti sconti sul prezzo di beni e servizi. E ora sarà più difficile per le amministrazioni procedere in ordine sparso
di Enrico Marro



Se le amministrazioni pubbliche per comprare beni e servizi, anziché procedere ciascuna per suo conto passano per la Consip, la centrale unica di acquisti pubblici, possono risparmiare fino al 50%. Lo afferma il ministero dell’Economia, che ha messo sul proprio sito la rilevazione annuale, svolta in collaborazione con l’Istat, che certifica la differenza tra i prezzi oggetto di convenzioni Consip su 22 categorie merceologiche e quelli effettivamente pagati da chi invece ha fatto da sé. I dati sono stati raccolti nel 2015 sugli acquisti realizzati nel 2014 da un campione rappresentativo di circa 1.400 pubbliche amministrazioni. Lo sconto sul prezzo unitario spuntato dalla Consip raggiunge punte del 51% per alcuni modelli di stampanti, del 43% per la telefonia fissa, del 52% per dei modelli di fotocopiatrici. Notevoli anche i risparmi per l’acquisto di autoveicoli: dal 18,5% delle city car al 26% di furgoni autocarri e minibus. Nel settore dell’Ict (computer, software e telecomunicazioni) il taglio dei prezzi sui server oscilla tra il 20% e il 37%, sui pc portatili tra il 7% e il 15%, sui pc desktop arriva fino al 21%.
La polemica con la Corte dei Conti
Lo studio del ministero guidato da Pier Carlo Padoan arriva all’indomani delle polemiche con la Corte dei Conti sull’efficacia della spending review, il taglio della spesa pubblica che secondo la suprema magistratura contabile si è rivelato «un parziale insuccesso» ai fini del risanamento dei conti pubblici e ha invece ristretto gravemente la fornitura di servizi pubblici ai cittadini. Osservazioni respinte dal Tesoro, secondo il quale i provvedimenti di spending hanno consentito di tagliare 25 miliardi di spesa nel triennio 2014-16, di cui 7,2 quest’anno. Padoan e il commissario del governo per la spesa, Yoram Gutgeld, attribuiscono poi la massima importanza alla riduzione delle centrali d’acquisto, che da circa 35 mila sparse sul territorio dovrebbero diventare 33. Ruolo centrale in questa azione di accentramento e razionalizzazione della spesa spetta appunto alla Consip, società del Tesoro guidata da Luigi Marroni.
...............continua...............
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Re: Rallentamento dell'economia e conti pubblici italiani

Messaggioda mariok il 22/02/2016, 0:08

Altra conferma che gran parte del problema della spesa pubblica sta nelle Regioni e nelle autonomie locali.


Pa, vola la spesa per i consulenti esterni: +60% nel 2014

L'ammontare dei compensi erogati è passato da 738 milioni a 1,190 miliardi quasi 600mila incarichi conferiti a più di 300mila soggetti: i collaboratori esterni sono stati più dei dipendenti pubblici
MILANO - La spending review non abita nella pubblica amministrazione. Se da un lato gli acquisti centralizzati attraverso il Consip permettono di ridurre la spesa, dall'altro torna a salire la spesa per consulenti e collaboratori esterni a cui sono stati affidati incarichi nelle amministrazioni pubbliche. Nel 2014 - si legge nella relazione del ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia - l'aumento è stato del 61,32% con "l'ammontare dei compensi erogati, che sono passati da 737.879.446,55 a 1.190.319.167,47 euro, in controtendenza con la diminuzione della spesa" degli anni precedenti.

Contestualmente i dati arrivati dalle amministrazioni pubbliche che hanno collaborato con l'Anagrafe delle prestazioni parlano di "quasi 600.000 incarichi conferiti a più di 300.000 soggetti incaricati", più consulenti e collaboratori esterni, 176.855, che dipendenti pubblici, 155.839. Ovviamente, la situazione varia da settore a settore: nel "comparto 'Regioni e autonomie locali', il personale esterno cui è stato conferito un incarico è pari a più del doppio rispetto a quello relativo al personale dipendente", mentre "continuano a costituire un'eccezione le amministrazioni della 'Scuola', della 'Sanità' e dei 'Ministeri, Presidenza del consiglio dei ministri e Agenzie fiscali', in quanto il numero dei dipendenti incaricati è superiore a quello relativo al personale esterno".

Inoltre, i compensi per incarichi conferiti a consulenti e collaboratori esterni "hanno subito un considerevole aumento" soprattutto nelle amministrazioni appartenenti alla tipologia 'Regioni e autonomie locali', dove nel 2014, rispetto all'anno prima, si è registrata una crescita del 113,28%, seguono i comparti 'Ricerca' (56,17%), 'Scuola' (55,20%), 'Università' (45,66%), 'Sanità' (33,19%) e 'Ministeri, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Agenzie fiscali' (32,11%)'.

Nel dettaglio, il numero degli incarichi dati a consulenti o collaboratori esterni nel 2014 è aumentato solo leggermente (+1,55%), mentre c'è stata una forte crescita degli incarichi liquidati, ovvero pagati (+40,24%). Quanto al compenso medio per incarico, "ha avuto un aumento del 15,03%, passando da 3.844,50 euro a 4.422,33 euro erogati rispettivamente nel 2013 e nel 2014".

Nel frattempo, nel 2014, sono stati poco meno di 30 mila i dipendenti pubblici che hanno cambiato ufficio con un tasso di mobilità sotto l'1%: la mappa della mobilità è complessa ma quel
che conta sono i trasferimenti permanenti di lavoratori usciti da un'amministrazione per essere spostati in un'altra dello stesso comparto, 27.384, o di uno diverso, 1.334. Numeri che arrivano alla vigilia dell'operazione Province.
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Re: Rallentamento dell'economia e conti pubblici italiani

Messaggioda trilogy il 22/02/2016, 1:00

È un effetto dovuto all'accelerazione delle procedure di spesa "erogazione" nell'ambito dei fondi struttuali. Dato che contabilizzano e certificano la spesa solo quando pagano (i soldi devono uscire dall'amministrazione) e in chiusura della programmazione 2007-2013 se non pagano restituiscono i soldi a bruxelles e stanno sempre in ritardo nel 2014-2015 c'è questo effetto. Nel 2021 sarà la stessa cosa.
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Re: Rallentamento dell'economia e conti pubblici italiani

Messaggioda ranvit il 22/02/2016, 9:09

Comunque anche qui: chi ha combinato questo disastro (delle Regioni spendaccione)? Se ricordo bene la vecchia guardia del Pd con la famosa modifica del titolo quinto :lol: E chi sta cercando di porvi rimedio? Se non mi sbaglio Renzi.....quello che parla ma non fa un cazzo :lol:
Teniamoci stretto Renzi 8-)
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Re: Rallentamento dell'economia e conti pubblici italiani

Messaggioda mariok il 22/02/2016, 9:24

trilogy ha scritto:È un effetto dovuto all'accelerazione delle procedure di spesa "erogazione" nell'ambito dei fondi struttuali. Dato che contabilizzano e certificano la spesa solo quando pagano (i soldi devono uscire dall'amministrazione) e in chiusura della programmazione 2007-2013 se non pagano restituiscono i soldi a bruxelles e stanno sempre in ritardo nel 2014-2015 c'è questo effetto. Nel 2021 sarà la stessa cosa.


grazie trilogy per la spiegazione.

D'altra parte l'articolo lo chiarisce: Nel dettaglio, il numero degli incarichi dati a consulenti o collaboratori esterni nel 2014 è aumentato solo leggermente (+1,55%), mentre c'è stata una forte crescita degli incarichi liquidati, ovvero pagati (+40,24%).
E' il titolo che è fuorviante.

Ciò conferma quanto sbagliati possano essere i confronti dei dati da un anno all'altro.
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