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Se Letta non osa ora su spesa e tasse, quando?

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Se Letta non osa ora su spesa e tasse, quando?

Messaggioda franz il 09/10/2013, 9:37

No all’elemosina di 10 euro al mese: se Letta non osa ora su spesa e tasse, quando?

di Oscar Giannino

Il governo Letta-Alfano ha esattamente una settimana di fronte a sé per il varo della legge di stabilità. Sono sette giorni decisivi. Più di mille polemiche intorno al dopo Berlusconi nel Pdl o Forza Italia che sia, è solo l’annunciato cambio di marcia sulla politica economica del governo a poter concretamente dare evidenza agli italiani che davvero qualcosa di profondo è mutato. Così ha detto il presidente del Consiglio, all’indomani della fiducia riottenuta in aula, sfidando il no di Berlusconi divenuto alla fine un paradossale sì, di fronte alla sconfitta che si profilava nel suo stesso partito. Ma se sia così o meno sarà l’impianto della legge di stabilità, i suoi numeri e le misure di cui sarà composta, a doverlo testimoniare.

Ieri abbiamo avuto due nuove evidenze di ciò che a tutti dovrebbe essere già molto chiaro da tempo. La prima è che la via tutta-tasse al riequilibrio del bilancio deprime il Pil e non genera il gettito atteso. La seconda è che la ripresa del braccio di ferro tra Pd e Pdl alza nuovo fumo, rispetto alle priorità.

Sul primo versante, fa testo il gettito IVA nei primi otto mesi dell’anno. Da quando l’aliquota ordinaria salì dal 20 al 21% nel settembre 2011, l’IVA incassata scende. Ora l’aliquota è salita al 22%. Ma nei primi otto mesi del 2013 il suo gettito è diminuito del 5,2% rispetto al 2012, con 3,7 miliardi di euro in meno. Scendono infatti per la recessione gli scambi interni, e diminuiscono le importazioni contribuendo sì a migliorare la bilancia dei pagamenti, ma facendo piangere le casse dello Stato. Anche l’Irpef scende leggermente, sempre per la recessione. E cresce invece del 7,5% l’Ires pagata dalle imprese: il che spinge ad abbassarne ulteriormente il margine per investire ed espandere la base degli occupati. In un quadro europeo dove tutti i Paesi sottoposti alla trojka – Irlanda, Portogallo, Spagna – hanno attese di crescita per il 2014 superiori a quelle italiane, anche la Grecia potrebbe batterci. E’ di ieri la previsione di un più 0,4% del Pil greco nell’anno a venire. L’Italia deve dunque cambiare segno alla micidiale linea sin qui da essa seguita, basata sugli aggravi d’imposta.

E per far questo, sicuramente non serve riprendere il teatrino dell’IMU esattamente dove si era interrotto all’esplosione del caso Berlusconi. Ieri emendamenti del Pd relativi a far pagare l’imposta alle “case dei ricchi” sono prima stati accantonati, e torneranno oggi all’esame. Tra mille roventi parole tra destra e sinistra.

Non è sull’IMU che può avvenire il cambio di passo per la crescita. Lo sanno tutti. O la maggioranza di governo trova il modo di evitare cornate su questo, oppure sarà ancora più difficile immaginare qualsivoglia “spirito nuovo”, capace di identificare e perseguire poche chiare priorità.

Il governo ha di fronte a sé tre strade. La prima è quella che sembrava pronto a percorrere prima della nuova fiducia, e di tutto ciò che vi è ancora di politicamente irrisolto. Letta aveva fatto intendere una legge di stabilità intorno al punto di Pil, interventi non oltre 15 miliardi compreso il miliardo e mezzo necessario per evitare di sforare il tetto del 3% di deficit per il 2013. La seconda è quella di un orizzonte più impegnativo, ma sempre nei confini dello stretto rispetto degli impegni europei. La terza è quella di misure ancora più energiche, ma nel contesto di un confronto serrato con Bruxelles e i partner europei sulle ricadute positive di una maggior crescita italiana, visto che ormai siamo tornati a essere una mina per tutti malgrado i nostri corposi avanzi primari.

Sembrerebbe ragionevole scartare la prima ipotesi, cioè comportarsi da parte del governo come se nulla fosse accaduto. O peggio, credendo che nei pochi giorni si possano chiarire tutti gli elementi non chiari a destra, nel rapporto tra chi continua a riconoscersi in Berlusconi, chi in Alfano, e chi sta semplicemente a guardare per capire chi vince. Bisogna osare. E qui si pone il bivio europeo.

Facciamo un esempio, per essere chiari. Letta ha annunciato con forza che la bandiera della svolta sarà quella di un intervento finalmente volto ad alleviare le troppe imposte su impresa e lavoro. Si è parlato di 4 o 5 miliardi di euro in meno. Con un taglietto all’IRAP pagato dalle imprese sulla componente lavoro della base imponibile, e il più concentrato ai lavoratori, con maggiori detrazioni IRPEF ai redditi più bassi. Senonché, le anticipazioni pre-fiducia erano di un beneficio ai lavoratori concentrato in un solo mese, a fine giugno, pari a 100 o 150 euro. Qualcuno si è spinto a immaginare 200 euro e più, ottenendo dal Tesoro calorosi inviti a tenersi bassi.

Guardiamoci in faccia. Vogliamo dirlo o no, che un intervento nell’ordine di dieci euro in più al mese in portafoglio non cambia la sostanza depressiva di redditi procapite tornati, a prezzi correnti, a quelli di 25 anni fa? Possono davvero, Letta e Saccomanni, farsi illusioni in proposito? Quando Prodi nel 2007 abbassò di 4,5 miliardi l’IRAP l’effetto sul 2008 si rivelò modestissimo. Certo, saltarono in aria la Lehman e il commercio mondiale. Ma da allora abbiamo perso 9 punti di Pil e 25 di produzione industriale, ergo bisogna per forza pensare a qualcosa di più ambizioso.

Significa da una parte avere il coraggio di mettere mano a tagli di spesa come sinora se ne sono visti troppo modesti, come poco ambiziosi sembrano i primi obiettivi affidati al nuovo commissario alla spending review, Cottarelli.

Ma significa anche esser disposti ad aprire da subito un round negoziale a Bruxelles quando, appena varata la legge di stabilità, comincerà il suo esame da parte della Commissione europea. Nell’ambito del percorso tendenziale di azzeramento del deficit, contrattare ad esempio per ogni euro di spesa corrente in meno individuato e tradotto in meno imposte su lavoro e reddito, un euro aggiuntivo di minor imposizione che nel breve alza l’asticella del deficit, per però generare da subito crescita aggiuntiva e gettito, pareggiando i conti nei due anni successivi. Vi sono parlamentari che lo propongono esplicitamente nella maggioranza senza per questo ripudiare euro ed Europa, come Enrico Zanetti che in queste materie non improvvisa, visto che è uno dei più esperti in materia fiscale e contabile. E’ una buona idea.

Letta e Alfano hanno una settimana per convincersi ad osare. Trovino la forza di stupirci. Dieci euro in più al mese sarebbero un’irrisione dopo tutto quel che si continua a vedere: l’ennesimo buco a Roma, il finto taglio alle retribuzioni dei consiglieri regionali siciliani in realtà ancorandole alla busta paga dei senatori, le finte privatizzazioni fatte con partita di giro dal Tesoro a Cassa depositi e Prestiti come in Ansaldo Energia, e la triste commemdia in atto su Alitalia, in cui altri “privati falliti” con banche private alla testa richiedono l’intervento statale dopo aver beneficato dell’oneroso salvataggio a spese del contribuente nel 2008.
Ultima modifica di franz il 09/10/2013, 9:55, modificato 1 volta in totale.
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Re: se Letta non osa ora su spesa e tasse, quando?

Messaggioda franz il 09/10/2013, 9:48

giannino ha scritto:Nell’ambito del percorso tendenziale di azzeramento del deficit, contrattare ad esempio per ogni euro di spesa corrente in meno individuato e tradotto in meno imposte su lavoro e reddito, un euro aggiuntivo di minor imposizione che nel breve alza l’asticella del deficit, per però generare da subito crescita aggiuntiva e gettito, pareggiando i conti nei due anni successivi.

L'idea secondo me è accettabile solo ed esclusivamente si abbatte parte del debito vendendo beni pubblici (edifici, quote azionarie, concessioni governative. società partecipate a livello locale). In questo caso il rapporto debito/PIL diminuisce perché si riduce il debito, invece di aumentare perché diminuisce il PIL. Dismissioni per 200 miliardi in 5 anni significano, facendo i conti a spanne, un 10% in meno. A questo punto è legittimo convertire il meno spesa in meno tasse. Bisogna tuttavia concentrare il meno spesa sul fronte non solo degli sprechi (che non dovrebbero nemmeno esistere) ma su quello del "meno burocrazia", "meno adempimenti". Perché è li' che si liberano risorse per le imprese. L'euro aggiuntivo viene da li', anche senza raddoppiare il calo di imposta.

Inoltre c'è sempre il nodo bancario da affrontare. Una ripresa produttiva ha bisogno di risorse da investire e le banche oggi (legate a doppio filo con la politica tramite le fondazioni) usano la liquidità per comprare titoli debito pubblico, non per prestarla ad imprese e famiglie.
Ci sono tanti nodi ch devono venire al pettine.
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Re: Se Letta non osa ora su spesa e tasse, quando?

Messaggioda cardif il 09/10/2013, 20:05

Oggi ho visto un avviso sulla vetrina di un minimarket. Diceva: "siamo per la stabilità -Aumenta l'IVA? Ma noi non aumentiamo i prezzi".
Per televisione c'è una casa automobilistica che fa pubblicità così: "Aumentano l'IVA di un punto? Noi te la togliamo tutta".
Un'altra ditta dice: "Quel divano che prima 'costava' 1.000 € adesso 'costa' 600 €" (in verità in modo ridicolo, perché evidentemente prima aveva gonfiato il prezzo).
Certo non tutte le attività commerciali e professionali lo fanno. Però è chiaro che la riduzione del consumo interno porta a contenere i prezzi. Il che significa che l'iva complessivamente diminuisce, come riportato nell'articolo, e che l'aumento di un punto se lo assumono coloro che non aumentano i prezzi, riducendo il proprio utile.
Resta il fatto che senza l'aumento di un punto dal 20% al 21%, alle casse dello stato sarebbe entrato ancora meno. E così sarà quando si contabilizzerà l'incasso iva dopo questo nuovo aumento dal 21% al 22%.
Quella parte di aumento dell'iva che va a ricadere sui consumi, poi, penalizza di più chi ha un reddito più basso. L'aumento iva sulla benzina, per esempio. E deprime ancor più i consumi.
'L'attuale governo, formato da CS e CD, potrebbe trovare un compromesso duraturo senza che ogni volta un cambio di maggioranza porti ad un cambio ridicolo di regole, a scapito della serietà dello Stato italiano: eliminare i balletti sul limite all'uso del contante e sull'ICI, IMU, Tassa servizi.' (scusate l'autocitazione)
Non capisco però perché nemmeno Oscar Giannino parla del punto di pil, almeno, che si può recuperare ogni anno limitando l'uso del contante. E convertirlo in minor vendita di titoli di Stato. Altrimenti come si riduce il debito e quindi la spesa per interessi?
Ma mo' mi so' capito bene?
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Re: Se Letta non osa ora su spesa e tasse, quando?

Messaggioda franz il 10/10/2013, 12:55

cardif ha scritto:Un'altra ditta dice: "Quel divano che prima 'costava' 1.000 € adesso 'costa' 600 €" (in verità in modo ridicolo, perché evidentemente prima aveva gonfiato il prezzo).

Non necessariamente. Prima il prezzo conteneva sia i costi sia un determinato utile. Se tuttavia il divano rimane invenduto allora devi per forza abbassare il prezzo. Rinunci ad una buona fetta di utile, per contenere la perdita secca della non vendita (anche perché i divani sono ingombranti, nei magazzini). Non vuol dire affatto che il prezzo fosse gonfiato. Significa che se il concorrente abbassa i prezzi, devi farlo anche tu.
cardif ha scritto:Però è chiaro che la riduzione del consumo interno porta a contenere i prezzi. Il che significa che l'iva complessivamente diminuisce, come riportato nell'articolo, e che l'aumento di un punto se lo assumono coloro che non aumentano i prezzi, riducendo il proprio utile.
...
Quella parte di aumento dell'iva che va a ricadere sui consumi, poi, penalizza di più chi ha un reddito più basso. L'aumento iva sulla benzina, per esempio. E deprime ancor più i consumi.

Vero ma non solo. Con la crisi si usa meno l'auto ed inoltre le nuove auto consumano meno. Quindi meno accise e meno IVA. Meno incassi per lo stato. Che quindi è portato ad aumentare le tasse indirette nel settore.
cardif ha scritto:Non capisco però perché nemmeno Oscar Giannino parla del punto di pil, almeno, che si può recuperare ogni anno limitando l'uso del contante. E convertirlo in minor vendita di titoli di Stato. Altrimenti come si riduce il debito e quindi la spesa per interessi?

Da dove viene questa ipotesi (1 punto di PIL limitando l'uso del contante)?
È uno studio economico serio oppure la solita boutade giornalistica?
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Re: Se Letta non osa ora su spesa e tasse, quando?

Messaggioda cardif il 10/10/2013, 16:03

franz ha scritto:Rinunci ad una buona fetta di utile

ad una 'troppa fetta' di utile considerato l'enorme sconto su tutti i prodotti e non solo nel periodo in cui si fanno gli sconti; perciò dico che i costi erano gonfiati.
franz ha scritto:Da dove viene questa ipotesi (1 punto di PIL limitando l'uso del contante)?
È uno studio economico serio oppure la solita boutade giornalistica?


E' chiaro che sono cose lette sui giornali. Però sull'articolo che ho già riportato, preso da:
http://espresso.repubblica.it/dettaglio ... to/2215548
ci sono scritti tanti indizi; e si sa che già tre indizi fanno una prova che l'uso del contante favorisce evasione fiscale, oltre al riciclaggio di denaro sporco.
Comunque questi sono fatti:
- in principio non c'era limite;
- nel 1991 viene fissato il limite a 20 mln di lire (10.329,14 €);
- ottobre 2002: Tremonti aumenta il limite a 12.500 €;
- luglio 2006 (decreto Bersani-Visco) vine abbassato il limite a 5.000 € (con previsione di ulteriori riduzioni);
- giugno 2008: Tremonti ripristina il limite di 12.500 €;
- maggio 2010: Tremonti abbassa il limite a 5.000 €;
- agosto 2011: Tremonti abbassa il limite a 2.500 €;
-dicembre 2011: Monti abbassa il limite a 1.000 € (oggi in vigore).
Sia Prodi che Monti avevano ipotizzato di abbassare il limite a 500 €.
La motivazione delle riduzioni, ammessa anche da Tremonti, è la lotta all'evasione.
Opinione diffusa, anche qua (va letto perché dà notevoli spunti sul rapporto uso contante/evasione e Nord Europa/Italia):
http://www.huffingtonpost.it/fabio-cass ... 71156.html

Qua http://it.wikipedia.org/wiki/Contante
c'è scritto: "L’Italia è il paese del sommerso secondo l’Eurispes è di 540 miliardi, corrispondente al 35% del Pil, secondo l’Agenzia delle Entrate invece abbiamo un sommerso intorno ai 300 miliardi, che dà luogo a 120-150 miliardi di evasione."

Abbassando ulteriormente il limite a 500 € (o anche 300 €) e ammesso che solo il 20% dell'evasione totale riguardi trasferimenti di importo compreso tra questo limite e quello in vigore, in un altro argomento ho scritto: "si ipotizza che si potrebbe far emergere solo il 20% di questo nero (350 mld secondo uno studio dell'Eurispes 2012), spingendo verso l'uso delle carte di credito e limitando l'uso del contante, sarebbero 70 mld da tassare; anche solo al 25% sarebbero 17,5 mld l'anno". Anche ammesso che io abbia sbagliato valutazione raddoppiando il dato reale, sarebbe recuperabile pur sempre il doppio dell'IMU. Ma io non faccio testo.

Qua http://news.leonardo.it/evasione-fiscal ... -bancomat/
c'è scritto: "Inoltre secondo uno studio dell’Istituto per la competitività I-Com, basato su dati forniti dalla Banca Centrale Europea, un aumento di 10 milioni di carte (incremento inferiore a quello registrato nel nostro Paese tra il 2006 e il 2011) porterebbe a un calo del 3,6% dell’economia sommersa e a un recupero dell’evasione fiscale stimato in oltre 5 miliardi di euro. Ma anche un solo milione in più di carte di pagamento coinciderebbe, in media, con una variazione del Pil del +0,65%, pari a oltre 10 miliardi di euro."

Ne L'Espresso del 26 settembre, a pag. 34, Liviadotti scrive: "Un documento dell'Ufficio analisi economiche dell'Abi va ancora oltre: per i banchieri un aumento di dieci punti percentuali delle famiglie dotate di carta (di credito) farebbe riemergere 10 mld. E se a dotarsi del tesserino di plastica fossero proprio tutti i nuclei familiari la cifra salirebbe a 40 mld."

Ammetto: non ho controllato le fonti (BCE e Abi).

Quello di stabilire un unico limite per tutti i Paesi è un altro intervento dell'UE, secondo me.

Lo so che c'è una diffusa campagna contro l'imposizione di limiti all'uso del contante. E che non ci sono studi più approfonditi. Ma questo mi sembra che sia dovuto all'intervento dei 'poteri interessati', se così si può dire.

Già che ci sono, ricordo una campagna contro il limite di 100 € che voleva mettere Prodi. Giovanardi sbucava ogni poco in tutte le trasmissioni a dire: "come fa la vecchina che deve pagare al dottore con la carta di credito, se non ha nemmeno il conto corrente?"
Io gli risposi: "basta andare in una tabaccheria e pagare una ritenuta d'acconto di 20 € (il 20%) facendosi dare una ricevuta a doppia matrice, in cui indica il cod. fisc. suo e del dottore. Al dottore pagherà 80 € (l'80%) e lui porterà in detrazione questa ritenuta d'acconto." Ma Giovanardi non mi sentì.

Per tornare al Governo in carica, si potrebbe definire un limite condiviso all'utilizzo del contante da far durare qualche decennio.

Scusa la lunghezza.
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Re: Se Letta non osa ora su spesa e tasse, quando?

Messaggioda franz il 10/10/2013, 16:28

Ottimo ed abbondante, grazie.
Mi hai quasi convinto ma poi
Comunque questi sono fatti:
- in principio non c'era limite;
- nel 1991 viene fissato il limite a 20 mln di lire (10.329,14 €);
- ottobre 2002: Tremonti aumenta il limite a 12.500 €;
- luglio 2006 (decreto Bersani-Visco) vine abbassato il limite a 5.000 € (con previsione di ulteriori riduzioni);
- giugno 2008: Tremonti ripristina il limite di 12.500 €;
- maggio 2010: Tremonti abbassa il limite a 5.000 €;
- agosto 2011: Tremonti abbassa il limite a 2.500 €;
-dicembre 2011: Monti abbassa il limite a 1.000 € (oggi in vigore).

Constato che malgrado questo il sommerso è fiorente lo stesso e crescente. Anzi recentemente lo danno in crescita galoppante. Quindi tutte quelle misure non hanno inciso. Tra l'altro mi pare che oggi il limite sia 600. Chi preleva col bancomat non puo' ritirare piu' di 600. Confermate?
Sicuramente pezzi grossi (il 500) sono utili per portare i soldi all'estero (in svizzera, in austria, in slovenia ... non capisco cosa c'entri Forli, citata dall'espresso) ma constato anche che la svizzera ha un bigliettone da mille e nessuna limitazione al contante ma è il paese con usa e austria che ha il minor sommerso al mondo.

Anche io sono d'accordo che l'uso delle carte di credito sia piu moderno (e le uso tantissimo) ma non mi stupisce che ABI le consigli, visto cosa ci guadagnano le banche. È il loro business, da cui traggono un fatturato pari al 3% circa dei pagamenti, a scapito dei commercianti. Se i consumi delle famiglie sono pari a circa 900 miliardi, pensa che bello per le banche guadagarne 27 solo dalle carte di credito :-)

Il nero comunque continerebbe prosperare usando altre valute, altri sistemi come bitcoin o altri sistemi di moneta elettronica peer-to-peer o anche con tutta questa gamma di buoni sconto (napos, scec e altre valute locali http://it.wikipedia.org/wiki/Valuta_locale ) che stanno tirando alla grande. E di cui si sospetta che in alcuni casi siano proprio strumenti di evasione fiscale. (vedi http://ricerca.repubblica.it/repubblica ... onote.html )

La vera lotta al sommerso la si fa riducendo la pressione fiscale (quindi lotta agli sprechi ed alla spesa pubblica inutile) riducendo la burocrazia e le leggi che creano inutili e costosi adempimenti alle imprese, riducendo il cuneo fiscale.
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Re: Se Letta non osa ora su spesa e tasse, quando?

Messaggioda cardif il 10/10/2013, 18:30

Come giustamente (almeno secondo me) scrive Cassanelli nell'articolo che ho citato:
"Non cadiamo nella trappola del cosiddetto "benaltrismo", la pratica dialettica in cui per confutare le argomentazioni di chi sostiene una tesi si risponde dicendo "Ci vuole ben altro! Ad esempio la riduzione delle imposte" oppure "Ci vuole ben altro! Ad esempio la riduzione delle commissioni".
Chi ha negato che ci vuole 'anche' altro? Ma questa limitazione proprio non va giù.
Comunque il limite di 600 € è al prelievo giornaliero presso i pos (ma è anche 250 €, dipende dalla banca e dal cliente). E c'è pure il limite di 3.600 € ( oppure 2.500 €) al prelievo mensile. Però questi limiti sono per ridurre il danno in caso di copiatura della carta.
Confermo: il limite di legge (art. 12 del decreto legge del 4 dicembre 2011 n.201) per le operazioni non tracciate è 999,99 €. Da 1.000 € in su il pagamento deve avvenire in modo tracciabile (assegno, bonifico, vaglia postale). E ad agosto è stata respinta una proposta del Pdl di innalzare il limite a 3.000 € nel cd Decreto del fare.
Ma certamente torneranno all'attacco. E il balletto continua, ed è ridicolo. E spero che questo Governo Letta-Alfano lo fermi per un po' di decenni. Come quello sull'imu o altra tassa locale.
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Re: Se Letta non osa ora su spesa e tasse, quando?

Messaggioda flaviomob il 11/10/2013, 16:04

Dal prossimo primo gennaio, in Svizzera, sarà prelevato forzosamente l'1% dai redditi dei cittadini elvetici che superano i 250mila euro all'anno, per ripianare il fondo (circa 80 milioni di euro) che consente il pagamento dell'assicurazione di disoccupazione destinata a chi resta senza lavoro.


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
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Re: Se Letta non osa ora su spesa e tasse, quando?

Messaggioda pianogrande il 11/10/2013, 17:11

E' anche un ottimo investimento con garantito ritorno di sicurezza.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Se Letta non osa ora su spesa e tasse, quando?

Messaggioda franz il 11/10/2013, 18:58

pianogrande ha scritto:E' anche un ottimo investimento con garantito ritorno di sicurezza.

L'investimento era garantito anche prima. le casse erano in rosso ma i soldi uscivano lo stesso.
Anche perché i disoccupati sono pochi e se mancano 100 milioni alla cassa disoccupazione, il bilancio federale è in attivo da molti anni per vari miliardi.
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