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Ocse:Italia ultima tra i grandi per il valore dei salari rea

MessaggioInviato: 09/07/2015, 17:27
da mauri
ah siamo ancora considerati tra i grandi, bah ciclicamente vengono fuori dei dati e sembrano sempre gli stessi negli anni,
che si parli di istruzione, redditi o altro rimaniamo al palo
ciao mauri

http://www.repubblica.it/economia/2015/ ... ef=HREC1-2
L'Italia conferma nel 2014 la 20esima posizione tra i 34 paesi dell'area per salari reali, nonostante un incremento rispetto al 2013, e resta al di sotto della media Ocse e di tutti i maggiori paesi industrializzati, inclusa la Spagna. Sullo sfondo della dinamica degli stipendi, "la crescita resterà timida per un pò di tempo", con un Pil in aumento, "secondo le più recenti stime", dello 0,6% nel 2015 e dell'1,5% nel 2016, "entrambi al di sotto della crescita prevista per l'Eurozona e l'insieme dell'Ocse".

Re: Ocse:Italia ultima tra i grandi per il valore dei salari

MessaggioInviato: 10/07/2015, 1:37
da flaviomob
Ovvero: come mimetizzarsi dietro l'inflazione "bassa" e fottere continuamente i redditi da lavoro dipendente. Il potere d'acquisto diminuisce, aumentano i profitti e le rendite da grandi capitali.

Re: Ocse:Italia ultima tra i grandi per il valore dei salari

MessaggioInviato: 10/07/2015, 2:15
da pianogrande
flaviomob ha scritto:Ovvero: come mimetizzarsi dietro l'inflazione "bassa" e fottere continuamente i redditi da lavoro dipendente. Il potere d'acquisto diminuisce, aumentano i profitti e le rendite da grandi capitali.


Oppure, in mancanza di produttività/innovazione, solo a prezzo di altrettanta inflazione i salari potrebbero aumentare e anche col risultato di aumentare la delocalizzazione che è già tragica.
Insomma, il salario è il risultato di una competitività.
Se non c'è la competitività, allora, ci vorrebbe il salario politico il che mi ricorda una delle più ridicole pretese del '68.

Si ferma la crescita della povertà: 4,1 milioni di persone

MessaggioInviato: 15/07/2015, 17:17
da mauri
magari sarà prima in termini di povertà, mi ricordo c'erano anni fà le zone depresse, ecco l'italia è una zona depressa dell'europa,
insomma una vergogna per un paese cosiddetto industrializzato che ha la pretesa di essere la 7ma? potenza mondiale
ciao mauri

http://www.repubblica.it/economia/2015/ ... ef=HREC1-1
L'Istat rileva che il 5,7% delle famiglie residenti in Italia spende meno del necessario per uno standard di vita minimo. I più colpiti sono i minori. La notizia positiva è che dopo due anni di espansione, nel 2014 l'incidenza della povertà si è fermata

Re: Ocse:Italia ultima tra i grandi per il valore dei salari

MessaggioInviato: 15/07/2015, 17:52
da flaviomob
Il salario è il risultato di un furto: la sottrazione dei redditi da lavoro a favore dei profitti (parassitari). Ne abbiamo già discusso, è un processo in corso in tutto l'occidente, che però da noi si somma ad altre "tare": le tasse occulte che ci derivano da elusione, evasione, corruzione, grandi opere faraoniche e costosissime (molto più che all'estero), osannate anche su "questi schermi".

Re: Ocse:Italia ultima tra i grandi per il valore dei salari

MessaggioInviato: 15/07/2015, 21:11
da franz
flaviomob ha scritto:Il salario è il risultato di un furto: la sottrazione dei redditi da lavoro a favore dei profitti (parassitari). Ne abbiamo già discusso, è un processo in corso in tutto l'occidente, che però da noi si somma ad altre "tare": le tasse occulte che ci derivano da elusione, evasione, corruzione, grandi opere faraoniche e costosissime (molto più che all'estero), osannate anche su "questi schermi".

me se la metà del salario va in tasse e contributi? Intendi quelli come prelievi parassitari? :) :o :shock: :lol:

Re: Ocse:Italia ultima tra i grandi per il valore dei salari

MessaggioInviato: 15/07/2015, 21:55
da flaviomob
Certo, considerando l'evasione stellare del lavoro autonomo, nero, etc. il peso di tasse e contributi ricade quasi esclusivamente sul lavoro dipendente e sulle (poche) imprese oneste.

Poi con le tasse ci dobbiamo coprire le tangenti delle grandi opere, hai visto mai...

Re: Ocse:Italia ultima tra i grandi per il valore dei salari

MessaggioInviato: 16/07/2015, 9:26
da flaviomob
Povertà, adesso il vero divario è generazionale
di Tiziano Vecchiato

L’intervento del direttore di Fondazione Zancan, Tiziano Vecchiato, sui dati Istat: «La difficile mobilità sociale penalizza i ragazzi che crescono in famiglie povere. Servono politiche attive, quelle attuali non superano i test di efficacia»

L’appuntamento annuale con le statistiche Istat sulla povertà in Italia quest’anno è inconsueto, perché le stime sulla povertà si basano su dati di spesa delle famiglie calcolati con un metodo diverso dagli anni precedenti. I dati generali ci parlano di 4 milioni 102 mila persone in condizione di povertà assoluta e di 7,8 milioni di persone in condizione di povertà relativa. Ci dicono anche che tra il 2013 e il 2014 la povertà non è aumentata, assestandosi su un trend di stabilità dopo l’impennata del 2012. Potrebbe sembrare un messaggio rassicurante, in particolare per la politica e per il modo italiano di aiutare i poveri. In questi anni hanno prevalso le politiche passive, l’assistenza di sussistenza, caratterizzata da tanti e troppi trasferimenti monetari e pochi servizi. Non si privilegia l’aiuto che aiuta e non si valorizzano le capacità, consentendo ai poveri di uscire dalla povertà.

Ma torniamo al cambiamento di metodo. Le stime precedenti indicavano per il 2013 oltre 6 milioni di poveri “assoluti”, mentre ora sono ricalcolati a 4,4 milioni. Lo stesso è accaduto per i poveri relativi, che erano stimati in oltre 10 milioni (sempre nel 2013), mentre ora sono riportati a 7,8 milioni. È come se la povertà assoluta e relativa si fossero ridotte di circa il 20%. Questo ricalcolo non deve trasformarsi in illusione ottica e in strumentalizzazione politica. Se la povertà fosse diminuita potremmo rilassarci, prenderne atto e non metterla ai primi posti dell’agenda politica. Potremmo parcheggiarla nelle politiche tradizionali, che invece contribuiscono al deficit strutturale che è la povertà italiana, di lungo periodo, affrontata con politiche assistenzialistiche. Sono politiche che non hanno il coraggio di riconvertire i trasferimenti monetari in servizi e occupazione di welfare. Non considerano le risorse a disposizione come un fondo di investimento di circa 50 miliardi e quindi non affrontano la sfida del rendimento e della valutazione di impatto sociale.

C’è poi un altro aspetto della povertà che viene confermato dai dati Istat. Non è quello classico del cronico divario tra Nord e Sud. C’è un divario molto più profondo, che è la distribuzione della povertà tra generazioni. Nel 2014 l’incidenza della povertà assoluta tra i minori risulta, infatti, al 10%, cioè più del doppio che tra gli anziani (pari al 4,5%). È in sostanza disuguaglianza non solo territoriale ma generazionale che penalizza le nuove generazioni e le famiglie con figli piccoli. È un paradosso umano e sociale. Costringe le famiglie che coltivano la vita ad affrontare questa responsabilità senza i mezzi adeguati. Quasi un quinto (18,6%) dei nuclei familiari con tre o più figli minori sono “assolutamente poveri”, contro uno su 20 (4%) dei nuclei con almeno due anziani. La diffusione tra i nuclei con tre o più figli minori è aumentata di un punto percentuale tra il 2013 e il 2014 (dal 17,6% al 18,6%), mentre tra le famiglie con due o più anziani è diminuita.

Infine emerge con chiarezza una patologia sociale radicata nel nostro paese. Riguarda la difficile mobilità sociale che penalizza i ragazzi che crescono in famiglie povere. La loro speranza di migliorare la propria condizione rispetto a quella dei propri genitori è ridotta, mentre in altri paesi non è così. Due indicatori di questo rischio di immobilità sociale: nel 2014 risultano assolutamente poveri l’8,4% dei nuclei con capofamiglia con licenza elementare contro il 3,2% dei nuclei con capofamiglia almeno diplomato; la povertà assoluta riguarda l’1,6% dei nuclei con persona di riferimento dirigente/impiegato, contro il 9,7% tra le famiglie di operai e il 16,2% tra quelle con capofamiglia in cerca di occupazione.
Per queste ragioni il quadro che l’Istat ci propone è anche un invito a resettare i modi tradizionali di affrontare la povertà, a rimettere in discussione i paradigmi assistenzialistici, a chiederci cosa significa politiche attive visto che quelle attuali non lo sono e non superano i test di efficacia. Speriamo di farne tesoro aprendo un serio confronto e guardando oltre la siepe.


http://www.vita.it/it/article/2015/07/1 ... le/135942/

Re: Ocse:Italia ultima tra i grandi per il valore dei salari

MessaggioInviato: 16/07/2015, 10:08
da mariok
Per queste ragioni il quadro che l’Istat ci propone è anche un invito a resettare i modi tradizionali di affrontare la povertà, a rimettere in discussione i paradigmi assistenzialistici, a chiederci cosa significa politiche attive visto che quelle attuali non lo sono e non superano i test di efficacia. Speriamo di farne tesoro aprendo un serio confronto e guardando oltre la siepe.


Pienamente d'accordo. "politiche attive" del lavoro. Il job act il problema in parte se lo pone, anche se in modo insufficiente.

Il dramma è che dalle opposizioni non viene nessuna proposta in tal senso, anzi sempre e soltanto politiche assistenzialiste, come il "reddito di cittadinanza".

Re: Ocse:Italia ultima tra i grandi per il valore dei salari

MessaggioInviato: 16/07/2015, 12:39
da flaviomob
Prova ad informarti: il reddito di cittadinanza esiste in tutta l'Europa evoluta, e in Svizzera e in Germania non governa certo il Partito Comunista.